Formazione Religiosa

Mercoledì, 30 Aprile 2008 00:55

Maria e la Chiesa una sola madre. Piccola antologia patristica (Mons. Mariano Magrassi)

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Parte IV

Maria e la Chiesa una sola madre

di Mariano Magrassi

PICCOLA ANTOLOGIA PATRISTICA

1.
FIGLI DI MARIA IN CRISTO
Orìgene (185-253)

Orìgene fu uno dei pensatori più profondi e uno dei più grandi uomini spirituali dell’antichità. Personalmente non volle mai essere altro che un autentico uomo di Chiesa. Perciò la condanna del Concilio di Costantinopoli (553) che colpì, tre secoli dopo la sua morte, alcune sue tesi oggettivamente eterodosse, non può diminuire il valore della testimonianza di colui che consacrò tutta la vita all’annunzio della Parola di Dio.

Osiamo dire che i Vangeli sono le primizie di tutte le Scritture e primizia dei Vangeli è quello secondo Giovanni. Il suo senso lo può cogliere solo chi ha poggiato il capo sul petto di Gesù e da lui ha ricevuto Maria, che è diventata anche sua madre. Così chi è chiamato ad essere un altro Giovanni, deve essere grande come lui, deve come Giovanni ricevere da Gesù la testimonianza di essere lui stesso Gesù. Infatti, se Maria non ebbe - secondo quanti pensano rettamente di lei - altro figlio all’infuori di Gesù, e Gesù dice alla madre: «Ecco tuo figlio », e non: «Ecco, anche questi è tuo figlio», è come se Gesù avesse detto così: « Ecco, questi è Gesù che hai generato ». In verità chi è perfetto non è più lui che vive, ma in lui vive Cristo (cfr Gal 2,20). Perciò di lui è detto a Maria: «Ecco tuo figlio, il Cristo ».

(Commento a Giovanni, I, 6; PG 14, 31-32)


2.
MATERNA SOLLECITUDINE DI MARIA
S. Cirillo di Gerusalemme (313-380)

Nato a Gerusalemme o nei dintorni, S. Cirillo acquistò, durante la sua giovinezza, una profonda conoscenza della sacra Scrittura. Divenne sacerdote e poi, verso il 350, vescovo di Gerusalemme. L’arcivescovo ariano di Cesarea lo fece però cacciare dalla sua sede episcopale. Dopo 11 anni di esilio, ritornò a Gerusalemme, dove ritenne suo dovere rimediare i danni morali e pacificare le agitazioni causate dallo scisma. Questo coraggioso pastore curò molto la predicazione. Di lui ci sono giunte le « catechesi », tenute nel 348. Sono un modello dell’insegnamento religioso del IV secolo, assieme al simbolo della fede che, a questa epoca, era quello della Chiesa di Gerusalemme.

L’unigenito Figlio di Dio, nell’ora della crocifissione, vedendo Maria, la madre sua secondo la carne, e Giovanni, il discepolo più caro, a lui dice: « Ecco tua madre », e a lei: « Ecco tuo figlio » (Gv 19, 27. 26), sottolineando così il dovere materno dell’una di amare l’altro come figlio. Indirettamente fece luce anche su quella frase di Luca: « ii padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui » (Lc 2,33). A questo testo si aggrappano gli eretici per affermare che egli nacque da un uomo e da una donna. Ma, come Maria è detta madre di Giovanni per la sua amorevole sollecitudine e non per averlo generato, così anche Giuseppe è chiamato padre di Cristo non per averlo generato - infatti, secondo il vangelo, ella partorì suo figlio senza che Giuseppe la conoscesse (cfr Mt 1,25) - ma per la cura disimpegnata nel nutrirlo ed educarlo.

(Catechesi, VII, 9; PG 33, 616)


3.
LA CHIESA, COME MARIA, E’ VERGINE MADRE
S.
Agostino (354-430)

S. Agostino, nato a Tagaste nell’Africa settentrionale, dopo una giovinezza disordinata, si convertì al cristianesimo, grazie anche alle preghiere della sua santa madre Monica e alla predicazione del vescovo di Milano sant’Ambrogio. Ordinato presbitero e poi vescovo d’’Ippona, fu uno straordinario uomo di pensiero e di azione. Romano per cultura, pensatore di genio, ci ha lasciato un’opera monumentale d’inestimabile valore. Filosofo, teologo, pastore d’anime e grande spirituale, il Dottore della grazia e, più ancora, della carità.

Forse mi dirai: Se la Chiesa è vergine, come fa a generare figli? Che se non genera figli, come mai abbiamo chiesto di nascere dal suo seno [col battesimo]? Rispondo: essa è vergine, eppure genera. Imita Maria, che generò il Signore. Forse che la santa vergine Maria non generò rimanendo vergine? Così pure la Chiesa genera ed è vergine. E se rifletti bene, genera Cristo, perché sono membra di Lui quanti sono battezzati. « Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra», dice l’Apostolo (1 Cor 12, 27). Se dunque genera le membra di Cristo, la Chiesa è somigliantissima a Maria.

(Commento al simbolo, 8; PLS 2, 541)


4.
MARIA, MADRE DEI CREDENTI
S. Nilo abate (+ ca. 430)

Detto l’«Asceta», fu a capo di una comunità di monaci ad Ancira di Galazia tra il sec. IV e il sec. V. In lettere di contenuto religioso, in scritti ascetici, in raccolte di sentenze per i monaci trattò di preferenza i temi del «filosofare secondo Cristo» e specialmente della «povertà media», che vive al servizio di Dio, ma si occupa anche moderatamente delle cose terrene. (Non è da confondere con l’omonimo fondatore di Grottaferrata in Italia).

La prima Eva fu chiamata figuratamente vita (ctr Gen 2,19) per significare l’altra Eva, cioè santa Maria che generò la vita degli uomini, Cristo, il Signore della gloria. Questa infatti si rivela vera Madre di tutti quelli che vivono in consonanza col Vangelo e spiritualmente non muoiono a motivo della loro incredulità.

La prima donna ebbe l’arte di tessere vesti esteriori, affinché con esse coprissimo l’esterna nudità dei nostri corpi. L’altra invece, ossia la Madre di Dio, mostrò una sì grande perfezione e abilità di ricamo da rivestire tutti i credenti con le vesti dell’incorruttibilità, tessute con la lana dell’Agnello da lei generato, e da renderli interiormente liberi dalla nudità. Infatti i veri cristiani sono tutti adunati alla destra del Re del cielo, con vesti variopinte intessute d’oro (cfr Sal 44, 10), perché ricchi di ogni genere di virtù.

(Epistolario, I, 266, 267; PG 79, 179)


5.
MARIA, MADRE DEI VIVENTI
S. Pier Crisologo (380?-450)

Nato ad Imola, fu dal 424 al 440 vescovo di Ravenna che durante il suo episcopato divenne metropoli ecclesiastica. Contemporaneo e amico di Leone Magno, san Pietro fu predicatore famoso e autore di 176 sermoni pieni di pietà, tanto da meritarsi il nome di «Crisologo» uomo dalla parola d’oro). Da Benedetto XIII gli fu tributato il titolo di dottore della Chiesa.

a)

Una donna (= Maria) ricevette da Dio il lievito della fede, poiché una donna (= Eva) aveva ricevuto dal diavolo il fermento dell’incredulità, e lo intrise in tre staia di farina, che sono le tre epoche che vanno da Adamo a Noè, da Noè a Mosè, da Mosè a Cristo. E come una donna in Adamo aveva corrotto tutta la massa del genere umano con il fermento della morte, così una donna in Cristo riportò all’originale integrità l’intera natura umana con il lievito della risurrezione. Similmente una donna aveva preparato pane di gemiti e di dolore, e una donna cosse il pane della vita e della salvezza. Così per mezzo dì Cristo diventò vera madre di tutti i viventi colei che era stata madre di tutti i mortali. E’ per questo che Cristo volle nascere da una donna, affinché, come per tutti venne la morte a causa di Eva, così a tutti fosse ridata la vita per mezzo di Maria. Perciò in Maria la tipologia del lievito si compie, la parabola si realizza, la figura diventa realtà. Ella infatti dall’alto accoglie nel suo seno verginale il Verbo che assume in lei la nostra carne, e diventa lievito, perché proprio nel suo grembo l’intera pasta umana è lievitata di cielo.

(Sermone 99; PL 52, 478-479)

b)

Fece bene Gabriele quando aggiunse: «Benedetta sei tu fra le donne» (Lc 1, 28). Eva infatti è maledetta fra le donne perché causa di dolori nel parto; Maria invece con la sua maternità gioisce, è onorata e tra le donne è esaltata come benedetta. Così la donna che secondo natura è stata madre dei mortali, secondo la grazia è diventata in Maria madre dei viventi. (...) Assai ignora quanto sia grande Dio colui che non resta attonito dinanzi ai nobili sentimenti di questa vergine, e non ne ammira lo spirito. I cieli tremano, gli angeli paventano, la creatura soccombe, la natura è impotente, mentre questa fanciulla - e soltanto lei - accoglie e contiene nella dimora del suo seno Dio stesso e lo porta con tale tenerezza da esigere come compenso per tale ospitalità la pace per la terra, la gloria per i cieli, per i condannati la salvezza, per i morti la vita, una parentela tra la terra e il cielo, uno scambio tra Dio e la nostra condizione mortale. Si compie così il detto del profeta: «Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo » (Sal 126,3).

(Sermone 140; PL 52, 576-577)

c)

Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe » (Mt 1,18): sposa nella verginità, madre per la fecondità; madre che non conosce uomo, eppure conosce il parto. Come non sarebbe madre prima del concepimento colei che dopo il parto rimase vergine benché madre? Come non sarebbe madre colei che ha generato il creatore del mondo e ha dato l’inizio a tutte le cose? (...).

Mentre la vergine di natura sua è sempre madre, la genitrice naturale, perché corrotta, è sempre matrigna. Dunque è prerogativa propria della verginità che una vergine (= la Chiesa) rigeneri per mezzo di Cristo ciò che un’altra vergine (= Maria) generò per mezzo di Dio. Celestiale unione fu quella tra Dio e la Vergine intemerata, perfetto e santo connubio è quello tra Cristo e la vergine (Chiesa). Che la Vergine concepisca è azione dello Spirito, non frutto della carne; che la Vergine dia alla luce è mistero divino, non effetto di unione coniugale: la nascita di Cristo si deve alla maestà divina, non all’opera dell’umana debolezza; intera risplende la gloria di Dio là dove non c’è traccia alcuna di imperfezione. (...)

Maria è chiamata madre. E quando Maria non è madre? (...) Forse che Maria non concepì con unico atto anche il popolo che usciva dall’Egitto, affinché quale celeste progenie emergesse rigenerato in nuova creatura, come dice l’Apostolo: «I nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare» (1 Cor 10, 1-2)? E affinché si veda che Maria cammina sempre avanti quando è in gioco la salvezza dell’uomo, giustamente essa cantando precede il popolo che l’onda generatrice libera dalla morte. Dice intatti: « Maria, sorella di Aronne, prese in mano un timpano e intonò il canto: Cantiamo al Signore, perché ha mirabilmente trionfato» (Es 15, 20-21). Nome questo (= Maria) indubbiamente profetico, di salvezza per i rinati, insigne per la verginità, nobile per la purezza, indice certo di castità, sacro a Dio, segno di generosa ospitalità, che in sé aduna ogni santità Giustamente dunque questo nome, che serve a indicare la sollecitudine materna, è proprio della Madre di Cristo.

(Sermone 146; PL 52, 592-593)



6.
MARIA, MADRE E FIGLIA DELLA CHIESA
Berengaudo (sec. IX)

Di questo autore medievale, vissuto nel IX secolo, oltre al nome, sappiamo che fu un monaco benedettino e scrisse un ampio « Commento all’Apocalisse » (da cui è tratto il brano seguente), opera già attribuita, ma erroneamente, a sant’Ambrogio di Milano.

«Il dragone si pose davanti alla donna che stava per partorire, per divorare il bambino appena nato» (Ap 12, 4). Qui per la donna possiamo intendere anche la beata Maria per il fatto che ella è madre della Chiesa per aver partorito colui che della Chiesa è il capo. Ma è anche figlia della Chiesa poiché ne è il membro più nobile. Il dragone, dunque, si arrestò davanti alla donna per divorarne il figlio appena l’avesse partorito. Infatti fu lui che, subito dopo la nascita di Cristo, decise di toglierlo di mezzo, servendosi di Erode come di suo ministro. E’ sempre lui che si drizza anche davanti a quell’altra donna che è la Chiesa, per cercare di trarre alla rovina, mediante la tentazione al male, coloro che essa genera a Dio col battesimo.

«Essa partorì un figlio maschio » (Ap 12,5). Se ciò che qui è detto si deve riferire al Signore nostro Gesù Cristo, che necessità c’era di specificare che la donna partorì un figlio maschio, dal momento che lo sappiamo tutti che il Signore nostro Gesù Cristo era maschio? Se invece si riferisce alla Chiesa, come mai vien detto che diede alla luce un figlio maschio, dal momento che essa genera ogni giorno a Dio una moltitudine di figli e di figlie dell’uno e dell’altro sesso? in realtà è vero che il sesso femminile è fragile per natura; ma quando la donna acquista una tale fortezza d’animo da vincere il diavolo e si sforza di piacere a Dio con le buone opere, non senza fondamento è chiamata uomo: nel corpo rimane donna, ma per il vigore dell’anima è paragonata agli uomini più gagliardi.

La donna diede alla luce un figlio: infatti la Chiesa genera ogni giorno le membra di colui che la beata vergine Maria un giorno diede alla luce. Uno solo, dunque, è il figlio che la vergine Maria partorì e che la Chiesa partorisce ogni giorno, giacché Cristo più tutte le sue membra formano un solo Cristo.

(Commento all’Apocalisse, XII, 3-5; PL 17, 960)


7.
PERFETTA CORRISPONDENZA
TRA MARIA E LA CHIESA
S. Pier
Damiani (1007-1012)

Nato a Ravenna da famiglia povera, ebbe come tutore il fratello maggiore, Damiano, di cui assunse il nome. Si fece monaco eremita camaldolese, ma fu spesso impegnato nella predicazione al popolo e a riformare monasteri. Creato cardinale-vescovo di Ostia, lottò efficacemente per liberare la Chiesa dagli affari temporali, reagì contro la decadenza intellettuale e morale del clero, e aprì così la strada a quella riforma che il suo grande amico, il monaco Ildebrando (Gregorio VII), intraprese più tardi. Per i suoi numerosi e infiammati scritti, fu dichiarato dottore della Chiesa nel 1828.

Vi piacerebbe, fratelli carissimi, che io ora esaminassi davanti a voi la molteplice bellezza del disegno divino e mettessi a confronto i due discepoli del nostro Redentore per mostrarvi come ambedue si corrispondano per una certa somiglianza di dignità? Intendo riferirmi a Pietro e a Giovanni. Infatti il Signore, come affidò a Pietro le chiavi della Chiesa, così volle affidare a Giovanni la custodia di Maria. L’una e l’altra è veramente madre: madre Maria, madre la Chiesa. Maria madre di Cristo, la Chiesa madre del popolo cristiano. Da Maria Cristo ha assunto la carne, ma poi dal suo fianco squarciato ha generato la Chiesa. Da Maria ha tratto origine quando nasceva secondo la carne, la Chiesa invece la dà alla luce quando la sua carne era ormai esanime. Da quella volle nascere, per questa si degnò morire. Dall’una nacque una volta per tutte Lui personalmente, dall’altra nascono ogni giorno le sue membra. Prese dall’una di che morire per l’altra, perché così si salvassero tutte e due insieme. Grande è perciò Maria, madre benedetta e vergine beata, dalle cui viscere Cristo ha assunto quella carne dalla quale poi scaturì la Chiesa per mezzo dell’acqua e del sangue. Di qui si vede chiaramente che anche da Maria è nata la Chiesa. Tuttavia entrambe (le madri) sono caste, entrambe pure, entrambe adorne di perenne verginità.

(Sermone 63; PL 144, 861)


8.
MARIA «PORTIO OPTIMA» E TIPO DELLA CHIESA
Ruperto di Deutz (1070/75-1129/30)

Nato a Liegi, giovanissimo entrò nel monastero della sua città. Da cinque anni si era trasferito, per amore della pace, a Siegburg presso Colonia, quando fu eletto abate di Deutz. Morì addolorato per l’incendio della sua abbazia. Nei suoi commentari esegetici ha percorso tutta la Bibbia, mostrandone la profonda unità in quanto narra un’unica grande vicenda che realizza il disegno di Dio per la salvezza degli uomini.

In Dio nel suo disegno di salvezza aveva disposto che il Verbo si facesse prima « voce » e « parola » attraverso il cuore e la bocca dei profeti, e poi si facesse carne nel grembo della Vergine Maria. Così facendo, il Verbo di Dio diventato carne, il Figlio di Dio fattosi uomo, si sarebbe chiamato e sarebbe stato realmente sposo. Tutta la Chiesa sarebbe convolata a questa offerta nuziale, pur senza lasciare il Padre che fino ad allora essa aveva chiamato suo unico sposo.

Ora la Beata Vergine è stata la parte migliore della Chiesa antica (= Israele) e ha meritato di essere sposa del Padre; ma è stata ancor più il tipo esemplare della giovane Chiesa, sposa del Figlio di Dio, cioè del suo stesso Figlio. Infatti quello stesso Spirito che nel suo grembo ha operato l’incarnazione dell’Unigenito di Dio, nell’utero della Chiesa - cioè nel lavacro vivificante del battesimo con la potenza della grazia avrebbe rigenerato una moltitudine di figli a Dio. (...) Al contrario, non si può dire dell’antica Chiesa che fosse sposa del Figlio: il Re divino non aveva ancora celebrato le nozze di suo Figlio, e dunque il Figlio non era ancora sposo. (...) Ma quando venne la pienezza dei tempi, allora tutto l’affetto, l’amore, la forza generatrice di Dio si posò sulla Vergine, che meritò di udire dall’angelo le arcane parole: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo » (Lc 1,35).

(La Trinità e le sue opere: lo Spirito Santo, I, 8; PL 167, 1577-78)


9.
MARIA, VERA EVA
Guerrico d’Igny (1078-1157)

Attratto dall’esempio di san Bernardo, il beato Guerrico entrò nel monastero di Chiaravalle nel 1125, ma nel 1138 dové trasferirsi a Igny (diocesi di Reims) di cui era stato eletto abate. Fra i discepoli del grande Bernardo, Guerrico è forse il più vicino al maestro per il modo con cui interiorizza i misteri di Cristo, li porta a una relazione personale con Gesù che preannunzia la devozione moderna, pur rimanendo sulla linea della grande tradizione patristica. Senza dubbio Guerrico è meno originale di molti altri autori cistercensi, ma ci sembra più accessibile. I 54 discorsi sull’anno liturgico che abbiamo di lui, riflettono con grande semplicità il fervore che animava le prime comunità cistercensi.

L’antica Eva, più matrigna che madre, perché diede ai figli la morte prima ancora di generarli, fu sì chiamata « la madre dei viventi» (Gen 3,20), ma in verità si potrebbe chiamare piuttosto assassina dei viventi, perché il suo generare non fu altro che ingenerare morte. Essa dunque non potè realizzare quanto il suo nome significava. Invece Maria diede piena attuazione a quel mistero di cui è espressione. E’ infatti madre di tutti coloro che rinascono alla vita, proprio come la Chiesa di cui è modello. E’ Madre di quella vita di cui tutti vivono. Generando la vita, ha come rigenerato tutti coloro che di questa vita dovevano vivere.

La santa Madre di Cristo si riconosce madre dei cristiani sul piano del mistero, e perciò esercita verso di loro tutte le sollecitudini e l’amore proprio di una madre. Non si sente insensibile verso i suoi figli, non li tratta da estranei, lei, che pur avendo generato una volta sola, fu sempre madre, né mai cessò di dare al mondo i frutti del suo amore materno.

Se un servo di Cristo può dire di generare i suoi figliuoli per le premure e l’amore che porta loro, finché non sia formato il Cristo in essi (cfr GaI 41, 19), quanto più la Madre stessa di Cristo? E Paolo li ha generati predicando la parola di verità con la quale sono stati rigenerati. Maria invece in un modo molto più divino e santo, generando lo stesso Verbo. Io lodo certo in Paolo il ministero della predicazione, ma ammiro e venero di più in Maria il mistero della generazione.

Anche i cristiani la riconoscono per madre e, mossi dal loro naturale affetto di figli, si rifugiano in lei in ogni necessità e pericolo, invocandone con fiducia il nome, come bimbi in braccio alla loro mamma. Per questo penso si possa intendere rivolto ad essi ciò che è stato promesso per mezzo del profeta: Abiteranno in te i tuoi figli (cfr Sal 101, 29), senza escludere naturalmente che tale profezia sia principalmente riferita alla Chiesa.

E ora, se davvero abitiamo al riparo della Madre dell’Altissimo, riposiamo sotto la sua protezione come all’ombra delle sue ali, e un giorno, condividendo la sua gloria, saremo ammessi alla sua presenza. Allora risuonerà un unico coro di cuori esultanti che acclameranno la madre: Sono in te tutte le nostre sorgenti (cfr Sal 86,7), o santa Madre di Dio.

(Discorso 1 sull’Assunzione di Maria; PL 185, 187-189)


10.
MARIA NOSTRA MADRE
Aelredo di
Rievaulx (1110-1167)

Nato a Yorkshire, passò verso il 1133 dalla corte del re di Scozia all’abbazia cistercense di Rievaulx. Dottore di vita spirituale fu successivamente maestro dei novizi, abate di San Lorenzo di Rivesby e abate di Rievaulx. « E’ quasi un altro Bernardo, il nostro Aelredo », dicevano di lui i cistercensi che lo conobbero e lo amarono. In effetti, senza uguagliare il suo famosissimo contemporaneo, Aelredo ci ha lasciato un’opera di valore, i cui temi principali sono: l’amore tenero verso l’umanità del Salvatore e verso la Vergine Maria e l’amicizia spirituale tra gli uomini.

Accostiamocj alla sua sposa, accostiamoci alla sua madre, accostiamoci all’ottima sua serva. Tutto questo è la beata Maria.

Ma che cosa faremo per lei? Quali doni le offriremo? Potessimo almeno darle quello che dobbiamo per debito! Noi le dobbiamo onore, noi le dobbiamo servizio, noi le dobbiamo amore, noi le dobbiamo lode. Noi le dobbiamo onore, perché è madre di nostro Signore. Infatti colui che non onora la madre, senza dubbio disonora il figlio. La Scrittura dice: « Onora tuo padre e tua madre » (Es 20,12).

Che cosa diremo dunque, fratelli? Non è forse ella nostra madre? Certo, fratelli, ella è veramente nostra madre. Per lei infatti siamo nati non al mondo, ma a Dio. Tutti noi, come ben sapete e credete, siamo stati nella morte, nella decrepitezza, nelle tenebre, nella miseria. Nella morte, perché avevamo perduto il Signore; nella decrepitezza, perché eravamo nella corruzione; nelle tenebre, perché avevamo perduto la luce della sapienza e così eravamo del tutto perduti.

Ma per mezzo della beata Vergine Maria siamo nati molto meglio che non per mezzo di Eva, per il fatto che Cristo è nato da lei. Invece della decrepitezza abbiamo acquistato la freschezza; invece della corruzione l’incorruzione; invece delle tenebre la luce.

Ella è nostra madre, madre della nostra vita, madre della nostra incorruzione, madre della nostra luce. Dice l’Apostolo riguardo a nostro Signore: «Egli è diventato per noi sapienza e giustizia, santificazione e redenzione» (1 Cor 1,30).

Ella dunque, che è madre di Cristo, è madre della nostra santificazione, madre della nostra redenzione; perciò è per noi più madre della madre nostra secondo la carne. Dunque da lei abbiamo una natività migliore, perché da lei è la nostra santità, la nostra sapienza, la nostra giustizia, la nostra santificazione, la nostra redenzione.

Dice la Scrittura: « Lodate il Signore nei suoi santi » (Sal 150, 1). Se nostro Signore si deve lodare per quei santi per mezzo dei quali opera miracoli e prodigi, quanto più è da lodare in colei nella quale fece se stesso, che è mirabile su tutte le cose mirabili.

(Discorso 20 sulla Natività di Maria; PL 195, 322-324)


11.
MARIA-CHIESA: UNICA MADRE DEL CRISTO TOTALE
Isacco della Stella
(+ 1178)

Isacco della Stella nacque in Gran Bretagna. Teologo e filosofo, è uno scrittore spirituale cistercense di prim’ordine. Andò a studiare in Francia con i più celebri maestri del suo tempo. In seguito entrò nell’abbazia della Stella nel Poitou e ne divenne abate nel 1147. Circa vent’anni dopo, a capo di un piccolo gruppo, stabilì la vita monastica nell’isola di Re, al largo di La Rochelle. Nei suoi sermoni, Isacco unisce armoniosamente la sostanza teologica della tradizione patristica, le nuove esigenze di un rigoroso approfondimento intellettuale e la sensibilità umana caratteristica della scuola cistercense del XII secolo.

E’ giusto che nel popolo dei redenti il primo posto sia riservato alla Madonna, che ha realmente generato il primo di tutti noi. Cristo infatti è il primogenito di molti fratelli. Figlio unico di Dio per natura, egli ha stabilito nella libertà del suo amore un legame con gli uomini, per renderli uno con lui. «A quanti l’accolgono ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12)... Presi ad uno ad uno secondo la loro nascita terrena, gli uomini sono una moltitudine; ma la seconda nascita, quella divina, li rende uno con il Cristo. C’è infatti un solo capo, Cristo, e un solo corpo, il corpo di Cristo, e il capo e il corpo sono una cosa sola.

E questo Cristo totale è figlio di un solo Dio incielo e di una sola madre sulla terra. Ci sono dunque molti figli, ma in realtà c’è un unico figlio. E come il capo e le membra insieme, pur essendo molti, sono un solo figlio, così Maria e la Chiesa, pur partecipando a tutti la loro maternità e la loro verginità, sono una sola madre, una sola vergine. L’una e l’altra sono madre; l’una e l’altra, vergine. Entrambe concepiscono per opera dello Spirito Santo, non per desiderio carnale. Entrambe danno un figlio a Dio Padre senza peccato. Una ha generato, senza peccato, un capo per il corpo; l’altra, attraverso la remissione dei peccati, ha fatto nascere un corpo per il capo. Entrambe sono madre di Cristo, ma nessuna può generare il Cristo totale senza l’altra. Per questo nelle Scritture divinamente ispirate una stessa realtà può essere riferita, in modo generale, alla vergine madre che è la Chiesa, e in modo particolare a Maria, vergine e madre. Quando cioè un testo parla dell’una o dell’altra, esso può applicarsi all’una e all’altra quasi senza distinzione.

Non solo: anche ogni anima che crede è veramente, in maniera analogica, sposa del Verbo di Dio, madre, figlia e sorella di Cristo, vergine feconda. E’ dunque la stessa Sapienza di Dio, il Verbo del Padre, che sotto la medesima figura ci fa intravedere nel senso universale la Chiesa, in senso speciale Maria e infine ogni credente in particolare.

«In mezzo a tutte queste cose cercai un luogo di riposo», dice la Sapienza di Dio (Sir 24,11 Vg). Questa Sapienza è dappertutto e in tutte le cose. Essa si estende da un’estremità all’altra del mondo, dall’inizio alla fine della realtà, e lascia dappertutto una traccia di sé in modo che la si può cercare e trovare. Ma è soltanto negli esseri spirituali, fatti a sua immagine e somiglianza, che essa ritrova riposo e gioia o, al contrario, pena e dispiacere... « E fisserò la mia dimora nell’eredità del cielo» (Sir 24, 11). L’eredità del Signore è, globalmente, la Chiesa, Maria in modo speciale e ogni credente in particolare. Nella dimora del seno di Maria, Cristo è testato nove mesi; nella dimora della fede della Chiesa resterà fino alla fine di questo mondo, e nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele, per i secoli dei secoli.

(Sermone 51; PL 194, 1862-65)


12.
MARIA, MADRE AMOROSA E CORREDENTRICE
S. Bonaventura (1221 1274)

Nato nel 1221 a Bagnoregio (Viterbo), Giovanni Fidanza mentre era bambino fu miracolosamente guarito da san Francesco. In questa «bona ventura» trovò la sua vocazione francescana. Mandato per gli studi a Parigi, fu alunno di Alessandro di Hales. Per molti anni insegnò teologia e nel 1257 divenne l’ottavo Ministro generale del suo Ordine.
Bonaventura fu uomo di azione, ma ancor più pensatore e contemplativo. Lasciò un’opera considerevole che, per la sua importanza, si situa accanto a quella di san Tommaso d’Aquino. Nel 1273 il futuro «Dottore serafico» fu fatto cardinale-vescovo di Albano e morì l’anno seguente durante i lavori del Concilio di Lione.

Quando Cristo soffriva sulla croce per purificarci, lavarci e riscattarci, la Vergine, presente, accoglieva con generosità la volontà divina e accettava che fosse offerto in riscatto per noi sulla croce il frutto del suo seno.

Ella ha pagato questo riscatto da donna coraggiosa, compresa di amore e di venerazione per Dio. Leggiamo nel libro dei Proverbi: «La grazia inganna e la bellezza svanisce: la donna tema Dio e sarà lodata» (31,30). Anna fu lodata per aver offerto Samuele; offrì il figlio suo per il servizio del tempio, ma la santa Vergine ha offerto suo figlio per il sacrificio. E tu, Abramo, volevi offrire tuo figlio, ma alla fine hai offerto un capretto, mentre la Vergine gloriosa ha offerto il figlio. Lodiamo anche la povera vedova, perché ha offerto tutto quello che possedeva; ma quest’altra donna, la Vergine gloriosa, nella sua grande misericordia, nel suo amore e nella sua devozione a Dio, ha offerto tutta la sua vita.

La gloriosa Vergine ha pagato il nostro riscatto da donna coraggiosa e piena di amore compassionevole per Cristo. E’ detto in san Giovanni: « La donna, quando partorisce, è triste perché è venuta la sua ora » (16,21). La beata Vergine Maria non ha provato i dolori del parto, perché non ha conosciuto il peccato come Eva, contro la quale fu lanciata la maledizione; il suo dolore lo ha avuto dopo: ha partorito sulla croce. Le altre donne conoscono il dolore del corpo, ella ha provato quello del cuore. Le altre soffrono di una alterazione fisica, lei di compassione e di carità

La beata Vergine ha pagato il nostro riscatto da donna coraggiosa, capace di un profondo senso di pietà per il mondo, e soprattutto per il popolo cristiano. « Può una donna di Israele » dimenticare il suo bambino e non aver pietà per il frutto del suo seno?» (Is 49, 15). Questo può farci comprendere che il popolo cristiano intero è frutto del seno della gloriosa Vergine.

Quale Madre amorosa abbiamo! Modelliamoci sulla nostra Madre e seguiamola nel suo amore. Ella ha avuto compassione delle anime a tal punto da considerare un nulla ogni perdita temporale e ogni sofferenza fisica. « Siamo stati riscattati con un grande prezzo» (1 Cor 6,20).

(I sette doni dello Spirito Santo, V, 15-21; 1, Opera omnia, ed. Quaracchi, IV, 1891 pp. 487-489)

Letto 2907 volte Ultima modifica il Mercoledì, 21 Maggio 2008 01:48
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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