Maria
secondo la rivelazione biblica
di Alberto Valentini
L’opinione, tuttora diffusa, secondo la quale la Scrittura parlerebbe poco di Maria è certamente un giudizio acritico, anzi un pregiudizio che misconosce il carattere non quantitativo, ma qualitativo della Parola di Dio e la sua finalità storico-salvifica. La Scrittura infatti - a differenza della letteratura apocrifa e devozionale - non si interessa direttamente della biografia e della vicenda particolare della Madre di Gesù -, ma del suo ruolo e significato all’interno del disegno salvifico. "Chiunque voglia approfondire biblicamente la dottrina mariana - osserva giustamente Feuillet - non può farlo che mediante una maggiore comprensione della storia della salvezza".
Statisticamente i brani espliciti concernenti la Madre di Gesù non sono numerosi, ma neppure scarsi; in ogni caso, sono testi strategici e di eccezionale densità. Strategici, perché collocati alle svolte fondamentali della storia della salvezza: Incarnazione - Mistero pasquale - Pentecoste; di straordinaria densità, in quanto vitalmente inseriti in tali misteri, da cui traggono valore e significato.
Ampie prospettive e mistero pasquale
Ma non ci si deve limitare ai testi espliciti, né restar prigionieri di contesti particolari ed angusti: è necessario dilatare la prospettiva, andando oltre ciò che è immediato e manifesto, cercando di cogliere la reale portata della figura di Maria sullo sfondo dell’intera Rivelazione. Essa appare allora un crocevia obbligato verso cui convergono e dal quale si diramano le principali linee vettoriali del disegno salvifico, concernenti il credente, la Chiesa e l’intera famiglia umana. Si giustifica in tal modo la solenne e impegnativa affermazione conciliare: "Maria per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede" (Lumen Gentium 65). La Madre di Gesù, dunque, è tutt'altro che marginale nella fede cristiana: ne è componente decisiva e qualificante; non è una semplice figura individuale, ma segno ed espressione privilegiata della comunità dell'alleanza.
Tale ricchezza di significato emerge solo se si considera Maria in prospettiva storico-salvifica, partendo - come sempre - dal mistero pasquale di Cristo, criterio fondamentale e chiave ermeneutica della Rivelazione. La didattica del Risorto che spiega ai discepoli di Emmaus "in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui" (Lc 24,27) è testimonianza preziosa di come le primitive comunità cristiane leggessero la Parola di Dio, ed esortazione per i credenti di ogni tempo a fare altrettanto. Per comprendere che tutte le Scritture parlano di Cristo, si richiede una lettura "spirituale" e plenaria dei testi: il semplice approccio letterale e storico-critico non è in grado di "comprendere" Cristo e il suo mistero nelle parole dell’Antico Testamento.
Anche nei confronti della Vergine Maria si impone una lettura "cristiana", maturata alla luce dell’evento pasquale, iniziando dagli strati più arcaici della rivelazione neotestamentaria. Tale metodo permette di seguire la progressiva presa di coscienza delle comunità primitive circa la Madre di Gesù, che procede parallelamente all’esplicitazione cristologica, trinitaria ed ecclesiale della fede cristiana.
Sviluppi della riflessione neotestamentaria
Come è noto, gli scritti neotestamentari si sono formati secondo un ordine diverso rispetto alla disposizione nella quale ci sono pervenuti.
I1 Kerygma apostolico e la predicazione cristiana originaria si concentrarono in maniera essenziale sull'evento di morte-risurrezione del Cristo, come attestato in particolare dalle formule presenti in testi come 1Cor 15,3-4; At 2,23.32.36; 3,14-15; 4,10;10,39-40. I1 problema prioritario che occupava le comunità delle origini, sia in ambiente palestinese che ellenistico, era costituito dalla necessità di giustificare e dimostrare attraverso le Scritture che il crocifisso era il Signore della gloria. In questa fase primitiva - in cui sono assenti sviluppi posteriori - manca una riflessione diretta sulla Madre di Gesù, alla quale si accenna solo in maniera occasionale ed implicita, anche se in contesti di notevole spessore dottrinale, come Gal 4,4-7 e Rm 1,3-4.
In un secondo tempo l'interesse si estese a tutta l'attività di Gesù "cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui fu di tra noi assunto al cielo" (At 1,22). La predicazione apostolica è chiamata allora a testimoniare la continuità tra Gesù di Nazaret e il crocifisso-Signore. A questa fase appartiene il materiale della cosiddetta vita pubblica, che forma l’oggetto del genere "vangelo", testimoniato in maniera tipica da Marco e dalla tradizione sinottica. In tale contesto, centrato sull’annuncio del Regno e sui suoi destinatari, la figura di Maria compare quale Madre di Gesù e in rapporto al discepolato cui sono tenuti anche i parenti.
In questo itinerario a ritroso verso le "origini" di Gesù, mentre la riflessione giovannea - come già precedentemente quella paolina - risale fino alla preesistenza e condizione divina del Figlio, alcuni ambienti cristiani si soffermano sulla sua nascita secondo la carne, presentandola però non in chiave biografica o di semplice documentazione storica, ma alla luce della risurrezione. Sorgono allora i cosiddetti "vangeli dell’infanzia", nei quali Gesù viene proclamato Messia, Salvatore, Emmanuele, Re e Signore. In tale ambito - testimoniato dai primi due capitoli di Matteo e di Luca - la fisionomia della Vergine, specie nella redazione lucana, appare notevolmente ricca e articolata.
Nell’opera giovannea, infine, pur nella rarità e concisione dei testi, la figura della Madre di Gesù attinge il massimo spessore teologico-cristologico ed ecclesiale, in sintonia con la ricchezza e il simbolismo di quella straordinaria letteratura.
Oltre i singoli testi
L’itinerario indicato mostra non solo lo sviluppo della riflessione sulla Vergine Maria all’interno della teologia neotestamentaria, a partire dalle fondamentali – anche se indirette e concise - affermazioni paoline fino alla densità della visione giovannea, ma anche il suo radicamento nella storia della salvezza e il significato per la comunità ecclesiale, che in lei si rispecchia e in qualche modo si identifica.
Se la Vergine - oltre che persona singola - è immagine del credente e della stessa Chiesa, la riflessione su di lei non deve limitarsi ai brani mariologici espliciti e diretti, ma va estesa - ovviamente, senza violenza ai testi - alle pericopi riguardanti la vita nuova in Cristo, il discepolato, e l’identità stessa della Chiesa "sposa senza macchia e senza ruga" del Signore. Molti passi ecclesiologici rivelano la loro pienezza solo se applicati a Maria, nella quale il progetto di Dio concernente la Chiesa rifulge in tutto il suo splendore. E non si tratta di una novità; il fenomeno è diffuso e tradizionale: si pensi alle riletture - al tempo stesso ecclesiali e mariane - non solo di pericopi neotestamentarie, ma anche di numerosi brani dell’Antico Testamento e di interi libri come il Cantico dei Cantici.
"Quello che le antiche Scritture annunciavano profeticamente della Chiesa – afferma De Lubac – riceve come un’applicazione nuova nella persona della Vergine, di cui la Chiesa diviene così la figura... e, reciprocamente, ciò che il Vangelo riferisce della Vergine, prefigura altrettanto bene la natura ed i destini della Chiesa... In tutto ciò che da esso ci vien detto, latent Ecclesiae sacramenta. "Così la Vergine Maria, che fu la parte migliore dell’antica Chiesa prima di Cristo, è divenuta la Sposa di Dio Padre per diventare anche l’esemplare della nuova Chiesa, Sposa del Figlio di Dio". ... Tra la Chiesa e la Vergine, i legami non sono soltanto numerosi e stretti: sono essenziali. Sono intessuti dal di dentro. Questi due misteri della nostra fede sono più che solidali: si è potuto persino affermare che essi sono un solo ed unico mistero. Diciamo, almeno, che essi sono tra loro in un tale rapporto che si avvantaggiano sempre ad essere chiariti l’uno con l’altro; anzi, che all’intelligenza dell’uno è indispensabile la contemplazione dell’altro".
La totalità delle Scritture
La riflessione sulla Vergine deve dunque prendere in considerazione l’intera Rivelazione biblica. Ma si può veramente parlare di una "presenza mariana" nell’Antico Testamento? Per alcuni Maria è assente, o vi è accennata in maniera così fugace e indefinita che non è possibile tratteggiarne la figura. Per altri, al contrario, la Vergine sarebbe presente un po’ dovunque nelle pagine dell’Antico Testamento, perché – dicono - tutte le Scritture parlano di Cristo e indirettamente anche di lei. Tra queste affermazioni estreme si inserisce tutta una gamma di posizioni intermedie. In ogni caso, bisogna dire che l’Antico Testamento presenta accenni, anticipazioni vaghe e frammentarie, che possono essere comprese solo alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione ecclesiale. "I libri dell’Antico e del Nuovo Testamento e la veneranda Tradizione mostrano in modo sempre più chiaro la funzione della Madre del Salvatore nell’economia della salvezza... E questi documenti, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell’ulteriore e piena Rivelazione, mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la Madre del Redentore" (Lumen Gentium, 55). In questo senso si può parlare di una preparazione e presenza di Maria nell’Antica Alleanza. Una preparazione morale, tipologica e profetica.
La preparazione morale è riscontrabile in maniera privilegiata nell’atteggiamento degli umili e poveri del Signore, i quali costituiscono "la dimensione spirituale d’Israele, che infine genera Cristo" (A. Gelin). Maria si pone al termine e al vertice di tale porzione qualitativa del popolo di Dio, che costituisce il resto santo depositario della promessa e della speranza d’Israele.
La preparazione tipologica può essere individuale, comunitaria o riguardante le realtà dell’Antico Testamento.
- Della tipologia individuale fanno parte persone che in qualche modo anticipano la figura della Vergine. In questa linea si collocano, per esempio, Sara, Miriam, Debora, Giuditta, Ester..., ma non solo donne: la figura di Abramo, per esempio, anticipa diversi tratti e atteggiamenti fondamentali della Madre di Gesù.
- La tipologia comunitaria presenta Maria come punto di arrivo della comunità dell’alleanza. Il Concilio, in merito, propone la figura della "Figlia di Sion", titolo di derivazione profetica, recentemente riscoperto e proposto in maniera autorevole dal Concilio: "Con lei, eccelsa Figlia di Sion, dopo una lunga attesa si compiono i tempi e si instaura una nuova economia" (Lumen Gentium, 55).
- Nella tipologia delle realtà veterotestamentarie vanno annoverate, in particolare, l’arca dell’alleanza e il tempio del Signore, sulla scorta di alcuni indizi e di riletture neotestamentarie.
La tipologia profetica è data da parole, annunci, oracoli, che pur riferiti a un contesto storico particolare, trovano senso pieno e profondo solo alla luce degli eventi neotestamentari. La rilettura di tali testi in chiave mariana dev’essere fatta con rigore ed oculatezza, non dimenticando, tuttavia, che si tratta di "una rivelazione autentica, benché soltanto abbozzata, che sarà chiarita nel Nuovo Testamento, pienezza dell’Antico, e nell’interpretazione tradizionale della Chiesa".
Come si vede, la figura della Madre del Signore è legata intimamente alla storia della salvezza culminante in Cristo e cresce con la manifestazione sempre più luminosa del suo mistero. Un’adeguata comprensione della donna Maria di Nazaret e del suo "mistero" si può avere all’interno di tale contesto; solo così è possibile scorgere la sua icona biblica, nella quale si rivela il volto autentico d’Israele e della Chiesa secondo il progetto del Padre.