In questi giorni si parla spesso di crisi economica come di un fattore che solleva importanti ripercussioni anche sulle relazioni all’interno del contesto familiare, nonché sulla vita dei singoli. Secondo recenti statistiche, gli italiani figurano infatti ancora una volta come i più "mammoni" tra gli europei; in ambito nostrano, cioè, si è, ora come allora, ancora molto restii ad allontanarsi dal nido parentale.
Tuttavia, aldilà degli stereotipi cultural-comportamentali, oggi sembra che, in gran parte, simile tendenza sia frutto della crisi economica e del conseguente caro-vita, che impedisce ai giovani di affrancarsi dal legame familiare. La permanenza nella famiglia d’origine, che, un tempo, costituiva una scelta di comodo, si starebbe così tramutando in una scelta obbligata. In un contesto in cui per i giovani è sempre più difficile perseguire l’indipendenza economica, ed in cui la laurea vale quanto un diploma, la famiglia finisce dunque con lo svolgere la funzione di "salvagente" e col farsi carico del mantenimento dei figli ben oltre il completamento degli studi universitari, fino alla specializzazione e, talvolta, persino fino al conseguimento dell’autonomia economica. Come si può immaginare, simile situazione non è del tutto scevra di conseguenze, poiché questo prolungamento della "protezione" familiare presuppone la tacita sottoscrizione di un patto che vincola i figli, un domani, a ricambiare il favore ai genitori anziani, creando così un guinzaglio affettivo che soffoca proprio la carriera che vorrebbe favorire.
In questo contesto, se la condivisione di un appartamento con colleghi o coetanei non per tutti rappresenta una soluzione ottimale, per alcuni il rimedio reale consiste, ancora una volta, nel tentare la fortuna all’estero, magari in America, come i nostri "antenati" del Bronx.
Prof. Maurizio Andolfi