Molti disagi familiari hanno un denominatore comune: un problema di "spazio". «Da quando mi sono sposato non ho più tempo per me». «I figli ci hanno assorbito completamente». «Vorrei andare... ma non riesco a lasciare a casa mia moglie da sola». Tutti segnali di disagio che riguardano la difficoltà a conciliare gli spazi personali con quelli di coppia, gli spazi coniugali con quelli genitoriali, gli spazi familiari con quelli sociali. Non esiste una ricetta risolutiva proponibile - ogni famiglia ha un suo equilibrio e un suo stile nell'organizzazione dei diversi spazi -, ma a volte è importante ascoltare il disagio per tempo, così da prevenire situazioni di sofferenza cronicizzata.
Cosa intendiamo quando parliamo di "spazi"?
Ogni "organismo" necessita di un luogo dedicato alla sua identificazione, un luogo non tanto fisico ma soprattutto mentale ed emotivo in cui sta con sé stesso: proviamo a pensare al bambino che lentamente riesce a stare solo nella sua cameretta a giocare e a chiacchierare tra sé. Sta familiarizzando con la noia, con un vuoto da riempire, con i suoi pensieri ed emozioni, sta imparando a stare bene con se stesso.
Anche la nostra vita da adulti è punteggiata di momenti in cui abbiamo bisogno di stare con noi stessi per ascoltarci, riflettere, pensarci e sperimentarci in autonomia. Questa è la capacità di STARE SENZA che ha a che vedere con la costruzione di una sicurezza interiore e che spesso, soprattutto nei casi di disagio psicologico, è avvertita come minacciosa, come un vuoto che spaventa.
Così come il bambino solo nella sua cameretta ha voglia a un certo punto di cercare la mamma e raccontarle le sue scoperte, così il nostro desiderio di STARE CON ci spinge a cercare il rapporto con l'altro, ci porta a sentire la necessità di condividere la nostra esperienza con il partner e a sentire il desiderio autentico di conoscere il suo mondo. Anche l'organismo-coppia ha bisogno di spazi d'identificazione, di luoghi fisici, mentali ed emotivi in cui si sperimenta senza terzi, in cui costruisce un suo linguaggio e un'intimità in cui svelarsi. Essere capaci di STARE SENZA è quindi la condizione indispensabile per poter STARE CON nell'autentica reciprocità, senza aggrapparsi all'altro, senza instaurare relazioni invasive di sfruttamento, di controllo e di possesso dell'altro. Questo vale anche nella relazione genitori-figli: tanto più la coppia vive problematiche interne relative alla sfera dell'intimità, tanto più il rapporto con i figli può diventare confuso. Per esempio ci si racconta che è utile portare il bambino nel lettone perché ha difficoltà a stare solo, quando invece è la coppia che teme di rimanere sola.
Da qui nascono le problematiche relative alla mancanza di rispetto in famiglia: il "rispetto" è la posizione della giusta distanza in cui io esisto, l'altro esiste e ci riconosciamo pur essendo distanti, non estranei ma nemmeno confusi l'uno nell'altro. Lo "spazio" (personale, di coppia e di famiglia) consente di trovare la giusta distanza, che deve cambiare anche a seconda dei cicli della vita familiare. La nostra vita quindi è scandita dal ritmo del pieno e del vuoto, dall'assenza e dalla presenza, è un addestramento alla ricerca dell'equilibrio tra CON e SENZA. Comprendere che lo "spazio" mio, tuo, nostro è vitale non solo per me ma per costruire relazioni familiari equilibrate può aiutarci ad ascoltare i nostri disagi e a scegliere intenzionalmente anche se faticosamente di dare libertà e responsabilità, rinunciando all'impulso alla possessività e al controllo.
di Paola Bassani