IL PIANO PASTORALE PER LA FAMIGLIA Negli ultimi anni la Diocesi di Fermo ha posto al centro della riflessione pastorale la famiglia.
DIOCESI DI FERMO
Tale riflessione è stata sostenuta dalla convinzione che la famiglia, oltre ad essere oggetto di cure della comunità, è soggetto di pastorale in quanto agente di evangelizzazione, formazione e servizio, al suo interno, nella comunità cristiana e nella società civile.
Lo stimolo è pervenuto non solo dalla forte istanza di evangelizzazione che il papa sollecitava per il nuovo millennio, ma anche dall'invito del Sinodo Diocesano a riscoprire la dimensione teologica del matrimonio, a privilegiare l'aspetto formativo dei coniugi e degli animatori della pastorale familiare e a considerare la parrocchia, per la sua caratteristica territoriale ed il suo coordinamento con l'ufficio di pastorale familiare, il luogo privilegiato della crescita spirituale, morale e sociale delle famiglie.
In questo contesto di profonda riflessione si colloca il cammino che ha condotto la Diocesi alla realizzazione del Piano Pastorale per la famiglia. La Commissione che ha accompagnato questo percorso era composta da due sacerdoti e da coniugi impegnati ecclesialmente e con differenti competenze nel versante culturale, sociale e pastorale. Il metodo di lavoro adottato ha cercato di coinvolgere tutta la comunità ecclesiale, nelle sue concrete espressioni: diocesi, vicarie, parrocchie.
In ascolto della Chiesa locale: indagine ed obiettivi Il primo passo, dunque, è stato quello di mettersi in ascolto della Chiesa locale, organizzando incontri con i delegati di Vicaria per la pastorale familiare e con la Consulta delle aggregazioni laicali, per una prima verifica della situazione delle famiglie nel nostro territorio e per individuare eventuali piste da proporre.L'invio delle schede di verifica dell'esistente e di proposta ha contraddistinto il secondo momento. Esse hanno investito il problema a tutto campo a cominciare dall'educazione di adolescenti e giovani all'amore fino alla missione educati va della famiglia, alla sua testimonianza e al suo impegno nella Chiesa e nel mondo (la via dell' annuncio, la via della carità, la via della missione).
Gli obiettivi erano dichiarati nella seconda parte di ogni scheda: anzitutto aiutare la parrocchia a valutare il proprio impegno nei vari settori della pastorale familiare, per individuare carenze e realtà positive; in secondo luogo, si voleva dare alla parrocchia la possibilità di formulare richieste concrete alla Vicaria e alla Diocesi, per essere sostenuta ed aiutata nella sua missione nei confronti delle famiglie.
L'analisi delle risposte e la formulazione del Piano Le osservazioni pervenute sono divenute oggetto di riflessione sia per la Commissione che per il Consiglio Pastorale Diocesano. Quest'ultimo dopo un'attenta lettura ha riconsegnato il lavoro alla Commissione che ha cercato di riunire in un unico documento i contributi, ristrutturandoli, dove necessario, secondo lo schema: «Soggetti», «Contenuti» e «Metodo». La prima via è quella dell'evangelizzazione in cui la famiglia è oggetto di attenzione: educazione all'amore, incontri per fidanzati, incontri per genitori e famiglie e i gruppi famiglia. La seconda via è quella della carità in cui la famiglia contemporaneamente è oggetto e soggetto di carità: servizi e so=stegni alle famiglie e nuove forme di condivisione.
L'obiettivo del Piano Pastorale è stato quello di tracciare alcune linee-guida che, pur rispettando i diversi cammini e contesti, possano aiutare a sentirsi parte di una Diocesi.
Il Piano pastorale sulla famiglia, dunque, non si è posto come un'iniziativa da aggiungere ad altre iniziative e neanche come una proposta confezionata e pronta all'uso, ma come obiettivo per aiutare la Diocesi ad attuare una conversione pastorale: dalla famiglia oggetto alla famiglia come soggetto, dalla parrocchia come insieme di persone alla parrocchia come famiglia di famiglie, dalla famiglia come settore alla famiglia che taglia trasversalmente tutto l'impegno pastorale e dall'attenzione alle famiglie praticanti al coinvolgimento di quest'ultime nella missione. Non vedere solo la famiglia come problema ma come risorsa e far di essa il centro unificatore della pastorale parrocchiale.
Anche l'organizzazione metodologica delle stesse schede è coerente con tale impostazione.
La terza via è quella della missione in cui la famiglia diviene soggetto di pastorale: l'educazione alla fede, la partecipazione alla vita della Chiesa, la partecipazione alla vita della società.
In questo contesto il Piano pastorale per la famiglia ha cercato di fare proposte nei vari ambiti.
Il primo dato emergente è che accanto alla preparazione immediata al matrimonio è necessario avviare una preparazione remota che aiuti i giovani a riscoprire i valori insiti nella corporeità, sessualità e affettività. Questo tipo di preparazione deve essere trasversale ad ogni cammino formativo e deve ispirare ogni tentativo di primo annuncio della Chiesa. In questo cammino si ritiene necessaria la presenza di adulti e di giovani coppie e non solo di giovani come educatori.
Per quanto riguarda la preparazione immediata al matrimonio si auspica la presenza di coppie di sposi che insieme al parroco si assumano l'impegno di accompagnare i fidanzati nella scoperta del «Sacramento del matrimonio». A livello metodologico, si ritiene opportuno dare unitarietà ai contenuti, partendo dalla dimensione antropologica per arrivare a quella di fede e passare da uno stile cattedratico ad un confronto di coppia e nel gruppo. Si indica, infine, un minimo di dodici incontri indispensabili per un cammino serio d'iniziazione al matrimonio.
La promozione dei gruppi famiglia è motivata dall' importanza della famiglia sia come oggetto che soggetto primario della pastorale. Date le diverse metodologie a cui i gruppi esistenti fanno riferimento, si ritiene necessario un vaglio critico per indicare, nella legittimità delle diverse impostazioni, alcuni punti fermi. È necessario, inoltre, far comprendere che i gruppi-famiglia sono un momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria, uno stimolo al servizio pastorale della Chiesa e all'impegno nella società civile, evitando in questo modo il pericolo che essi rimangano un fattore isolato di un piccolo gruppo di coppie diventate amiche.
Circa il metodo diventa prioritario non perdere mai di vista che si tratta di un gruppo famiglie, non di semplici adulti, con l'eventuale presenza di figli. Secondo requisito per una metodologia adeguata è che ci sia spazio, in ogni incontro, oltre alla presentazione di una tematica illuminata dalla parola di Dio, per il lavoro di coppia.
Per quanto riguarda gli incontri per genitori i destinatari sono entrambi i genitori. Essi divengono i primi e principali educatori dei figli nella fede, compito che scaturisce dal Sacramento del matrimonio e diviene vero e proprio ministero, un servizio educativo per aiutare i figli nella loro crescita umana e cristiana. A partire dai sacramenti dell'iniziazione cristiana dei figli (Battesimo, Eucaristia, Confermazione) si è ritenuto opportuno tracciare un itinerario che si proponga tre obiettivi: partire dalla realtà che vive il matrimonio e la famiglia; annunciare l'amore di Dio che, attraverso la luce e la sapienza del Vangelo, illumina e sostiene la realtà del matrimonio e della famiglia affinché possa meglio realizzare la propria vocazione di comunità di grazia, amore e servizio alla vita; suggerire modi concreti di testimonianza cristiana che tengano presenti i risvolti etici personali e comunitari della fede e la missione educati va dei genitori cristiani.
L'indicazione di linee guida per servizi e sostegni alle famiglie e alle nuove forme di condivisione familiare ha voluto perseguire tre obiettivi: coinvolgimento delle singole famiglie per creare un rapporto di reciprocità; corresponsabilità nelle Comunità Parrocchiali; collaborazione tra parrocchie vicine. In questa prospettiva la famiglia non è solo oggetto di intervento ma anche protagonista possibile del superamento del disagio che vive e delle difficoltà in cui si trovano le famiglie in crisi: separati, divorziati, divorziati risposati, famiglie extracomunitarie, famiglie con disabili gravi, ecc. Data l'importanza e la serietà dei problemi da affrontare si invita la parrocchia ad educare adeguatamente i collaboratori pastorali per conoscere più in profondità ogni problematica, in tutti i suoi risvolti: ecclesiali, sociali, psicologici, umani, relazionali. I collaboratori, pur chiamati ad affermare con chiarezza e coraggio i principi della fede nella fedeltà della dottrina e della tradizione della Chiesa, debbono mettere in atto nuove forme di accoglienza, ascolto, dialogo e apostolato. Le linee-guida per l'educazione alla fede nella famiglia partono da due fattori concomitanti: il compito di trasmissione del Vangelo e di educazione alla fede nei confronti delle nuove generazioni che è prevalentemente affidato ai catechisti e al sacerdote (atteggiamento di delega); le forme abituali di trasmissione che sono improntate per lo più sul colloquio occasionale e sulla testimonianza personale (i momenti espliciti di formazione sono poco ricercati, la preghiera in famiglia è molto rara).
Di conseguenza la comunità parrocchiale dovrebbe svolgere una sensibilizzazione maggiore nei confronti dei genitori proponendo itinerari che aiutino quest'ultimi a vivere il Vangelo in maniera libera e matura, a favorire un incontro personale con Gesù Cristo, a stimolare la preghiera e la partecipazione alla vita della Chiesa, ad approfondire l'annuncio della Rivelazione, ecc.
A tal proposito diviene indispensabile che si formi in ogni parrocchia un' équipe familiare, composta da coppie disponibili e competenti, che abbia come compito quello di sensibilizzare le altre famiglie, di promuovere e coordinare iniziative formative specifiche.
Per quanto riguarda la famiglia soggetto missionario nella Chiesa attualmente il servizio svolto, sembra essere prevalentemente di tipo operativo, catechetico, liturgico o caritativo. È necessario, quindi, recuperare la ministerialità della famiglia formando una équipe di famiglie animatrici che dovrebbero caratterizzarsi oltre che per i contenuti, soprattutto per il metodo di lavoro. La parrocchia dovrebbe diventare il luogo in cui si creano occasioni d'incontro e dialogo vero. I movimenti, le associazioni, i cammini di fede possono essere una risorsa educativa per le famiglie. C'è bisogno di una maggiore collaborazione tra famiglie, sfruttando momenti importanti come: centri di ascolto, iniziative periodiche di incontro e preghiera, mese di maggio, ecc...
Infine, perché questo impegno missionario sia assunto in modo sempre più autentico e proficuo, si avverte la necessità di promuovere iniziative specifiche per coppie, prestando particolare attenzione ai temi della vocazione e spiritualità coniugale.
Le linee guida per la famiglia missionaria nel mondo, partono dall'urgenza di un coinvolgimento maggiore della famiglia nell'impegno sociale e politico. Troppo spesso si hanno individui singoli che agiscono a livello personale. È importante che la pastorale della famiglia in ambito socio-economico-politico sia inserita nel contesto più generale della pastorale sociale e collegata con le attività della Caritas parrocchiale e diocesana e di associazioni e movimenti che hanno particolari attenzioni alle dinamiche sociali. Il criterio orientativo è quello di fare le cose insieme.
Luca e PatriziaTosoni