NUOVI PERCORSI E POSSIBILITÀ DIDATTICHE
GIOVANI CONSAPEVOLI
GIOVANI CONSAPEVOLI
Riuniti a Napoli gli alunni di alcune scuole campane hanno ascoltato gli esperti e presentato i loro lavori relativi alla bioetica. Ne è emersa l’importanza di questo tema nella vita di ciascuno e la necessità di farne materia di studio.
"Bioetica e intercultura": con questo tema l'istituto italiano dì Bioetica Campania - costituito a Napoli nel 1994 come sezione dell'istituto italiano di Bioetica fondato a Genova e di cui è direttore scientifico Luisella Battaglia - ha inaugurato il primo "Convegno regionale di bioetica per la scuola" che si è tenuto il 6 novembre scorso nell'aula Romolo Cerra dell'istituto nazionale tumori di Napoli.
Centottanta i partecipanti tra alunni e docenti provenienti dal liceo classico "Umberto I" di Napoli. dall'Iti "Giordani" di Napoli, dal Liceo psico-socio-pedagogico "Lorenzo Valla" di Castellammare di Stabia (Napoli), dal Liceo scientifico di san Giorgio a Cremano (Napoli), dal Liceo scientifico "Amaldi" di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dal Liceo "Medi" di san Bartolomeo in Galdo (Benevento). Si tratta di istituti che, prevalentemente, hanno già avuto scambi e collaborazioni con l'istituto di Bioetica Campania, che hanno lavorato, e tuttora lavorano, a progetti educativi sui temi della bioetica e che, in questa occasione, hanno presentato le risultanze di particolari itinerari tracciati all'interno dei curricula scolastici: prodotti culturali, che i ragazzi hanno illustrato servendosi degli strumenti offerti dalle tecnologie multimediali anche con l'intento di entrare in rete con altre scuole, creare momenti di dibattito critico e di approfondimento e allargare, così, il confronto su tali problematiche. Va, in questo senso, segnalata l'iniziativa degli studenti del Liceo scientifico di S. Giorgio a Cremano, che hanno realizzato un cd-rom dal titolo "Bioetica... verso nuovi orizzonti": quella, cioè, di costituire un gruppo di studio stabile, una sorta di osservatorio, che segua gli sviluppi, le evoluzioni delle questioni bioetiche, ma che poi, attraverso i percorsi rivolti immediatamente alla conoscenza dei progressi scientifici e sui più o meno comprensibili e accettabili avanzamenti della scienza e della medicina, abbia come obiettivo la crescita personale, l'arricchimento di sé come persona, la visione di sé stessi come individui in cammino e in evoluzione, come esseri umani globali consapevoli dei propri diritti, della propria dignità e libertà di determinazione.
Quattro temi a confronto
Nella prima parte della giornata, i ragazzi sono stati coinvolti a partecipare, sulla spinta del lavoro fatto a scuola e/o sulla base dei propri interessi, a quattro tavoli di dibattito e confronto: bioetica e intercultura; bioetica di inizio vita e fecondazione assistita; bioetica di fine vita e rapporto medico-paziente; bioetica, ambiente, biotecnologie. Nella seconda parte, invece, hanno avuto spazio le sintesi degli studenti sulle conclusioni della discussione orientata nell'ambito dei forum e sulle attività svolte nelle scuole, che hanno trovato nel convegno uno spazio più ampio per essere comunicate al le altre collettività scolastiche intervenute. Il primo dato emerso in tutta evidenza è l'interesse vivo dei giovani partecipanti al convegno per i temi bioetici, dibattuti con sincero coinvolgimento e coscienza della loro stessa problematicità dai ragazzi portatori di un proprio personale quadro di valori di riferimento e di un forte senso della vita. Nella consapevolezza di trovarsi su un terreno complesso, spinoso, spesso drammatico, gli studenti hanno parlato con disinvoltura di temi come la fecondazione assistita, l'eutanasia, il malato terminale e la terapia del dolore, il consenso informato, l'accanimento terapeutico e il testamento biologico, la clonazione, l'embrione e le cellule staminali, gli organismi geneticamente modificati.
Dietro i temi portati ormai quotidianamente dai media nelle case e nelle famiglie, sono anche emerse le grandi questioni che sottendono ai casi pratici della bioetica, le grandi domande, i grandi enigmi. Stiamo parlando di cultura e rappresentazione della vita e cultura della morte; nascita e fine dell'esistenza terrena; rapporto tra individuo e società, tra norma etica e norma giuridica; diritti dell’uomo, solidarietà e cura a fronte di economia, finanza, mercato; qualità della vita e mera sopravvivenza, diritto alla diversità e all'identità biologica, globalizzazione ed eugenetica.
La giornata si è conclusa con una relazione sul tema "La bioetica nelle scuole: percorsi e possibilità didattiche" tenuta da Antonio Ianniello, (docente di Filosofia delle religioni dell'istituto universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli) e Carmine Matarazzo (docente di Filosofia delta Facoltà teologica dell'Italia meridionale "Sezione san Tommaso d'Aquino" di Napoli), che hanno organizzato i loro interventi su una griglia di problematiche.
Un percorso produttivo
Ianniello e Matarazzo hanno toccato questioni generali, come la bioetica a scuola, l'organizzazione scolastica e la formazione degli insegnanti, i percorsi didattici e questioni particolari, sui "nuclei fondanti" della bioetica tra curricoli e discipline, offrendo spunti di riflessione per una didattica della bioetica e per la costruzione di percorsi formativi che ricostruiscano la storia stessa della bioetica, che documentino le varie posizioni e impostazioni di pensiero, che, tenendo conto dei contesti problematici e dei nuclei fondanti, superino il riferimento, troppo spesso, generico al tema.
"A scuola bisogna parlare di bioetica come unità tematica, prescindendo dalla programmazione lineare - ha sostenuto in particolare Antonio Ianniello-. Nel gruppo di docenti c'è, in fatti, bisogno dell'idea di una programmazione reticolare, ossia di un progetto, dell'individuazione, all'interno del gruppo che programma, di un modulo di ricerca che attraversi ogni disciplina, al di là di quella che può essere la scelta del singolo docente a focalizzare dei nodi concettuali per poi svilupparli nell'ambito della propria materia".
Di bioetica a scuola si deve, dunque, parlare in un contesto multidisciplinare puntando alla "praticabilità di un percorso di studio produttivo", non meramente teorico e organizzato esclusivamente sulla relazione frontale, ma creativo e partecipativo, nell'impostazione e nei contenuti.
È necessario un percorso che evidenzi opportunamente le convergenze delle singole materie sull'argomento (programmazione reticolare) e offra "un panorama di informazioni e di collegamenti ed una pluralità di prospettive di studio".
Clotilde Punzo
Da "Famiglia oggi" 3/2003