Effetti di alcuni trend sul ciclo di vita familiare
Le forme familiari analizzate sono una rappresentazione statica della realtà familiare misurata in un preciso momento; in effetti, ogni famiglia passa durante il suo ciclo di vita attraverso più di una forma familiare. Insieme alle trasformazioni descritte, cambia quindi il ciclo di vita della famiglia, si modificano i ritmi e le cadenze, si ampliano e si restringono alcune sue fasi e il corso della vita individuale corrisponde sempre meno ad esso.
Un singolo individuo può fare l'esperienza di vivere una sequenza di forme familiari: può iniziare la sua vita in una famiglia tradizionale; poi, in seguito al divorzio dei genitori, può entrare a far parte di una famiglia con un solo genitore (per lo più la madre), quindi di una famiglia ricostituita, se la madre si risposa, acquisendo eventualmente nuovi fratelli e sorelle e una specie di padre "sociale", che si aggiunge, senza sostituirsi, al padre biologico e legale. Raggiunta l'età adulta può vivere temporaneamente da solo, dando vita a una famiglia unipersonale; mettere poi in piedi una convivenza e successivamente sposarsi; non si può escludere che poi divorzi e dia vita a una famiglia ricostituita, forse sperimentando di nuovo, prima o dopo, un periodo di solitudine o di convivenza (Zanatta, 1997). La ricerca della felicità sembra essere la motivazione profonda che sta alla radice di questa rivoluzione dei comportamenti individuali e familiari.
Tornando al ciclo di vita familiare possiamo analizzare quelli che sono gli effetti prodotti su di esso dai cambiamenti demografici degli ultimi anni:
a) fase iniziale breve, dalla costituzione della coppia alla nascita dei figli. Si assiste innanzitutto ad un incremento, anche se non rilevante, dell'età media al matrimonio. La coppia rimane senza figli per un tempo breve e tende a concentrare la nascita dei figli nei primi anni del matrimonio. Rispetto al passato, dunque, la fase di allevamento dei bambini tende a concludere nell’arco di pochi anni dopo il matrimonio (Scabini, 1995);
b) fase centrale prolungata con gli stessi figli; si assiste cioè a un estensione della fase educativa centrale con figli dall' età scolare in poi e senza nuovi nati. Tale fase impegna i genitori per un tempo lungo ed è caratterizzata nel suo periodo finale dalla compresenza di due generazioni adulte: figli ultradiciottenni e genitori;
c) fase di coppia anziana molto allungata dopo l'uscita di casa dell'ultimo figlio. Infatti l'allungamento dell' età media, rende possibile una nuova lunga stagione di coppia;
d) fase finale in solitudine soprattutto per le donne.
Si delinea, perciò, un modello di vita familiare dove la coppia all' inizio del ciclo, è impegnata nelle attività di procreazione, allevamento, educazione dei figli che tendono a coprire uno spazio breve della vita di una madre, a non esigere più la dimensione materna come unica o prevalente dimensione per tutta la vita adulta.
Anche la paternità si trova coinvolta in questo processo di trasformazione dei rapporti generazionali, anche se mancano ricerche approfondite su tale argomento. Comunque, sembrerebbe che all'interno di una divisione del lavoro familiare ancora fortemente squilibrata, proprio le attività di cura e di rapporto con i figli, in particolare con i più piccoli, sembrano non solo accettate, ma in parte rivendicate come proprie dai padri più giovani (Zanatta, 1997).
Parallelamente, si amplia sia la fase di permanenza dei giovani nella famiglia di origine sia quella detta del "nido vuoto". In questa situazione, le relazioni tra adulti diventano cruciali, proprio perché il ciclo di vita della famiglia si dilata nell' età adulta ed in quella della vecchiaia. Mentre la vita della famiglia era segnata in passato dalla preoccupazione dell'allevamento e della crescita dei piccoli, ora l'asse dello scambio viene spostato tra e all'interno delle generazioni adulte, con processi di nuove differenziazioni in questo tipo di relazioni (Scabini, 1995).
Il fatto poi che le famiglie contemporanee abbiano solo un figlio o al massimo due figli ha effetto sulla concreta, quotidiana esperienza di crescere e vivere come figli, oltre che sul posto dei figli stessi nella economia simbolica dei genitori. Un figlio sperimenta l'unicità della propria età e posizione nella famiglia, senza possibilità di misurarsi, confrontarsi con chi è un po' più grande o un po' più piccolo, analogamente ai genitori che difficilmente accumulano esperienza per fronteggiare le fasi di crescita dei propri figli. A differenza delle famiglie più numerose in cui una famiglia può avere contemporaneamente figli piccoli e adolescenti o giovani, oggi le famiglie sembrano attraversare le stesse fasi dei figli: ci sono famiglie con figli piccoli, poi con figli adolescenti, poi con figli giovani, poi senza figli.
Comunque entro la parentela è oggi possibile sperimentare ed entrare in rapporto con un raggio di età più ampio, e con posizioni generazionali diversificate: nonni e anche bisnonni non sono più una rarità ben oltre l'infanzia. E mentre un adolescente impara ad essere il nipote non più piccolo di un nonno sempre più anziano, impara anche che l'essere figlio si prolunga ben oltre la minore età, vedendo i propri genitori diventare nonni, ma anche continuare a rimanere figli (Hagestad, 1982).
Sono state le grosse trasformazioni sociali e culturali degli ultimi decenni a produrre, appunto, i mutamenti sia tra le esperienze delle diverse generazioni, sia all'interno dell'esperienza dei singoli nel corso della loro vita, cambiando il clima familiare, l'organizzazione della vita quotidiana e la relazione genitori-figli. Ci si rende sempre più conto che le stesse scansioni familiari sono intrecciate con i cicli di vita individuali dei vari componenti della famiglia e in generale con i diversi eventi e vicende che avvengono nell'insieme di attività di cui è fatta una vita. E', infatti, sempre meno possibile definire la stessa vicenda, o ciclo di vita, come legata ad un'unica o principale dimensione: vicende lavorative, di rapporti affettivi, di coppia, generazionali, altre vicende che entrano in modo significativo nella vita di una persona e di una famiglia, si intersecano per disegnare sia il ciclo di vita individuale che il ciclo di vita familiare (Saraceno, 1996).
Ad esempio, il fenomeno della disoccupazione giovanile ha prodotto modifiche sia nel ciclo di vita individuale che in quello familiare, poiché è una delle cause della tendenza dei figli a rimanere più a lungo a "carico" dei genitori. Anche la riduzione della fecondità ha modificato profondamente il ciclo di vita familiare e quello individuale e sta modificando altrettanto profondamente l'assetto sociale.
In sintesi, l'intera vicenda familiare, così come quella dei vari individui che insieme la costruiscono e vengono da essa costruiti, può e chiede di venir letta nella chiave multidimensionale del tempo: rispetto al tempo storico, rispetto alla collocazione nei vari tempi sociali, rispetto al tempo della vita di ciascuno e a quello dei rapporti tra le generazioni, così come rispetto al tempo della memoria e della tradizione, tramite il quale una famiglia non solo si distingue nettamente da tutte le altre, ma diviene parte inestricabile di coloro che la fanno e la vivono (Saraceno, 1996).
Prof. Maurizio Andolfi