Famiglie Adottive
· "Lo desideriamo Piccolo, così possiamo godercelo fra le nostre braccia e poi, se piccolo, non ricorda il suo passato",
· "Ci ha deluso, non è riconoscente per quello che abbiamo fatto, non lo possiamo più tenere con noi, ci ha mandato in crisi",
· "Abbiamo pensato a lungo alla nostra richiesta di adottare un bambino; pensiamo di poter rendere un servizio; ci saranno delle difficoltà ma ci aiuteremo",
· "Da grande tornerò al mio paese e porterò tanti regali a tutti",
· "I miei genitori adottivi hanno dato qualcosa ad un signore, forse mi ha venduto",
· "Forse mia madre non è più a Santiago del Cile; i carabinieri l'avranno allontanata perché non potesse cercarmi più, Lei soffrirà di questo, La tengono lontana da me"
Le frasi riportate sono voci di bambini e testimonianze di coppie in attesa di giudizio di idoneità all'adozione o già con figli adottivi; queste parole suggeriscono e fanno comprendere come ogni esperienza adottiva è "quella esperienza adottiva" e la realtà profonda sia della coppia che del minore, di "quella coppia" e di "quel minore", rendono ogni singola storia sempre unica ed irripetibile.
Come sottolinea D'Andrea (2000) la famiglia adottiva presenta nelle diverse fasi critiche del suo ciclo vitale delle peculiarità che la contraddistinguono dalle altre famiglie. Ogni coppia, compresa quella adottiva, non è solo la somma di due individui, delle loro caratteristiche e delle relazioni fra di essi; è un microcosmo che deve affrontare un compito evolutivo per adattarsi al nuovo arrivato, raggiungendo un nuovo equilibrio al suo interno. L’adozione non riguarda quindi individui singoli e slegati fra loro ma un tutt'uno che si trasforma, il sistema famiglia che per effetto di un fatto nuovo si modifica e diviene qualcosa di diverso da quello che era prima. Il sistema comincia a trasformarsi già dal momento in cui la coppia/famiglia inizia anche solo a pensare ad una eventuale adozione, per poi andare avanti in questo lento processo durante tutto il lavoro di riflessione e ripensamento. Il viaggio adottivo non termina con 1'arrivo del bambino ma prosegue nella ricerca da parte di tutti i membri della famiglia di una dimensione nella quale viene salvaguardato il senso di appartenenza e allo stesso tempo difesa la garanzia di ogni singola identità. Dal momento in cui una coppia decide di adottare un bambino inizia a vivere la fase dell'attesa, un periodo ricco di speranze ed inquietudini sul quale, nella maggioranza dei casi, si riversano i vissuti connessi alla sterilità.
Chi sceglie di adottare un bambino spesso proviene da una difficoltà procreativa, dal confronto con la sterilità: ci si affida a pratiche mediche pur di superare il limite biologico, una strada inevitabilmente dolorosa accompagnata da profonda frustrazione che sfocia infine in un senso di deprivazione che chiede di essere colmato con un bambino.
La qualità della relazione nell'esperienza adottiva è profondamente legata ai vissuti con i quali si giunge ad essa; la coppia si trova di fronte a un bivio: negare, evitare il problema oppure accoglierlo ed elaborarlo; è in questa fase che la coppia e i suoi sistemi affettivi di appartenenza mettono le fondamenta per quella che sarà una relazione accogliente oppure una evitante (D'Andrea, 1999).
Per questo la filiazione adottiva non può essere confusa con quella naturale, ci sono condizioni di partenza, vissuti profondi, timori, aspettative e contenuti relazionali completamente diversi; basti pensare alle fantasie dei futuri genitori biologici riguardo l'aspetto fisico e caratteriale del figlio e a quelle della coppia adottiva" in attesa" , sicuramente meno rassicuranti e più confuse, su un figlio voluto ma generato da altri.
Per una scelta adottiva consapevole, nella fase di attesa oggi la coppia viene adeguatamente seguita e supportata per comprendere appieno il significato che tale decisione riveste e per superare i conflitti irrisolti. La coppia che adotta deve essere sufficientemente capace di accomodarsi alle nuove richieste e affrontare le delusioni inevitabili, l'attendibilità è tanto più probabile quanto sono maggiori le risorse a cui fa appello, affettive soprattutto, intellettuali, sociali, culturali (Barletta,1988). Un'esperienza adottiva riuscita è quella in cui un bambino è stato amato, accolto ed accettato senza perdere la sua soggettività ed il legame con l'esperienza passata, in cui non risulta vittima delle fantasie compensatorie dei suoi genitori adottivi, dei loro eventuali problemi e conflitti personali e/o di coppia.
Un bambino che viene adottato è un bambino che porta con sé un bagaglio, un'esperienza inevitabilmente traumatica, il ricordo di una famiglia che ha comunque avuto per un periodo più o meno lungo e quello di luoghi e situazioni in cui ha vissuto temporaneamente prima dell'adozione (con una famiglia affidataria e in case famiglia nelle migliori delle situazioni, ma c'è chi viene dalla strada, da istituti, da strutture ospedaliere); una storia che non può essere cancellata né negata. Il compito più impegnativo e al contempo affascinante per dei genitori adottivi è quello di gettare un ponte fra la storia precedente e l'esperienza adottiva, solo così il bambino sarà libero di esprimere se stesso, di sperimentare l'accoglienza e al contempo di elaborare i problemi, le fantasie e l'angoscia che deriva dall'abbandono.
L'arrivo di un bambino, generato o adottato che sia, è un evento che chiama in causa i membri della famiglia allargata, in primo piano i nonni (e non solo perché a livello legale il loro assenso per l'adozione è indispensabile!), gli zii, i cugini, i conoscenti e il vicinato, il che significa nascita di nuovi ruoli e di aspettative: ognuno attribuirà all'evento un diverso significato. Per vivere in uno spazio relazionale tranquillo e sereno è importante che la famiglia abbia coinvolto la rete parentale nella propria scelta, onde evitare che il bambino viva e cresca in un clima conflittuale. La nuova famiglia ha spesso altri protagonisti, ovvero altri bambini: i fratelli. Diverse ricerche mostrano come il rapporto fraterno sia un'utile risorsa che facilita l'acquisizione nel tempo di sicurezza e di stabilità.
Paradossalmente ci si accorge che dell'adozione si sa ben poco o quasi nulla, mentre la famiglia si allontana sempre più dal modello tradizionale ed aumentano forme familiari alternative, rimangono radicate vecchi pregiudizi alimentati in qualche modo dai mass media i quali tendono a presentare i fatti facendo leva sull'emotività, contribuendo così a creare e mantenere in vita idee preconcette e stereotipate (Bozzo, Zucchi, 1995).
Indipendentemente dal tipo di famiglia di cui si tratta, sia essa un matrimonio, un'unione di fatto, una famiglia ricostituita, quella caratterizzata. dall'esperienza adottiva o altre ancora, va colmato il vuoto conoscitivo rispetto alle relazioni e alle trasformazioni delle strutture familiari che caratterizza diversi ambiti della nostra società, da quello politico, giuridico, scolastico ecc.
Prof. Maurizio Andolfi