Kyrios Eleison significa molto più di “Signore pietà”: il suo significato è di più ampio respiro. Il Kirios è il Pantocrator, il re dell’Universo, colui che siede alla destra del Padre. Ma è anche il Redentore universale, di tutto il Cosmos. Eleyson significa “mandaci il soffio, la tua benedizione e misericordia, la tua tenerezza spirituale”. “Kyrios Iesùs Cristòs Eleison” è l’invocazione per eccellenza della misericordia divina.
La giornata di meditazione del profondo si svolge in assoluto silenzio. Ogni partecipante è invitato a mettere da parte tutte le sue preoccupazioni quotidiane per dedicare tutta l’attenzione al pensiero del nome divino.
Le sedute vengono facilitate da brevi interruzioni di movimento fisico con la camminata metodica buddhista. Il Mantra, o invocazione della Preghiera del Cuore, “Kyrios Iesùs Cristòs Eleison”, viene ripetuto mentalmente e appoggiato con il sistema fonico - acustico in forma di un Cd per facilitare la discesa nel cuore, per accedere al sé.
Il risveglio interiore della facoltà dell’essere sperimentato da chiunque. Non occorrono facoltà speciali per esperire il vero sé, è solo una questione di conoscenza della dinamica del pensiero.
L’essenza dell’essere, il nostro centro, è accessibile a tutti con la corretta invocazione del nome divino. Lo scopo della pratica dell’orazione col nome divino non è solo un assorbimento o stato di samadhi, ma l’esplosione dell’uomo interiore, dei suoi contenuti psichici per accedere, tramite la Grazia, al Pneuma o Soffio.
Il nome divino diventa veicolo e tramite per far scorrere le energie psichiche e spirituali e liberarci dalle tossine psiconeurologiche e di accumuli di contenuti sublimitati introdotti nella nostra coscienza dal mondo esterno. La liberazione delle energie psichiche nefaste consente al nostro spirito di manifestare la sua potenza spirituale.
L’ipnosi collettiva culturale e psicosociale della falsa immaginazione, del derivato dal linguaggio, di ricordi, modelli e deformazioni viene neutralizzata e, con un insight profondo, chiarita, compresa e eliminata. La sensazione di una mente – corpo fissa nello spazio – tempo viene trascesa e si scopre la dimensione dislocata della coscienza – spirito.
Ci vuole certamente del tempo prima che questo avvenga e possa essere sperimentato a una certa profondità. Ma la pratica costante e perseverante, accompagnata da una fede incrollabile, ci porta sicuramente al successo.
L’arte dell’orazione con il nome divino si trova in tutte le grandi tradizioni religiose. Nell’induismo e nel buddhismo mahayano si usano i mantra (invocazioni) che sono sillabe sacre di un contenuto spirituale che ha lo scopo di unirci alla realtà ultima di Dio.
Nell’ebraismo e nell’Islam si invoca il nome di Dio tramite la ripetizione continua.
Nel cristianesimo dell’Oriente, la Chiesa bizantina ha sempre praticato l’invocazione del nome di Gesù.
Troviamo anche l’invocazione del nome nei popoli primitivi, nelle varie tribù e nella tradizione degli indiani del Sud e Nord America.
Tutti i popoli invocano qualche Spirito, divinità o antenato per mettersi in sintonia spirituale con la realtà trascendente, il grande ignoto, la morte, la vita eterna.
Il nome di Gesù fu già invocato dai primi discepoli di Gesù: «Nel mio nome scaccerete i demoni» (Lc 10,17); «Chi invoca il nome del Signore sarà salvato» Paolo); «Ciò che chiederete nel mio nome io lo farò» (san Giovanni).
Il nome di Gesù contiene una forza carismatica e misteriosa. Nel suo nome si cela la sua presenza spirituale e, se viene invocato con fede, non tarderanno i benefici spirituali.
Il nome di Gesù può essere invocato da chiunque, indifferentemente dalla sua fede.
Cristo è morto e risorto per tutti gli uomini e per tutta la creazione. La redenzione non è circoscritta, ma universale. Certamente per un cristiano è il nome per eccellenza e, invocandolo, si ristabilisce una profonda unione spirituale con Gesù Cristo, nella fede e nella vita interiore.
La preghiera monologica porta chiunque la pratica con perseveranza al centro della propria coscienza, al volto originale o sé.