Egli parla di conoscenza e questa è la sua coscienza della sua vita in Cristo, c’è quindi nella contemplazione di S.Paolo un cammino vero di grande interiorità. Cristo gli appare, prima come giudice, poi come colui alla cui vita partecipiamo, infine come colui che vive in noi.
Tuttavia come cristiani, dobbiamo subito dire che, per noi, la contemplazione non è fine a se stessa, è una meditazione per ottenere l’unione con Dio e ciò che conta in maniera incondizionata è la carità.
Citiamo in proposito un solo grande contemplativo, S. Giovanni della Croce, il quale scrisse: “Saremo giudicati sull’amore”.
In ogni caso la contemplazione, pur subordinata alla carità, ha un ruolo importante nella vita cristiana.
Contemplazione: un modo per fare esperienza di Dio così che Lui ci liberi da ciò che costituisce un ostacolo: le nostre sovrastrutture, i nostri sensi di autosufficienza o peggio di onnipotenza, le nostre agitazioni ed iperattivismi, una esperienza che libera affinchè impariamo, attraverso un cammino recettivo, ad affidarci a Lui in modo fiducioso e filiale.
Teniamo, a questo punto, ben presente che i grandi maestri cristiani di vita spirituale, S.Gregorio Magno, S.Agostino, S.Benedetto, S.Bernardo hanno sempre cercato di conciliare tra di loro le due esigenze dell’autentica vita cristiana: azione e contemplazione.
Quindi per noi occidentali, così pieni di operosità e sovente di fretta e di agitazione, la necessità di fermarsi un poco per guardare a Colui che è l’Unico e l’Assoluto.
Visita altri "Metodi di Meditazione"