Quando questa comprensione cresce la vita contemplativa tende ad un abbandono sempre più totale alla divina provvidenza.
Tende ad un vivere in cui pace e riposo si oppongono all’agitazione ed all’inquietudine di un certo modo di vivere che in particolare caratterizza il mondo contemporaneo.
Teniamo presente in questo breve discorso, riconosciamolo ridotto all’essenziale, che il Vangelo va considerato come la sorgente privilegiata di tutta l’attività contemplativa del cristiano e che Cristo è modello e sorgente di servizio, di umiltà, di amore, di misericordia.
La contemplazione, diciamo avviandoci alla conclusione, ha una funzione importante nella vita di fede. Ma, in proposito, l’atteggiamento del cristiano può risultare un po’ paradossale; può stimare e desiderare la contemplazione ma trovare difficoltà a dedicarsi ad essa.
In effetti agli inizi essa può apparire come un’esperienza inquietante e rasserenante…ma si può non vederne immediatamente la fecondità ed inoltre essa può crocifiggere alcuni aspetti egocentrici o autosufficienti dell’uomo. Questo certamente fa crescere ma può anche non piacere.
Tuttavia la contemplazione è il termine di paragone di una vera vita spirituale, perciò o ti rifiuti ad una apertura spirituale che ti permette di entrare in contatto con Dio ed allora cristianamente…come sei?
Oppure ti stabilizzi, grazie alla contemplazione, in una comunicazione interpersonale che corrisponde alla esigenza più profonda del tuo essere creato ad immagine di Dio e conformato a Cristo. Ed allora…?
Concludendo, contemplazione…un cammino, un’esperienza vitale che ti porta a guardare gli uomini ed il mondo con lo sguardo trepidante ed innamorato di Dio. E questo è vivere un dono, è una partecipazione al Suo amore.
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