La voce del silenzio
Introduzione
È nel deserto che, fin dai primi secoli, maturano esperienze spirituali capaci di fecondare l’intera cristianità. È nel deserto che Charles de Foucauld darà vita a un modello rivoluzionario di esperienza cristiana, sintesi originalissima di contemplazione e azione, di preghiera e condivisione totale: un modello capace di rinnovare profondamente lo stile della missione. È dalle chiese del deserto che continua a venire una limpida testimonianza di fedeltà evangelica in una condizione fatta di solitudine e povertà materiale e di paziente dialogo con l’Islam.
È al deserto, inteso come luogo geografico ma anche come categoria spirituale, al deserto con la sua straordinaria potenza evocativa, che guarda questo articolo.
Proponiamo ai lettori un viaggio alla scoperta dei tesori culturali e spirituali che nelle sabbie del Sahara, e non solo, lungo i secoli si sono accumulati e ancor oggi costituiscono un patrimonio prezioso.
Quella del “deserto” è anche un’immagine che ben s’attaglia alla condizione spirituale dell’Occidente. I cristiani ¡ che, nel tempo della secolarizzazione, sperimentano una situazione di minoranza, di prova, spesso di marginalità ¡ sono chiamati a riscoprire l’essenziale, a ritrovare la loro identità più profonda, di pellegrini in cammino. Non già per crogiolarsi nel mito del “pochi ma buoni” o per rassegnarsi alla condizione di innocua residualità in cui certa modernità vorrebbe sospingerli. Bensì per ritrovare il segreto della “differenza cristiana”, capace di diventare Buona Notizia per il mondo.
Ha scritto Emmanuel Mounier: “Ovunque, quando il cristianesimo cerca di “sistemarsi”, viene rimandato al suo dramma essenziale, alla sua condizione originale: itineranza, debolezza e povertà”. Questo tempo è oggi; ecco perché tornare ad ascoltare la “voce del silenzio”.
Gerolamo Fazzini
(da Mondo e missione, giugno-luglio 2003)