Ecumene

Giovedì, 05 Giugno 2008 00:21

Un terreno d'incontro su Bibbia e matrimonio (Valdo Bertalot)

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Ecumenismo pastorale

Un terreno d'incontro
su Bibbia e matrimonio

di Valdo Bertalot *

 

Le discussioni cattedratiche sull’ecumenismo sono e restano teoria, se non si calano nella realtà di tutti i giorni. Così è avvenuto in primo luogo a proposito della collaborazione nella traduzione e diffusione della Bibbia e poi per quanto riguarda a dichiarazione comune tra Chiesa cattolica, Valdesi e Metodisti circa il problema dei “matrimoni misti”.

Se oggi la Bibbia è considerata il testo ecumenico per eccellenza, nel secondo millennio ha rappresentato, soprattutto dal 1500, un elemento di divisione fra le Chiese per quanto riguarda il suo ruolo nelle Chiese stesse e nella testimonianza cristiana da rendere al mondo. Essa è divenuta parte dell’affermazione dell’identità confessionale, come per esempio nelle espressioni “Sola Scriptura”, “Bibbia e Magistero”. Ma nel XIX e XX secolo essa ha posto le basi del dialogo fra le Chiese, contribuendovi enormemente. Infatti, se molti affermano che il XX secolo è il secolo della Chiesa o meglio dell’ecumenismo, ciò è vero perché il XIX secolo è stato soprattutto il secolo della Bibbia.

Nel XIX secolo assistiamo a un profondo rinnovamento degli studi biblici, proseguito e sviluppatosi ulteriormente nel XX, che ha rivoluzionato il nostro approccio ai testi. La ricerca e l’applicazione di nuovi metodi di analisi letteraria, l’affermazione di nuove scienze come l’archeologia del Vicino Oriente antico e la linguistica hanno contribuito a delineare molto più precisamente il contesto storico, geografico e culturale della Bibbia. Tale impegno di ricerca ha visto progressivamente prima il convergere e poi la reciproca comunicazione e collaborazione da parte di studiosi appartenenti alle diverse confessioni cristiane. Dunque nel XIX secolo sono state poste storicamente le premesse per un incontro comune intorno allo studio della Bibbia: essa non era più solo un elemento di divisione, ma diveniva oggetto di una ricerca “scientifica” possibilmente condivisibile.

Binomio sempre presente

A una disamina anche non approfondita della storia del dialogo ecumenico, la Bibbia risulta essere sempre fra i primi motivi per la proposta di un possibile incontro e in molti casi è proprio a partire dall’incontro intorno alla Bibbia che si sviluppa fra le Chiese il dialogo ecumenico. A titolo esemplificativo ricordiamo due eventi del XX secolo: la nascita nel 1948 del Consiglio ecumenico delle Chiese con il suo particolare impegno di studio della Bibbia e della sua rilevanza nella vita delle Chiese, ribadito nella stessa affermazione statutaria costitutiva(1)’; la celebrazione negli anni ‘60 del concilio Vaticano Il con la promulgazione di documenti quali la Unitatis redintegratio e la Dei Verbum. A oggi il binomio Bibbia-ecumenismo è ormai presente in tutti i documenti congiunti o separati delle Chiese, ai livelli internazionale, nazionale e locale, che trattano insieme o separatamente la Bibbia e l’ecumenismo(2).

La nascita del movimento ecumenico è legata soprattutto agli studenti e alla realtà missionaria, dunque alla “periferia” del mondo cristiano, inteso in senso lato, con il loro forte richiamo alle Chiese istituzionali per una fede basata sul Cristo e sul suo messaggio per l’oikumene, l’intera terra abitata. Il movimento di studenti cristiani asiatici, nordamericani ed europei, alla base della Fondazione nel 1885 della Federazione mondiale, era nato in circoli dove giovani di diverse Chiese si riunivano per pregare e studiare la Bibbia insieme. A Edinburgo nel 1910, nel corso della Conferenza universale delle società protestanti di missione, le giovani Chiese nate dalla missione chiedevano alle. Chiese madri di predicare il Vangelo lasciando a Cristo di suscitare, sotto la sollecitudine del suo Spirito Santo, la Chiesa conforme alle sue esigenze, e libera dagli “ismi” con i quali l’annuncio era stato fatto fino ad allora.

La continua visitazione della Bibbia fatta insieme è una costante nella storia del movimento ecumenico, indipendentemente dai diversi metodi usati per le finalità più specifiche; una costante che ha influito notevolmente sulla formazione dei giovani responsabili delle Chiese, futuri protagonisti del dialogo.

Le caratteristiche maggiori di questa visitazione possono essere indicate nel riconoscere:

1. la Bibbia come norma primaria, intesa non come condivisione della stessa interpretazione dottrinale dell’autorità biblica, bensì come disponibilità a essere guidati dal messaggio biblico nelle proprie situazioni particolari;

2. la Bibbia come dono alle Chiese, per scoprire la propria vocazione nel mondo attuale;

3. lo studio della Bibbia in relazione al mondo attuale come compito dell’intero popolo di Dio;

4. lo studio della Bibbia come cammino verso la conversione e quindi per l’impegno nel mondo.

Inoltre, nel dialogo ecumenico, dalla storia ormai secolare alla luce dell’esperienza degli incontri e dei rapporti avviati a qualsiasi livello, dalla comunità locale all’assemblea mondiale, sono venuti delineandosi alcuni principi basilari di metodologia ecumenica che traggono origine dal costante confrontarsi insieme con la Bibbia, descrivibili con le seguenti parole-chiave: “rivoluzione copernicana”, “preesistenza”, “unità e rinnovamento”, “unità nella diversità”, “elementi non teologici”, “ecumenismo temporale”.

Fin dalla sua nascita il Consiglio ecumenico delle Chiese ha posto particolare attenzione allo studio dell’autorità della Bibbia e della sua interpretazione, come testimoniato da una serie di consultazioni svoltesi in tutti questi anni (Oxford 1949, Montreal 1963, Bristol 1967, Lovanio 1971, Loccum 1978, e negli anni ‘80 e ‘90 vengono affrontati in rapporto alla Bibbia temi quali le nuove esperienze delle donne, il trinomio creato-pace-giustizia).

La prioritaria attenzione alla Bibbia, la reciproca conoscenza e la concreta collaborazione fra le diverse realtà confessionali presenti nel Consiglio ecumenico delle Chiese hanno molte volte suscitato la cooperazione diretta fra le Chiese per la traduzione e diffusione comuni della Bibbia, in ciò auspicata e promossa dallo stesso Consiglio, grazie soprattutto alla collaborazione con le Società bibliche, riunite nell’Alleanza biblica universale, che hanno svolto un lavoro pionieristico di collaborazione biblica interconfessionale, avviando anche un rapporto molto attivo con il Consiglio ecumenico delle Chiese fin dalla sua istituzione nel 1948.

Con il concilio Vaticano Il questa comune collaborazione per la traduzione e diffusione della Scrittura è affermata anche dalla Chiesa cattolica con la costituzione dogmatica Dei Verbum, promulgata il 18 novembre 1965. Negli anni successivi la partecipazione della Chiesa cattolica a progetti per la comune traduzione e diffusione della Bibbia crescerà moltissimo, soprattutto in collaborazione con le Società bibliche con le quali nel 1968 l’allora Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani firma un accordo, poi aggiornato nel 1987, circa i Principi per la collaborazione interconfessionale per la traduzione della Bibbia, realizzando e avviando a oggi circa 300 progetti.

Realizzazioni in Italia

Come ricordato nei documenti delle Chiese italiane, anche nel nostro Paese il rapporto Bibbia ed ecumenismo è costitutivo del dialogo fin dal suo inizio: esso si è realizzato e continua a realizzarsi in molteplici modi, che cerchiamo di indicare in estrema sintesi qui di seguito.

· Accesso al testo biblico: gruppi comuni di studio, gruppi comuni di preghiera biblica, celebrazioni comuni della parola di Dio, scambio dell’ambone per la predicazione.

· Traduzione del testo biblico: cooperazione iniziale alla realizzazione della versione Conferenza episcopale italiana (Cei) del 1972, realizzazione in comune di Parola del Signore. Traduzione interconfessionale in lingua corrente (Tilc), pubblicata dalla ElleDiCi-Abu, negli anni ‘72-’85, cooperazione alla revisione del testo della Cei negli anni ‘90, traduzione ecumenica del Padre Nostro nel 1999, realizzazione della traduzione ecumenica letteraria dei vangeli (Giovanni, Matteo, Marco), pubblicata dalla Società biblica, negli anni 1999-2005. Inoltre sono stati pubblicati molti strumenti di accesso diretto al testo biblico predisposti insieme e realizzati da realtà diverse (Società biblica, case editrici cattoliche e protestanti).

· Diffusione del testo biblico: presentazioni comuni della menzionata versione Tilc e della traduzione ecumenica letteraria dei vangeli; letture pubbliche del vangelo in contesti ecclesiali e secolari; campagne comuni di promozione della lettura della Bibbia in ambiti ecclesiali o secolari, tramite anche l’uso di mostre sulla storia della Bibbia; diffusione in comune e singolarmente della versione Tilc nelle comunità locali, in ambiti secolari (quali alberghi, ospedali, carceri, ecc.) e in occasione di eventi ecclesiali.

Significativo inoltre è stato l’impegno per il Giubileo del 2000 che ha visto la diffusione di 5 milioni di testi biblici in 17 lingue diverse, tutte nelle rispettive traduzioni interconfessionali in lingua corrente: esemplare l’iniziativa di diffusione da parte del papa Giovanni Paolo Il dell’edizione interconfessionale in cinque lingue del vangelo di Marco ai giovani della XV Giornata mondiale della gioventù a Roma.

Infine due recenti iniziative di testimonianza “comune”: il dono del vangelo di Giovanni nella traduzione ecumenica letteraria ai partecipanti al Congresso eucaristico nazionale svoltosi a Bari a maggio 2005 e la mostra “La Parola Scolpita. La Bibbia alle origini dell’arte cristiana” organizzata congiuntamente dalle Società bibliche e dai Musei Vaticani in collaborazione con il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, presso il Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani (settembre 2005- epifania 2006) in occasione del 40° anniversario della promulgazione della Dei Verbum.

Passi per affrontare un problema delicato

Con la firma, tra la Conferenza episcopale italiana e l’Unione delle Chiese evangeliche valdese e metodista nel 1997, del Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia e nel 2000 del relativo Testo applicativo, viene posto l’inizio di un nuovo rapporto tra le Chiese italiane circa il delicato problema di un matrimonio tra cattolici ed evangelici, basandolo su un approccio pastorale e superando così difficoltà fortemente limitanti di rigide discipline, espressioni di un forte antagonismo che opponeva le Chiese le une contro le altre su tutti gli aspetti dell’esistenza. quotidiana, difficoltà a loro volta fonti. di controversie ecclesiastiche e familiari e di gravi sofferenze.

Con la promulgazione del Motu Proprio di papa Paolo VI nel 1970, nel contesto della disciplina canonica dei matrimoni misti, sono ridimensionati alcuni tra gli aspetti più aspri, demandando inoltre alla Conferenza episcopale l’attuazione di possibili modalità di applicazione di tale normativa in ottica ecumenica alla luce delle diverse situazioni e circostanze. E nello stesso anno la diocesi di Pinerolo, per la sua particolare situazione di convivenza con la forte presenza storica valdese nella sua stessa area, avvia con il proprio “Direttorio ecumenico” la discussione per un’impostazione pastorale del problema dei matrimoni misti in prospettiva ecumenica. Negli anni 1965-1980 il Sinodo valdese affronta il tema del matrimonio al cui interno pone la discussione della problematica dei matrimoni misti anche alla luce delle indicazioni delle Chiese valdesi del I distretto, quello delle Valli valdesi.

Nel 1988, nell’avvio di una serie di incontri tra il Segretariato per l’ecumenismo della Cei e la Tavola valdese per la discussione di problemi comuni, come primo tema per un confronto si individua quello dei matrimoni misti. Con l’istituzione di una commissione bilaterale si avvia il dialogo sui matrimoni misti «quale problema teologico, pastorale e giuridico comune alle due Chiese» pervenendo alla firma del Testo comune nel 1997: esso indicherà quanto le due Chiese possono dire in comune sul matrimonio, le loro differenze e divergenze, dando orientamenti sulla pastorale dei matrimoni misti. Seguirà nel 2000 il Testo applicativo.

Fra gli elementi più evidenti espressi per la dimensione pastorale relativa a questo tema sono la forte disponibilità ecumenica delle due comunità coinvolte insieme alla coppia degli sposi; il reciproco rispetto e fiducia della testimonianza cristiana dei due sposi; la libertà di scelta per gli sposi circa le forme e il luogo della celebrazione del matrimonio, circa il battesimo e l’educazione religiosa dei figli. L’auspicio espresso dalle Chiese con la firma del Testo comune è che esso «contribuisca a incrementare la mutua comprensione e a rinnovare il nostro impegno per un progressivo cammino ecumenico».

 

* Segretario generale della Società biblica in Italia

Bibliografia

Bissoli C., L’apostolato biblico in Italia, Leumann 1996; Maselli D. - Ghidelli C., La Società Biblica Britannica e Forestiera: 200 anni di storia in Italia, Roma 2004; Oecumenica Civitas, I/1 (2001), cf contributi di Ablondi A., Coccopalmerio F., Taccia A., Polastro M., Vicentini I. (a cura di), Matrimoni misti interconfessionali, Pinerolo 2005.

Note:

(1) Consiglio ecumenico delle Chiese è un’associazione di Chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore secondo le Scritture e cercano perciò di realizzare insieme la loro comune vocazione per la gloria dell’unico Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo», Thomas T K. “CEC. Fondamento”, in Dizionario del Movimento Ecumenico, Bologna 1994, pp.296.

(2)Si veda: Flesseman-van Leer E. (a cura di), La Bibbia e la sua autorità e interpretazione nel movimento ecumenico, Leumann-Torino 1982; Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo, Città del Vaticano 1993, par. 183-186; Pontificia commissione biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Città del Vaticano 1993, par. IV. C. 4; Lettera apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo Il, Tertio millennio adveniente, Città del Vaticano 1994, par. 16. 40; Lettera enciclica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo Il Ut unum sint, Città del Vaticano 1995, par. 44; Lettera enciclica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II Novo millennio ineunte, Città del Vaticano 2001, par. 39-40, 48; Documento sull’Ecumenismo delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste, Torre Pellice 1982, par. 6.4; Documento sull’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste, Torre Pellice 1998, par. 9, 28, 34; Conferenza episcopale italiana, Nota Pastorale: La formazione ecumenica nella Chiesa particolare, Roma 1989, par. 1.3, III.5; Conferenza episcopale italiana, Nota Pastorale: La Bibbia nella vita della Chiesa, Roma 1995, par. 8,32,34,41.

(da Vita Pastorale, dicembre 2005)

Letto 3680 volte Ultima modifica il Lunedì, 19 Aprile 2010 11:27
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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