Ecumene

Domenica, 08 Agosto 2004 01:33

Maria nel cenacolo di ieri, nell'ecumenismo di oggi

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Intervento di  Renzo Bertalot

L’enciclica "Ut unum sint", quando individua nel capitolo 79 gli argomenti da approfondire per raggiungere un vero consenso di fede tra tutte le confessioni cristiane, nel suo punto 5 dichiara quanto sia importante una riflessione sulla "Vergine Maria, Madre di Dio e Icona della Chiesa, Madre spirituale che intercede per i discepoli di Cristo e tutta l’umanità", indicando così la necessità di affrontare, nel cammino dell’ecumenismo, anche il tema mariologico, che è stato uno dei grandi motivi di divisione tra le Chiese negli ultimi quattro secoli.

"...dovremo necessariamente giungere a parlare di Maria."

In questo ultimo periodo la riflessione su tale argomento è stata accantonata, poiché l’interesse, nel dibattito ecumenico, si è concentrato sulle tematiche cristologiche. Tuttavia, nel corso di una ricerca sulla Grazia e sul significato che può avere l’essere cooperati della Grazia, dovremo necessariamente giungere a parlare di Maria. Certamente tale argomento è estremamente delicato, poiché presenta almeno tre grandi difficoltà, sulle quali tutti i cristiani sono chiamati a riflettere serenamente insieme, prendendo atto delle diverse sensibilità che possono manifestarsi nel corso della ricerca, che comunque deve partire dalla Bibbia. Solo così infatti si potrà arrivare all’elaborazione di un pensiero condiviso, almeno nelle sue linee fondamentali, da tutti i cristiani, senza permettere che su di esso persino eredità passate, accumulate nel corso di tanti secoli e spesso sorte in relazione ad un particolare clima sociale, culturale e spirituale verificatosi in determinati periodi storici.

Le difficoltà sopra accennate sono relative alla sensibilità teologica diversa che si registra nei titoli dati a Maria nelle epoche passate. Per i cattolici e gli ortodossi essa è infatti Mediatrice, Consolatrice, "advocata nostra", mentre per i protestanti questi titoli appartengono esclusivamente alla Trinità. Bisogna quindi cercare di andare a ritroso nella storia della riflessione teologica e della spiritualità per vedere come questi titoli si siano formati, ed esaminarli serenamente, confrontandoli con i dati biblici.

Come prima è stato detto, la riflessione su Maria deve scaturire da una riflessione sulla Grazia. La Grazia vuole cooperatori, testimoni. Ma che cosa significa essere suoi testimoni? È questa la domanda basilare che dobbiamo porre quando affrontiamo la discussione su Maria che della Grazia è stata eccezionale testimone. Subito collegata alla prima domanda, se ne presenta un'altra di estrema importanza per il dibattito ecumenico: il testimone può essere considerato Mediatore così come è stata dai cattolici e dagli ortodossi ritenuta Maria?

Nell’ambito dei documenti elaborati dal Concilio Vaticano II, la Costituzione Lumen Gentium dedica a Maria il suo capitolo VIII, dichiarando espressamente di non "avere in animo di proporre una dottrina esauriente su Maria, e di dirimere le questioni non ancora pienamente illustrate dal lavoro dei teologi" (L G VIII, 54). La costituzione lascia quindi aperto il campo per un prosieguo del dibattito teologico, fondato innanzitutto sulle fonti bibliche, e al tempo stesso ribadisce l'unicità della mediazione di Cristo.

"...è necessario accettare atteggiamenti diversi nei confronti della figura di Maria"

Anche nella riflessione su Maria è necessario, sulla via dell'ecumenismo, ricordare che non bisogna necessariamente tendere ad un’uniformità di posizioni, ma che è fondamentale meditare sulle diversità presenti nelle varie Chiese, senza considerarle negativamente, come è stato fatto in passato, ma anzi cercando di cogliere in esse per quanto è possibile, la presenza di nuovi apporti, di nuove ricchezze di mettere in comunione. Ricordiamoci sempre che il metodo ecumenico tende all'unità nella diversità, unità che deve essere raggiunta percorrendo un itinerario biblico, avente il suo fondamento nella Trinità.

Anche i dogmi mariani dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione devono essere considerati in base all'itinerario sopraindicato, tendendo comunque sempre ben presente il fatto che essi non toccano la nostra unità di cristiani, stretti indissolubilmente a Cristo, unico Salvatore. Questo è il punto fondamentale del cammino ecumenico. Dobbiamo tener presente che è necessario accettare atteggiamenti diversi nei confronti della figura di Maria da parte delle diverse Chiese. Tale diversità dipende strettamente da sensibilità teologiche diverse che sottolineano alcuni aspetti piuttosto che altri, ma che in ogni caso possono portare un grande arricchimento, i cui andranno a beneficio di ogni credente, in un confronto sincero e basato sulla comune fede in Cristo. Certamente, in questo esame sarà necessario riflettere, camminando tutti insieme, sulle diversità, sforzandosi di comprendere quando esse costituiscano vera ricchezza o quando siano invece di ostacolo alla ricerca ecumenica.

Del resto, non solo in campo protestante ma anche in quello cattolico si registrano posizioni molto critiche nei confronti di alcune devozioni a Maria vecchie di secoli. Dobbiamo tutti tornare a riscoprire Maria attraverso una ricerca centrata sui testi biblici, accettando che essa, portata avanti dalle diverse Chiese, metta in evidenza aspetti diversi relativi al ruolo e alla figura della madre di Gesù nel mistero della salvezza. Tutto ciò potrà portare un grande arricchimento per i cristiani, presentando Maria m modo nuovo e stimolante per la nostra fede.

"...quel turbamento che ogni credente deve provare".

Prendiamo in esame, nel Vangelo di Luca, l’episodio dell’Annunciazione. Maria è una testimone unica, irripetibile: nessuna creatura come lei è stata in maggior contatto con la trinità attraverso il suo "fiat" alla richiesta del Padre, il suo accogliere nel grembo il Figlio, il suo essere ricoperta come da un'ombra dallo Spirito Santo. "Hai trovato grazia", le dice l’Angelo, esortandola a non temere di fronte all'annuncio del disegno di Dio. L’esperienza del timore, il turbamento profondo che assale Maria prefigura quel turbamento che ogni credente deve provare di fronte alla Parola del Signore e che è fondamentale per una vera esperienza di fede. Non si può rimanere impassibili davanti alla Parola di Dio. Essa scandisce il tempo della nostra esistenza in un "prima" e un "dopo": una volta ricevuto l'annuncio di salvezza dobbiamo anche noi sentirci sconvolti, proprio come Maria poiché la Parola ci chiama, ci provoca, ci spinge ad un profondo cambiamento, ad una vera conversione di noi stessi, e allora anche noi sapremo pronunciare il nostro "fiat", come Maria, non nel segno della passività ma di una forte presa di coscienza, nella massima libertà, della "missione" che siamo chiamati a compiere, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo. Senza l’ispirazione dello Spirito santo, infatti, la nostra libertà è solo anarchia.

Dall'Annunciazione scaturisce un messaggio valido universalmente, in ogni tempo e soprattutto nello smarrimento di valori e nell'incertezza del mondo presente: la libertà nasce di fronte alla parola di Dio, dal confronto diretto con il Vangelo. Se tutti i cristiani sapessero comprendere a pieno tale messaggio e pronunziassero il loro "fiat" davanti alle richieste del Signore, cercando con tutte le forze di conformarsi alla sua volontà, l’unità tra le Chiese potrebbe essere immediatamente raggiunta.

La testimonianza di Maria è prodigiosa.

Nel Magnificat ogni cristiano può trovare il fondamento della propria fede. Nei versetti finali del cantico infatti si dice: "Fedele nella sua misericordia, ha sollevato il suo popolo, Israele. Così aveva promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre" (Lc 1,54-55).

A noi che viviamo in un’epoca così povera di valori e di veri punti di riferimento, Maria, attraverso il suo cantico, indica che il nostro punto di riferimento non deve essere ricercato entro i confini dell’esistenza terrena, ma deve essere posto nella promessa, nell’elezione, nella benedizione fatta ad Abramo, che si estende di generazione in generazione nel corso della storia e la trascende, conducendoci verso la vera, grande Salvezza, nella quale è vinta anche la nostra morte.

Cristo in tutta la sua vita sottolinea con le parole e con i gesti una totale fiducia in questa promessa. Egli, sulla croce, grida: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Sal 22,2), usando le parole del Salmo 22, nel quale, dopo le iniziali espressioni di dolore, di disperazione, di angoscia, esperienza dell'abbandono, è presente e vivo il ricordo dell'amore misericordioso di Dio e della promessa che il Signore ha fatto a Israele: "In te sperarono i nostri padri: hanno sperato e li hai condotti in salvo, ti chiesero aiuto e li hai liberati, si sono fidati e non sono rimasti delusi" (Sal 22, 5-6).

Gesù dice ai suoi oppositori: "Oggi si è compiuta questa parola". Potremo anche noi dire alla fine della nostra giornata terrena: "Oggi si è compiuta questa parola"? Dobbiamo cercare di tendere oltre i confini biologici della nostra vita. Il significato di essere Madre di Dio, Maria lo vede nella promessa fatta da Dio ad Abramo. Maria testimonia il primato della parola di Dio dalla quale scaturiscono la sua fede e la sua missione. Dal contatto con la parola di Dio i Cristiani devono saper ricuperare la loro gioia e il senso della loro vocazione.

"...leggere e conservare nel nostro intimo le parole del Signore"

Nel Vangelo di Luca, sia nell'episodio dei Pastori (Lc 2,19), che in quello di Gesù tra i dottori nel tempio di Gerusalemme, si dice che Maria "custodiva tutte queste cose e vi rifletteva in cuor suo" (Lc 2,19; 2, 51). Maria quindi osservava attentamente ciò che si compiva intorno a lei e lo meditava interiormente, conservando nel cuore, oltre che nella memoria, e confrontandolo costantemente con le parole dell'annuncio ricevuto e della promessa fatta dal Signore ad Abramo. Anche noi dobbiamo prendere esempio da Maria: dobbiamo continuamente leggere e conservare nel nostro intimo le parole del signore che possiamo incontrare ogni giorno nella Bibbia, accogliendo con fede anche quelle che, a prima vista, ci sembrano incomprensibili, nella più profonda certezza anche il loro significato ci sarà svelato dalla grazia nel momento per noi più propizio.

Nell'episodio delle nozze di Cana, Maria, rivolgendosi ai servi dice: "Fate tutto quello che egli vi dirà" (Gv 2,5). Se attualizzassimo queste parole rivolgendole a noi stessi comprenderemmo che Maria ci spinge a guardare a Cristo per ascoltare la sua Parola, così come lei stessa ha fatto. Se tutti i Cristiani ascoltassero senza alcun pregiudizio la parola del Signore, troverebbero in essa una formidabile spinta all'unità, senza più perdere tempo in discussioni e inutili sofismi.

Maria si trova ai piedi della croce, come pure sta nel Cenacolo. È significativo osservare come la storia della Maria biblica inizi e termini nel dio trinitario, attraverso uno speciale rapporto con lo Spirito Santo, che già nel momento dell'annuncio l'aveva ricoperta con la propria ombra e che viene di nuovo da lei atteso nel Cenacolo insieme a tutti gli apostoli. I testi evangelici nulla ci dicono sul quel periodo di silenzio e di attesa, ma per noi che Maria si trovi in quel luogo indica che per lei la sofferenza di vedere il figlio sulla croce non ha distrutto, ma anzi ha rafforzato la sua fede in quella promessa di salvezza che, di generazione in generazione, scorre da Abramo a tutti i suoi discendenti. Maria prega ed attende con fiducia lo Spirito: così dobbiamo fare anche noi e, come Maria, dobbiamo imparare a stupirci di fronte alla parola di Dio. Questa è la parola che può cambiare la nostra vita, rendendola feconda e costantemente illuminata dallo spirito, questa è la parola che, con suo soffio vitale, può ispirare energie nuove per affrontare insieme il cammino verso l'unità.

(Testo trascritto da registrazione e non rivisto dall'autore)

 

 

Letto 3519 volte Ultima modifica il Giovedì, 22 Settembre 2011 16:40
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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