di Djénane Kareh Tager
Persino nello stabilire la data di inizio del ramadan, i rappresentanti dei mussulmani di Francia, si sono mostrati su posizioni differenti, e solo per caso, alla fine, hanno scelto la stessa data, il 6 novembre, gli uni basandosi sulle rilevazioni di Arianespace, gli altri, su dati di osservatori di altri paesi, in particolare l’Egitto e l’Arabia Saudita. E questo proprio nel momento in cui la commissione incaricata dal ministro francese dell’Interno e dei Culti, Nicolas Sarkozy, di organizzare le elezioni del Consiglio francese del culto mussulmano, si esprimeva circa: "la possibilità di dichiarare, di comune accordo, la data di inizio del ramadan", (mese del calendario lunare durante il quale i mussulmani digiunano dall’alba al tramonto). Questo sembra un semplice aneddoto? In realtà esso testimonia delle riserve, sempre più palesi, manifestate dai mussulmani di Francia, nei confronti del futuro Consiglio. Al presente, queste riserve si concretizzano nella decisione presa, dal ministro Sarkozy, di cooptare una parte dei membri del futuro Consiglio, che sarebbero così scelti dai membri già operanti e soprattutto di nominare come presidente il rettore della Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur. Ciò, allo scopo evidente di controbilanciare la vittoria scontata dell’Unione delle Organizzazioni Islamiche di Francia (UOIF) ritenuta vicina alla sfera di influenza dei Fratelli mussulmani e che controlla la maggioranza delle moschee che hanno il diritto di partecipare all’elezione. L’UOIF parte già vincente, in quanto, per di più, beneficia di fondi stranieri, di origine non certamente laica, ma nondimeno molto utili per costruire e gestire i luoghi di culto. E quanto si dice negli ambienti della Moschea di Parigi, che, d’altro canto, è sicuramente sostenuta politicamente e finanziariamente dall’Algeria, ma che si presenta ormai come il portabandiera di un islam francese, laico e repubblicano. A proposito della scelta della data di inizio del digiuno, un altro gruppo si è fatto avanti per fare la sua proposta: esso è composto dai membri dalla Federazione nazionale dei mussulmani di Francia (di obbedienza marocchina) e di raggruppamenti salatiti, i puri e i duri dell’islam che hanno un grande seguito nelle periferie delle grandi città, soprattutto Parigi e Lione.
Nicolas Sarkozy, ha deciso di non tener conto di questi contrasti e di ignorare le invettive che l’UOIF e la Moschea di Parigi sono ormai arrivate a scambiarsi: la prima accusa la seconda di "denigrare le pratiche religiose dei mussulmani" al che la seconda, controbatte, rifiutandosi di riconoscersi nell’"islam dei fanatici". Per avere il "suo" Consiglio e riuscire là dove i suoi predecessori hanno fallito, Sarkozy ha deciso che la commissione incaricata di preparare le elezioni, si riunirà regolarmente , anche durante il ramadan e dovrà presentargli un progetto finalizzato, prima della fine dell’anno. Ma, mentre i responsabili annunciano la fine di questa che è diventata una vera telenovela, la maggior parte dei mussulmani, abituati da dodici anni ormai, a consultazioni di vario genere pensano piuttosto ad un inasprimento dei contrasti.