Con il termine "bullismo" generalmente si indica il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico. Il termine bullismo è il calco dell'inglese bullying, che significa prepotente.
È l'età più delicata, tra l'infanzia e l'età adulta, ma è anche quella in cui è più facile perdere ciò che si è coltivato nell'età infantile. Occorre sostenerla con interventi e risorse mirate.
Dopo il grande successo dello scorso anno, torna questo corso riservato agli educatori degli adolescenti: genitori, insegnanti, sacerdoti, religiose e religiosi, novizi e novizie, catechisti della cresima e dopocresima ed animatori dei gruppi giovanili.
Per Davide, giovane universitario della provincia di Sondrio, le uniche cose che contavano erano solo la passione per la playstation, il tifo per la Ferrari, la musica di Ligabue e le belle ragazze. Dopo una gita in montagna ha riscoperto la capacità di guardare alla realtà con una consapevolezza nuova. Lo scorso anno ha passato quattro mesi in Kenya con un’associazione di volontariato e si sta preparando a ripartire.
Il dibattito sulle proposte di riforma del sistema scolastico e i tagli previsti per il sistema istruzione sta assumendo toni e modi sempre più accesi e dimensioni sempre più ampie. La più diffusa forma di protesta all'interno degli edifici scolastici sembra essere la c.d. "autogestione", modello operativo non previsto da alcuna normativa ma ormai considerato da studenti e scuole come efficace forma di critica "possibile" e "lecita".
I media sempre più spesso raccontano episodi di violenze i cui autori sono ragazzi, anche minori. In particolare preoccupa il fenomeno del bullismo di fronte al quale genitori ed insegnanti hanno il dovere di intervenire. Ma l'azione non puo essere solo repressiva. Bisogna preventivamente educare i ragazzi ai sentimenti e alle emozioni.
Tutti ricordano la città di Roma, nell’agosto del 2000, invasa da 2 milioni di giovani. Ma siamo ancora lontani da una globalizzazione intesa come solidarietà per l’altro. Pensiamo a Rosarno. La città, immersa nella calura d'agosto, sembrava abitata solo da giovani, per le strade non c'erano macchine e ovunque si incontravano le bandiere di tutti i Paesi del mondo.
I giovani faticano a incanalare il loro desiderio di Dio nelle forme ecclesiali della fede, a sintonizzarsi con il messaggio cristiano. Non sono contro Dio e contro la Chiesa, ma semplicemente hanno imparato a viverne senza.
Famiglia oggi, 6(2008):70-71
Beppe Del Colle
Un tempo la cosiddetta "paghetta" conteneva un principio: a un figlio che si comportava bene i genitori donavano anche un compenso materiale che poi il ragazzo integrava con dei lavoretti. Oggi i bisogni di consumo dei giovani sono enormi e lo spirito di sacrifìcio per rinunciarvi è quasi inesistente.
Ci sono spettacoli quotidiani che una persona anziana non è in grado di accettare facilmente, anche se in essi non c'è nulla di men che lecito, e anche se i loro protagonisti non sentono nessun bisogno di spiegarli a qualcuno. Uno di quegli spettacoli lo abbiamo personalmente sotto gli occhi tutti i giorni, nei mesi di funzionamento delle scuole: i ragazzi di un famoso ginnasio-liceo, maschi e femmine fra i quindici e diciotto-diciannove anni, che escono dal loro istituto con gli zainetti a spalle ed entrambe le mani impegnate a usare telefonini e accendini, o pacchetti di sigarette.
Una parte importante del problema è proprio rappresentata dall’incapacità dell’insegnante di presentarsi sotto un triplice aspetto: quello di docente, messo lì da un’istituzione, con lo scopo di gestire un gruppo classe; quello di esperto, definito dalla sua esperienza di studio, con lo scopo di fornire un’istruzione specifica; quello di adulto, riconosciuto dall’anagrafe e dallo stato dei capelli, con lo scopo di far crescere delle persone.