In questi ultimi decenni si è assistito a un fuoco pirotecnico di ricette di politica familiare (dal “bonus bebé” al baby bond), enfaticamente propagandate come “la svolta decisiva”, ma terminate tutte purtroppo in un “eterno ritorno” della medesima inefficacia con la scusa magari delle scarse risorse disponibili.[1] Nel 1985 il Rapporto conclusivo su La Povertà in Italia della Commissione di studio istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (Governo Craxi) elaborò l’ipotesi di “un assegno sociale” che unificava detrazioni e assegni. Veniva abbandonato “il concetto di familiare a carico”. Destinataria dell’intervento diventava “l’unità di convivenza”. Non interessava più la famiglia intesa nella qualità delle sue relazioni, ma solo come aggregato di individui in funzione di una ottimale redistribuzione del reddito.
Da una legge dell’Emilia-Romagna, del 1989, è scaturito un primo timido ma fondamentale dibattito che ha portato a riflettere su quali dovessero essere le politiche regionali per la famiglia. Oggi anche la Lombardia, con diversi presupposti, è divenuta paradigma in questo campo.
In questo breve contributo cercherò di riflettere sulle politiche regionali a sostegno della famiglia. Lo farò affrontando tre diverse dimensioni del problema: 1. mostrerò brevemente l’evoluzione delle leggi regionali dalla fine degli anni ‘80 ad oggi per mostrarne la morfogenesi “qualitativa”; 2. analizzerò le logiche di questa morfogenesi, mostrando i principi fondamentali di quelle che potremmo chiamare le “nuove politiche” per la famiglia; 3. concluderò sottolineando quelle che, a mio parere, saranno nel prossimo futuro le aree di politica sociale più importanti.
Nasce nel 1998 a Milano e si sviluppa in varie città d’Italia e attualmente ha sezioni in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli e Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Sicilia; cioè in molte Regioni d’Italia. L’Associazione è stata seguita sin dall’inizio da mons. Renzo Bonetti, già Responsabile della Pastorale Familiare della CEI.
L’ Associazione fa parte del forum Nazionale delle Associazioni Familiari.
Obiettivi in sintesi sono:
Nasce e inizia il suo cammino ufficialmente nel gennaio 2001, dopo il parere favorevole del Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma, incaricato per la Pastorale Familiare, S.E. mons. Luigi Moretti.
Dal mese di settembre 2001 al mese di giugno 2002, inizia a Roma il cammino dei primi due gruppi che nascono come: «Gruppi di ascolto del Vangelo e di Preghiera» con incontri mensili.
Vi partecipano persone che si trovano nelle più svariate situazioni: separati, divorziati, coppie in crisi; Uomini e donne con storie di sofferenza, con ferite profonde, bisognosi di essere ascoltati, di poter condividere; forse per la prima volta essi si sentono accolti, non giudicati.
Oltre gli incontri di accoglienza iniziano anche i ritiri nei tempi «forti» dell’ano liturgico: Natale e Pasqua e si organizzano momenti «conviviali» con pellegrinaggi nei luoghi francescani di Greccio e Bellegra: sono occasioni necessarie per fraternizzare e conoscersi.
Con l’aiuto del Signore il «seme» comincia a dare «nuovi frutti» e, dall’inizio a settembre 2002, si costituiscono a Roma 11 gruppo, mentre altri iniziano il cammino a Civitavecchia e Latina. Agli incontri cominciano anche a partecipare coppie «regolari» che hanno maturato una chiamata a questo servizio pastorale: la loro presenza è segno di speranza, di accoglienza, di ricchezza spirituale.
Su richiesta degli stessi partecipanti, e per dare risposte concrete alle molteplici e diverse domande che la condizione di «separato» pone per quanto riguarda la situazione personale, le scelte di vita e la posizione all’interno della Chiesa, si sono tenuti quattro incontri su tematiche specifiche quali:
Gli incontri sono stati guidati da Consulenti familiari, avvocati, psicoterapeuti esperti nei settori di loro competenza.
Nel mese di giugno 2003 l’Associazione è stata invitata a partecipare al convegno diocesano svoltosi a Roma sul tema: «Insieme alla famiglia costruiamo una società migliore»: un grande evento ecclesiale e la prima vera opportunità di «testimonianza» diretta della propria condizione di «separato», presente nella Chiesa spesso vivendo la fedeltà in una società in cui questo valore è sempre più dimenticato e «disprezzato».
Nel maggio 2003 e nel 2004 in data 29 e 30 maggio, si sono tenuti i due Convegni Nazionali (IV° e V°): a Roma e a Caravaggio (Bergamo) ai quali hanno partecipato tutti i gruppi presenti in Italia che fanno lo stesso cammino; il prossimo Convegno Nazionale, il VI°, è già previsto per la fine di maggio 2005, a Roma: è una grande e importante occasione di confronto, riflessione, preghiera, scambio di testimonianze, proposte future.
Renato Galeri e Manuela Ciriello
Premesse
A Villa Civran di Castion di Loria, ultimo angolo ovest della diocesi di Treviso che confina con le altre due diocesi di Padova e Vicenza, si tiene, una volta alI' anno, un itinerario interdiocesano per la preparazione dei fidanzati al matrimonio, e nello stesso tempo si cerca di sperimentare «in vivo» una continua ricerca su forme, modi, mezzi da utilizzare in questo delicato lavoro.
La struttura è un ex studentato dei Padri della Sacra Famiglia del Berthier.
È proprio uno di questi padri, p. Francesco Pellizzer, promuove ormai da parecchi anni questa attività in collaborazione con una decina di coppie di sposi appartenenti appunto alle diverse diocesi. (Altri fidanzati vengono seguiti «fuori programma» in piccoli gruppi di tre-quattro coppie per volta durante tutto il corso dell'anno).
Gli incontri si susseguono da gennaio a maggio con frequenza quindicinale e vi partecipano ogni anno non meno di cinquanta coppie di fidanzati.
Gli incontri hanno luogo nel pomeriggio delle domeniche dalle ore 14.30 fino alle 19.00 e la presenza dei giovani si rivela molto assidua nonostante gli impegni lavorativi e sociali. In uno di questi incontri, a metà itinerario, viene richiesta la presenza fin dal mattino, con pranzo assieme, in modo da dare spazio alla verifica ed alla maggior integrazione-conoscenza tra i fidanzati stessi e con le coppie conduttrici (meglio sarebbe dire «coppie che affiancano» i ragazzi nel loro percorso formativo).
Metodologia
Una lunga e paziente riflessione tra le coppie che collaborano e il p. Francesco ha sviluppato alcune linee metodologiche. Tenteremo sinteticamente di accennarne alcune senza la pretesa di poter sviluppare adeguatamente l'argomento. Speriamo soltanto che si riesca a coglierne lo spirito. Alcuni punti condivisi che sottendono a questa attività pastorale sono:
la convinzione che la Chiesa ha bisogno di camminare con due gambe per non essere zoppa. Le sue due gambe sono i due sacramenti dell'Ordine Sacro e del Matrimonio e perciò i due relativi ministeri;
che è specifico delle famiglie (figli compresi), proprio in funzione del loro ministero, iniziare i giovani alla bella ma difficile avventura del matrimonio. (Per inciso, in qualche occasione sono presenti anche i figli sia piccolissimi che più grandicelli, addirittura adolescenti, e succede che i fidanzati facciano delle domande in pubblico a questi ultimi, e che le loro semplici e spontanee battute risultino di grande incisività);
che si tratta di un cammino di fede, ossia per chi intende fare un matrimonio religioso, senza peraltro escludere nessuno. Tuttavia il tentativo è di trasmettere un messaggio strettamente agganciato alla vita, non soltanto semplici conoscenze ed alti «voli» che poco hanno a che fare con l'impatto della quotidianità;
si è coscienti della cultura «visiva» del nostro tempo e pertanto si è attenti ad un buon uso di materiale adatto, cartaceo e non. L'uso dei «segni» si è rivelato di importanza fondamentale per la trasmissione dei messaggi. Si tratta del modo di preparare l'ambiente, di disegni e scritte, di atteggiamenti ed esercizi, di canti e formule di preghiera, ecc.;
che è di fondamentale importanza il coinvolgimento attivo dei partecipanti;
che infine una serie di incontri non può di certo esaurire la preparazione di una coppia e tanto meno rappresentare una vaccinazione per il lungo e complesso cammino matrimoniale. Perciò si tratta di «innamorare» gli innamorati, come qualcuno preferisce chiamarli, alla continua ricerca e ad un cammino permanente.
Lo spazio non ci permette di considerare altre cose se pur di grande rilevanza.
Giornata tipo
La scansione della giornata nelle sue parti fondamentali, tralasciando particolari e contorni anche se risultano spesso di grande efficacia accogliente, si svolge come segue:
ANNUNCIO (tenuto da persona/coppia preparata):
biblico. Vengono presentate coppie bibliche con lettura meditata del testo e spunti di lettura del quotidiano. I brani biblici sono stati scelti in modo da affiancare il più possibile l'argomento del giorno;
umano-cristiano. Varie argomentazioni che sviluppano il tema dell' amore a «modulo» su due proiezioni: lo sviluppo tematico e l'approfondimento.
(Solo come sussidio d'appoggio-consultazione si usa il testo Dio ci chiama a l' amore edito da Elledici).
LAVORO PERSONALE.
Attraverso test, brevi tratti di vissuto, messaggi da completare... viene lasciato il tempo ad ogni singola persona per riflettere, interrogarsi, cercare risposte...
LAVORO DI COPPIA.
Un certo tempo viene dedicato al Confronto a due, magari proprio sui dubbi e sulle risposte, spesso divergenti, suscitate dal materiale consegnato che è stato oggetto di riflessione della persona da sola. Non è raro assistere a discussioni di una certa vivacità pur sottovoce per non esporsi troppo a sguardi indiscreti.
STACCO.
A questo punto è stato inserito a proposito un momento di break. È un tempo per staccare, per scambiare qualche parola con amici, per fare qualche conoscenza... per permettere a un ragazzo di dire scherzosamente ad un altro ragazzo, indicando la propria fidanzata: «Questa... non capisce niente!». «Neppure la mia!», e viceversa. Ossia è quel momento che allarga la visuale del panorama della propria vita altrimenti troppo miope e chiuso dentro un rapporto di coppia troppo ristretto e povero. A questo punto si è pronti per l’ora successiva.
LAVORO DI GRUPPO
Svolto secondo le buone regole classiche. Ogni coppia di sposi fa da riferimento per cinque o sei coppie di fidanzati.
È questo il momento importantissimo della presa di coscienza, della conferma / disconferma delle proprie idee, del confronto e comunque dell'assimilazione- completamento dei messaggi.
Nell' incontro finale viene inserita la celebrazione della santa messa animata dai ragazzi stessi in vario modo e con una paraliturgia di «Promessa di Fidanzamento». La promessa di prendersi cura dell' altro per poter camminare davvero verso il matrimonio.
È soltanto un tentativo di ricerca di un linguaggio nuovo per poter portare a queste nuove generazioni «la buona notizia, il lieto annuncio» che dà sapore alla vita.
Valeria e Tony Piccin
CENTRO GIOVANI COPPIE SAN FEDELE – MILANO
Dal novembre 1994 opera in San Fedele, a Milano, il Centro Giovani Coppie che dal febbraio 1999 si è costituito in Associazione di volontariato.
Il Centro è nato grazie all'intuizione e all'iniziativa di un gruppo di laici animato da padre Giovanni Ballis, allora parroco di San Fedele.
Le premesse culturali
In un periodo in cui l'interesse nei confronti della famiglia si focalizzava su adolescenti e anziani, il gruppo individuava nella coppia, e in particolare nella giovane coppia, l'anello fragile delle trasformazioni socio-culturali emergenti. È iniziato così un lavoro di riflessione, di ricerca e progettazione da parte dell'équipe dei volontari del Centro per conoscere, comprendere e analizzare la realtà e i bisogni delle giovani coppie in un periodo di cambiamento sociale che per definizione sconvolge equilibri preesistenti.
La spinta all'individualismo, alla competizione e alla produttività insita nel cambiamento socio-culturale intacca alle radici ogni tipo di relazione interpersonale, minando ne il senso ultimo, la «relazione con l'altro». D'altro lato, assistiamo all'emergere di un bisogno sempre più cosciente di «soggettività», del dovere-diritto di scelte personali soprattutto nell' esperienza dell' amore.
In questa situazione di incertezza, di crisi e quindi di ricerca, il Centro Giovani Coppie ritiene che la prima esigenza consista nel distinguere gli aspetti essenziali dell' essere coppia e del matrimonio da quelli legati ad una particolare cultura e tradizione. Si tratta di una riscoperta dell'essenziale nell'incontro tra uomo e donna, cioè di ciò che rende la relazione intima autentica e progettuale.
Nel costruire il proprio progetto di vita, le giovani coppie dovrebbero trovare il modo di coniugare ciò che è essenziale e significativo con quei valori culturali e religiosi presenti in questa nostra società complessa, ma ricca di stimoli positivi per vivere in modo nuovo, più consapevole e creativo la propria vita di coppia e di famiglia.
All'interno di questa riflessione culturale, con attenzione ecumenica alle varie culture e religioni, il Centro Giovani Coppie offre a tutti coloro che lo desiderano un luogo di riflessione, di confronto, di ricerca, di incontro e di amicizia.
Le nostre proposte
Siamo convinti che non sia possibile vivere da persone consapevoli nell'attuale società complessa, plurali sta e in continua trasformazione, senza una seria riflessione culturale: per questo ci impegniamo ad accompagnare le coppie in una lettura critica della storia attuale.
Per capire quali sono le idee, i valori e i problemi che muovono tanti uomini e donne impegnati nel costruire una coppia e una famiglia proponiamo ogni anno un ciclo di conferenze su tematiche significative (la comunicazione, i rapporti con la famiglia d'origine, il conflitto...), conferenze che vedono la partecipazione costante e vivace di circa 150 persone.
Le relazioni più significative degli ultimi anni sono state raccolte in due quaderni (dal titolo: Matrimonio: rifugio o progetto?) e in una pubblicazione: Camminarti accanto dalla spontaneità al progetto, edita dalla casa editrice Ancora, Milano, nel 1997 , così da poter essere opportunità e momento di riflessione per tutti coloro che lo desiderano.
I gruppi giovani coppie
Le nuove famiglie sono caratterizzate da una particolare e crediamo dannosa tendenza all'isolamento e alla chiusura che riteniamo sia una delle cause principali di disagio e crisi familiare. Quando una giovane coppia affronta i primi problemi della sua vita insieme, i primi conflitti importanti, i rapporti non sempre semplici con la famiglia d'origine, l'organizzazione dei tempi e dei ruoli di ognuno, si ritrova sola e impreparata. Spesso l'isolamento, la mancanza di confronto e di condivisione fanno sì che i problemi si «incancreniscano» e vengano vissuti in modo drammatico diventando fonte di grosso disagio. Per questo promuoviamo la formazione di piccoli gruppi di giovani coppie che si incontrano periodicamente con la guida di un conduttore (sacerdote o laico) che ne facilita il confronto e la condivisione.
Riteniamo inoltre importante che i gruppi mantengano, ove possibile, un rapporto con la propria Comunità di abitazione o di elezione in modo da non isolarsi e da trovare una realtà più vasta nella quale inserirsi.
I gruppi possono perciò avere caratteristiche e metodi diversi: alcuni privilegiano la riflessione sul rapporto di coppia e l'educazione dei figli, altri temi di carattere culturale con riferimento ad un libro o ad articoli di riviste e giornali, altri ancora temi di carattere spirituale con riferimento ai testi sacri, sempre però in ordine alle esperienze di vita personale, familiare e sociale.
I corsi per animatori di gruppi
Abbiamo constatato che la crescita numerica dei gruppi di giovani coppie è ritardata, in varie situazioni locali, dalla carenza di sacerdoti disponibili ad occuparsi della conduzione di gruppi e dalle difficoltà dei laici disponibili che vorrebbero passare da una conduzione di tipo istintivo, guidata dal buon senso, ad una conduzione più consapevole ed intenzionale.
Il Centro ha proposto perciò corsi di formazione rivolti a quanti, sacerdoti o laici, hanno responsabilità di animazione e conduzione di gruppi, consci che la conduzione (intesa come facilitazione dei processi di comunicazione, elaborazione, apprendimento che nei gruppi si realizzano) riveste un' importanza centrale per il successo di iniziative di questo tipo, perché aiuta i gruppi a focalizzarsi più rapidamente e a conseguire in modo più consapevole i propri obiettivi.
Obiettivo di tali percorsi è stato di fornire gli strumenti necessari per facilitare consapevolmente la comunicazione, lo scambio, la riflessione e l'apprendimento.
I corsi, tenuti da un formatore e da una psicologa, entrambi collaboratori del Centro, sono ormai giunti alla quarta edizione, dal 1999 al 2002, e sono circa ottanta le persone che hanno terminato il training. Queste persone provengono da differenti ambiti della realtà ecclesiale milanese.
«Aiutarsi ad aiutare». Un lavoro di rete
Nell'anno 1998/1999 il Centro ha organizzato, in collaborazione con la cooperativa COMIN (Comunità minori) una serie di incontri con l'intento di realizzare una rete di famiglie disposte ad «aiutarsi ad aiutare» le famiglie in difficoltà.
Questo gruppo ha seguito un processo di formazione con esperti, psicologi, assistenti sociali e famiglie affidatarie per capire se e come donare parti di se stessi a bambini che hanno bisogno di aiuto al fine di realizzare una «rete» tra famiglie interessate all' affido.
Dall'esperienza è nata la rete Pàzol, autonoma associazione di volontariato dal 1992.
«Una strada per la coppia»
Nell'esperienza dei piccoli gruppi di giovani coppie, che il Centro sviluppa da anni, emerge con chiarezza che il tema della relazione di coppia è fondante per la crescita e l'equilibrato sviluppo dei figli e, più in generale, per una vita familiare e sociale armonica.
La qualità della relazione di coppia è cioè in realtà il fattore critico e decisivo per il «successo» del sistema famiglia: spesso si fa strada la tentazione di liquidare superficialmente il problema con un approccio «volontaristico» (“Basta voler andare d'accordo...”) o falsamente «concreto» (“Quel che conta è fare ogni giorno quello che va fatto... In fondo, l'importante è il benessere dei figli...”)... salvo esprimere meraviglia o costernazione di fronte alla breve durata di molti rapporti di coppia.
Esiste però un' esigenza, minoritaria ma ben avvertibile, di sviluppare un lavoro più «mirato» sulla relazione di coppia e sulle sue componenti comunicative, allo scopo esplicito di migliorare intenzionalmente la qualità della relazione stessa.
A quest' esigenza abbiamo voluto dare una risposta proponendo un progetto pilota, denominato «Dna strada per la coppia»: un itinerario strutturato su dieci incontri di tre ore, integrati da momenti di riflessione autonoma da parte delle coppie, guidata da appositi strumenti. La proposta (realizzata nel 2002 grazie alla sovvenzione della Regione Lombardia) è stata rivolta a una decina di coppie che avevano necessità/interesse a migliorare la qualità della loro relazione, attraverso attività di condivisione, ricerca, sperimentazione, riflessione, apprendimento.
La positività di questa esperienza formativa ci ha ulteriormente convinti dell'importanza del «gruppo» come strumento di crescita per la coppia e di prevenzione al disagio familiare.
Uno sportello di ascolto
Inoltre il nostro Centro riceve un numero sempre maggiore di richieste di ascolto da parte di coppie che, pur senza essere portatrici di vere e proprie patologie della relazione, vivono la necessità di confrontarsi con un «terzo esterno» sui loro specifici disagi. Per questo intendiamo rispondere a queste esigenze creando uno «sportello di ascolto»: uno spazio neutro che consenta alle coppie una prima elaborazione del loro vissuto problematico e che sia in grado di indirizzarle verso una tipologia articolata di gruppi di «auto-aiuto». Prevediamo cioè gruppi «tematici» (sulla comunicazione, sul conflitto, sulle tematiche educative) all'interno dei quali le coppie approfondiscano l'analisi del loro problema, lo confrontino con problematiche analoghe vissute da altre coppie e ne condividano le speranze, le difficoltà, la fatica e i successi nella ricerca delle soluzioni.
Per realizzare questo progetto è in atto un percorso formativo interno.
Per concludere...
Le iniziative e i progetti che l'équipe del Centro elabora e custodisce sono l'espressione e la testimonianza della nostra personale e comune esperienza di come la relazione con l'altro sia la sola strada, difficile e meravigliosa insieme, verso la scoperta di sé e dell' altro. Strada che apre all'intuizione del mistero di un ALTRO da noi che ci dà senso e fiducia.
Paola Bassani
Da “Famiglia Domani” 4/2003Spaziofamiglia è uno spazio autogestito a disposizione delle Diocesi Italiane nonché di altre realtà – civili o religiose –, movimenti, associazioni, che si occupano del lavoro con le coppie e le famiglie. In questo numero ospitiamo volentieri il contributo di Retrouvaille, frutto di «Incontro matrimoniale», movimento cattolico nato alla fine degli anni ’60 volto a migliorare e potenziare il rapporto di coppia, diffuso in vari stati del mondo e attivo in Italia dal 1978.
Capacità relazionali ridotte all’osso, senso di fallimento personale esteso al rapporto con il proprio coniuge, sgretolamento dei valori familiari, scarsa fiducia di sé, appiattimento delle aspettative e delle prospettive di vita, astio, stato confusionale, senso di colpa; questi gli stati d’animo in cui spesso precipitano coloro i quali vivono «gli sgoccioli di un matrimonio infelice».
Queste sono alcune componenti della patologia di una coppia in crisi che sperimenta uno stato di «sofferenza permanente» ed è orientata ormai verso una vita rassegnata alla reciproca sopportazione se non già verso la separazione e il divorzio.
Le cause sono quelle si desumono facilmente dalle statistiche: incapacità di mantenere vivo il dialogo con l’altro dovuta a delusioni, dolore, indifferenza, mancanza di desiderio verso il compagno, scelte di vita che non convergono più, adulterio commesso o subìto, problemi di dipendenza da droghe o alcol, ecc.
Situazioni paludate e croniche di fronte alle quali, troppo spesso, la società sostiene scelte che puntano sull’autonomia e sull’autogratificazione «...se soffri taglia fuori dalla tua vita la causa del tuo dolore...» oppure «se l’innamoramento è finito è terminato anche l’amore», sull’onda del più consumistico degli slogan «usa e getta».
Oggi, è quasi prassi comune, ci si può dire addio dopo sei mesi o sessant’anni di vita passati insieme: separazione e divorzio sono opzioni reali a fronte di qualsiasi matrimonio contratto nella maggior parte delle religioni e in quasi tutti gli stati del mondo. È un segno dei tempi e forse dovrebbe connotare costumi sociali più civili ed evoluti. Però...
Però c’è anche chi prova ad andare controcorrente e tira in ballo temi come il valore del matrimonio, l’accettazione e il perdono dell’altro, la potenza dell’amore, una felicità di coppia possibile e concreta anche nei casi considerati spacciati.
A sostenere queste «folli tesi» sono i «guaritori feriti» di Retrouvaille (dal francese ritrovarsi), un programma a sostegno delle coppie che soffrono, diffuso a livello mondiale e ora presente anche in Italia.
Retrouvaille è frutto di «Incontro matrimoniale», un movimento cattolico nato alla fine degli anni ’60 volto a migliorare e potenziare il rapporto di coppia, diffuso in vari stati del mondo e attivo in Italia dal 1978.
Retrouvaille è stato creato con l’obiettivo di raggiungere le coppie in gravi difficoltà ed è nato in Canada nel 1977. I primi incontri si tennero nella provincia francofona del Quebec. Attualmente il programma, migliorato negli anni grazie al supporto di esperti, studiosi e alla formazione sempre più specifica degli animatori volontari, è attivo in quasi tutti gli Stati Uniti, in Canada, Australia, Costa Rica, Cuba, Bolivia, Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Filippine, Samoa, Singapore, Sud Africa, Trinidad, Zimbawe.
Dal 2002 è operativo anche in Italia per volere di monsignor Anfossi (attuale vescovo di Aosta), già presidente dell’Ufficio per la Pastorale Familiare della CEI, che ha dato incarico alla comunità italiana di «Incontro Matrimoniale» di avviare questa nuova esperienza.
Nell’aprile 2002 hanno avuto luogo a Torino e a Paestum due week-end di formazione curati da un sacerdote e da tre coppie, due americane e una sudafricana. All’iniziativa hanno aderito 85 coppie e 17 preti provenienti da varie regioni italiane. Nell’ottobre 2002 è decollato a Roma il primo programma di Retrouvaille con nove coppie iscritte, mentre nell’Aprile 2003 si è iniziato a Chioggia (Venezia) il secondo programma con la partecipazione di 12 coppie. Tutte le coppie partecipanti hanno continuato gli incontri la settimana successiva con la fase del post week-end, nelle rispettive regioni di provenienza.
Retrouvaille mette a disposizione dei possibili utenti una linea telefonica privata ed un sito Internet per fornire tutte le informazioni necessarie. Per partecipare al programma occorre il consenso individuale di entrambe i coniugi. Possono aderire coppie che vivono con sofferenza la loro relazione o stanno pensando alla separazione o già separate o divorziate legalmente appartenenti a qualsiasi religione o matrice culturale della cui identità verrà mantenuto il più assoluto riserbo.
Viene proposta in primo luogo la partecipazione ad un fine settimana ambientato in luoghi confortevoli e riservati (dalle ore 20,00 del venerdì alle ore 18,00 della domenica). Animano l’incontro tre coppie ed un sacerdote. I partecipanti non sono invitati a parlare in pubblico di questioni personali; si chiede loro semplicemente di ascoltare le testimonianze delle coppie animatrici e del sacerdote per poi dar luogo ad un «lavoro di elaborazione» che avverrà unicamente con il rispettivo compagno.
A mettersi in gioco di fronte al gruppo sono infatti gli animatori (per questo definiti «guaritori feriti»); essi raccontano le difficoltà, i disagi, le crisi che hanno attraversato nelle rispettive unioni. Anche il sacerdote parla apertamente attingendo al proprio vissuto.
Retrouvaille però non può ovviamente terminare solo con la conclusione del fine settimana: la ripresa di un dialogo, la riscoperta e il perdono verso l’altro non possono avvenire in tempi così brevi dopo anni di sofferenza. Pertanto si portano avanti i temi trattati con una serie di incontri (da sei a dodici) nei successivi tre mesi.
Dopo questo «consolidamento» le coppie possono decidere di aderire al Co.Re. (acronimo di «continuiamo l’esperienza di Retrouvaille»), un gruppo autogestito attraverso incontri quindicinali o mensili per continuare ad arricchire l’esperienza matrimoniale, trovare sostegno nelle difficoltà, mantenere vivo il dialogo e la relazione con l’altro.
Responsabili nazionali del programma Retrouvaille sono Guido e Rinuccia Lamberto.
«È un compito arduo – sottolineano insieme –: non è stato facile attivare l’organizzazione su tutto il territorio nazionale. Ma i segni e gli stimoli ad andare avanti sono stati frequenti e meravigliosi. Vedere rinascere l’amore tra coppie quasi rassegnate alla fine della loro unione rafforza quotidianamente i nostri intenti e la fede in Dio».
Si dichiarano anche loro «compagni di viaggio» delle coppie che approdano a Retrouvaille. «Siamo tutti in cammino. Nessuno di noi pretende di mostrare la via agli altri – sottolinea Rinuccia Lamberto –: non è sempre facile portare testimonianza di esperienze o momenti che ci hanno visto soffrire, dubitare, toccare con mano la delusione e lo sgomento. Ecco perché ci definiamo guaritori feriti. Il programma è fonte di crescita e confronto anche per noi animatori».
C’è infine un ultimo segreto da svelare. Nel momento stesso in cui una coppia si iscrive a Retrouvaille, viene affidata spiritualmente ad una «coppia angelo», la quale si impegna da quel momento e per i tre mesi successivi al week end ad accompagnare con la preghiera quotidiana i due coniugi segnalati, secondo la regola del reciproco anonimato.
Ecco perché Retrouvaille è, prima di tutto, un’esperienza cristiana. Tutti noi siamo chiamati ad assumerci delle responsabilità nei confronti delle coppie che vivono con sofferenza la loro relazione, aiutandole anche proponendo la partecipazione a questa esperienza a cominciare da sacerdoti, insegnanti, operatori familiari... fino alla singola coppia che crede ancora nei valori del matrimonio.
Rapporti con la Chiesa
Abbiamo riscontrato grande sostegno e collaborazione da parte dei responsabili dei principali uffici di pastorale familiare della Chiesa.
Oltre che da Mons, Giuseppe Anfossi siamo sostenuti dall’ex direttore nazionale dell’Ufficio famiglia Mons. Bonetti e dal suo attuale sostituto Don Sergio Nicolli che insieme si sono impegnati per diffondere la conoscenza dell’esperienza Retrouvaille, sia direttamente ad ogni singola diocesi italiana, sia attraverso organi di stampa cattolici.
In alcune diocesi è presente un referente locale di Retrouvaille.
Molti responsabili della comunità civile italiana ci hanno assicurato il loro aiuto a diffondere attraverso i loro servizi sociali la disponibilità di un aiuto alle coppie anche attraverso Retrouvaille.
Abbiamo iniziato una collaborazione con le due principali organizzazioni cattoliche italiane di terapisti e consulenti matrimoniali, e attraverso i loro presidenti contiamo di far conoscere quest’esperienza di speranza in tutte le loro sedi che sono più di un centinaio in tutta Italia.
Abbiamo fatto stampare migliaia di depliants di Retrouvaille, pubblicato decine di articoli su giornali locali e anche su quelli a diffusione nazionale, rilasciato interviste a radio e tv locali ed inviato news letter a decine di siti Internet italiani che si occupano della famiglia.
Informazioni: www.retrouvaille.it - Iscrizioni: tel. 0172/640964.
IL PIANO PASTORALE PER LA FAMIGLIA Negli ultimi anni la Diocesi di Fermo ha posto al centro della riflessione pastorale la famiglia.
DIOCESI DI FERMO
Tale riflessione è stata sostenuta dalla convinzione che la famiglia, oltre ad essere oggetto di cure della comunità, è soggetto di pastorale in quanto agente di evangelizzazione, formazione e servizio, al suo interno, nella comunità cristiana e nella società civile.
Lo stimolo è pervenuto non solo dalla forte istanza di evangelizzazione che il papa sollecitava per il nuovo millennio, ma anche dall'invito del Sinodo Diocesano a riscoprire la dimensione teologica del matrimonio, a privilegiare l'aspetto formativo dei coniugi e degli animatori della pastorale familiare e a considerare la parrocchia, per la sua caratteristica territoriale ed il suo coordinamento con l'ufficio di pastorale familiare, il luogo privilegiato della crescita spirituale, morale e sociale delle famiglie.
In questo contesto di profonda riflessione si colloca il cammino che ha condotto la Diocesi alla realizzazione del Piano Pastorale per la famiglia. La Commissione che ha accompagnato questo percorso era composta da due sacerdoti e da coniugi impegnati ecclesialmente e con differenti competenze nel versante culturale, sociale e pastorale. Il metodo di lavoro adottato ha cercato di coinvolgere tutta la comunità ecclesiale, nelle sue concrete espressioni: diocesi, vicarie, parrocchie.
In ascolto della Chiesa locale: indagine ed obiettivi Il primo passo, dunque, è stato quello di mettersi in ascolto della Chiesa locale, organizzando incontri con i delegati di Vicaria per la pastorale familiare e con la Consulta delle aggregazioni laicali, per una prima verifica della situazione delle famiglie nel nostro territorio e per individuare eventuali piste da proporre.L'invio delle schede di verifica dell'esistente e di proposta ha contraddistinto il secondo momento. Esse hanno investito il problema a tutto campo a cominciare dall'educazione di adolescenti e giovani all'amore fino alla missione educati va della famiglia, alla sua testimonianza e al suo impegno nella Chiesa e nel mondo (la via dell' annuncio, la via della carità, la via della missione).
Gli obiettivi erano dichiarati nella seconda parte di ogni scheda: anzitutto aiutare la parrocchia a valutare il proprio impegno nei vari settori della pastorale familiare, per individuare carenze e realtà positive; in secondo luogo, si voleva dare alla parrocchia la possibilità di formulare richieste concrete alla Vicaria e alla Diocesi, per essere sostenuta ed aiutata nella sua missione nei confronti delle famiglie.
L'analisi delle risposte e la formulazione del Piano Le osservazioni pervenute sono divenute oggetto di riflessione sia per la Commissione che per il Consiglio Pastorale Diocesano. Quest'ultimo dopo un'attenta lettura ha riconsegnato il lavoro alla Commissione che ha cercato di riunire in un unico documento i contributi, ristrutturandoli, dove necessario, secondo lo schema: «Soggetti», «Contenuti» e «Metodo». La prima via è quella dell'evangelizzazione in cui la famiglia è oggetto di attenzione: educazione all'amore, incontri per fidanzati, incontri per genitori e famiglie e i gruppi famiglia. La seconda via è quella della carità in cui la famiglia contemporaneamente è oggetto e soggetto di carità: servizi e so=stegni alle famiglie e nuove forme di condivisione.
L'obiettivo del Piano Pastorale è stato quello di tracciare alcune linee-guida che, pur rispettando i diversi cammini e contesti, possano aiutare a sentirsi parte di una Diocesi.
Il Piano pastorale sulla famiglia, dunque, non si è posto come un'iniziativa da aggiungere ad altre iniziative e neanche come una proposta confezionata e pronta all'uso, ma come obiettivo per aiutare la Diocesi ad attuare una conversione pastorale: dalla famiglia oggetto alla famiglia come soggetto, dalla parrocchia come insieme di persone alla parrocchia come famiglia di famiglie, dalla famiglia come settore alla famiglia che taglia trasversalmente tutto l'impegno pastorale e dall'attenzione alle famiglie praticanti al coinvolgimento di quest'ultime nella missione. Non vedere solo la famiglia come problema ma come risorsa e far di essa il centro unificatore della pastorale parrocchiale.
Anche l'organizzazione metodologica delle stesse schede è coerente con tale impostazione.
La terza via è quella della missione in cui la famiglia diviene soggetto di pastorale: l'educazione alla fede, la partecipazione alla vita della Chiesa, la partecipazione alla vita della società.
In questo contesto il Piano pastorale per la famiglia ha cercato di fare proposte nei vari ambiti.
Il primo dato emergente è che accanto alla preparazione immediata al matrimonio è necessario avviare una preparazione remota che aiuti i giovani a riscoprire i valori insiti nella corporeità, sessualità e affettività. Questo tipo di preparazione deve essere trasversale ad ogni cammino formativo e deve ispirare ogni tentativo di primo annuncio della Chiesa. In questo cammino si ritiene necessaria la presenza di adulti e di giovani coppie e non solo di giovani come educatori.
Per quanto riguarda la preparazione immediata al matrimonio si auspica la presenza di coppie di sposi che insieme al parroco si assumano l'impegno di accompagnare i fidanzati nella scoperta del «Sacramento del matrimonio». A livello metodologico, si ritiene opportuno dare unitarietà ai contenuti, partendo dalla dimensione antropologica per arrivare a quella di fede e passare da uno stile cattedratico ad un confronto di coppia e nel gruppo. Si indica, infine, un minimo di dodici incontri indispensabili per un cammino serio d'iniziazione al matrimonio.
La promozione dei gruppi famiglia è motivata dall' importanza della famiglia sia come oggetto che soggetto primario della pastorale. Date le diverse metodologie a cui i gruppi esistenti fanno riferimento, si ritiene necessario un vaglio critico per indicare, nella legittimità delle diverse impostazioni, alcuni punti fermi. È necessario, inoltre, far comprendere che i gruppi-famiglia sono un momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria, uno stimolo al servizio pastorale della Chiesa e all'impegno nella società civile, evitando in questo modo il pericolo che essi rimangano un fattore isolato di un piccolo gruppo di coppie diventate amiche.
Circa il metodo diventa prioritario non perdere mai di vista che si tratta di un gruppo famiglie, non di semplici adulti, con l'eventuale presenza di figli. Secondo requisito per una metodologia adeguata è che ci sia spazio, in ogni incontro, oltre alla presentazione di una tematica illuminata dalla parola di Dio, per il lavoro di coppia.
Per quanto riguarda gli incontri per genitori i destinatari sono entrambi i genitori. Essi divengono i primi e principali educatori dei figli nella fede, compito che scaturisce dal Sacramento del matrimonio e diviene vero e proprio ministero, un servizio educativo per aiutare i figli nella loro crescita umana e cristiana. A partire dai sacramenti dell'iniziazione cristiana dei figli (Battesimo, Eucaristia, Confermazione) si è ritenuto opportuno tracciare un itinerario che si proponga tre obiettivi: partire dalla realtà che vive il matrimonio e la famiglia; annunciare l'amore di Dio che, attraverso la luce e la sapienza del Vangelo, illumina e sostiene la realtà del matrimonio e della famiglia affinché possa meglio realizzare la propria vocazione di comunità di grazia, amore e servizio alla vita; suggerire modi concreti di testimonianza cristiana che tengano presenti i risvolti etici personali e comunitari della fede e la missione educati va dei genitori cristiani.
L'indicazione di linee guida per servizi e sostegni alle famiglie e alle nuove forme di condivisione familiare ha voluto perseguire tre obiettivi: coinvolgimento delle singole famiglie per creare un rapporto di reciprocità; corresponsabilità nelle Comunità Parrocchiali; collaborazione tra parrocchie vicine. In questa prospettiva la famiglia non è solo oggetto di intervento ma anche protagonista possibile del superamento del disagio che vive e delle difficoltà in cui si trovano le famiglie in crisi: separati, divorziati, divorziati risposati, famiglie extracomunitarie, famiglie con disabili gravi, ecc. Data l'importanza e la serietà dei problemi da affrontare si invita la parrocchia ad educare adeguatamente i collaboratori pastorali per conoscere più in profondità ogni problematica, in tutti i suoi risvolti: ecclesiali, sociali, psicologici, umani, relazionali. I collaboratori, pur chiamati ad affermare con chiarezza e coraggio i principi della fede nella fedeltà della dottrina e della tradizione della Chiesa, debbono mettere in atto nuove forme di accoglienza, ascolto, dialogo e apostolato. Le linee-guida per l'educazione alla fede nella famiglia partono da due fattori concomitanti: il compito di trasmissione del Vangelo e di educazione alla fede nei confronti delle nuove generazioni che è prevalentemente affidato ai catechisti e al sacerdote (atteggiamento di delega); le forme abituali di trasmissione che sono improntate per lo più sul colloquio occasionale e sulla testimonianza personale (i momenti espliciti di formazione sono poco ricercati, la preghiera in famiglia è molto rara).
Di conseguenza la comunità parrocchiale dovrebbe svolgere una sensibilizzazione maggiore nei confronti dei genitori proponendo itinerari che aiutino quest'ultimi a vivere il Vangelo in maniera libera e matura, a favorire un incontro personale con Gesù Cristo, a stimolare la preghiera e la partecipazione alla vita della Chiesa, ad approfondire l'annuncio della Rivelazione, ecc.
A tal proposito diviene indispensabile che si formi in ogni parrocchia un' équipe familiare, composta da coppie disponibili e competenti, che abbia come compito quello di sensibilizzare le altre famiglie, di promuovere e coordinare iniziative formative specifiche.
Per quanto riguarda la famiglia soggetto missionario nella Chiesa attualmente il servizio svolto, sembra essere prevalentemente di tipo operativo, catechetico, liturgico o caritativo. È necessario, quindi, recuperare la ministerialità della famiglia formando una équipe di famiglie animatrici che dovrebbero caratterizzarsi oltre che per i contenuti, soprattutto per il metodo di lavoro. La parrocchia dovrebbe diventare il luogo in cui si creano occasioni d'incontro e dialogo vero. I movimenti, le associazioni, i cammini di fede possono essere una risorsa educativa per le famiglie. C'è bisogno di una maggiore collaborazione tra famiglie, sfruttando momenti importanti come: centri di ascolto, iniziative periodiche di incontro e preghiera, mese di maggio, ecc...
Infine, perché questo impegno missionario sia assunto in modo sempre più autentico e proficuo, si avverte la necessità di promuovere iniziative specifiche per coppie, prestando particolare attenzione ai temi della vocazione e spiritualità coniugale.
Le linee guida per la famiglia missionaria nel mondo, partono dall'urgenza di un coinvolgimento maggiore della famiglia nell'impegno sociale e politico. Troppo spesso si hanno individui singoli che agiscono a livello personale. È importante che la pastorale della famiglia in ambito socio-economico-politico sia inserita nel contesto più generale della pastorale sociale e collegata con le attività della Caritas parrocchiale e diocesana e di associazioni e movimenti che hanno particolari attenzioni alle dinamiche sociali. Il criterio orientativo è quello di fare le cose insieme.
Luca e PatriziaTosoni