Se alcuni uomini dicono: “Dio è morto”, nella mia città e in altre città, se dei cristiani ne sono stati responsabili, consapevolmente o no, poiché sono io che vivo oggi, sono io ad esserne responsabile: i cristiani di tutti i tempi sono una cosa sola e io non sono la sola cristiana a vivere. Gli altri ed io, che faremo?
Se portiamo la responsabilità del fatto che alcuni uomini hanno perduto Dio, dobbiamo forse soffrirne, soprattutto però dobbiamo restituire a costoro Dio. Non possiamo donare la fede, ma possiamo donare noi stessi; la fede fa dimorare Dio in noi, e noi possiamo donare Dio nel donare noi alla città.
La questione non è quindi di andarcene chissà dove, portando nel cuore il male degli altri; si tratta di rimanere accanto a loro, con Dio tra loro e noi.
Si tratta di una morte e di una risurrezione, di morire a ciò che saremmo stati se fossimo soltanto uomini di risuscitare - a ciò che siamo essendo uomini cristiani. Si tratta di accettare la fede come un amore vivente di Dio, come la vita di questo amore nella nostra carne, nel nostro cuore, nel nostro spirito; di non fare della fede un contratto intellettuale in cui ci si dice d'accordo, bensì l'alleanza nella vita e per la vita, quell'alleanza che la Vergine Maria è stata la prima a stringere: “Avvenga di me secondo la tua parola”.
Madeleine Delbrêl