Vita nello Spirito

Mercoledì, 06 Luglio 2011 10:13

L'Eros è ragazze e teorie (Oliver Clément)

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Ognuno è rimandato alla sua solitudine, perché il corpo ha espresso un egoismo narcisista e non un dialogo personale. La sete di assoluto e di infinito ti porta a cercare tutto da un povero essere precario che, anche lui, ha bisogno di essere salvato.

 

Scoprivamo il sesso, cioè il sacro allo stato bruto (forza divina che spinge alla vita nell'immediatezza della sensibilità) e il loro vago Cattolicesimo non vi avrebbe resistito. "Eros e Thanatos", come dice Freud: l'uomo è attratto o dall'amore o dal suicidio. Ma nell'adolescenza il suicidio si cambia nello specchio di Narciso, e invece di distruggersi l'uomo contempla se stesso e soprattutto la sua forza erotica. Gli uomini della mia generazione non hanno conosciuto il suicidio per nichilismo, come si diffonde oggi ("mi uccido perché la vita non ha senso"). Noi avevamo bruciato il nostro capitale spirituale, ma ci restava un certo slancio biologico, e così l'Eros, l'Amore, l'attrazione erotica aveva la meglio sulla sua grande sorella, la Morte, e io potevo predicare l'ateismo senza suicidarmi, e potevo anche alzare il pugno chiuso per il Fronte popolare, con il fazzoletto rosso sulla giacca. L'Eros è ragazze e teorie. È far l'amore con una donna o con un'idea. Non si vede altro nella vita: si va dritti con entusiasmo, con senso di potenza e tranquillità. L'uso erotico della ragione diviene per un momento l'oppio che fa dimenticare il nulla. Pur di far l'amore e di non pensare ad altro, ci son dei vecchi che si fanno innestare testicoli di scimmia. Ragazze e teorie, vissute con la forza dell'erotismo sono tavole gettate sull'abisso. E si sale sulle tavole e si recita la propria parte, per un certo tempo. Fino alla mezz'ora di silenzio in cielo di cui parla l'Apocalisse (Ap 8,1), il momento della verità che ci aspetta tutti.

Oggi i nostri maestri di pensiero sorridono con pietà quando si parla di sete di assoluto. Loro sono nel relativo, e vi ci si sono sistemati anche abbastanza bene. Per me che non sono un esperto, mi sembra che io cercassi Dio nella sua negazione stessa. Ateismo ed erotismo erano il mio grido a lui. E penso che anche lui mi cercasse. 

Anche io ho conosciuto le grandi spiegazioni dell'ateismo, le spiegazioni dei tre grandi "maestri del sospetto", Marx, Nietzsche e Freud. Per il marxista Dio è solo quello che l'uomo ha perduto attraverso l'alienazione sociale. Per Nietzsche, Dio è invece il mondo illusorio delle idee e dei valori, perché tutto è volontà irrazionale di forza, gioco continuo. Per chi non ha questa forza in sé, per chi non è Superuomo, Dio è allora il rifugio della debolezza e l'arma del risentimento. E per Freud, infine, Dio non è altro che la proiezione del "padre castratore", colui che ti ha istillato fin da piccolo il senso della colpevolezza, il "Super-Io", quelle regole cui tu devi obbedire, se non vuoi perderti. Mi si dice che tutto questo finalmente libera, incarna, richiama alla vera responsabilità creatrice dell'uomo, senza false paure e falsi tabù. Eppure..

Eppure tutti questi esseri lucidi si sbranano a vicenda e così ciecamente e sanno ascoltare così poco! Tutti questi "coscienti" sono così incoscienti nella loro vita quotidiana! Il relativo, ciò che passa, ciò che non conta più di tanto, si gonfia di assoluto e diviene mostruoso. La passione in cui credevamo di esaltarci (che pensavo mi facesse essere) sfocia nel nulla. Perché quello che cerchi nell'incontro d'amore - il sentirti vivo e la verità di un'altra persona, l'incontro personale - non lo raggiungi che per brevi istanti furtivi. Qualche settimana dopo non ci si ricorda più di nulla, se non di quella canzone, tra le dune, canticchiata da una sconosciuta. 

Nel 1956, battezzato da poco, mentre stavo imparando a poco a poco una vita di umiltà e di perdono in cui la fedeltà diventa possibile, parlavo con un giovane rivoluzionario ungherese sull'enigmatico incontro dell'uomo e della donna. "Non c'è nessun mistero, mi disse, e la fedeltà è un intralcio senza senso". "Eppure cosa sentite ogni volta che si chiude per voi un incontro più o meno breve?". Egli rifletté un momento, la sua aggressività si era spenta: "A volte, disse, è come se avessi ucciso un uccello". E la strada è cosparsa di uccelli morti!

Oggi abbiamo soltanto l'ordine quantitativo della società industriale, il cui macchinismo ignora i ritmi profondi della vita oppure il disordine dell'istinto, la frenesia sessuale. Sembra che non abbiamo più che il nostro corpo per uscire dall'astrazione e dalla solitudine. Tuttavia la soddisfazione erotica che spegne la tensione è solo un'immagine lontana di quella morte spirituale del nostro egoismo, della tensione al nostro io, necessaria perché l'altro sia per me una persona e non soltanto un oggetto. Invece ognuno è rimandato alla sua solitudine, perché il corpo ha espresso un egoismo narcisista e non un dialogo personale. La sete di assoluto e di infinito ti porta a cercare tutto da un povero essere precario che, anche lui, ha bisogno di essere salvato. E siccome egli non può estinguere questa sete, finiamo per rivoltarci contro di lui, per ferirlo e distruggerlo. Così finisce chi trasferisce la ricerca di assoluto sul piacere stesso. E la profanazione si esaspera nelle trasgressioni, fino al sadismo: far del male all'altro per sentirsi vivi in qualche modo.. Perché solo l'Amore salverà l'amore.

Oliver Clément 

(tratto da L'altro sole, Jaca Book, Milano 1976)

Letto 4238 volte Ultima modifica il Lunedì, 11 Luglio 2011 10:20
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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