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Domenica, 12 Dicembre 2010 18:18

John Henry Newman (1801 – 1890) (Patrik Kéchichian)

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Educato in una famiglia anglicana poco praticante, Newman a la rivelazione della fede nel 1816. I suoi tentativi di rendere più vicine la chiesa anglicana e quella cattolica terminano con un insuccesso. Aderisce allora alla fede cattolica e sarà nominato cardinale nel 1879.

John Henry Newman (1801 – 1890)

di Patrik Kéchichian

Si cercano volentieri, nell'universo esotico, maestri spirituali capaci di dare senso all'esistenza, di rispondere alle questioni di fondo che non si possono eludere, di pacificare o di canalizzare l'angoscia. Spesso ci sono vicini, desiderosi di trasmettere e di educare con un discorso chiaro e accessibile.

Il Cardinale inglese, John Henry  Newman, è l'uno di questi maestri che sanno essere vicini.

Nel corso della sua lunga vita, che percorre quasi tutto il XIX secolo, ha scritto moltissimo. Attualmente, in Francia, numerose sono le traduzioni disponibili.

I lavori del cardinale Jean Honoré, a cui si deve un notevole commento degli "Aforismi di Newman" (Cerf 2007),aiutano a percorrere questa opera dagli aspetti così diversi.

John Henri Newman nasce a Londra  nel 1801. É il maggiore di sei figli d'una famiglia di tradizione anglicana in cui la religione ha poco posto. Suo padre è un banchiere e sua madre discende dagli ugonotti rifugiatisi in Inghilterra.

Studente brillante, legge Thomas Paine et Voltaire. vuole essere "virtuoso, ma non religioso" come lo spiega in uno dei suoi numerosi scritti autobiografici.

Nell'autunno 1816, "un gran cambiamento si fece  nei (suoi) pensieri". Lui stesso considera questo avvenimento, una "conversione".:"Subii l'influenza  d'una fede definita, il mio spirito ebbe la netta sensazione di cos'è il dogma e questa sensazione, grazie a Dio, non si è mai cancellata o oscurata..." Scrive in una pagina, commentata in modi diversi, della sua Apologia pro vita sua pubblicata nel 1964.

Professore a Oxford

La netta consapevolezza che "la religione non può non essere dogmatica" e che considerarla "Come un semplice sentimento" è "un sogno e una presa un giro",  può urtare certi spiriti contemporanei desiderosi di mettere questo sentimento o l'una delle sue varianti come se fosse ben più importante d'ogni disciplina e di ogni  Chiesa. Per Newman, l'iscrizione personale di quella che egli chiama "l'anima individuale" nello spazio collettivo dell'istituzione, si fa "grazie a Dio" e anela piena libertà della ragione. Questa relazione privilegiata, questo "faccia a faccia con Dio", che è uno dei punti fondamentali della spiritualità di Newman, lo conduce a una proposizione estrema, ma perfettamente logica:"esistono soltanto due esseri nell'universo la nostra anima e il Dio che l'ha fatta"

La vita del cardinale Newman può sembrare imprigionata in dibbattiti ecclesiali e demagogici interminabili. Tuttavia dietro queste dispute campanilistiche, a vèlte ,molto aspre e violente, si profila un pensiero prolitico. autore di più di quaranta scritti fra cui romanzi e poemi senza contare una moltitudine di lettere. Jean Guitton vede in lui "Il pensatore invisibile del concilio Vaticano II" . Giovanni Paolo II lo dichiara venerabile nel 1991 e avvia la causa di beatificazione.

Dopo la sua conversione, John Henry Newman entra nel Trinity College dell'Università d'Oxford e pensa divenire avvocato. Spirito austero e d'una intelligenza notevole, decidi nel 1821, d'accordo con il padre di entrare negli ordini. L'anno seguente a 21 anni è eletto fellow, cioè professore universitario di ruolo dell'Oriel College. Vi rimane ventotto anni quasi due terzi della sua vita. La sua scelta del celibato lo distingue fortemente della cultura anglicana dell'epoca.

Mentre esercita il suo ministero a San Clement's e poi a San Mary', si immerge dal 1828. nelle lettura sistematica dei Padri della Chiesa. Alla fine del 1832 intraprende un viaggio in Italia e soggiorna a Roma. Fedele allo spirito anglicano  e protestante di questa prima metà del XIX secolo, considera il papa come la figura stessa dell'anticristo. " Il mio spirito restò macchiato da questa dottrina fino al 1843", scriverà in un’opera autobiografica. Inoltre durante questo stesso viaggio, cade gravemente malato ed anche in pericolo di morte.

La "via media" attualizzata

Nel 1634, Newman prende partito per la "Via media" fra il protestantesimo e il cattolicesimo. Non inventa questo concetto ma  attualizza il pensiero dei teologhi inglesi del XVII secolo. Dal 1839, Newman diviene il principale animatore del movimento detto d'Oxford che propone l'emancipazione della Chiesa d'Inghilterra nei confronti della Corona, e la volontà di radicare  l'anglicanesimo nella tradizione della Chiesa primitiva degli Apostoli e dei Padri. Questo movimento è anche chiamato "tractarien" a causa dei "Tracts for the times" che i suoi membri pubblicano regolarmente.

Nel 1841, l'uno di questi tratti, il numero 90 provoca una crisi. In questo scritto Newman, su di un dettaglio di dottrina e conformemente al pensiero della Via media, tenta di dimostrare una larga contabilità fra l'anglicanesimo e il cattolicesimo romano. Il progetto è chiaramente di rigettare  il protestantesimo e di dimostrare "l'apostolicità della Chiesa d'Inghilterra. Questo è troppo. Lo scandalo costringe il fellow a dare le dimissioni e a ritirarsi da ogni attività. Dopo tre anni passati nel "deserto" a Littlemore, piccolo villaggio situato vicino a Oxford, John Henry Newman è accolto il 9 ottobre 1845. nelle Chiesa cattolica. Una nuova vita comincia, ma sulle rovine dell'antica. e sulla fine di tante amicizie.. Infatti fino al 1671, numerose discriminazioni sussistono ancora in Inghilterra nei riguardi dei cattolici che non rappresentano più dell'1 o del 2% della popolazione.

Dopo aver studiato a Roma, è ordinato sacerdote nel 1847 e entra nel noviziato degli Oratoriani, poi fonda il primo oratorio di San Filippo Neri nel mondo anglofono.

Una conversione polemica

Gli anni seguenti sono sovente dolorosi. Il futuro cardinale è emarginato, anche se l' insegnamento che dispensa nella sua predicazione - in modo notevole a Dublino - e nei suoi scritti. è molto ascoltato.

Nel 1864 è accusato di falsità nel suo cammino di conversione. Indignato redige l'Apologia pro vita sua, poi qualche anno dopo, una grammatica del consenso. Nuovo attacco dell’ex-primo ministro, Gladstone. Risponde con la Lettera al duca di Norfolk. Nel 1879. il nuovo papa Leone XIII lo fa cardinale. Newman muore a 90 anni l'11agosto 1890 nel suo oratorio di Birmingham.

Una parte del suo insegnamento può essere riassunta dagli aforismi o massime di cui la sua opera è ricca. Ne citiamo tre:

"Non mi domando se Dio mi guarda, ma quello che vede quando mi guarda"
"La coscienza è il primo vicario di Cristo"
"Vivere tranquillo, è essere in pericolo"

(in Le monde des religions, février 2008)

(traduzione dal francese a cura di sr. Immacolata Occorsio smsm)

 

 



Benedetto XVI ha presieduto la cerimonia di beatificazione a Birminghamil 19 settembre 2010. Per  far conoscere meglio qualche altro aspetto della spiritualità di Newman accludo  una parte dell’omelia pronunciata dal Papa durante l’Eucaristia:

Il motto del Cardinale Newman Cor ad cor loquitur”(il cuore a cuore) ci permette di penetrare nella sua comprensione cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come desiderio del cuore umano di entrare in continua comunione con Dio, Egli ci rammenta che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nell’immagine divina. Come scrisse in uno dei suoi sermoni: “l’abitudine alla preghiera che è pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni emergenza, la preghiera dico, ha ciò che ouò essere chiamato un effetto naturale: spiritualizzare ed elevare l’anima. L’uomo non è più ciò che era prima, gradualmente ha interiorizzato un nuovo sistema do idee ed è divenuto impregnato di freschi principi (Parochial and plain sermons). Il Vangelo odierno ci dice che nessuno può essere servo di due padroni (Lc 16, 13) e l’insegnamento del Beato John Henry sulla preghiera spiega come il cristiano si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero maestro, il quale soltanto ha diritto alla nostra devozione incondizionata (Cfr Mt 23.10), Newman ci aiuta a comprendere cosa significhi  questo nella nostra vita quotidiana; ci dice che il nostro divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi. Un “servizio ben definito”, affidato unicamente ad ogni singolo; “ io ho la mia missione – scrisse - sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene compirò la sua opera, sarò un angelo di pace, un predicatore di verità, proprio nel mio posto… se lo faccio, obbedisco ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione” (Meditatio devotionis 301.2)

 

Letto 4937 volte Ultima modifica il Martedì, 24 Aprile 2012 16:49
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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