Vita nello Spirito

Sabato, 31 Luglio 2010 09:03

Mistica anglicana

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Fin dai suoi inizi, la spiritualità anglicana è stata caratterizzata da tre elementi: profondo approccio personale alla  Bibbia, propensione verso il culto liturgico e ritorno alla Chiesa primitiva.

Mistica anglicana

 

Fin dai suoi inizi, la spiritualità anglicana è stata caratterizzata da tre elementi: profondo approccio personale alla  Bibbia, propensione verso il culto liturgico e ritorno alla Chiesa primitiva. L'amore per la Bibbia derivò alla Chiesa anglicana in parte dall'influenza protestante, ma anche dall'impegno di Th. Cromwell, primo ministro di Enrico VIII, che promosse la stampa della Bibbia in inglese e sottolineò la necessità per ogni parrocchia di possederne una copia perché la leggessero anche i laici. Questo si verificò anche per il Book of Common Prayer (1549-1552) di Th. Cramner che, scritto in un inglese incomparabile, divenne un'espressione del culto liturgico anglicano. L'adattamento e la traduzione dei due uffici monastici delle Lodi e dei Vespri plasmarono la  liturgia per i secoli successivi, ispirando un grande amore per i salmi, dando alla liturgia anglicana dignità e stile unitario.

Anche il terzo aspetto, ossia il rispetto per i Padri della Chiesa e per la Chiesa primitiva nella sua originale purezza, ancora non macchiata da errori, fu ereditato dalla Chiesa anglicana. Sebbene Enrico VIII avesse voluto la rottura con Roma, egli mantenne la teologia cattolica e il rispetto per il suo passato cattolico che è rimasto nella Chiesa anglicana nel corso dei secoli.

I secoli XVI e XVII. Uno dei primi e più grandi teologi inglesi protestanti fu R. Hooker (+ 1600), uomo di cultura ed erudizione, la cui grande opera The Laws of Ecclesiastical Polity (1593) è stata paragonata per ampiezza alla Summa di s. Tommaso. Hooker cercò di collegare Scrittura, tradizione e ragione per ricreare la primitiva purezza della Chiesa. In un complesso opuscolo teologico, Hooker sostenne che il cristiano nel suo profondo essere doveva abbandonarsi alla. grazia divina; tale abbandono doveva compiersi all'interno della Chiesa, la quale è essa stessa mezzo di comunicazione della grazia. Il sec. XVII, pur tra i suoi radicali cambiamenti politici e le guerre civili fratricide (1642-1648) fu segnato da una grande fioritura di opere devozionali. The Practice of Piety (1610) di Lewis Bayly  ebbe un grande successo per due secoli ed esercitò una grande influenza su John Bunyan, autore del Pilgrim's Progress. Lancelot Andrews, celebre per la sua grande erudizione, redasse una raccolta di preghiere, Preces Privatae (1648), le quali furono pubblicate ventidue anni dopo la sua morte. Queste preghiere personali, molto profonde, rivelano la sua sincera pietà ed aiutano i lettori nella loro vita di preghiera. Le due opere di Jeremy Taylor, Holy Living e Holy Dying (1650-1651), furono redatte poco dopo l'esecuzione di Carlo; non come una semplice reazione agli eccessi puritani, ma come un’opera di pietà personale che dura nel tempo. Taylor aveva una grande coscienza dei suoi peccati, ma la utilizzò come stimolo per abbandonarsi completamente nelle braccia di Dio amore. Come egli stesso afferma, la teologia «è piuttosto una vita divina che una divina conoscenza». I libri di Taylor ebbero una vasta influenza su due diverse successive figure: John Wesley e John Keble.

La poesia religiosa ha sempre avuto una parte significativa nella spiritualità anglicana soprattutto quando musicata poteva essere usata nella liturgia. Il grande poeta metafisico anglicano è John Donne. Egli è spinto dalla sua profonda esperienza di peccato e morte a confidare in Dio solo; la sua fede si basa sulla morte redentrice del  Cristo. Egli si serve della poesia come mezzo per esprimere l'esperienza di Dio, come avevano fatto Giovanni della Croce e molti altri mistici cattolici. Ma la successiva poesia anglicana divenne più umana e concreta. Tra i primi poeti ricordiamo: George Herbert, Thomas Traherne, Henry Vaughan e Richard Crashaw. Quest'ultimo, tuttavia, esiliato nel continente durante il governo dei puritani, si convertì alla fede cattolica e mori a Loreto.

Un diverso approccio alla spiritualità si rileva nel gruppo conosciuto come i «Platonici di Cambridge», i cui principali esponenti furono Benjamin Whichcote e Henry More. Nonostante le vicissitudini della guerra civile, essi focalizzarono la loro attenzione su una dimensione interiore: «la vita nascosta con Cristo in Dio». Il loro testo preferito era il versetto dei Proverbi: « Lo spirito dell'uomo è una fiaccola del Signore» (20,27), a cui essi aggiunsero «accesa da Dio e che ci illumina dinanzi a Dio».

I secc. XVIII e XIX. Alla fine del sec. XVII, il movimento evangelico fece la sua comparsa nella Chiesa anglicana. Il punto di partenza per gli evangelici è il bisogno di una conversione personale insieme alla convinzione di essere chiamati a vivere come testimoni del Cristo. Radicato in un entroterra culturale protestante, esso sottolinea la centralità delle Scritture e l'aiuto al prossimo. All'interno della Chiesa anglicana, il movimento evangelico fu ispirato da Charles Simeon), il grande predicatore, e da William Wilbeforce, il riformatore sociale. Lo sforzo volto ad alleviare le sofferenze dei poveri e ad abolire la schiavitù nacque da una personale fede in Cristo e da una profonda costante fede nella sua grazia salvifica. Il fondamento della loro spiritualità fu descritto da Simeon: prima «la Bibbia, poi il Prayer Book e subordinati ad essi tutti gli altri libri».

I primi anni del sec. XIX videro nascere il movimento anglo-cattolico, il quale cercava di contrapporsi al semplicistico approccio evangelico e di ricuperare il suo passato cattolico. John Keble fu l'iniziale ispiratore del movimento conosciuto come Movimento di Oxford (Oxford Movement). Il suo The Christian Year (1827), una raccolta di poesie e il suo famoso sermone del 1833 testimoniano il desiderio di restaurare la tradizione cattolica. J.H. Newman fu uno dei primi partecipanti, ma la sua conversione alla fede cattolica fece sì che altri continuassero l'opera nella Chiesa anglicana, principalmente Pusey, il grande «doctor mysticus» del movimento. Occorrerà attendere la fine del sec. XX per assistere a una rinascita della mistica il cui pioniere fu W.R. Inge, mistico e decano della cattedrale di Saint-Paul. Le sue opere e quelle di Evelyn Underhill, mistica, direttrice di anime e storica della mistica, anglicana praticante dal 1921, risvegliarono un interesse teorico per la mistica e la speranza di un compimento concreto della «via mistica».

Una rivalutazione della tradizione liturgica cattolica portò alla rifondazione dell'Eucaristia come atto centrale del culto e, parimenti, alla rinascita dell'interesse per la Chiesa primitiva che condusse ad un rinnovato studio degli scritti patristici. L'anglo-cattolicesimo ebbe una grande influenza. Un primo notevole effetto fu la fondazione di Ordini religiosi anglicani. Nicholas Ferrar agli inizi del sec. XVII organizzò la sua famiglia ed i suoi amici in una comunità semi-religiosa a Little Gidding. In questa comunità si recitava l’ufficio quotidiano e ci si dedicava alla preghiera e ad atti di carità. Purtroppo, la comunità fu dispersa dai Puritani nel 1646, ma ne rimase la memoria.

Nel sec. XIX, si formarono varie comunità religiose, molte delle quali sono sopravvissute fino ai nostri giorni. Esse portarono nell'anglicanesimo l'ispirazione di  s. Benedetto e di s. Francesco, incoraggiando l'interesse per la preghiera contemplativa. Tutto ciò, a sua volta, portò ad un nuovo studio della mistica inglese del sec. XIV, specialmente della Nube della non-conoscenza e di Giuliana di Norwich, ma anche di mistici cattolici posteriori, come Teresa D'Avila.

Inoltre, il movimento evangelico si sviluppò sotto l'influenza del Rinnovamento carismatico e sull'accento posto da quest'ultimo su un'esperienza di conversione personale, nonché su un'esperienza dei doni dello Spirito Santo. Tutto ciò ha condotto con maggiore entusiasmo il culto liturgico verso una fruttuosa rinascita della musica religiosa.

In tempi recenti, la Chiesa anglicana si mostra aperta alle influenze mistiche che vengono non solo dal mondo contemporaneo cattolico e, in genere, dal movimento ecumenico, ma anche alle esperienze mistiche di altre religioni, come il buddismo, l'induismo, ecc.

In conclusione, nell'ambito della mistica la « visione di Dio è... meta ultima della vita cristiana... È un fine che consiste nel "vedere" Dio, amarlo e lodarlo e riposare in lui. Noi crediamo che ogni cristiano riceva in questo suo viaggio verso Dio una grazia sufficiente a sostenerlo e a guidarlo lungo il suo cammino... ».

Letto 5412 volte Ultima modifica il Domenica, 22 Aprile 2012 21:15
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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