Ispirate chiaramente all’Apocalisse, le pagine del grande pensatore russo rivestono un grande significato ai nostri occhi, non tanto per la trama degli eventi che egli ipotizza e che hanno un’evidente portata simbolica, quanto appunto per aver colto alcuni aspetti dell’era presente, che si rivelano ai nostri occhi di straordinaria attualità.
Queste, in sintesi, le intuizioni e le anticipazioni di Solov’ev. La «fortissima diminuzione dei fedeli» in ogni confessione cristiana e la strumentalizzazione politica delle Chiese, sia nel senso di subordinarle al potere statale, sia nel senso di provocare in esse un processo di mondanizzazione. La tendenza a stemperare il richiamo all’unità cristiana in un ecumenismo dalle buone maniere: «Anche se all’inimicizia non era subentrato un ravvicinamento completo, quella si era notevolmente addolcita e le opposizioni avevano perduto la loro primitiva asprezza».
Nel contesto della «pace universale» e della «generale sazietà», predicate e attuate dall’Anticristo - come non leggere in questi cenni gli aspetti qualificanti del «messianismo» della nostra era -, sorge «il desiderio di qualche cosa d’altro..., viene alla ribalta la questione religiosa». Si tratta della «nuova domanda di spiritualità» messa in evidenza in tutte le indagini sociologiche. «Nel frattempo, però, giunge dall’Oriente un grande operatore di miracoli...», che eserciterà un’attrattiva seduttrice all’interno del mondo cristiano.
Esplode, infine, la falsa spiritualità. «Divenne un fenomeno abituale la comunicazione dei vivi con i morti e anche degli uomini con i demoni; inoltre si svilupparono nuove forme inaudite di orgia mistica e di demonolatria», scrive Solov’ev con sconcertante precisione. La Chiesa, in particolare, è messa a dura prova dalle «sette estremiste che si erano sviluppate tra il popolo e nella società e non erano esenti da elementi demoniaci e satanici».
Su questo sfondo, colto con impressionante lucidità, Solov’ev colloca i due eventi risolutori di matrice apocalittica dell’attuale era storica. Sull’umanità si abbatte la notte, la cui «oscurità venne a un tratto squarciata da un vivido splendore e in cielo apparve il grande segno: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle...». E’ il Pontefice romano, intorno al quale si è ricostituita l’unione delle Chiese con i rispettivi sommi responsabili, ortodossi e riformati, che «alzando il pastorale esclamò: Ecco la nostra insegna! Andiamo sulle sue orme!». Mi sovvengono le parole profetiche di un altro grande spirito russo, il barnabita Agostino Suvalov (1804-1859), che nelle pagine autobiografiche de La mia conversione e la mia vocazione scrisse: «Ah si! Maria sarà il legame che unirà le due Chiese -— quella cattolica e quella ortodossa - e che farà di tutti quelli che l’amano un popolo di fratelli sotto la paternità del vicario di Gesù Cristo».
A «Maria negli ultimi tempi della Chiesa» dedica pagine ispirate san Luigi M. da Montfort nel Trattato della vera devozione a Maria: «La salvezza del mondo ebbe nella Vergine il suo inizio e avrà in lei il suo compimento». Tornando al Racconto di Solov’ev, una volta riunificate le Chiese cristiane celebreranno il ritorno glorioso di Cristo in mezzo a esse: «Un grande baleno squarciò il cielo da Oriente a Occidente ed essi (gli uomini convertiti ai Vangelo o rimastigli fedeli) videro il Cristo che scendeva loro incontro, in veste regale, con le piaghe dei chiodi sulle mani distese... Erano risuscitati e si accingevano a vivere con Cristo per mille anni» (cfr. Apocalisse 20,4), cifra che rappresenta l’eraattuale, finalmente affrancata dall’influsso del Maligno.
Per paradossale che possa sembrare, i tempi dell’Anticristo sono i più gravidi di cristicità. Ci provocano non solo ad “attendere” con accresciuto desiderio - san Paolo parlerebbe di «ansiosa attesa», Rm 8,19 e Fil 1,20 -, ma ad «affrettare», la venuta del «giorno» del Signore Gesù (2Pt 3,12).
Quella in cui viviamo e operiamo è quindi l’era della mobilitazione spirituale, che sta sotto i nostri occhi e che riequilibra una visione diversamente “pessimistica” e “catastrofica” dei nostri tempi. I quali, a ben vedere, sono i tempi della misericordia, che preludono all’ora della giustizia, quando si compirà la beata speranza e il Salvatore instaurerà sulla terra l’invocato e sospirato “Regno dei cieli”.
(da Jesus )