Gesù andò sulle rive del Giordano per essere immerso nell'acqua. Giovanni gli si oppose: "Sono io che ho bisogno di essere immerso da te nell'acqua, e tu vieni da me?". Gesù gli rispose: "Lascia che sia così; bisogna che portiamo a compimento tutta la giustizia!". Allora lo immerse nell'acqua (Mt 3,13-15).
Gesù non compie dei gesti inutili, le sue parole, "Bisogna che noi portiamo a compimento tutta la giustizia", sottolineano l'importanza della sua immersione nelle acque del Giordano. Il periodo che con Gesù si chiudeva era quello della giustizia.
La giustizia che stabilisce i doveri e i diritti sia nei rapporti con Dio sia con gli altri. Quando il dovere non viene compiuto, il responsabile deve pagare, compiere qualcosa che stabilisca l'ordine turbato. "Chi avrà battuto suo padre o sua madre sia fatto morire... Chi avrà maledetto suo padre o sua madre sia fatto morire. (Es 21, 15-17); "Quando uno avrà peccato per errore... offra al Signore per il suo peccato un giovenco sano (Lv 4, 4); "Aronne sgozzi il capro in espiazione dei peccati del popolo, così purifichi il tempio dalle immondezze e dai peccati dei figli d'Israele" (Lv 16, 15-16).
La purificazione di Giovanni - il più grande dell'èra della giustizia, ma inferiore al più piccolo della nuova èra (Lc 7, 28) - è ispirata alla giustizia: "Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha" (Lc 5, 11).
Gesù discese nelle acque dove i battezzati da Giovanni deponevano i propri peccati riemergendone purificati. Lui, l'incontaminato, immergendosi nelle acque assumeva su di sé il peso dei peccati dell'uomo, aboliva tutte le forme di riscatto rituale espiando per ogni uomo, liberandolo in conseguenza dalle facili purificazioni, e indicando che il peccato si espia con il risveglio del germe divino disseminato nella coscienza, portandolo a maturazione nella grandezza dei figli di Dio. Da quel momento la penitenza sarà la seconda nascita nel fuoco e nello Spirito, opere espiatorie saranno l'indefessa ricerca del cambiamento di mente.
Appena riemerso dalle acque, i cieli si aprirono, lo Spirito di Dio discese sopra di Lui come una colomba e una voce disse: "Questo è il mio Figlio amato" (Mt 3, 17).
Un nuovo ciclo di vita iniziava per gli uomini. Il passaggio dal vecchio al nuovo non sarebbe avvenuto in un miracoloso istante, ma lentamente, con movimenti da ère geologiche; continui risvegli dei vecchi modi avrebbero cercato di dare forma e permanenza alla novità, questa sarebbe andata oltre tutte le possibili formulazioni, oltre tutti i tentativi di accaparrarla, fino ai nostri giorni, nei quali sentiamo, nel crollo di tutte le costruzioni, più forte la nostalgia di vivere la vita dell'uomo nuovo senza contaminanti deformazioni.
Lo Spirito di Dio fu su Gesù che riemergeva dalle acque. Lo spirito di Dio è l'energia creatrice e redentrice; alita sulle acque del caos producendovi le infinite forme della vita; soffia sul cuore degli uomini e vi risveglia i più nobili sogni, le più ardue imprese che portano avanti, verso la libertà e la verità, la coscienza.
Lo Spirito di Dio è sopra Gesù, per comunicare a tutti gli esseri nuovi impulsi di grandezza, di nobiltà, di bellezza. Gesù è al centro dell'annoso cammino dell'uomo. In Lui l'umanità sofferente, caotica, deformata dallo spirito di avidità, di potenza, di non-verità, ritrova i1 suo cammino verso un armonioso equilibrio e una matura illuminazione.
Gesù è al termine delle ère che lo hanno preceduto e all'inizio di quelle che verranno dopo di Lui. Con Lui principia l'èra dell'amore-comunione, dell'amore gratuito, non deformato da nessuna finalità, dell'amore in sé come modo di essere e come dimensione di pura gioia. L'amore libero e immotivato, come il canto dell'usignolo nelle notti di maggio, amore che si offre senza domandare ricompensa, riconoscenza, gratitudine; amore che annulla la giustizia come il fiore che muore nel frutto: "Date senza richiedere indietro" (Lc 6, 30); "A chi ti chiede la tunica, dà anche la camicia" (Lc 6, 29); "Sii in comunione con i tuoi nemici" (Lc 6, 28); "Getta continuamente allo sbaraglio la tua vita se vorrai conquistarla" (Mt 10, 39); "Quando sei nel tempio per presentare i tuoi doni, non fermarti a pensare a Dio, ai tuoi peccati, alle tue necessità: interrogati se sei in comunione con gli uomini" (Mt 5, 24).
L'offerta continua di noi stessi dilata la coscienza al di là dei suoi limiti, la riempie di fame e di sete dell'infinito, fino a renderla una sola realtà con l'immensità divina portata da Gesù all'uomo.
Giovanni Vannucci
Anno A – Battesimo del Signore (Is 42,1-4.6-7 Sal 28 At 10,34-38 Mt 3,13-17)
(Giovanni Vannucci, Il Risveglio della coscienza, già Edizioni CENS, ora reperibile nel catalogo Servitium)