Vita nello Spirito

Mercoledì, 18 Luglio 2007 00:26

A passo di danza contro la rassegnazione (g.f.)

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(g.f.)


«Cerchiamo di cogliere i segni di novità che il Vangelo introduce nella trama del quotidiano»

«Testimoniare la speranza cristiana alla periferia di San Paolo? Significa cogliere I segni di novità che il Vangelo introduce nella trama del quotidiano e operare perché fioriscano». Padre Natale Brambilla, 43 anni, brianzolo di origine, è in Brasile dal 2000, dopo una breve esperienza in Bangladesh.

La parrocchia di san Francesco Saverio dove opera (insieme con padre Paolo Ancilotto, anch’egli missionario del Pime) non è un contesto facile: conta infatti 70 mila abitanti, una parte dei quali vive in favela. Ciononostante, ha una sua vivacità: ben 24 le «pastorali di settore» attive. «La maggioranza di coloro che hanno un’occupazione fanno lavori di fatica o di bassa manovalanza; molti altri sono disoccupati o vivono di espedienti. Appena uno guadagna qualcosa in più cerca casa e fortuna altrove», commenta padre Natale.

A Vila Missionària il grado sociale è forte e alto il rischio, per i giovani, di finire nel «giro» di spacciatori e criminali. E tuttavia la speranza fiorisce anche qui. Come sul volto di Vinicius, uno dei 227 bambini che frequentano l’asilo della parrocchia. «Quando è arrivato da noi, all’età di quattro anni - racconta padre Natale - aveva il volto perennemente velato di tristezza e non parlava. Le vicende travagliate della sua famiglia avevano lasciato un segno pesante su di lui. Inserito in un contesto accogliente, a contatto con altri bambini e adulti attenti a lui, Vinicius è come rinato: ha ritrovato la parola e il sorriso».

A queste latitudini la speranza ha il sorriso di Elaine, che in parrocchia fa la direttrice del coro. Ha poco più di vent’anni la ragazza, ma il suo è il coraggio di una fede adulta. «Dopo alcuni mesi di lavoro in un call center della maggior catena di cellulari del Brasile, un posto ambito - sottolinea padre Brambilla - Elaine decide di andarsene perché non ce la faceva più a bluffare con i clienti, a tergiversare davanti alle loro lamentele. Mollato il call center, Elaine ha trovato lavoro prima come segretaria in una palestra e, da qualche tempo, in una farmacia. E ora è in pace con la sua coscienza».

Racconta padre Natale: «Fin dal mio arrivo, in un ambiente caratterizzato da abbrutimento e violenza, ho sentito la necessità di offrire alla gente, soprattutto ai giovani, un’alternativa concreta. Qui i ragazzi sono totalmente privati del contatto con il bello. Recuperare la dimensione della bellezza, ben oltre l’aspetto estetico, è per me un modo per condurre la gente a Dio». Incurante del fatto che in posti come quello molti si aspettino altro, padre Natale decide di investire sulla «vena artistica naturale» dei brasiliani. «Per sviluppare la creatività dei ragazzi abbiamo cercato di creare un laboratorio di chitarra, un gruppo che si interessa di teatro e un altro che organizza corsi di danza». Ma, dopo un avvio caratterizzato dall’entusiasmo, la disponibilità delle persone è venuta meno e il progetto, àli per lì, si è arenato. «Poi - spiega padre Natale - ecco la sorpresa: è decollato il gruppo di ballo grazie a Ivete, una ragazza della parrocchia che ha studiato danza. Siamo agli inizi: ma il lavoro che stanno compiendo - una ventina di ragazzi e giovani di entrambi I sessi - mi pare promettente. Il gruppo (che ha preso il nome Totuus tuus dal celebre motto mariano di Giovanni Paolo Il) ha già ricevuto qualche premio; spesso si esibisce in occasione di feste popolari. Durante la Messa il gruppo presenta una danza ispirata a un testo sacro. Vedo che stanno crescendo; perciò abbiamo deciso, ristrutturando gli spazi parrocchiali, di ricavare uno spazio per le prove. Se son rose...». Momenti di difficoltà e tensioni, tuttavia, non mancano. «Capita che la fiducia venga tradita, magari da chi ti lavora accanto, oppure che ti assalga la delusione quando vedi che tra i gruppi di una stessa parrocchia ci sono dissapori e incomprensioni. E’ allora che sento l’esigenza, più forte che mai, di attingere alla Parola di Dio le ragioni della speranza. In momenti come quello inforco la bici, esco dalla città, cerco la natura. E mi tuffo nella preghiera».

( da Mondo Missione, ottobre 2006)

Letto 1411 volte Ultima modifica il Sabato, 23 Ottobre 2010 23:01
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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