La nobiltà del dubbio nella traversata della vita
di Giovanni Nicolini
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. (Mc 4, 35-41)
Gesù si addormenta mentre i discepoli sono in balia della tempesta.
Anche noi talvolta ci sentiamo abbandonati.
Ma il nostro viaggio nella storia è sempre accompagnato e guidato.
E la non-fede dice qualcosa della fede...
La vita come una grande traversata. Nell’invito di Gesù ai discepoli - “Passiamo all’altra riva” - c’è tutto il segreto e tutta la bellezza della vita nuova donata al mondo: la vita non più come corsa inarrestabile verso la morte, ma appunto come navigazione verso la riva del Risorto. Un viaggio in compagnia, e con un compagno straordinario, Gesù. La barca dice anche fragilità, ma tuttavia rassicura, perchè non si è soli. L’evangelista nota, poco oltre: “C’erano anche altre barche con lui”. Si possono forse considerare altre dalla propria barca, diverse, con differenti tradizioni di orientamento e di viaggio, eppure anche quelle…..sono con Lui! Il Signore è sempre più grande della nostra barca. La sua signoria e la sua guida vanno oltre le rotte e le regole di viaggio che ci ha dato. Ma sono sue anche quelle. Proprio come dice anche il Pastore Buono: “Ho altre pecore, che non sono di questo ovile. Anche quelle io devo condurre”.
Ma si viaggia di notte, e c’è tempesta. Una grande tempesta di vento. La barca è piena d’acqua. Dice l’antico Salmo: “I cieli sono i cieli del Signore, ma ha dato la terra ai figli dell’uomo’ E i rabbini degli ebrei commentano dicendo che della terra e delle sue vicissitudini dobbiamo prenderci noi la responsabilità, appunto perché Dio “ha dato la terra ai figli dell’uomo”: la fede non è dimissione, ma assunzione di responsabilità!
Aiuta la mia incredulità
Infatti Gesù, si racconta ancora, stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Molte volte il credente - e l’intera comunità credente! - ha l’impressione che… il Signore dorma! Santa Teresa di Gesù Bambino scrive addirittura di ritenersi lei quel “cuscino” su cui Gesù dorme, a poppa della barca. La fede dunque non sostituisce l’impegno dell’uomo, ma lo moltiplica e lo approfondisce. Noi però siamo pieni di fragilità e diciamo al Signore: ‘Non t’importa che noi moriamo?”. E lui, come sempre, si piega paziente e comprensivo sulla pochezza della nostra misera fede! Ho visto che, quando possiamo riconoscerlo presente, vicino a quello che ci angoscia e ci spaventa, tutto diventa come un mare in bonaccia. Il che non toglie che avvertiamo il suo dolce rimprovero: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. La nostra vita, sublime avventura della fede, è un incontro inevitabilmente sproporzionato tra la potente bontà di Dio e il tremore della nostra carne mortale.
Forse proprio nella nostra non-fede comprendiamo qualcosa del mistero della fede. Il mio vescovo, mi ha insegnato a far mia la preghiera di quell’uomo che a Gesù che gli chiedeva di credere,rispondeva: “Io credo, Signore. Aiuta la mia incredulità”. Quando gli Apostoli accolgono l’indicazione delle donne e si recano all’appuntamento con il Risorto sul monte alto della Galilea, il Vangelo di Matteo ricorda che l’hanno adorato, ma che qualcuno ha dubitato. Sembra che la nuova edizione della Bibbia italiana porterà una correzione doverosa al testo, per dire che tutti hanno adorato…, e hanno dubitato! Forse non si possono scindere dubbio e fede. Forse solo al credente compete l’umile nobiltà del dubbio, che incessantemente lo riconduce alla certezza che non solo la fede è dono, ma è dono l’accoglierla. E poterla custodire nella navigazione tempestosa della vita.
(da Italia Caritas, giugno 2006)