USO IMPROPRIO DEL SOPRANNATURALE?
di Filippo Di Giacomo
Utilizzi del sacro, vari e talvolta complessi, si intrecciano in materia religiosa.
Le cose più stravaganti avvengono nei confronti di cialtronerie di ogni tipo, ma anche le cose "serie", come le apparizioni di Lourdes e di Fatima, subiscono talvolta letture strumentali dettate dalle circostanze, anche con rilevanti implicazioni storiche e ideologiche.
Le cronache segnalano spesso episodi curiosi, al confine tra religiosità popolare e magia. Santoni e santone miliardarie, mentre per la Chiesa ufficiale vi sono gravi problemi di bilancio. Taumaturghi con tonaca oppure senza. Visionari e visionarie in contatto più o meno diretto con la Madonna.
Risposta emozionale e non intellettuale agli stimoli prodotti dal mondo dell'esperienza, oppure un modo per raggiungere alcune finalità sociali con tecniche estremamente limitate? Il fenomeno è noto e ricorrente e presenta, indubbiamente, delle costanti capaci di conferirgli tra l'altro, il carattere della prevedibilità e quello di una certa utilità sociale.
E questo si verifica anche nel caso dei fenomeni più "seri", quelli cioè che hanno ricevuto il riconoscimento della Chiesa.
E’ noto, infatti, che le apparizioni di Lourdes servirono a conservare al secondo Impero quel carattere "cattolico" reintrodotto in Francia dalla restaurazione e che la connotazione massonica di Napoleone III e del suo entourage sembrava non dover garantire. Fatima giunse dopo alcuni decenni di vera e propria persecuzione religiosa condotta in Portogallo da governanti anticlericali ed ha assunto e conservato, sino ai nostri giorni, un significato fortemente anti-marxista.
Il medesimo significato si è subito attribuito anche, in Italia, al pianto della Madonna di Siracusa avvenuto, non casualmente, ai tempi del Fronte Popolare. Se questo tipo di religiosità di massa è da intendersi come una metafora di alcune condizioni che si vogliono ottenere nella vita sociale, prendono interesse anche le attribuzioni di minor peso e significato. Compaiono, infatti, personaggi e si incontrano situazioni che di per sé non appartengono né all’attuale mondo profano, né agli aspetti ufficiali del sacro.
Un primo livello di questo fenomeno socio-religioso, è quello che vede un gran numero di ammalati e bisognosi (a vario titolo) di conforto, partecipare a delle affollate "preghiere di guarigione" che, pur conservando i riti ufficiali, hanno nella durata e nella gestualità un significato specifico e relativo ai bisogni che cercano di soddisfare. Due o tre ore di preghiere, lamenti, pianti, trance, domande, ringraziamenti, imposizioni di mani, uso abbondante: di candele, incenso, acqua benedetta, creano un clima certamente diverso da quello pensato e desiderato dagli autori della riforma liturgica del Vaticano II. I riti di guarigione con rituale cattolico sono stati pensati, in margine al movimento carismatico, nelle giovani comunità cristiane africane, soprattutto francofone, dove hanno conosciuto una massiccia diffusione. Che sia la prima ondata di quella cultura interrazziale di cui tanti dicono di avvertire l'avvento?
Connotazioni culturali più nostrane sembrano avere invece le numerose figure di santoni che, magari grazie alle cronache giudiziarie, vengono man mano alla ribalta e che qualificano un secondo livello del fenomeno. In genere si tratta di laici, anche se non é raro trovare tra i loro estimatori anche uomini e donne di Chiesa.
La loro legittimazione è sempre, apparentemente, basata su temi cari alla devozione popolare, per cui la loro azione può servire ad indicare quali siano le idee religiose di alcune fasce della popolazione. In realtà, ciascuno di essi si attribuisce una qualità, strabiliante quanto misteriosa, che costituisce il titolo reale della loro predicazione: zu’ Antonio Naccarato aveva predetto la sua risurrezione; mamma Ebe affermava di essere rimasta vergine nonostante i trascorsi sentimentali, provati anche in sede giudiziaria, facilmente definibili come vivaci; la visionaria di Pescara garantiva la veridicità delle sue visioni con il suo cambiamento di vita: da passeggiatrice a fervida devota.
Su queste premesse, a nessuno viene imposto di aderire a tutti i dogmi, mentre a tutti viene chiesto di non trascurare le funzioni rituali prescritte.
All’adepto, quindi, non viene posto il problema di come pensare, ma di come agire e come trarre dalla santona la forza necessaria per un comportamento giusto e corretto. Il che spiega la facilità con cui vengono accettati gli adempimenti religiosi che essi indicano e che sono impegnativi, sovente duri, talora conturbanti, nelle loro circostanze interne o esterne: privazioni materiali, coazione della libertà di scelta, pesanti incursioni nella vita famigliare ed affettiva, sacrifici economici e, spesso, anche strani riti, tratti dalla pattumiera degli arcaismi culturali.
Inspiegabili, invece, sembrano restare le cause della proliferazione di tali fenomeni in un contesto sociale come l'odierno anche se, il rispetto dovuto alle persone coinvolte, non permette il ricorso a nessuna piatta dichiarazione di agnosticismo.
(in L’Ancora, 1/2 2003)