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Giovedì, 20 Dicembre 2012 10:45

In memoria di p. Natalino Spaccapelo sj

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Lo scorso lunedì 22 ottobre è morto improvvisamente a Roma, per un infarto fulminante, P. Natalino Spaccapelo. La notizia della sua scomparsa mi è stata comunicata da un caro amico, col quale ho sempre condiviso l’amicizia, l’affetto e la stima per lui.

P. Natalino ha svolto un ruolo importante nel mio cammino di crescita umana e spirituale: se oggi sono prete e parroco, lo devo anche alla sapienza con la quale mi ha accompagnato negli anni del mio cammino formativo verso il sacerdozio.

Ho conosciuto P. Natalino nel 1989, quando ho frequentato il suo corso di Antropologia Filosofica presso la Facoltà Teologica della Sardegna. All’epoca avvertivo una forte spinta a prendere in considerazione la possibilità di diventare presbitero, ma non avevo ancora approfondito le motivazioni di una simile scelta.

Il corso di Antropologia filosofica tenuto da p. Natalino fu per me un’esperienza tanto incisiva da spingermi a ricercare e a verificare le motivazioni profonde delle scelte maturate fino ad allora, compresa quella di intraprendere un percorso di preparazione al sacerdozio ministeriale. Mi colpì la profonda attenzione che P. Natalino riservava alla dimensione affettiva nel processo di crescita della persona. Era convinto che il bisogno fondamentale di ogni uomo sia di “amare ed essere amato”. I frutti di quelle sapienti intuizioni – approfondite in anni di studio – sono ora raccolti in un libro pubblicato nel 2006 da Armando Editore, Lezioni sulla vita affettiva, curato da Alessandro Clemenzia: un alunno di p. Natalino, ora docente di ecclesiologia.

L’importanza data da P. Natalino alla dimensione affettiva mi ha spinto a riconoscere nella mia vita la presenza di un Dio che è innanzitutto amore offerto e rivelato. P. Natalino, con il quale iniziai un cammino di accompagnamento spirituale, mi ha introdotto più di ogni altra cosa a fare l’esperienza di un Dio che si rivela nella fragilità della nostra umanità e nel nostro desiderio mai pienamente soddisfatto di amare e di essere amati. Mi ha introdotto a gustare, nell’esperienza della preghiera intesa come ascolto e come conoscenza di sé, la possibilità di vivere un reale rapporto-ascolto col Signore, la cui Parola è rivolta all’intero della nostra umanità: coscienza-cuore-ragione-volontà-affetti. Tutto l’uomo è capace di Dio!

P. Natalino contestava l’iter seminaristico istituzionale, inteso come un percorso di formazione al sacerdozio scandito da tappe e momenti uguali per tutti. Contestava anche una visione troppo spirituale della “vocazione”. Sosteneva infatti il primato dell’umano come “luogo” in cui scorgere le tracce della presenza di Dio e della sua volontà e dava grande importanza alle scienze umane, che riteneva indispensabili per decifrare il mistero dell’uomo alla luce del mistero di Dio.

Grazie a lui, il Signore mi ha guidato verso una più profonda conoscenza di me stesso, spesso con sofferenza e paura, anche attraverso esperienze alternative al seminario.

In occasione di un nostro incontro a Gallarate, dove mi trovavo per un ritiro a conclusione di un anno trascorso presso un monastero, in un momento di sconforto gli dissi: “Padre, io vorrei fare la volontà di Dio ma mi sembra del tutto inutile questo camminare senza mai vedere la meta”. La sua riposta è rimasta scolpita nella mia mente e nel mio cuore: “Dio vuole da noi ciò che noi liberamente vogliamo!”. Con quelle parole, p. Natalino mi aveva aiutato a capire che la fede non è un annullamento della nostra umanità ma un potenziamento di essa all’interno di una logica evangelica. Mi ha introdotto a “gustare” la bellezza della preghiera come esperienza – anche affettiva – di Dio e a educare la libertà come condizione fondamentale per dire “si” a Dio con tutto me stesso, comprese le mie contraddizioni e le mie povertà strutturali.

 Mercoledì 24 ottobre ho concelebrato le esequie di P. Natalino a Roma, nella chiesa del Gesù. I testi della liturgia erano quelli del giorno. La proclamazione di alcuni versetti della lettera di San Paolo agli Efesini, sono stati di consolazione e di conforto:“Penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente”.

Chi ha avuto con P. Natalino una conoscenza anche soltanto superficiale ha certamente colto la sua profonda comprensione del mistero di Cristo: una comprensione che toccava corde emotive profonde: le sue, e, quindi, quelle dell’interlocutore che si sintonizzava con lui. La sua attività di accompagnatore spirituale e di predicatore di esercizi è tanto importante e profonda quanto la sua produzione accademica.

Nei tanti colloqui che ho avuto con lui, ho avuto modo di percepire come la sua parola vibrasse in modo speciale e fosse capace di raggiungere la profondità del mio cuore. Era determinato nel sostenere che si può e si deve fare di tutto per creare le migliori condizioni affinché avvenga l’incontro tra Dio e l’uomo. Non ci si può sostituire né al duro lavoro della comprensione umana, né all’attività misteriosa della sinergia tra l’azione dello Spirito e la libertà dell’uomo. Eppure, forse perché anche musicista (suonava il violino), egli sapeva creare queste condizioni, sia a lezione che negli incontri e nei colloqui personali.

L’attività accademica di P. Natalino e il suo prezioso ministero sacerdotale, sono stati toccati dalla Grazia. Chi lo ha conosciuto da vicino, ha così avuto modo di sperimentare le impenetrabili ricchezze di Cristo, ricchezze che si rivelano nella nostra umanità redenta.

La morte di P. Natalino ha sorpreso molti. Ma la sua opera di intercessione e di guida non viene meno: continua nella comunione dei Santi e nella certezza di ritrovarci un giorno insieme per godere, senza veli, il mistero di Dio Amore.

Grazie padre Natalino, riposa nella pace degli amici di Dio!

 

d. Alessandro Enna
Letto 2477 volte Ultima modifica il Giovedì, 20 Dicembre 2012 10:47

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