Gli Orientamenti Cei per il nuovo decennio mettono a fuoco la priorità dell'impegno educativo, definito più volte negli ultimi anni come "emergenza" e "compito urgente". Un consenso pressoché generale ha accompagnato la scelta del tema nella programmazione di questa nuova tappa del cammino della chiesa italiana, consenso determinato dalla constatazione di un malessere diffuso, che investe la società in ogni suo ambito, e della necessità di dare risposta ad un bisogno che ogni giorno diventa sempre più impellente. Infatti, le tradizionali agenzie educative, punti di riferimento indiscussi del passato, non sempre oggi sono all'altezza del loro compito: spesso assistono rassegnate e inerti di fronte allo sbriciolarsi della loro funzione, cedendo ad atteggiamenti rinunciatari e disfattisti, o addirittura si ritrovano sul banco degli imputati, accusate dei più efferati crimini.
L'episcopato italiano, nel sottolineare «la complessità dell'azione educativa», fa proprie le parole del papa sollecitando ad un'«alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale». La situazione attuale, infatti, è talmente seria che solo un intervento coordinato e condiviso può rivelarsi efficace e fruttuoso. A tale scopo la parrocchia, in quanto "soggetto sociale" e non solo "religioso", potrebbe rappresentare l'interlocutore più idoneo a proporre spazi di incontro e di dialogo aperti a tutti i soggetti sociali per concordare insieme le linee irrinunciabili di un progetto educativo sul quale convergere, pur con metodologie diverse, in vista della formazione integrale della persona: famiglie, comunità cristiane, scuole, gruppi e istituzioni della società civile, strumenti della comunicazione di massa, ciascuno con il suo specifico ruolo.
Il documento della Cei al cap. 4 chiama in causa le cinque "agenzie" educative appena elencate, indicando compiti e obiettivi da perseguire in ordine all'educazione. È su questo aspetto che intendiamo soffermarci in questo e nei successivi contributi, nel tentativo di suggerire possibili nuovi metodi pastorali e strategie d'intervento.
Un'analisi realistica e concreta
La famiglia oggi vive grosse difficoltà in ordine al suo ruolo educativo. Negli ultimi decenni è stata radicalmente stravolta la sua immagine e la sua funzione nella società. Numerosi i problemi che alimentano la sua fragilità: il fenomeno sempre in crescita delle separazioni coniugali, con il conseguente incremento delle cosiddette "famiglie allargate", che determinano, da una parte, la rarefazione dei legami genitoriali e, dall'altra, il confuso e disorientante moltiplicarsi delle figure "parentali" di riferimento; la giusta emancipazione della donna in campo sociale e lavorativo, all'origine, tuttavia, della sua assenza tra le mura domestiche, spesso colmata da strumenti tecnologici che progressivamente stanno stravolgendo l'etica, la cultura, gli stili di vita familiari; il tramonto dell'autorevolezza paterna/materna che cede sempre più il passo ad un'autonomia sfrenata dei figli che rifiutano regole e limiti di ogni genere.
L'analisi della famiglia attuale, delineata nel documento Cei, è molto realistica e concreta: non si nasconde la sofferenza, la solitudine, l'inadeguatezza, l'impotenza di fronte ad un compito che supera spesso le proprie possibilità; si denuncia l'incapacità di dire dei "no" autorevoli o di proporre «ragioni profonde per vivere»; si rimprovera la "scarsa cura" nel coltivare il legame con i figli o, all'opposto, l'eccessiva presenza che rischia di soffocarne la personalità e determinarne la dipendenza. L'impronta educativa della famiglia, in ogni caso, è quella che di fatto rimane nel tempo; pertanto, si sottolinea l'assoluta necessità di «sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori» affinché siano capaci di forgiare personalità adulte e responsabili.
L'impegno della parrocchia
La questione interpella la chiesa tutta, e la parrocchia in modo particolare. Non mancano, negli Orientamenti Cei, i suggerimenti concreti per un rinnovato impegno pastorale delle comunità parrocchiali, a supporto del ruolo educativo della famiglia: dall'attenzione agli itinerari dell'iniziazione cristiana alla promozione di cammini vocazionali; dalla cura dei genitori rimasti soli alla preparazione delle coppie al matrimonio e alle fasi iniziali della vita coniugale; dal coinvolgimento della famiglia come soggetto attivo della pastorale alla progressiva trasformazione della parrocchia in "famiglia di famiglie".
Il campo di azione è vasto e complesso e richiede l'individuazione di obiettivi e di tappe intermedie da perseguire a medio e a lungo termine. Ogni parrocchia, nel contesto socio-culturale in cui vive, saprà cogliere, attraverso un sano discernimento, le "priorità" sulle quali impostare nel corso del decennio la sua programmazione pastorale. Tra queste non potrà certo essere trascurata l'attenzione alle coppie di coniugi, a partire dalle più vicine, che dovrebbero porsi sul territorio come piccole"chiese domestiche", aprendo le proprie case all'incontro e all'accoglienza delle famiglie in difficoltà. «Testimoni di unità e fedeltà nell'amore», tali famiglie potranno divenire una importante "risorsa" per la chiesa, in virtù dei molti doni ricevuti per il bene comune: la grazia sacramentale del loro stato di vita, l'esperienza coniugale e familiare, le competenze professionali, la maturità nella fede.
La valorizzazione degli adulti
Come "scelta qualificante", il documento Cei suggerisce alle parrocchie «la cura della formazione permanente degli adulti e delle famiglie». Tuttavia, anche la stessa "formazione", sia pure intesa come "cammino permanente", rischierebbe di rimanere sterile se non si promuovesse contemporaneamente la partecipazione attiva del laicato cattolico alla missione educativa della chiesa: «La famiglia va dunque amata, sostenuta e resa protagonista attiva dell'educazione non solo per i figli, ma per l'intera comunità».
A volte, infatti, l'insistenza sulla necessità di garantire al laicato una formazione che l'accompagni in tutte le stagioni della vita potrebbe nascondere in realtà la paura di passare dalla teoria alla prassi, e dunque l'incertezza nel dichiarare, ad un certo punto del cammino, maturi i laici, cioè realmente adulti nella fede e dunque capaci di corresponsabilità nell'azione pastorale della chiesa. È a tale traguardo invece che si dovrebbe puntare in questo nuovo decennio, affinché i laici escano finalmente da quell'atavico stato di passività e di dipendenza nel quale si trovano spesso rassegnatamente relegati, e vengano ufficialmente investiti di quelle funzioni, di fatto loro conferite dal sacramento del battesimo e della confermazione, che li renderebbero a tutti gli effetti missionari nel cuore delle realtà terrene con il loro specifico carisma.
Tre possibili piste di impegno
Quali, dunque, le possibili "piste di impegno",in ordine alla pastorale familiare, su cui la parrocchia può incamminarsi, confluendo possibilmente insieme ad altre parrocchie dello stesso territorio «entro progetti comuni, definiti e realizzati insieme»? Ne suggeriamo almeno tre, precedute da una "fase preparatoria".
Prima di tutto sarebbe opportuno puntare, in una prima tappa del cammino pastorale, alla formazione di un significativo numero di coppie, dotate di specifiche competenze professionali (psicologi, docenti, sociologi, avvocati, teologi, catechisti…), individuate tra coloro che condividono, almeno nelle grandi linee, i presupposti della proposta educativa cristiana, perché diventino «nuove figure educative» sul territorio.
Il gruppo così costituito, affiancato dall'intera comunità parrocchiale e, in primo luogo, dal consiglio pastorale parrocchiale, dovrebbe elaborare un progetto educativo sui cui presupposti valoriali fondare le iniziative concrete da promuovere. La fase operativa successiva dovrebbe puntare alla creazione, sul territorio parrocchiale, di "luoghi" di confronto, di ascolto, di dialogo, di ricerca, di studio e di osservazione della realtà, aperti a tutti, a sostegno della coppia e del suo ruolo educativo. Ne suggeriamo tre:
- un osservatorio della situazione socio-culturale della coppia, allo scopo di "educare" la comunità cristiana "al servizio", a partire dalla "conoscenza" dei reali bisogni della gente. Affinché si realizzi un'azione pastorale mirata ed efficace, è indispensabile, infatti, conoscere i destinatari a cui si intende rivolgersi e le loro effettive problematiche, senza preclusioni o pregiudizi che inficerebbero non solo l'incontro con la loro realtà, ma anche i possibili risultati;
- un centro di ascolto per la coppia, allo scopo di "educare" alla relazione, attraverso la prevenzione dei conflitti, l'analisi di eventuali criticità e delle loro cause e la mediazione dei rapporti difficili. La solitudine della coppia è oggi una delle più gravi fragilità della famiglia, con sbocchi a volte anche tragici e violenti, come documentato dalla cronaca. Senza considerare la frequente insidiosa tendenza, purtroppo spesso senza ritorno, a cercare in internet il dialogo che manca all'interno della coppia;
- una scuola per genitori, allo scopo di "accompagnare" i coniugi nel loro "compito educativo", ascoltandone le difficoltà e le domande, e suggerendo criteri pedagogici di discernimento e di intervento nella crescita dei figli. Il vuoto pressoché assoluto che esiste da sempre in questo ambito impone alla parrocchia di prepararsi adeguatamente, consapevole anche della ricaduta positiva che l'esperienza genitoriale ha sul benessere della stessa coppia.
Il percorso tracciato non può prescindere dall'attenzione ai «temi sociali e politici che toccano l'istituto familiare». La parrocchia, attenta alla promozione integrale della persona, deve anzi vigilare, pena l'irrilevanza della sua missione, affinché siano fatte a sostegno della famiglia «scelte politiche ed economiche appropriate».
Settimana n. 1 anno 2011