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Sabato, 13 Febbraio 2010 12:09

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di Olivia Fiorilli
da Carta n. 8 - anno XI

Un catalogo di tutti quelli che si muovono all’estrema destra del padre. il laboratorio della galassia e’ verona.

La svolta a destra della gerarchia ecclesiastica è ormai sempre più evidente. Ma chi scalpita «All’estrema destra del padre», per citare il titolo di un esauriente libro di Emanuele Del Medico [La Fiaccola, 220 pagine, l0 euro] sui legami tra il tradizionalismo cattolico e la destra radicale?

Disegnare la mappa dell'arcipelago di organizzazioni laicali tradizionaliste [che praticano cioè il motto di Pio X, «Instaurare omnia in Christo» e militano per la costruzione di una società organica tradizionale, antiegualitaria e aristocratica], è piuttosto complicato; almeno quanto valutare l’estensione numerica di questo fenomeno. I gruppi integralisti, che condividono l'avversione per la svolta impressa alla Chiesa dal Concilio Vaticano II, si dividono tra quanti riconoscono l'autorità della Chiesa ufficiale e quanti la mettono in discussione, arrivando talvolta a non riconoscere l'autorità del papa [i «sedevacantisti»].

Tra i riferimenti culturali di alcuni di questi gruppi c'è la teologia della proprietà, predicata dal movimento integralista brasiliano «Tradizione, famiglia e proprietà», fondato da Plinio Correa de Oliveira, autore di «Rivoluzione e controrivoluzione». Si tratta di un movimento nato nel 1960 per combattere il comunismo, difendere la proprietà privata, la nobiltà latifondista e la famiglia tradizionale. Vicino a queste posizioni, nonché a quelle lefebvriane, è per esempio Alleanza cattolica, il gruppo più influente nell'area del tradizionalismo, che mira alla costruzione di una società «a misura di uomo e secondo il piano di Dio». Il gruppo vanta tra i suoi membri Alfredo Mantovano, sottosegretario degli interni di An. Da una scissione di Ac -considerata troppo poco «anti-abortista» -è nato il Centro culturale Lepanto di Roma, che dichiara sul suo sito di volere «seguire la strategia controrivoluzionaria riassunta dal professor De Oliveira».

Al suo attivo vanta campagne contro l'omosessualità e contro la costruzione di nuove moschee.

Su posizioni vicine alla dottrina lefebvriana [uno dei suoi fondatori, Don Ricossa, veniva dalla confraternita lefevriana San Pio X] è l'istituto Mater boni consilii, che edita la rivista «Sodalitium». Secondo la maggior parte degli osservatori del tradizionalismo cattolico, l'Istituto rappresenta uno dei pochi gruppi espressamente negazionisti della Shoah. Nella rivista si citano un classico dell'estrema destra come «la congiura giudaico/massonica», l’omicidio rituale commesso dagli ebrei [un classico dell'antisemitismo] e trovano posto recensioni di libri negazionisti.

Il gruppo Militia Christi, invece, si concentra prevalentemente sulla «difesa della Vita», la lotta all'aborto e all'omosessualità [nei manifesti l'aborto è paragonato all'omicidio]. Nel suo programma politico, oltre a queste tematiche, c'è la costruzione di un sistema economico fondato su corpi sociali intermedi, la lotta ai partiti, all'«indifferenza borghese», al sionismo e alla massoneria, ai flussi indi scriminati di migranti. Questo gruppo agisce prevalentemente a Roma.

La capitale del tradizionalismo cattolico, però, è senz'altro Verona. La città, abbastanza nota come laboratorio dell'estremismo di destra e culla del sodalizio tra Lega nord e destra neofascista [al suo apice dopo l'elezione a sindaco di Flavio Tosi: nella sua maggioranza figura anche Andrea Miglioranzi, membro del gruppo nazirock Gesta Bellica ed ex Veneto Fronte Skinheads, leader di Fiamma Tricolore] è anche un ricettacolo di gruppi tradizionalisti cattolici. Il fenomeno si è sviluppato negli anni ottanta, sullo sfondo di una città dove cattolicesimo tradizionalista e destra politica avevano già iniziato a dialogare sulle pagine della rivista «Carattere» [pubblicata dal '54 al '63]. Il «credo» di questi gruppi è più o meno omogeneo. Si va da nostalgie per il rito preconciliare [cosa che ha creato tensioni con la curia], celebrato in latino nella chiesa di Santa Toscana, a simpatie lefebvriane fondate su un radicale rifiuto di tutte le idee moderniste e della «sbandata ecumenica» -secondo le parole di Raimondo Gatto -della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ostili all'egualitarismo nato dalla «cloaca della Rivoluzione francese» - l’espressione è del movimento legittimista Sacrum Imperium ­ nostalgici dell'Ancien Régime, ultras della «famiglia naturale» e dell'identità cattolica contro «l'invasione islamica», anti-ecologisti e - ovviamente - anti-comunisti, questi gruppi hanno un lungo elenco di nemici: in primis migranti, gay, lesbiche e trans.

Su questo «terreno di lotta» avviene la saldatura tra gruppi cattolici tradizionalisti e destra più o meno estrema, dalla Lega al Veneto Fronte Skinhead, a Fiamma tricolore e Forza nuova. Sullo sfondo, la vicinanza non solo alla dottrina lefebvriana, ma anche a quella di «Tradizione, famiglia e proprietà». Questo arcipelago di sigle tradizionaliste si è limitato a poche ma «colorite» azioni pubbliche [«Promemoria per una Norimberga morale dei giornalisti faziosi e arroganti» è il titolo di un minaccioso volantino del '94 scritto da Sacrum Imperium contro un giornalista de La Cronaca] fino al '94, anno dell'elezione di quattro consiglieri filo-tradizionalisti in consiglio comunale.

Da allora è cominciata l'ascesa verso i «piani alti» della politica scaligera e veneta, dalla fondazione della Consulta per la famiglia ['97] - che ha garantito finanziamenti a vari gruppi -fino al finanziamento provinciale, comunale e regionale per le Pasque veronesi, che si tengono ogni anno ad aprile. Si tratta una parata in costume che ricorda la rivolta antifrancese e anti-giacobina del 1797 condotta al grido di «Viva San Marco» contro le truppe guidate da Napoleone, interpretata dai tradizionalisti - patiti delle «insorgenze» - come una rivolta anti-atea in difesa dell'identità cattolica della città.

Quello dell'omofobia è un terreno di larghe intese tra destra istituzionale e tradizionalismo cattolico. Ne è stata un clamoroso esempio la discussione, nel 1995, di una mozione sulla «famiglia tradizionale» che respingeva la direttiva europea contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale: in quell'occasione il consiglio comunale di Verona mise nero su bianco che l'omosessualità è «contro natura». Nel 2000, la «messa riparatrice» contro il World Pride che si era tenuto a Roma ebbe il patrocinio della Regione Veneto.

Altro terreno d'intesa è la difesa dell'«identità cattolica» contro l'Islam e l'immigrazione. Sul sito www.traditio.it, punto di raccordo di diversi gruppi, si legge un comunicato che si scaglia contro le esternazioni di alcuni esponenti della Cei a favore della garanzia, per gli islamici presenti in Italia, di luoghi di culto. «Noi siamo e restiamo tra quelli che non si rassegnano a veder svenduta la propria Fede e quindi denunciano con grande amarezza il capitolazionismo recidivo di tanti uomini di Chiesa, traditori di Gesù Cristo […] i quali alzano bandiera bianca davanti all'Islam». Sul sito si può dare un occhiata alle sigle della galassia integralista veronese. Famiglia e civiltà è un'«associazione per la difesa della Famiglia e della Civiltà Cristiana», nata nell'89 e guidata dall'ex sindacalista Cisl Palmiro Zoccatelli. Impegnata contro l'aborto e parte della Consulta per la famiglia, recentemente è stata in prima fila nella campagna per non staccare il sondino che teneva sotto sequestro il corpo di Eluana Englaro.

Sacrum Imperium si definisce, invece, un movimento legittimista votato all'«integrale restaurazione cattolica e tradizionale, sacrale, gerarchica e monarchica». I suoi nemici sono la «rivoluzione conciliare», il comunismo, il femminismo, il relativismo e le «sette protestanti, giudaica e islamica», mentre il suo obiettivo è il ritorno della Chiesa a posizioni preconciliari e la restaurazione dell'assetto precedente la Rivoluzione francese. In occasione della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, tra i quali il negazionista Williamson, ha scritto: «Quello ch'è scandaloso ed emblematico della perdita della Fede del nostro tempo, è che, adesso, il banco di prova per giudicare dell'ortodossia di un vescovo non sia più la dottrina cattolica nei suoi elementi dogmatici, morali, di do­trina sociale della Chiesa. No, un vescovo 'cattolico' deve inchinarsi al mondo, avere l'indispensabile assenso del rabbinato, dire quello che al mondo piace sentirsi dire e, soprattutto, approvarne i peccati, sennò guai!».

Il Comitato Principe Eugenio [il condottiero che nel 1683 difese Vienna dai Turchi] si batte per «la salvaguardia della cattolicità italiana e contro l'islamizzazione e l'espianto dei popoli». Da segnalare l'articolo dedicato alla cronaca dei «tradimenti» di papa Ratzinger durante il suo viaggio a Istanbul nel 2006.

«Una voce» è la sezione veronese del movimento internazionale Una vox. Si occupa della salvaguardia della liturgia latino­gregoriana, non condividendo l'azione pastorale «filo-modernista» seguita al Concilio Vaticano II.

La «new entry» è Padania Cristiana che, come scrive Emanuele del Medico, «incarna alla perfezione la giuntura conclamata tra fede e politica, tra identità padana e cristiana preconciliare vissute come un'unica identità indivisibile». Il presidente del gruppo è l'europarlamentare Mario Borghezio, il responsabile è Matteo Castagna [anche lui leghista], mentre il portavoce scaligero del gruppo è Alberto Lo Mastro, che in passato ha militato in organizzazioni dell'estrema destra come Fiamma tricolore e Forza nuova e ora è passato al Carroccio. Una delle ultime gesta dell'associazione? Uno striscione contro le moschee esposto il giorno di Natale a Milano.

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