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Martedì, 24 Marzo 2009 20:18

AUTORIFORMA

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AUTORIFORMA

da Carta n. 42 2008

Il Governo ha scelto, suo malgrado, la scuola come terreno per sperimentare appieno il populismo repressivo che è la cifra dell’esecutivo Berlusconi 2.0. Da un lato - al di là dei deliri polizieschi di Francesco Cossiga - si tenta di costruire una cornice comunicativa per inquadrare la protesta studentesca: strumentalizzazione della «sinistra»; «bugie» dei giornali; cattiva «comunicazione» di una riforma comunque buona; minacce di arresto e di intervento della polizia e via dicendo.

Dall’altro lato, con i fotoritocchi al testo originale dei decreti Gelmini approvati nel consiglio dei ministri del 7 novembre, si cerca di scompaginare la protesta, di costruire un frangiflutti capace di isolare l’onda e frantumarla in rivoli. Il governo ha scelto di stralciare dall’impianto della controriforma i provvedimenti percepiti come «secondari»: accorpamento delle scuole con meno di 500 alunni; blocco dei concorsi già avviati; chiusura delle scuole con meno di 50; ammorbidimento del blocco del turn-over.

«Il decreto non incide sul corpo della riforma che contestiamo», ha commentato Domenico Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil cogliendo il senso di una retromarcia che è servita solo a mostrare che l’onda sta erodendo il senso di invincibilità del governo e della sua maggioranza.

«Se il governo frena, l’Onda accelera»: lo sciopero del 14 novembre e la successiva assemblea nazionale a Roma, il 15 e 16 serviranno a precisare meglio le aspirazioni di un movimento che sta scoprendo il piacere dell’ambizione. Un’ambizione che travolge anche le offerte di «dialogo» in cambio del ritiro dei decreti che Walter Veltroni usa per cercare di fare surf sull’Onda.

Un’ambizione - e un piacere - che spingono a discutere le basi culturali della controriforma Gelmini, il suo senso profondo e a interrogarsi su due punti tra gli altri: è possibile autoriformare l’università? Come disobbedire alla controriforma? Nelle pagine successive Marcello Walter Bruno, un docente, Claudia Bernardi e Mariateresa Curcio, due studentesse, cercano di rispondere alla prima domanda. Enzo Mani, invece, racconta e rilancia un’esperienza di scuola «altra», quella della Comunità dell’Isolotto, a Firenze. Jeffrey Williams, della rete internazionale EduFactory, spiega invece come il meccanismo dell’indebitamento studentesco, che Gelmini e Tremonti vorrebbero importare in Italia, abbia trasformato l’università statunitense, esponendo anche gli studenti ai venti della crisi finanziaria.

Letto 1767 volte Ultima modifica il Martedì, 24 Marzo 2009 20:20

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