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Venerdì, 25 Gennaio 2008 18:45

LE ARMI DELLA DIPLOMAZIA

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LIBIA / RETROSCENA DELLA LIBERAZIONE DELLE INFERMIERE BULGARE
LE ARMI DELLA DIPLOMAZIA

di Alessandro Farina
Nigrizia/Settembre 2007

E’ ufficiale: Gheddafi è diventato buono. È diventato così buono agli occhi occidentali che, per prodigio, si sono rotte le dighe che arginavano il riarmo di Tripoli. Lo ha candidamente ammesso il ministro della difesa francese Hervé Morin: «Non esiste più l’embargo internazionale sulla vendita di armi alla Libia. Se non gliele vendiamo noi, saranno altri a farlo: italiani, russi, inglesi».

Una precisazione giunta il 3 agosto, dopo lo scoppio sulla stampa dello scandalo sull’ipotetico legame tra la liberazione delle 5 infermiere bulgare e del medico palestinese (avvenuta a Tripoli il 24 luglio) e la fornitura francese di armi a Tripoli. A lanciare il sasso era stato il figlio di Gheddafi, Saif Al-Islam, che in un’intervista a Le Monde ammise che a convincere i libici a liberare infermiere e medico — detenuti da 8 anni a Tripoli con l’accusa di aver infettato 438 bambini con il virus dell’aids — era stato un accordo militare con la Francia. Paese che si era speso molto (vedi la doppia visita a Tripoli di Cécilia Sarkozy e la passerella del marito con Gheddafi a liberazione avvenuta) per una soluzione positiva della vicenda. I giorni successivi all’intervista sono stati affollati di smentite. Il potente Claude Guéant, braccio destro del presidente francese, ha lanciato la proposta di convocare una commissione d’inchiesta parlamentare per dipanare le nuvole sull’eventuale scambio “armi-infermiere”. Lo stesso Nicolas Sarkozy, giorni dopo, ha negato l’esistenza di un memorandum — firmato con la Libia a fine luglio, secondo Le Parisien — per la vendita di un potente reattore nucleare a Tripoli, da usare per la desalinizzazione dell’acqua del mare.

Tra precisazioni e polemiche, le uniche cose certe sono che l’Mbda, società missilistica europea controllata dal gruppo franco-tedesco Eads (ma il 25% delle azioni sono anche dell’italiana Finmeccanica), ha in essere un contratto per la vendita a Tripoli di missili anticarro Milan. Contratto da 168 milioni di euro. Non solo. Esiste un secondo contratto, in fase di avanzata negoziazione, per la fornitura da parte dell’Eads alla Libia di un sistema Tetra di comunicazioni radio. Valore: 128 milioni di euro. Insomma, il gruppo franco-tedesco, con contratti per 296 milioni di euro, si è messo in prima fila nella corsa al ricco mercato della difesa libico, diventato un eldorado dalla fine dell’embargo, nel 2004. Mercato definito dalla stessa Defence Exports Services Organization (struttura inglese che si occupa, presso il ministero della difesa, della promozione e della vendita di armi costruite in Gran Bretagna) «il più promettente tra i mercati militari emergenti». Tanto che Londra si è offerta di addestrare l’esercito di Gheddafi. E anche l’Italia, in passato fornitore privilegiato della Libia, cerca di non perdere colpi. Il 3 agosto, ad esempio, Alenia Aermacchi ha annunciato un contratto di 3 milioni di euro per rimettere in condizioni di volo 12 addestratori ad elica libici SF-260.

La fine di un tabù. E un rientro da protagonista nello scacchiere internazionale per l’uomo forte di Tripoli, isolato per anni dalla comunità internazionale. La bomba diplomatica, disinnescata da Gheddafi con la liberazione delle infermiere, ha portato, poi, altri frutti. Raccolti dall’albero europeo. Bruxelles, infatti, ha pagato 500 milioni di euro a Tripoli come risarcimento danni per la morte dei bambini. Il Colonnello ha ottenuto poi la garanzia di disposizioni di favore per l’esportazione in Europa di prodotti libici e l’impegno a finanziare una serie di progetti nei settori delle infrastrutture stradali. Dalla Bulgaria, infine, è arrivato il condono del debito, pari a 57 milioni di dollari.

Letto 1802 volte Ultima modifica il Domenica, 09 Marzo 2008 00:46

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