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Venerdì, 16 Novembre 2007 19:34

Potenza nucleare nel Medio Oriente - LA BOMBA DI PULCINELLA

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Potenza nucleare nel Medio Oriente - LA BOMBA DI PULCINELLA

Angela Lano, giornalista e scrittrice, è direttore del sito www.infopal.it 
da MC Maggio 2007

Il segreto di Pulcinella è stato infin svelato:lsraele è una potenza nucleare. Come tutti sapevano già dalle rivelazioni del tecnico nucleare Mordechai Vanunu,vent’anni fa (leggi: Missioni Consolata, luglio-agosto 2004, ndr). A togliere gli ultimi dubbi, semmai ce ne fossero ancora in giro, è stato lo stesso premier israeliano Ehud Olmert che, l’11 dicembre scorso,durante un’intervista alla tv tedesca Sat1, ha dichiarato: «L’Iran, apertamente, esplicitamente e pubblicamente minaccia di spazzare via Israele dalla mappa. Potete affermare che ciò rappresenti lo stesso livello, quando essi aspirano ad avere armi nucleari come America, Francia, Israele,Russia? ».Già,armi nucleari «come Israele».

Mordechai, l’Iran e i media mondiali

Mordechai Vanunu,che ha passato 18 anni in prigione dopo che nel 1986 aveva reso pubblico il programma nucleare israeliano, ha dichiarato all’agenzia France Press (www.afp.com): «Le affermazioni di Olmert non sono nulla di nuovo, ma è una buona cosa che Israele abbia deciso di renderle pubbliche. Il mondo, ora, non dovrebbe solo parlare dell’Iran, ma anche di Israele come minaccia nucleare con cui avere a che fare, in modo da creare un Medio Oriente libero dal nucleare e portare la pace». Tuttavia, l’attenzione internazionale è concentrata sull’Iran. Non passa giorno senza che i nostri e gli altri media ci avvertano del «pericolo atomico iraniano», nella lenta, inesorabile,devastante preparazione del «consenso» alla nuova guerra di Bush &compagnia.

Israele è l’unica potenza atomica del Vicino e Medio Oriente,e ha invaso il Libano, l’estate scorsa, e massacra da decenni il popolo palestinese.

All’inizio di gennaio, la rivista militare Genus riferiva quanto riportato da esperti militari:è probabile che Israele possieda circa 150-200 testate nucleari,chiamate «Yeriho» (Gerico), e missili in grado di portare testate a lunga gittata. La testimonianza arriverebbe da “foto satellitari”, secondo le quali, le stazioni di lancio dei missili si troverebbero nell’area di Zechariya, vicino a Beit Shemesh, a ovest di Gerusalemme.

Il 13 novembre scorso,durante la visita a Washington, Olmert aveva per la prima volta fatto cenno a un’azione militare contro l’Iran per «bloccarne il programma militare»:«l’Iran accetterà una soluzione di compromesso sulla questione nucleare solo se avrà motivo dì aver paura»

Quelle bombe nucleari in attesa...

Il 17 gennaio, il quotidiano inglese Sunday Times pubblicava un articolo dal titolo «Rivelazione: Israele pianifica un attacco nucleare contro l’Iran»: «Due squadriglie aeree israeliane si stanno addestrando per far saltare un’installazione iraniana usando bombe a testata nucleare. (...) L’attacco sarebbe il primo con armi nucleari dal 1945,quando gli Stati Uniti hanno lanciato bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Le bombe israeliane avrebbero ognuna una forza equivalente a 1/15 della bomba di Hiroshima. Bombe convenzionali con laser apriranno dei tunnel dentro gli obiettivi. “Mini bombe nucleari” verrebbero immediatamente sparate dentro un impianto a Natanz, esplodendo in profondità per ridurre il rischio della ricaduta radioattiva. “Non appena verrà data luce verde, ci sarà una missione, un colpo e il progetto nucleare sarà distrutto ha dichiarato una delle fonti. (.. .) Il governo israeliano ha più volte minacciato che non lascerà mai che armi nucleari vengano costruite in Iran,il cui presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha dichiarato che “Israele deve essere spazzato via dalla mappa geografica”(...).Scienziati hanno calcolato che, sebbene la contaminazione dal bunker potrebbe essere limitata , tonnellate di sostanze a base di uranio radioattivo verrebbero rilasciate».

Arsenali Usa in Israele

Il 12 dicembre dello scorso anno, l’agenzia israeliana Ynetnews (www.y netnews.com) appartenente al gruppo Yedioth, ha reso noto che «il senato e la camera dei rappresentanti Usa hanno approvato il raddoppio degli arsenali statunitensi in Israele». In questi depositi, ha scritto il giornalista Manlio Dinucci, il Pentagono conserva armi e altri equipaggiamenti militari, del valore di 100 milioni di dollari, da usare in Medio Oriente «in caso di emergenza». Ma,«in caso di emergenza, anche Israele è autorizzato a usare questi arsenali».Ora essi saranno raddoppiati come capacità e, grazie a un finanziamento di 200 milioni di dollari, «riempiti di nuovo».Perché riempiti di nuovo? Perché “gran parte delle armi e degli equipaggiamentistatunitensi depositati in Israele l’anno scorso è stata usata questa estate per combattere la guerra in Libano”.

Questo raddoppio tira in ballo anche il nostro Paese: “Come documenta l’organizzazione statunitense Global Security (www.globalsecurity.org) – scrive ancora Dinucci -, il 31° squadrone munizioni che opera a Camp Darby”, la base logistica dell’esercito Usa tra Pisa e Livorno, è responsabile del maggior e più disseminato arsenale di munizioni convenzionali delle forze aeree Usa in Europa, consistente in 21mila tonnellate collocate in Italia, e di due depositi classificati, situati in Israele. Questi e altri arsenali statunitensi in lsraele, gran parte dei quali è stata usata per la guerra contro il Libano, sono dunque una sorta di succursale di Camp Darby.(..) E, poiché ora il raddoppio e il riempimento degli arsenali Usa in Israele saranno effettuati dal 31° squadrone munizioni, sarà sempre questa base Usa in Italia a svolgere un ruolo chiave.

Un po’ di … preistoria atomica israeliana

La farsa del lapsus-fuga di notizie sull’arsenale nucleare israeliano, di cui il premier Olmert si è reso (consapevole?) strumento, copre una verità indiscussa e ben precedente anche alle ormai datate rivelazioni di Vanunu.

Il piano nucleare israeliano ha non solo una storia, ma anche una preistoria, registrata su documenti, libri, ecc. Nel numero del 24 dicembre scorso la rivista Jeune Afrique ripercorre la «preistoria» nucleare di Israele attraverso il libro del giornalista israeliano Michael Karpin,«The bomb in the Basement»:«L’autore fa risalire la “preistoria dell’armamento nucleare israeliano”al 1930, precisamente alla rivolta araba del 1935-1939 in Palestina contro la potenza mandataria britannica e contro la colonizzazione sionista. È da allora, dunque, prima della shoah, che David Ben Gurion, presidente dell’Agenzia ebraica e che diventerà il primo capo di governo israeliano, si convince che i suoi correligionari sarebbero stati sterminati dagli Arabi, se non fossero stati protetti da un esercito più potente dell’insieme delle forze della regione. Questa “dottrina Ben Gurion” comprenderà, a partire dal 1945, la volontà di acquisire un arsenale atomico e impedire ai vicini di israele di entrare in competizione su questo terreno.

Dalla fine della Guerra mondiale, il movimento sionista ricerca e ottiene l’appoggio degli Stati Uniti e, singolarmente,di un gruppo di 17 ricchi ebrei americani,che finanziano l’acquisto e il trasporto delle armi, delle munizioni e delle macchine belliche, Questo comitato, Sonneborn, dal nome di uno dei 17 membri,apporterà ancora un importante contributo, nel 1956-1957,al progetto nucleare franco-israeliano.

Questo orientamento al nucleare, voluto da Ben Gurion, è evidenziato dopo la creazione dello Stato, nel 1948, da un dipartimento di ricerca nucleare”.

Israele, partner militare dell’Italia

Il governo israeliano è nostro partner militare: il 17 maggio 2005, il governo Berlusconi vara la Legge n. 94, dove viene istituzionalizzata un’intesa per la cooperazione militare con Israele siglata nel 2003 (www.italgiure.giustizi.it). «Essa prevede - prosegue Dinucci - una serie di attività congiunte, tra cui “importazione, esportazione e transito di materiali militari ”organizzazione delle forze armate ”scambio di dati tecnici, informazioni e hardware”militari. In tal modo l’Italia contribuisce, con ricerche e alte tecnologie, anche al potenziamento dell’arsenale nucleare israeliano, l’unico in Medio Oriente». Proprio una bella equivicinanza!

Un accordo firmato a ottobre del 2006 prevede la partecipazione della flotta navale israeliana alla campagna militare Nato “Activ eEndeavour” (www.afsputh.nato.int) finalizzata a combattere il “terrorismo nel Mediterraneo”. La squadra navale Nato è comandata da un ufficiale italiano agli ordini statunitensi.

«In questi ultimi mesi - scrive Seymour Hersh su The New Yorker (riportiamo la traduzione pubblicata su Internazionale del 9 marzo2007, ndr) - con il progressivo deteriorarsi della situazione in Iraq, l’amministrazione Bush ha dato una svolta decisa alla sua strategia in Medio Oriente, sia nella diplomazia ufficiale sia nelle operazioni clandestine. Questa “sterzata”- così la definiscono alcuni alla Casa Bianca - ha avvicinato gli Stati Uniti a uno scontro aperto con l’Iran e li ha portati a intromettersi nel sempre più acceso conflitto tra musulmani sciiti e sunniti in atto nella regione.

Per contrastare l’Iran, paese a prevalenza sciita, la Casa Bianca ha quindi deciso di rivedere da cima a fondo le sue priorità. L’amministrazione Bush - in collaborazione con l’Arabia Saudita, paese a maggioranza sunnita - conduce da tempo operazioni clandestine in Libano per indebolire l-Iezbollah, l’organizzazione sciita appoggiata dall’Iran».

Di tale pericoloso scenario di «guerra infinita» parla ormai quasi quotidianamente un illustre personaggio ebreo canadese, il prof. Michel Chossudovsky nel suo interessante e documentato sito di ricerca (www.globalresearch.ca): «Il mondo è al crocevia della più grave crisi della storia moderna - scrive in L’impensabile. La guerra nucleare statunitense-israeliana contro l’Iran .Gli Stati Uniti si sono imbarcati in un’avventura militare,una “lunga guerra” che minaccia il futuro dell’umanità. In nessun momento, da quando la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, il 6 agosto 1945, l’umanità è stata più vicina all’impensabile, a un olocausto nucleare che potrebbe potenzialmente diffondersi, in termini di contaminazione radioattiva,su una larga parte del Medio Oriente. Ci sono prove crescenti che l’amministrazione Bush,in accordo con Israele e la Nato, sta pianificando una guerra nucleare contro l’Iran, ironicamente, in rappresaglia per il suo programma atomico inesistente. L’operazione militare statunitense-israeliana è annunciata come “in un avanzato stato di preparazione”. Se tale piano stesse per essere lanciato, la guerra mondiale si intensificherebbe e probabilmente coinvolgerebbe l’intera area mediorientale e centrasiatica. La guerra potrebbe estendersi oltre la regione e, come alcuni analisti hanno suggerito, alla fine condurrebbe alla Terza guerra mondiale».

I media: amplificatori di menzogne

«L’Iran possiede un avanzato sistema aereo e la capacità di colpire le postazioni Usa e alleate in Iraq e negli Stati del Golfo, come ha dimostrato nei recenti esercizi militari» afferma Chossudovsky, sottolineando che, per rovesciare la minaccia della guerra,c’è bisogno di una campagna di informazione internazionale capillare sui «danni della guerra propagandata dagli Usa che prevede l’uso delle armi nucleari. Il messaggio deve essere forte e chiaro: non è solo l’Iran che costituisce una minaccia alla sicurezza globale, ma anche Stati Uniti d’America e Israele». Non possiamo che sperare, insieme al prof. Chossudovsky, ad analisti, studiosi, uomini e donne di pace che questa nuova guerra per cui la propaganda mediatica statunitense, israeliana ed europea sta lavorando da un paio di anni, non diventi realtà. Possiamo augurarci che i media, italiani compresi, smettano di fare i banditori di menzogne, gli amplificatori di balle planetarie e contro la vita sul pianeta, e rivelino, come alcuni stanno già facendo, i retroscena dell’ennesima impostura dei «signori delle guerre». Il mondo, gli esseri umani, non potrebbero permettersi una guerra nucleare.

«Bisogna rompere la cospirazione del silenzio - sottolinea Chossudovsky - mettere in luce le menzogne dei mezzi di informazione e le loro distorsioni, affrontare la natura criminale dell’amministrazione Usa e di quei governi che la sostengono, la sua agenda di guerra e la cosiddetta «Agenda della sicurezza nazionale», che ha già definito i contorni di uno stato di polizia. È fondamentale portare il progetto di guerra di Usa e Israele di fronte al dibattito politico, soprattutto nel Nordamerica, nell’Europa occidentale e in Israele. Politici e cittadini devono assumere una posizione contro la guerra». Quella imminente contro l’Iran. E contro tutte le altre attualmente in corso.

Due tesi che fanno discutere

Due libri diversi stanno facendo discutere e riempire le pagine culturali e politiche di riviste e quotidiani italiani: l’uno, Israele siamo noi (Edizione Rizzoli), scritto dalla pasdaran del conflitto israelo-palestinese, Fiamma Nierenstein; l’altro, Obiettivo Iran (Fazi), dell’ex capo delle ispezioni Onu per gli armamenti nucleari.

Il libro della Nierenstein critica duramente il pacifismo ebraico e sostiene l’inesistenza dell’apartheid israeliano attuato contro la popolazione palestinese. Check-point, barriere elettroniche sofisticatissime, muro di separazione, omicidi mirati di militanti e leader delle brigate della resistenza palestinese, occupazione, botte, torture, prigioni stracolme di palestinesi, proposta dei partiti religiosi di destra israeliani di «espellere gli arabi israeliani» dal paese, pulizia etnica, ecc, sono tutte invenzioni della propaganda antisemita. Fandonie, insomma, propinate da gente in malafede; propaganda che arriva anche dagli stessi Israeliani pacifisti e da movimenti ebraici occidentali; una congiura contro Israele, l’unica «democrazia-laboratorio del Medio Oriente».

La tesi della Nierenstein è questa: «Israele è un modello positivo di convivenza civile, proprio perché è fondato su un’ideologia - il sionismo - che propone un modo di vita insieme laico e carico di valori, attento ai bisogni della collettività e alla libertà degli individui, fondato sulla pace e sul progresso, alieno per sua natura dalla violenza». Israele e tutti i suoi abitanti, sia ebrei sia arabi, sarebbero dunque «direttamente minacciati di estinzione da parte del terrorismo suicida» e, in particolare, dall’Iran di Ahmadinejad, Hizbollah libanesi e Hamas palestinese.

In sintesi, quindi, Israele siamo noi, perché «la minaccia che lo sovrasta incombe su tutta la nostra civiltà occidentale, attaccata dall’estremismo islamico». Si tratta, in fondo, della tesi ormai imperante dello scontro tra civiltà, tra Oriente e Occidente.

Obiettivo Iran, di Scott Ritter, spiega perché Washington mira a far crollare il regime di Mahmoud Alimadinejad, anche a costo di «forzare la mano» all’Europa. L’autore «prospetta un’ipotesi in contro- tendenza rispetto al rnainstream dell’informazione: basandosi su un’attenta ricostruzione delle indagini condotte dalla Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) in Iran, dimostra che lo spettro del nucleare paventato dagli americani è stato ingigantito ad arte per giustificare un nuovo intervento in Medioriente. E che il programma di arricchimento dell’uranio è stato potenziato soprattutto a scopo energetico, non bellico.

Ma alla luce di questi elementi, la posizione dell’America appare sempre più strumentale: un altro tassello si aggiunge così al complesso quadro della strategia mistificatoria del governo Bush, già utilizzata per convincere l’opinione pubblica della necessità della guerra in Iraq. La Casa Bianca non è l’unica ad avere degli interessi in un nuovo disastroso conflitto: dopo le provocazioni di Ahmadinejad, Israele considera l’Iran il suo nemico pubblico n. 1 e teme un attacco missilistico. Ma in gioco ci sono pure gli accordi commerciali fra Iran e Cina per le risorse energetiche e gli investimenti della Russia».

Letto 1713 volte Ultima modifica il Mercoledì, 16 Gennaio 2008 14:12

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