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Lunedì, 26 Marzo 2007 20:32

UNA CIVILTÀ IN CRISI CHE SEMBRA DESTINATA ALL’ECLISSI - €uropa dove sei?

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UNA CIVILTÀ IN CRISI CHE SEMBRA DESTINATA ALL’ECLISSI - €uropa dove sei?

Vita Pastorale n. 2 2007


            La civiltà europea è in declino e ne nasce un’altra. Fiorisce un nuovo mondo cui gli Europei diventano estranei. Qual è la ragione di questa crisi che sembra inarrestabile e pare destinata a cancellare una civiltà e una cultura durate almeno tremila anni?

Anzitutto, declina l’etica che aveva guidato gli Europei nel lungo itinerario della loro storia, ma è in crisi anche la giustizia, insieme a un diritto che ha orientato la storia del mondo almeno dai tempi di Giustiniano. Ma l’Europa mostra la sua crisi anche attraverso la diffusione capillare della pornografia e di altri fattori di disgregazione sociale, come la crisi della famiglia e l’impoverimento psicologico e ideale delle classi giovanili. Tutto questo e legato al tramonto di un’immagine del mondo a cominciare dall’identità cristiana che si trasferisce in altri continenti. La scuola non aiuta a rispondere a queste sfide e si trasforma in una specie di sistema di diseducazione obbligatoria. Insomma, non prepara i ragazzi alla vita, mentre l’università contribuisce al collasso dell’identità europea.

Ma assistiamo anche alla crisi dell’identità economica, al tramonto dell’imprenditorialità e del binomio religione e sviluppo, mentre un massiccio flusso migratorio – d’altronde necessario – favorisce la perdita di identità. Contribuiscono anche il consumismo, il declino dei sindacati, la diffusione della cultura del rifiuto del lavoro e delle ferie. La politica coagula e gestisce il declino perchè l’Europa usa una politica antica inadatta a un mondo così diverso; inoltre la cosiddetta cultura progressista non - esiste quasi più. Ma l’Europa - declina anche perché logorata da altri fattori che la distinguono dal passato: i media;il rumore assordante da cui è dominata giorno e notte, la nuova immagine della morte, la nuova moda, l’artificio di una cultura lontana dall’individuo medio. Di qui una sorta di auto-genocidio, espressione anche del declino delle natalità e della diffusione di una marea di anziani che preparano il collasso o forse la fine dell’Europa. Ma come fare per superare tutto questo?

Anzitutto sarebbe necessario accelerare l’unificazione economica e politica, per rendere compatta un’economia che sarebbe ancora ,la maggiore del pianeta; bisognerebbe dare un colpo d’ala alla natalità, perché senza natalità è difficile che si abbiano sviluppo e conservazione dell’identità europea. E’ anche necessario un sistema di valori e di ideali che garantirono il primato dell’Europa per molti secoli. E’ anche necessario orientare la produzione industriale a livelli tecnologici e di qualità più elevati e riformare radicalmente la scuola. Ma come può un’Europa senza valori, laici o religiosi, senza identità, raccogliere la sfida del resto del mondo, visto che la civiltà europea ha avuto, come le altre, una nascita, una gioventù, una maturità, dopo di che è appassita e forse sta morendo? E’ possibile che sia vicina l’ora della nostra scomparsa dallo scenario mondiale o forse l’Europa può dare vita a un’altra civiltà diversa da quella che sta morendo? Per l’Europa è ormai la ventiquattresima ora, ma possiamo ancora salvarci prendendo coscienza della catastrofe che ci minaccia.

Lei ha dato a un suo libro di molti anni fa il titolo L’eclissi del sacro nella società industriale,e ora intitola questo ultimo libro, L’eclissi dell’Europa. Perché?

“Credo che quell’eclissi dei valori, della religione, dei principi morali su cui si reggeva l’Europa abbia preparato questa eclissi. Di qui, l’analogia nel titolo.

Ma queste due considerazioni sono abbastanza generiche. In pratica, in concreto, quali sono i fattori che secondo lei provocano questa grande eclissi dell’identità europea?

“L’Europa è stata per secoli il centro del mondo. Gli europei avevano dei grandi ideali e le diverse regioni dell’Europa, allora dette Stati nazionali, hanno dato vita alle grandi rivoluzioni culturali, alla nascita delle nuove civiltà, come ad esempio è accaduto con la fine dell’impero romano e l’avvento del cristianesimo, con il Rinascimento, con la rivoluzione liberale e la rivoluzione industriale. In seguito, la crisi morale e soprattutto due guerre mondiali hanno messo in crisi l’Europa. Mi pare fosse lord Mountbatten che, firmando l’indipendenza dell’India, disse: “Questa è la fine del primato dell’uomo bianco”. Difatti, in pochi decenni, sono spariti gli imperi coloniali che avevano permesso all’Europa di dominare il mondo».

Ma in concreto?

«In concreto le guerre, il progresso tecnico-scientifico si sono accompagnati alla crisi della scuola, a quella del cristianesimo che in questi ultimi decenni è emigrato fuori dell’Europa, un continente ormai scettico, edonista, senza ideali, impegnato nel vivere il suo piccolo mondo giorno dopo giorno».

Le conseguenze di tutto questo?

“Questo continente di spensierati edonisti, forse condotti su nuovi sentieri della vita delle grandi guerre, ha visto il collasso della famiglia, la crisi della natalità, e si è visto, quindi, travolto dall’impeto delle più giovani generazioni di Paesi come l’India e la Cina. In questo periodo, mentre la presenza demografica del nostro continente declina, anche il primato economico viene messo in crisi dal trasferirsi in Asia del centro del mondo”.

Che è accaduto dei valori un tempo dominanti in questo continente?

«Le chiese, un tempo affollate, si sono svuotate. Si è verificata quella che molti chiamano la rivoluzione pornografica, che ha visto la penetrazione capillare della pornografia nella società e nella cultura europea. Parlo della famosa pornonotte che vede nudi femminili, e ultimamente anche maschili, e legioni di lesbiche esibirsi in una miriade di televisioni, trasformando lentamente, anche da questo punto di vista, la società europea. Inoltre, il consumismo capillare, che consente d’altronde il funzionamento del sistema, perché chi guadagna consuma e permette al sistema di produrre, distrugge il complesso dei valori, trasformando gli europei in pigri consumatori di beni, servizi, messaggi culturali, ecc. Come ha detto a suo tempo Oscar Wilde: “Noi ormai conosciamo il prezzo di tutto e il valore di niente”».

In conclusione?

«Stiamo dunque assistendo alla drammatica eclissi di una civiltà, di un popolo, di quel popolo europeo che è stato il principale artefice della storia del mondo. Oggi l’Europa è un continente in declino, assediato da decine di milioni di individui che probabilmente, dato che tra l’altro ne abbiamo bisogno, finiranno per travolgerci».

La sua visione è catastrofica. Ma c’è qualche speranza?

“Nel mio libro alla fine faccio alcune considerazioni, su cui non mi soffermo, che danno un profilo di quello che gli europei dovrebbero fare per ritrovare se stessi, per ridare all’Europa il primato perduto persino nel mondo scientifico. Infatti non dimentichiamo che un secolo fa i premi Nobel erano quasi tutti europei e ora quasi nessuno. Dobbiamo dunque, ripensare la maniera di vivere. di lavorare. di dare un significato alla vita. E’ un’impresa quasi impossibile, ma io ho ancora qualche speranza e per questa ragione, parlo di eclissi e non di fine. Mi sostiene l’ottimismo della volontà pur nel pessimismo della ragione”.

Letto 3734 volte Ultima modifica il Lunedì, 18 Giugno 2007 00:14

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