I Dossier

Fausto Ferrari

Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Islam cristianesimo una parola comune
Visto dal Bangladesh: parla Kaziazì Nurul Islam

«Il vero problema? L’ignoranza»

di Francesco Rapacioli * 


L’analisi critica di un accademico musulmano impegnato per la conoscenza fra le religioni: «Punire chi abbraccia un’altra fede è contro l’islam» .

delle religioni mondiali dell’Università di Dhaka è, con ogni probabilità, il primo - e per ora unico - esempio del genere in Asia, oltre che nel mondo musulmano. Qui le diverse religioni sono infatti insegnate da una persona che non solo conosce teoricamente, ma pratica anche la religione che insegna (un prete cattolico laureato in teologia - ad esempio - vi insegna cristianesimo). A dirigere il Dipartimento, dopo averne strenuamente perseguito la fondazione, è il professor Kazi Nurul Islam, docente di filosofia e studioso poliedrico. Kazi è molto di più di quello che in Occidente sarebbe definito un «musulmano moderato» (MM., maggio 2006, pp. 48-50). Un osservatore, dunque, particolarmente qualificato per valutare lo spessore della lettera dei i 38.

Professore, questo testo interpreta davvero i sentimenti della maggior parte della comunità islamica?

Documenti del confronto ecumenico. Meglio parlare al plurale, vista la loro mole: i dialoghi ecumenici hanno raggiunto grande ampiezza per le Chiese interessate e per gli argomenti affrontati.

Domenica, 21 Dicembre 2008 23:22

I simboli della Natività (Giovanni Vannucci)

I simboli della Natività


di Giovanni Vannucci



I particolari della nascita del Figlio di Dio sulla terra affiorano spontanei alla memoria: la grotta, la mangiatoia, la vergine, gli angeli e i pastori, il supremo silenzio della notte santa. La loro presenza nella memoria commossa e pensosa si è talmente impressa in noi che possiamo in piena onestà domandarci se quanto si compì circa duemila anni or sono non si attui anche in noi, in maniera tale che i segni della notte santa non operino in noi l’evento della nascita della Parola eterna: come a Betlem così nei cuori consapevoli il Fanciullo eterno nasce, seguendo gli stessi ritmi della sua nascita nella grotta.

di Antonio Gentili

Questi due termini possono nascondere una continua provocazione ai nostri precari equilibri.

«Appare duro e difficile agi uomini avere nell’anima il silenzio» (Filocalia). E’ un dato di fatto che il chiacchierio sia interiore che esteriore distrugge l’integrità dell’anima, mentre «principio di purificazione dell’anima» è il silenzio. Solo nel silenzio l’anima si fa trasparente al divino che la abita. Solo «la forza del silenzio del cuore e della mente è capace di suscitare una vita virtuosa». Solo il silenzio sa generare pensieri di saggezza. Solo la disciplina del pensiero pone il concupiscibile e l’irascibile, e cioè l’attrazione e la ripulsione, a servizio del bene.

Nella misura in cui le religioni riusciranno ad unire le loro lotte per le grandi cause dell’umanità (uguaglianza, giustizia, fraternità, liberazione dei poveri) si riconcilieranno tra loro, renderanno più prossima la loro fede e la loro comunione con Dio e conquisteranno il grande bene della pace.

Salvezza in Cristo e vita cristiana

di Pietro Rossano

L’EVENTO CRISTIANO


La storia dopo Gesù

24. Nella Chiesa della prima ora ogni cristiano era un araldo e un testimone di Cristo. Nel volgere di pochi anni la fede in Cristo dalla Palestina si diffuse tra le genti dell’Asia, dell’Europa e dell’Africa che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo, e incominciò a penetrare nell’interno dei continenti. L’apostolo Pietro lavorò in Siria e a Roma, dove morì martire; Paolo percorse il mondo greco-romano, Giovanni e Tommaso annunciarono il Vangelo nelle regioni occidentali dell’ Asia, mentre Giacomo organizzava la Chiesa tra gli Ebrei convertiti. Si avveravano le parole del profeta Isaia che molti secoli prima aveva predetto di Gerusalemme: «Ecco le genti che non ti conoscevano correranno a te».

25. Con l’autorità dello Spirito Santo gli Apostoli proclamarono, di fronte alle esitazioni di alcuni, che i doni della salvezza di Cristo non sono vincolati a nessun privilegio di origine o di nazione terrena; è sufficiente credere e mettere in pratica la parola di Cristo. Ogni individuo e ogni nazione è chiamata al Vangelo con il patrimonio della sua esperienza e del suo genio spirituale. Per questo l’apostolo Paolo si faceva « ebreo con gli Ebrei, greco con i Greci », e dichiarava: «Non c’è straniero né ebreo, barbaro né scita, servo né padrone» agli occhi di Dio, ma tutti sono una sola famiglia in Cristo. E ancora: «Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio Padre di tutti, che è sopra tutti, per tutti e in tutti ». Le differenze nazionali e culturali anziché venire soppresse trovano nella Chiesa stimolo per il loro fiorire a vantaggio di tutti.

26. Grazie a questo carattere di unità e di universalità della Chiesa, si può notare fin dalla prima generazione cristiana il profilarsi di una pluralità e varietà di espressioni nell’ambito dell’unica famiglia cristiana, a Gerusalemme e a Roma, a Efeso e a Corinto, tra gli abitanti di Antiochia e quelli di Alessandria di Egitto. Dovunque arriva, il messaggio cristiano ha la capacità di innestarsi sul patrimonio spirituale preesistente; i valori religiosi e umani sparsi in ogni popolo vengono assunti, liberati ed elevati in Cristo, conforme alla parola di san Paolo: «Tutte le cose sono vostre, e voi siete di Cristo e Cristo di Dio».

27. Volendo delineare lo sviluppo del cristianesimo nella storia successiva, si possono tracciare le seguenti linee generali: nei primi quattro secoli dopo Cristo il messaggio cristiano si estende in tutti i territori dell’impero romano adiacenti al bacino del Mediterraneo e oltre essi nell’Africa, nella Mesopotamia e nella Persia. A contatto dell’assolutismo religioso dello stato romano, l’adorazione all’unico Dio e al Signore Gesù Cristo provocò la persecuzione contro il nome cristiano, fino al conseguimento della libertà religiosa. Nel V secolo dopo Cristo, quando l’impero romano incominciava a dissolversi, la Chiesa appare ormai estesa in tre grandi aree culturali: l’occidentale latina, sotto l’influsso di Roma, dove i successori di Pietro « presiedono a tutta la famiglia cristiana » (sant’lgnazio, lettera ai Romani), dove « Pietro vive e parla nei suoi successori »; l’orientale greca, sotto l’influsso di Bisanzio; e la siriaca, sotto l’influenza di Antiochia-Edessa. In ciascuna di queste zone il cristianesimo si sviluppa accogliendo e integrando il genio delle rispettive nazioni, la tradizione prammatistica dei Romani, il patrimonio speculativo dei Greci e l’ascetismo religioso dei Siri. Da ognuna di queste aree a sua volta, la fede cristiana irradia pacificamente. Dalla Chiesa di Roma parte l’evangelizzazione dei Franchi, degli Irlandesi, degli Angli, dei Germani, degli Slavi, degli Ungari e degli Scandinavi; alla Chiesa greca di Bisanzio spetta il merito principale della diffusione della fede tra le popolazioni dell’Europa Orientale; mentre Antiochia-Edessa furono il grande centro propulsore del Vangelo verso le regioni della Mesopotamia e della Persia, donde il messaggio di Cristo raggiunse assai presto l’India e la Cina, fino alle sponde del Pacifico. Intanto da Alessandria d’Egitto e dalle zone settentrionali dell’Africa, il cristianesimo si diffuse nelle regioni dell’Etiopia e in altre parti dell’Africa. Alcune figure di santi documentano la vitalità della Chiesa in quest’epoca, la sua rispondenza alle esigenze spirituali del tempo e la varietà delle esperienze spirituali che vi si riflettono: l’africano Agostino, teologo ardente e geniale; l’asiatico Giovanni Crisostomo, asceta e oratore; il romano Benedetto, uomo di preghiera e di azione, padre del monachesimo occidentale. La loro personalità e la loro opera si identifica con la storia stessa della cultura.

28. Purtroppo, però, per l’emergere di rivalità umane, di nazionalismi e di incomprensioni, si vennero manifestando dissensi e divisioni nell’ambito della grande famiglia cristiana, che portarono, non senza colpa degli uomini di entrambe le parti, alla separazione dell’unità cattolica. Fu così che tra il sec. V e il sec. X dopo Cristo, avvenne la separazione delle Chiese di Oriente da quella di Roma. Nei medesimi secoli la società cristiana orientale e occidentale venne a trovarsi di fronte all’ Islam che si espandeva vittoriosamente nell’Asia, nell’ Africa e nell’Europa. La necessità in cui si trovarono i cristiani dell’Oriente e dell’Occidente di difendere la propria indipendenza, e l’identificazione pratica tra l’ordine della fede e quello politico-statale sostituirono al dialogo e al confronto pacifico delle idee il cozzo degli eserciti e la polemica ideologica, contrari alla reciproca comprensione. Il mondo cristiano fu costretto alla difensiva anche di fronte ai Mongoli che, nel sec. XIII, spingendosi fin nel cuore dell’Europa, dissiparono la presenza cristiana nell’Asia; tuttavia in quei secoli, in Occidente la Chiesa poteva dedicarsi alla trasformazione della società contemporanea, nella quale la fede conobbe magnifici sviluppi sociali e mistici, suscitò movimenti e opere d’arte; san Francesco d’Assisi rese vivo tra i contemporanei il messaggio di letizia e di povertà del Vangelo; san Tommaso d’Aquino conciliò in una sintesi serena la verità della rivelazione di Dio con le esigenze della ragione umana.

29. Nel trapasso dal Medio Evo all’età moderna, in Europa si fece sentire universalmente nella Chiesa la necessità di un rinnovamento, che fosse a un tempo purificazione di costume, rinascita spirituale e adeguamento alle esigenze di un umanesimo consapevole. Un movimento di riforma, capeggiato da Lutero e favorito dai principi germanici, sfociò in una protesta (1) che provocò il distacco dalla Chiesa cattolica di quasi tutte le regioni cristiane del Nord Europa. Frattanto in seno alla Chiesa un vasto e sincero movimento di rinnovamento e di riforma era promosso dai papi e dai vescovi; esso ebbe le sue basi nel Concilio di Trento, dove vennero chiariti e definiti i punti essenziali della dottrina cristiana, concernenti l’uomo, la realtà interiore della salvezza e gli aspetti gerarchici della Chiesa negati dai Protestanti. Una fioritura di Santi, mistici come santa Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce, uomini di azione spirituale come sant’Ignazio, san Carlo Borromeo e san Francesco di Sales, e numerosi iniziatori di movimenti spirituali caritativi e sociali fecero seguito al Concilio di Trento, mentre si destava nella Chiesa lo zelo per la diffusione del messaggio evangelico nelle regioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America venute allora a conoscenza degli Europei.

30. Nell’età contemporanea davanti a una umanità assetata di libertà e di umanesimo, ma interiormente lacerata e inquieta, la Chiesa Cattolica si sforza di presentare il messaggio evangelico in tutta la sua pienezza e nella sua potenza liberatrice, unificatrice ed elevatrice. Consapevole dei limiti e delle imperfezioni che hanno offuscato nella storia l’efficacia della sua testimonianza, essa si trova attualmente impegnata, sotto la guida dei papi, successori di Pietro, in un profondo lavoro di rinnovamento interiore, per essere il più vicino possibile allo spirito di Cristo e alle esigenze dell’uomo contemporaneo. È divenuto più acuto in lei il desiderio di ritrovare la piena unità con i cristiani separati dell’ Oriente e dell’occidente, e guarda con grande amore e fiducia alla massa di non cristiani per i quali sa di dover essere come il lievito e il sale. Il Concilio Vaticano Il ha rappresentato il massimo sforzo compiuto dalla Chiesa nei tempi moderni per rendersi più adatta a svolgere la missione che Cristo le ha affidato per tutti gli uomini. Priva di grandi risorse umane, essa conta unicamente sulla presenza di Cristo, il quale prima di congedarsi visibilmente dagli Apostoli li aveva assicurati: «Ecco io sarò con voi fino alla fine dei secoli ». Da questa fede rassicurante nasce la preghiera e l’impegno «affinché la parola del Signore corra e sia glorificata» , recando frutto presso tutti gli uomini, fino all’ avvento della gloria del Regno di Dio, quando, come si legge nella Bibbia, tutti i giusti, a partire dal primo uomo fino all’ultimo saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale. «E Dio abiterà con gli uomini ed essi saranno il suo popolo... E astergerà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né dolore perché queste cose di prima saranno passate ».


1) Da tale «protesta» deriva il termine protestantesimo, che comprende le confessioni religiose che presero origine in seguito a Lutero.

di Pietro Dacquino

Dopo il Concilio Vaticano Il dovrebbe essere evidente che a contare, non è un Cristianesimo qualunque costruito da una determinata epoca, bensì quello delle origini al quale ogni generazione cristiana ha il dovere di guardare per farne il proprio modello e trarne ispirazione e regola di vita. Ciò vale anche per la spiritualità presbiterale; decisiva, non è quella elaborata in tempi più o meno lontani, ma quella che hanno inaugurata i primi apostoli e i loro collaboratori nel presbiterio. Per questo parliamo qui di una spiritualità «biblica» del presbitero.

Visione e formazione dell'uomo
nel capitolo VII della Regola di S. Benedetto


Il sottofondo psicologico del cap. VII
della Regola di S. Benedetto


Riflessioni di P. Bernardo, monaco trappista


(terza parte)

E’ necessario sapere quale idea ha S. Benedetto dell’uomo, nel suo Cap. VII, per capire come imposta la formazione di colui che si presenta alla sua scuola.


La finalità, della formazione è un risultato che si ottiene molto tardi e gradualmente. Il lavoro di formazione è di tutti i giorni. Tuttavia nella programmazione, è fondamentale sapere cosa si vuole raggiungere.

Lunedì, 01 Dicembre 2008 23:58

Giovanni della Croce (1542-1591)

Giovanni della Croce (1542-1591)


 


Il titolo di dottore mistico, comunemente attribuito a san Giovanni della Croce, ripete in forma semplificata la proclamazione ufficiale fatta da Pio XI nel 1926: dottore della chiesa in materie spirituali e mistiche. Questo riconoscimento ecclesiale lo liberò definitivamente dalle accuse di quietismo che si era trascinato per secoli.

Lunedì, 01 Dicembre 2008 23:30

Mistero e stupore (Jean Paul Sartre)

Mistero e stupore

di Jean Paul Sartre







 

“La vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo volto è uno stupore ansioso che è comparso una volta soltanto su un viso umano. Perché il Cristo è suo figlio, carne della sua carne e sangue delle sue viscere.

L’ha portato in grembo per nove mesi, gli offrì il seno, e il suo latte diventerà sangue di Dio.

Qualche volta la tentazione è così forte da farle dimenticare che è Dio. Lo stringe tra le braccia e dice: “bambino mio”.

Ma altri momenti rimane interdetta e pensa: “lì c’è Dio”.

E viene presa da un religioso orrore per quel Dio muto, per quel bambino che incute timore. Tutte le madri in qualche momento si sono arrestate così di fronte a quel frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino, sentendosi in esilio davanti a quella vita nuova che è stata fatta con la loro vita e che è abitata da pensieri estranei.

Ma nessun bambino è stato strappato più crudelmente e più rapidamente di questo da sua madre, perché è Dio e supera in tutti i modi ciò che essa può immaginare....

Ma penso che ci siano anche altri momenti, fuggevoli e veloci, in cui essa avverte nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio, il suo bambino, ed è Dio. Lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è mia carne. È fatto di me, ha i miei occhi, la forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia. È Dio che mi assomiglia”.

Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che ride.

È uno di questi momenti che dipingerei, se fossi pittore, Maria.