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Domenica, 29 Agosto 2004 22:05

Johan Galtung. Scienziato della pace

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Nota biografica

Johan Galtung è uno dei fondatori dei moderni studi sulla pace. Nato a Oslo nel 1930, è stato testimone dell'occupazione nazista in Norvegia e della deportazione di suo padre in un campo di concentramento. Perciò ha deciso di farsi interprete dei principi della nonviolenza del Mahatma Gandhi, e quindi dell'obiezione di coscienza, scelta che gli è costata sei mesi di carcere.

Rettore dell’Université nuovelle transnationale di Parigi, la sua fama internazionale è legata alla fondazione nel 1959 dell'International Peace Research Institute di Oslo. I suoi studi si sono concretizzati in una cattedra specifica, quella di Ricerca sulla pace e i conflitti all'università di Oslo. Inoltre, ha lavorato come consigliere presso le Nazioni Unite, si è occupato di problemi dello sviluppo presso l'Iued di Ginevra. Professore onorario e membro di varie università e istituti, ha dato vita al Journal of PeaceResearch e al Bullettin af Peace Proposals.

Tra i tanti premi ricevuti, segnaliamo che nel 1987 è stato insignito del Right Livelihood Award, o "Premio Nobel per la Pace Alternativo", per la sua opera di educatore agli studi sulla pace. Ha fondato Transcend, network globale sullo Sviluppo e sulla Pace che conta circa 100 studiosi e attivisti impegnati nell'analisi sul campo in vari punti caldi del pianeta.

Uno dei più noti ricercatori per la pace

Galtung è autore del primo manuale delle Nazioni Unite per la trasformazione nonviolenta dei conflitti e direttore di "Trascend", una organizzazione che riunisce i più importanti studiosi di tutto il mondo per la pace. La sua lezione resta importantissima nello scenario cosmopolitico odierno, in cui troppi pensano che per raggiungere la pace sia necessaria una guerra preventiva o la logica che sottende.

Come sappiamo, tra gli obiettivi della nostra rivista c'è l'educazione alla decostruzione della narrazione unica, per cui il conflitto deve essere assunto come paradigma delle nostre relazioni con gli altri. Ecco allora l'importanza di guardare a Galtung come teorico di una "scienza della pace" che lo stesso autore norvegese definisce come "una scienza a difesa del popolo". Ossia difesa dal nemico principale della pace, che per Galtung non è genericamente la guerra tout-court ma la violenza, intesa come danneggiamento sostanziale e diretto di esseri umani, ma anche come violazione dei diritti e bisogni fondamentali dell'uomo. Galtung distingue tre tipi di violenza: culturale, strutturale e diretta.

La violenza diretta è il tentativo di causare danno all'integrità fisica di una persona; la violenza strutturale ha a che fare con il funzionamento quotidiano di istituzioni e scelte politiche: ad esempio, che le donne afro-americane abbiano, a causa della qualità più bassa delle cure mediche, una probabilità due volte maggiore di morire di cancro al seno rispetto a quelle europee-americane, è una forma di violenza strutturale. Galtung pensa al fatto che il funzionamento "normale" delle nostre istituzioni economiche porti con sè un aumento significativo dei rischi di malattie, depressione, minacce ambientali e morte prematura per i poveri. Infine, la violenza culturale comprende il razzismo, il sessismo, la svalutazione di culture e gruppi particolari; essa può ispirare e giustificare la violenza diretta e strutturale.

I decenni dedicati dall'autore norvegese agli studi sulla pace lo hanno portato a smascherare i meccanismi perversi del mondo occidentale. Esiste un "occidente duro" che è quello mercificato degli economisti, convinti che con la vittoria del libero mercato si entrerà in quella che Fukuyama chiama la "fine della storia", e che chi non si allinea vada eliminato. Soprattutto, la causa di violenza più importante è la globalizzazione, che poi si va sempre più

Identificando con una "americanizzazione", poichè la partecipazione degli altri Paesi è limitata alla sfera economica, mentre le decisioni politiche e militari le prendono gli americani. Anche la cultura globale è essenzialmente una cultura americana, basti pensare alle tre M: Madonna, McDonald, e Mickey Mouse. Questa americanizzazione del mondo è per Galtung la principale responsabile del sistema economico che uccide 100 mila persone ogni giorno per fame e malattie.

Naturalmente, le critiche di uno studioso della levatura di Galtung non derivano da un antiamericanismo di maniera: egli non è antiamericano, ma denuncia la politica egemonica di Washington. Galtung si è chiesto: perchè gli USA si sono opposti al trattato di Ottawa contro le mine anti-uomo, a quello di Roma per la creazione del Tribunale penale internazionale e all'accordo per la cancellazione dei debiti dei Paesi più poveri? Come Latouche, anche Galtung mette in guardia dall'apparente bontà degli aiuti umanitari. Ad esempio, dopo l'intervento della Nato in Jugoslavia, gli americani hanno potuto costruire in Kosovo la base militare più grande fuori dal loro paese. Inoltre, da tutti gli studi fatti sembra che almeno il 90% dei progetti di assistenza tecnica non solo non funzionano, ma sono controproducenti. Soli il 10% non è controproducente, ma si tratta di progetti giovani. Sembra poi che siano necessari più di vent'anni prima che il tipo di risultato negativo esca chiaramente. Per Galtung questa è la catastrofe del neo-colonialismo.

Altro inganno organizzato dal padroni del mondo e dai servitori del sistema, è la teoria che uno degli inevitabili motivi di conflitto tra il Nord e il Sud del mondo sarà la sovrappopolazione. Il problema sta ancora nel sistema economico. Ci sono alcuni calcoli provenienti dall'Australia, i quali assicurano che il mondo potrà sostenere anche quaranta miliardi di individui, ovvero una popolazione assai superiore ai sei miliardi attuali. Ma a due condizioni: anzitutto che si comincino ad utilizzare le terre oggi non coltivate, soprattutto in Siberia, in Canada e in Australia, che sono vastissime; poi il raggiungimento di un'economia più razionale e con una distribuzione migliore di quella di oggi.

Galtung tuttavia non è un teorico "da biblioteca", ma un vero intellettuale militante. Nel gennaio scorso, prima che iniziasse la Seconda guerra del Golfo, egli ha tenuto la lezione inaugurale al corso di laurea in "Operatori della pace" a Firenze e ha fatto le sue proposte per i governi e per la società civile. I governi avrebbero dovuto convocare una conferenza come quella che si svolse a Helsinki nel luglio 1992, concentrata sulla sicurezza e la cooperazione nel Medioriente, e sui problemi del Kurdistan e dell'Iraq, ma anche di Israele, che detiene armi di distruzione di massa. D'altra parte, le persone e le organizzazioni non governative avrebbero potuto fare due cose: promuovere un boicottaggio nei confronti di tutti i prodotti degli Stati Uniti in caso di attacco americano e uno scudo umano a Bagdad formato da centomila europei.

Opere di Galtung tradotte in italiano

Ambiente, sviluppo e attività militare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1982
Ci sono alternative, Edizioni Gruppo Abete, Torino 1986.
Gandhi oggi,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1987.
Palestina-Israele: una soluzione nonviolenta?, Sonda, Torino 1989.
Buddismo. Una via per la pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994
Storia dell'idea di pace, ed. Satyagraha 1995.
(con D. Ikeda) Scegliere la pace, Esperia, Milano 1996.
I diritti umani in un'altra chiave, Esperia, Milano 1997.
Pace con mezzi pacifici, Esperia, Milano 2000.
La trasformazione nonviolenta dei conflitti, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2000.

(da Cem-Mondialità, agosto-settembre 2003)

 

 

 

 

Letto 4238 volte Ultima modifica il Domenica, 18 Settembre 2011 19:49
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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