«Perché non dovremmo ricevere con pietà i segni della gioia divina secondo lo Spirito, segni che i sensi pur deboli del corpo manifestano? Non è questo il motivo per cui il Signore dice che gli afflitti saranno felici e consolati, ossia che essi riceveranno la gioia, frutto dello Spirito?
Anche il corpo partecipa, in modi diversi, a questa consolazione. Coloro che ne hanno fatto l'esperienza lo sanno bene. E il loro modo di vivere santo, le loro lacrime dolci, la loro conversazione piena di spiritualità con quanti vengono a trovarli lo fanno percepire anche a coloro che li vedono dall'esterno. Come afferma il Cantico dei cantici, miele d'api cola dalla tua bocca, o amata.
Di fatto, l'anima non è la sola a ricevete il pegno dei beni futuri; anche il corpo riceve questa caparra; lui che appunto per questo percorre insieme con l'anima la corsa del Vangelo.
Chi non lo afferma nega con ciò stesso la vita corporea nel secolo venturo.
Dunque, se è vero che il corpo parteciperà un giorno a questi beni misteriosi, fin d'ora può parteciparvi per quello che è, quando Dio dà la grazia allo spirito».
Gregorio Palamas (sec. XIV)
(Da Triadi per la difesa dei santi esicasti, 1, 3, 33, Ed. Meyendorf, Spicilegium Sacrum Lovaniense, Louvain 1959, pp. 180-182)