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Giovedì, 25 Settembre 2008 00:13

Il mercato della pace (Nigrizia Dossier)

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Il mercato della pace

Nigrizia Dossier


Il dire e il fare, i principi e i conti correnti, l’incidenza social-politica presunta e quella reale. Lo spaccato di un mondo fatto di mille contraddizioni, più pragmatico di quel che sembra.

Un azzardo. Venti pagine di dossier per intuire, grattando grattando, cosa sta sotto la vernice multicolore dell’arcobaleno. Se la pace è di bandiera. O se c’è sostanza. Soprattutto, per capire come s’impiega il tempo in 364 giorni l’anno, dopo averne trascorso uno a marciare e a cantare, annunciando di voler edificare la nuova Gerusalemme della pace.

Buttandola in filosofia, ci piaceva dare una sbirciata nella distanza che esiste tra l’etica delle intenzioni o delle convinzioni e l’etica della responsabilità e delle risposte. Tra il radicalismo del linguaggio e le scelte concrete di ogni giorno. Nel proprio lavoro, nella propria città, nella propria associazione, nella propria parrocchia. Ci piaceva l’idea di indagare se i “pacifisti” (tra cui noi), bravi nel declamare posizioni di principio, nella realtà vengano poi a patti con la situazione. Con i compromessi. Se abbraccino, insomma, quella realpacifik (storpiata dalla ben più nota realpolitik), che prevede una gestione diplomatica e pragmatica della pace. La politica dei piccoli passi. O se, invece, la pace ciascuno di loro la sta costruendo «con stili di vita, rigore, coerenza, senza clamori e protagonismi», come auspica don Luigi Ciotti nella lettera al Manifesto alla vigilia dell’ultima Perugia-Assisi.

Un viaggio, il nostro, parziale e tortuoso, che ha attraversato tre mondi: quello dei movimenti “istituzionali”, quello delle amministrazioni locali “pacifiste” e quello delle parrocchie. Tre mondi complessi e carichi di contraddizioni. Senza voler essere, da parte nostra, i giudici dei comportamenti e degli atti di nessuno. Ma cercando di evitare il barocchismo dei soliti dibattiti, che finiscono, spesso, per trasformarsi in un noioso e inutile parlarsi addosso.

vedi l’ultima Finanziaria -viaggia su binari diversi rispetto agli slogan del mondo arcobaleno. Volevamo misurare questa distanza. E la distanza tra la parola e la fatica quotidiana, consapevoli che dobbiamo fare i conti con la doppia coscienza: quella del pulpito, che detta le regole, e quella del confessionale, che ammette le deroghe e gli errori.

I parametri “pacifisti” da utilizzare allo scopo potevano essere infiniti: dalle azioni educative alle politiche di cooperazione, dalle pratiche dell’accoglienza alle battaglie per l’acqua-bene-comune, dall’impegno per la smilitarizzazione del territorio a un’informazione sempre più bonificata da logiche guerriere.

Nigrizia ne ha scelto, arbitrariamente, due. Il primo, abbiamo chiesto che fosse la singola associazione a indicarlo. Il secondo forse quello che ci è più caro - , la qualità e la profondità dell’adesione alla campagna “Banche armate”. Un criterio semplice (farsi gestire i soldi da chi non appoggia il mercato delle anni), ma che tocca il portafoglio e il benessere di ciascuno. Un piccolo gesto. Quotidiano. Eppure, non ancora diffuso come dovrebbe.

(Nigrizia Dossier)

Letto 2355 volte Ultima modifica il Venerdì, 15 Gennaio 2010 23:28
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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