Formazione Religiosa

Sabato, 23 Luglio 2011 17:51

Vangeli. Queste testimonianze sono storiche? (a cura di Serge Lafitte)

Vota questo articolo
(3 Voti)

Le sacre scritture sono fedeli alla storia? In quale misura i vangeli sono testimonianze affidabili della Vita di Gesù? Risposte con Michel Quesnel, specialista del Nuovo Testamento.

Quale è il valore storico dei Vangeli? Questi racconti riportano fedelmente la vita e le parole di Gesù o ne sono soltanto un’interpretazione?

Per rispondere a questa domanda occorre precisare che, da un punto di vista storico, noi disponiamo di diverse fonti riguardanti Gesù. Se ne fa particolarmente menzione da Flavio Giuseppe e dagli storici latini. I Vangeli non formano così che una parte di un insieme più vasto, anche se questi racconti rimangono la fonte più abbondante, la più conosciuta e la più utilizzata nella vita della Chiesa. D’altronde non possiamo dimenticare che c’è, in ogni racconto, una interpretazione di quel che è avvenuto. Ciò è vero per la vita di Gesù come per quella di Giulio Cesare o di Alessandro Magno. .. I Vangeli fanno notare la loro differenza nel fatto che la formazione,orale e poi scritta, di questi racconti è avvenuta alla luce della resurrezione di Gesù. Ma ciò non può farci pensare che questi racconti siano i soli documenti che non siano rimasti fedeli a quel che è avvenuto. Semplicemente, non è possibile parlare del valore storico dei vangeli in maniera globale. Vi sono dei passi in cui siamo molto vicini alla storia, altri in cui ne siamo molto lontani e altri in cui ci troviamo fra le due posizioni…

Come distinguere le posizioni?

Gli storici hanno elaborato un certo numero di criteri di affidabilità. Possiamo ritenerne quattro: il criterio delle molteplici attestazioni, quello di coerenza, quello di dissomiglianza e quello della spiegazione sufficiente. Prendiamo alcuni esempi che, nei Vangeli,corrispondono a uno o a vari di questi criteri. La maggior parte dei Vangeli riportano il battesimo di Gesù. Questo episodio entra completamente nel criterio di dissomiglianza: poiché Gesù è stato considerato dalle Chiese primitive come più grande di Giovanni Battista, mentre questo episodio può farlo sembrare come inferiore a lui, vi sono molte probabilità che esso sia avvenuto.
Un altro esempio, l’espulsione dei mercanti dal Tempio. Riferito da tutti i vangeli, questo passo corrisponde bene al criterio delle molteplici attestazioni.  Ma anche a quello della spiegazione sufficiente: la destabilizzazione del Tempio, molto pericolosa dal punto di vista dei sommi sacerdoti ebrei, specialmente nei loro rapporti con i Romani, è la spiegazione migliore della condanna a morte di Gesù. Ultimo esempio, le controversie di Gesù con i Farisei corrispondono bene al criterio di coerenza con quel che conosciamo dell’epoca. Nel I° secolo erano infatti costanti  le discussioni fra “Maestri”. Viceversa l’implicazione dei Farisei nella decisione di mettere a morte Gesù, mentre avevano una piccola parte nell’esercizio del potere politico, proviene da un interventi propri ad alcuni evangelisti, che hanno introdotto nel testo una certa aggressività legata alle vive tensioni che opponevano i primi cristiani ai Giudei palestinesi, molto dopo la morte di Gesù.

Come collocare l’episodio della resurrezione?

Nonostante che la sua conseguenza sia lo sviluppo delle prime comunità cristiane, questo avvenimento sfugge al metodo di lavoro degli storici. E questo nella misura in cui tutte le fonti non nominano come testimoni che persone aventi avuto un rapporto di simpatia o di antipatia con Gesù al di fuori dell’avvenimento stesso. Non vi è un testimone neutro e tutti quelli che ci riportano l’evento sono dei convinti. D’altra parte i racconti della vita di Gesù hanno in parte l’obbiettivo di dimostrare la sua resurrezione. Perciò i Vangeli sono una testimonianza di fede.

Tenendo conto della distanza cronologica fra i più antichi manoscritti dei Vangeli di cui disponiamo e la loro prima redazione,  quali garanzie abbiamo della affidabilità della trasmissione dei testi originali?

Nell’Antichità non esiste alcun altro testo per il quale si trovi  un numero così grande di manoscritti e una così grande prossimità. Alcuni sono quasi contemporanei alla loro redazione. È in particolare il caso di un frammento di manoscritto del Vangelo di Giovanni che viene datato circa al 130-150, mentre la sua redazione risalirebbe agli anni 90-95, cioè a una distanza di una quarantina d’anni. Per il De bello gallico di Giulio Cesare la distanza è di undici secoli. E di dieci secoli per Virgilio… Invece le pergamene complete dei testi del Nuovo Testamento risalgono al IV° secolo, cioè a uno spazio appena di tre secoli. Nell’insieme si constatano poche modifiche da un manoscritto all’altro. In generale i copisti dell’antichità trasformano poco, è un mestiere da cottimista. Vi sono differenze fra manoscritti, ma per la maggior parte riguardano dettagli che quasi non determinano conseguenze.

Perché si presentano questi testi come il Vangelo “secondo” questo o quell’autore?

L’espressione è tradizionale nella Chiesa: non si è mai detto “il Vangelo di”. È la traduzione della parola greca kata che può effettivamente designare l’autore del testo. Ma introduce una distanza di cui l’interpretazione più corrente è che questi testi sono collegati a una persona considerata come il capofila di una tradizione riconosciuta da una Chiesa particolare. Oggi per Matteo e per Giovanni l’opinione degli storici è quasi unanime nel dire che questi autori non possono essere identificati con il Matteo e il Giovanni figlio di Zebedeo, membri del gruppo dei dodici primi discepoli. Più diversificata è l’opinione per quel che riguarda Marco e Luca, che non erano membri del “gruppo dei Dodici”. Dato che non godevano di tale autorità non era utile attribuire i loro nomi a questi testi: perciò è più corrente considerarli come i loro autori.

Perché la Chiesa ha accettato quattro Vangeli e  non uno solo?

Questa scelta ha una grande importanza teologica. Per i cristiani la “parola di Dio” non è i testi ma lo stesso Gesù Cristo. Tutti gli scritti che parlano di lui non sono che testimonianze sulla sua vita a partire dalla sua resurrezione. L’accoglienza di questi eventi traduce un rapporto con Dio molto diverso da quello del Corano. Per l’Islam il Corano è la “Parola di Dio” dettata al profeta Maometto, perciò ha una versione unica. Nel cristianesimo Gesù è unico ma gli approcci sono molteplici. La Chiesa si è sempre rifiutata di sostituire i quattro Vangeli con uno solo. Vi sono stati dei tentativi come quello di Taziano nel II° secolo.Ma la sua versione non ha mai figurato nel canone delle Scritture. Questa scelta dipende dalla cura di preservare ciò che la tradizione dei primi cristiani aveva trasmesso come tale, ma anche dalla volontà di non rinchiudere Gesù in un solo racconto. Nella tradizione cristiana l’interpretazione è veramente fondante.

Risposte raccolte da Serge Lafitte

(da Le Monde des religions,  n. 14 - Dossier: Les Évangiles)

 

Letto 3035 volte Ultima modifica il Giovedì, 11 Aprile 2013 09:13
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search