I Vangeli formano la prima parte del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Sotto questa denominazione si trova un insieme di testi che raggruppa, dopo i quattro racconti della vita di Gesù attribuiti a Matteo, Marco, Luca e Giovanni, il libro degli Atti degli Apostoli, in cui sono narrati gli inizi delle prime comunità cristiane, e varie lettere che alcuni di essi hanno loro indirizzato, in particolare Paolo. Il Nuovo Testamento termina con un racconto di un genere particolare, l’Apocalisse di Giovanni. Ma questa selezione di testi, anche se è ben affermata fin dalla fine del II° secolo, solo alla fine del IV° secolo si è imposta definitivamente a tutte le Chiese. Nello stesso tempo sono stati selezionati i testi dell’Antico Testamento per formare la Bibbia cristiana.
Un cristianesimo ebraico, poi greco e latino
Perché ci sia un “nuovo”, doveva ben esserci un “antico”, e dunque una relazione fra i due. Relazione che non è mai stata semplice da spiegarsi. Eliminiamo prima di tutto un malinteso circa la nozione di Testamento in questo contesto. La parola viene dal latino e con essa è stato tradotto un termine greco, che designa una sorta di patto legale per tradurre a sua volta una parola ebraica che significa alleanza…E questa alleanza che Dio ha stretto con Israele è la nozione chiave della visione che il popolo ebraico ha della sua storia. La precisazione non è senza importanza perché, prima di diventare latino, il cristianesimo è stato greco e prima ancora ebraico. Così per tutte le prime comunità cristiane le sole Scritture erano quelle del giudaismo, la religione nella quale il cristianesimo ha avuto nascita.
Dopo la scomparsa di Gesù, quelli che non si chiamavano ancora cristiani si sono situati nella continuità di questa eredità. Erano per la maggior parte di origine ebraica, come il loro “Maestro” e si riferivano a lui scegliendo quei passi che essi interpretavano come l’annuncio di ciò che era divenuto il fondamento della loro fede: la morte e la resurrezione di Gesù, che facevano di lui il Messia (christos in greco), il salvatore promesso da Dio agli Ebrei. Tutti i testi di quel che diverrà il Nuovo Testamento sono impregnati di questi scritti antichi, citati abbondantemente per dimostrare che la vita di Gesù conferma, realizzandola, la promessa.
Questa interpretazione ha avuto una evoluzione con la separazione del cristianesimo dal giudaismo. Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei Romani nel 70, il giudaismo si è stretto intorno alla corrente farisaica escludendo i dissidenti. In seno alle comunità cristiane, già impegnate nella diffusione del messaggio fra le popolazioni non giudaiche – cioè fra i pagani – si affermerà ormai il concetto difeso dall’apostolo Paolo: non è più l'osservanza della Legge (la Torah di Mosè) che salva, ma la fede in Gesù risuscitato, il Cristo. Tale rottura ha portato talvolta al rifiuto totale delle “Scritture ebraiche”. Sarà in particolare l’obbiettivo di Marcione alla metà del II° secolo.
Antico e Nuovo Testamento
La maggior parte delle Chiese ha rifiutato di imboccare questa strada, presentando ormai i cristiani come il “vero Israele”, cioè il nuovo “popolo di Dio”, quello al quale Dio ha confermato la sua alleanza. Se questa concezione tende a rimandare il giudaismo in un passato ormai finito, cosa che non è stata senza conseguenze nello sviluppo di un antisemitismo cristiano, essa ha tuttavia contribuito a conservare dei testi che permettevano di giustificarla grazie all’interpretazione che ne davano gli scritti propriamente cristiani. Come dice in riassunto sant’Agostino alla fine del IV° secolo: “L’Antico Testamento non è altro che il Nuovo coperto da un velo e il Nuovo non è altro che l’Antico svelato”.
Ma l’Antico Testamento non corrisponde esattamente a ciò che si chiama oggi la Bibbia ebraica. Questa è il risultato della selezione operata dai rabbini che hanno costituito il canone letterario del giudaismo alla svolta tra il I° e il II° secolo. Essa è composta da tre gruppi di testi: i cinque libri della Torah, la cui redazione è attribuita dalla tradizione giudaica a Mosè e che pongono le fondamenta della religione ebraica come Dio gliele ha rivelate. I libri dei Profeti, che raccolgono gli interventi di questi “portavoce” di Dio nella storia del popolo ebraico; e infine gli “Scritti” che raggruppano diversi tipi di testi come salmi, proverbi, racconti di sapienza e il famoso Cantico dei cantici.
Per far questo i rabbini che hanno organizzato il giudaismo quale ha attraversato la storia fino ai nostri giorni, hanno lasciato da parte una decina scarsa di testi, contenuti in una Bibbia di origine ebraica, ma redatta in greco. Era chiamata la “Settanta” perché la leggenda dice che fosse opera di settanta dotti ebrei riuniti ad Alessandria nel III secolo avanti Cristo. Da questa viene la traduzione della parola Torah, che significa insegnamento, con il termine greco nomos che significa legge… Perché proprio in questa raccolta di testi i cristiani del II secolo, la cui lingua comune era il greco, - idioma internazionale a quel tempo – hanno attinto il loro Antico Testamento, conservando, accanto ai libri della Bibbia ebraica già menzionati, una buona ventina di scritti di origine ebraica non riconosciuti dal giudaismo. Così l’unificazione del primo cristianesimo si è compiuta anche in un rapporto selettivo con le “Scritture” ebree.
La ricerca storica moderna ha consentito di descrivere meglio tale processo. Considerati come direttamente rivelati da Dio, nella tradizione giudaica, o ispirati dallo Spirito santo di Dio, nella tradizione cristiana, questi racconti possono anche essere oggetto di una esegesi storica e critica, per cercare di comprendere in quale contesto sono stati formulati e quale ne sia stato il processo di elaborazione. Questo è il metodo che applicheremo in questo dossier consacrato ai Vangeli. Infatti questa prima espressione della fede cristiana e la selezione dei testi che l’hanno raccolta si iscrivono in una storia. Essa è stata attraversata da dibattiti e conflitti che mettevano in gioco altri testi prodotti da diverse correnti cristiane…
Riscoprire l’origine dei primi testi cristiani è anche risalire alle fonti della cultura occidentale. E queste fonti sono, fin dall’origine, plurime, contrariamente a ciò che affermano le correnti fondamentaliste cristiane attuali…
Serge Lafitte
(da Le Monde des religions, n. 14, p. 24 - Dossier: Les Évangiles)