Fede ed ateismo
di Louis Evely
Una religione per il nostro tempo, una religione che corrisponda alle attese dei nostri contemporanei, una religione viva, gioiosa, stimolante, una religione che sia una rivelazione: ecco il nostro argomento.
Lo svolgeremo in tre punti. Il primo sarà l'ateismo. Ogni cristiano deve attraversare un certo ateismo. Il cristiano ha tutto da guadagnare a esporsi alle critiche degli atei, ad ascoltare le loro obiezioni, ad andare incontro alle loro richieste.
Molto spesso l'ateo è uno che ha un'idea di Dio migliore della nostra, e critica la nostre, in nome della sua, che non definisce per timore di sfigurarla. Adora un Dio ignoto.
Questa critica turba e travaglia, ai nostri giorni, un gran numero di cristiani. Paupert si è chiesto, qualche tempo fa: "Si può essere cristiani, oggi?" e Karl Rahner ha detto: "E’ possibile, oggi, avere la fede?"
Frasi deboli. Preferisco molto di più il vescovo anglicano Robinson quando si chiede: "Un uomo veramente contemporaneo può non essere ateo?” E spero un giorno di scrivere un libro a cui vorrei mettere questo titolo: Non bisogna perdere la fede, per trovarla?
Il Vangelo è pieno di paradossi, ma il paradosso per eccellenza, e che non meditiamo mai abbastanza, è certamente questo: quando il Messia annunciato e atteso per secoli si presentò al suo popolo, non solo non lo accolsero, ma tutte le autorità legittime e gli specialisti della religione lo respinsero e lo condannarono!
Non farebbero la stessa cosa anche oggi?
Invano Cristo ha cercato la fede dove avrebbe dovuto trovarla; nei preti, nei devoti, negli uomini più religiosi, più ferventi dell'epoca: farisei, scribi, teologi, sinedrio.
E l’ha trovata viva, traboccante, dove mai avrebbe sospettato: in alcuni pescatori (anche peccatori), in alcuni pubblicani, tra delle prostitute, in mezzo a stranieri e a pagani.
Non ci inquieta, non ci preoccupa, noi, cristiani tradizionali, abitudinari e ben convinti? Se il Vangelo è una luce per la nostra vita la prima cosa che illumina e rivela è la nostra mancanza di fede. Cristo ha cercato la fede nei professionisti della religione e non l'ha trovata! L'ha trovata soltanto in pochi appassionati!
Cosa sei, tu, in religione? Professionista o appassionato?
Provi gusto, interesse, curiosità? Fai delle scoperte, hai delle rivelazioni? O avanzi tranquillo sui binari che la tua famiglia ti ha lasciato in eredità? Ti contenti, come diceva Roman Rolland, di ruminare nella stalla dove ti hanno partorito? I primi cristiani si dicevano fieramente atei: C'è un tal numero di falsi dei! Siamo atei al 99%. Pascal scriveva: "Ateismo, forza di spirito, fino a un certo punto".
Il mio primo obiettivo è arrivare a questo certo punto, far sentire la forza di spirito che è un ateismo intelligente, purificandoci dalle idee religiose infantili di cui tutti siamo stati imbevuti.
Molti cristiani sono cristiani esattamente per le stesso ragioni per cui al tempo di Cristo sarebbero stati dei persecutori.
Sono cristiani per tradizione, per abitudine, per educazione, a causa delle loro famiglie, della loro regione o della loro patria.
Ma la religione di Cristo non era la religione della famiglia non era la religione dell'abitudine, non era neppure la religione dei preti di quel tempo.
Se siamo cristiani perché la nostro famiglia è cristiana, al tempo di Cristo non saremmo stati dei cristiani: "Credete che pace io sia venuto a dare in terra? No, vi dico, ma piuttosto la divisione. D'ora in poi, infatti, ci saranno in una casa cinque persone divise, tre contro due e due contro, tre: saranno divisi padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre...".
Al tempo di Cristo bisognava uscire dalla propria famiglia, per diventare cristiani. E oggi basterà restarci?
Se siamo cristiani perché crediamo nei preti, ci sono molte probabilità che avremmo perseguitato Cristo. Infatti fra i suoi discepoli non c'era nessun prete. E se siamo cristiani perché siamo francesi o italiani, è garantito che ci saremmo messi contro di lui. Perché lui portava cose nuove che costringevano a pensare. Esigeva una scelta personale, un impegno di tutto se stesso. Avremmo dovuto avere il gusto di amare di quell'uomo o non ci sarebbe piaciuto.
Credo che oggi sia la stessa cosa. Un numero stragrande di cristiani non sono cristiani. Appartengono a una religione, sociologica determinata dal luogo in cui sono nati, dalla famiglia cui appartengono, dall'educazione che hanno ricevuto, dalle influenze che hanno subito. Ma nel fondo del loro cuore sono degli atei. Perché non hanno incontrato il Dio che pretendono di servire. La loro educazione religiosa è servita a dispensarli dall'avere un incontro personale. Era tutto pronto, e non hanno avuto altro da fare che sistemarsi in una religione stabilita. Ma è proprio quello che Cristo non avrebbe voluto.
Cos'è l'ateismo moderno? Com'è che si diventa, atei nel mondo moderno? Quale forza di spirito ci darà un ateismo sanamente compreso e vissuto? Direi che ci sono due tipi di cattivi stomaci:
* il primo tipo è di quelli che ritengono tutto. Stomaci da stitici (scusate), quelli che ritengono tutto quanto ingoiano, che accettano passivamente tutto ciò di cui vengono ingozzati.
* il secondo tipo è di quelli che vomitano tutto, che non tengono niente e hanno nausea per ogni cosa.
Fra i due, conosco un unico tipo di stomaco buono: quello che trita, assimila, aggredisce con acidi gli alimenti e trattiene soltanto ciò che è buono, rifiutando il resto.
Per la nostra religione abbiamo fatto questo enorme sforzo di assimilazione personale? Il segno di un'assimilazione personale è la crisi. Quando viene inoculato un vaccino se non si reagisce bisogna ricominciare. Quando ci si inocula una "rivelazione" e troviamo tutto naturale, significa che non ha fatto presa. Se non si reagisce, è segno che non ha fatto effetto. Siamo rimasti immuni. Non ci ha "aggredito".
Quel che c’è di più triste in persone che si credono atee è che, senza saperlo, sono rimaste a una rappresentazione infantile di Dio quella, forse, che è stata loro inculcata nella giovinezza. Ma c'è una cosa ancora più triste: se capita loro, sulla via del declino, di ritornare alla religione, sarà ancora alla religione della loro infanzia. Non hanno fatto nessun progresso, non hanno mai riflettuto; non hanno per niente migliorato il loro concetto di Dio.
Il modo per sbarazzarsi della cattiva religione non è rifiutarla, ma superarla.
"Fede e ateismo sono tollerabili solo quando includono una ricerca mai finita" (Le Du).
Un uomo moderno è un tipo fiero. L'ateismo moderno non è stato definito la riscoperta della dignità umana? Perché mai noi, cristiani, abbiano voluto umiliare l'uomo, perché mai abbiamo predicato un falso Dio minaccioso, cattivo, terribile (un Dio che danna, punisce o si vendica)? Oggi, l'uomo è costretto a diventare ateo se vuol riscoprire la dignità umana. Ma se il nostro Dio era quello cha aveva meravigliosamente creato la dignità umana e ancora più meravigliosamente l'aveva rifatta!
Siamo stati allevati nel timore, nella paura di Dio? Paura di Dio è credere che Dio può farci del male, che ci punirà, ci dannerà, ci getterà nell'inferno, che si vendicherà. "Gesù Bambino ti punirà... Se fai un peccato, appena voltato l'angolo ti capiterà qualche incidente, finirai nel fosso". È la religione più miserabile che conosca…
Il grande lamento di Cristo nel Vangelo, il suo accorato rimprovero agli apostoli è la loro paura: "perché temete, uomini di poca fede?”. "Non temete, sono io". Perché si ha paura? Perché non si ha fede. La paura è segno della mancanza di fede. Io e i miei coetanei (ma temo che sia vero anche per la generazione più giovane) siamo stati allevati nella paura di Dio. Dio, sì, era invulnerabile; non potevo fargli del male. Beato, impassibile, insensibile, inossidabile, immutabile, felice, imboscato, transfuga nel ciclo. Ma a noi poteva fare del male: ci avrebbe giudicati, ci avrebbe puniti, ci avrebbe condannati...
Ma se il timore di Dio è che lui è così tenero, così amante, così vulnerabile, così sensibile che deve temere che noi gli facciamo del male!
Le rivelazione di Dio è che Dio non ci fa mai del male, ma noi sì potremmo fargli del male. Non è incredibile?
Il Signore ha detto: "Amate i vostri nemici... Pregate per quelli che vi perseguitano... Fate del bene a chi vi fa del male". E nessuno ci crede! Ma Dio fa quel che ha detto. Dio ama i suoi nemici e fa del bene a chi gli fa del male.
Certamente comprendete che bisogna essere atei di un certo Dio, per averne uno vero. Il catechismo comincia con una dichiarazione abominevole: "Dio ricompensa i buoni e punisce i cattivi". Nulla di più falso, se Dio ricompensa i buoni e punisce i cattivi, riconosciamo Dio un pagano e un pubblicano. Leggete il Vangelo. Cosa dice Cristo? "Se amate coloro che vi amano, se salutate quelli che vi salutano, se prestate a quelli che vi fanno dei prestiti, siete dei pagani e dei pubblicani". Se Dio si limita a questo ruolo di contabile e di giudice ("tu mi fai questo, io ti faccio quello; tu mi hai fatto questo e io ti punisco") è un pagano e un pubblicano. Ma Cristo dice: "Voi, invece, non siate così; ma se qualcuno vi requisisce per un miglio, fatene due con lui. Prestate a quelli che non restituiscono".
Presta la tua penna a chi t'ha rubato la biro, presta il tuo rasoio a chi già una volta te l'ha demolito. Inventa situazioni nuove, non lasciarti invischiare in questi miserabili cerchi viziosi: "Tu mi hai fatto questo, io ti faccio quello; tu non mi hai fatto questo, io non ti faccio quello". Sii invece un creatore, sii inventivo. Quando dici: "io ricompenso i buoni e punisco i cattivi", sei una scimmia, semplicemente imiti quelli che ti hanno fatto del bene o del male… Dovresti invece essere come il Padre. Dovresti essere un creatore di situazioni nuove, come il Padre che fa splendere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa scendere la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti. Dio non si riduce a questa parte scandalosa di contabile, di giudice. In questo caso, non si potrebbe rimpiazzarlo con un cervello elettronico? Alla fine della vita uno infilerebbe la sua scheda e ritirerebbe i suoi buchi...
Dio non è così. Dio non giudica. Dio giustifica! Dio non punisce i cattivi. Dio trasforma i cattivi in buoni! Li ama tanto che sa scoprire in essi delle possibilità infinite di amore e di generosità. Il mio Dio è un Dio creatore. Non è uno che giudica, ma uno che ama. Ed è tutto il contrario. Non dobbiamo pensare che Dio ci punirà o ci darà delle "ricompense"... Ma, perché? Perché le leggi umane non sono come le leggi divine. Le leggi umane, è chiaro, devono comandare al carabiniere di inseguire il ladro, per impedirgli di godersi il frutto del suo furto. Le leggi divine invece sono le leggi della nostra felicità:
- Se fate il bene, sarete felici ma se fate il male, sarete infelici.
- Se vai al sole, ti scaldi. Se ti metti all'ombra, ti rinfreschi. Se ti getti in acqua, ti bagni.
E alcuni cristiani pensano che di tanto in tanto Dio venga a spingere sott’acqua la testa degli infelici, per fargli bere ancora qualche boccata, gridando loro: "Te l'avevo ben detto...". Credete proprio che Dio venga a rendere più infelici i peccatori che sono tanto infelici? E pensate che il compito di Dio sia di rendere più infelici quelli che sono già tanto infelici? Dio non rende più infelici i peccatori: Dio ha una pietà infinita per essi.
Mi avevano insegnato che "i dannati vorrebbero andare in paradiso, ma Dio li caccia indietro nell'inferno". Ma ho capito che Dio ama i dannati e sono i dannati che non amano Dio. Mi avevano insegnato che Dio è invulnerabile, beato, immutabile su nel cielo ma che può anche farci del male. Il Vangelo mi ha insegnato che Dio non ci farà mai del male, ma che noi possiamo fargli del male perché egli ci ama.
Scegliamo il nostro Dio. Di quale Dio siamo atei? "L'uomo diventa ateo quando è migliore del Dio cui serve". Non conosco frase altrettanto profonda: "L'uomo diventa ateo quando è migliore del Dio cui serve". Se crediamo in un Dio che ricompensa i buoni e punisce i cattivi, dovremmo diventare atei; perché spero proprio che, nonostante tutto, siamo migliori di un Dio così. E il peggior castigo sarebbe di diventargli simile. Se crediamo in un Dio che ricompensa i buoni e punisce i cattivi, diventeremo dei bigotti che credono di fare un atto religioso quando portano la loro piccola pietra per lapidare i colpevoli, per lapidare la donna adultera. "Io sono come il mio Dio, ricompenso i buoni e punisco i cattivi". Vorreste essere così, voi? La sola cosa di cui è capace uno che ama è avere pietà dei peccatori dei cattivi, pietà di coloro che si fanno tanto male facendo il male. Dio non giudica nessuno. È scritto nel Vangelo: "Il Padre non giudica". Di un Dio, di un Padre che giudica si deve essere atei. Ateismo, forza di spirito, fino a un certo punto. Cristo era ateo di tutti i falsi dei propagandati prima di lui. È per questo che venne crocifisso, accusato di bestemmia, di ateismo. Se fosse piaciuto a tutti non lo avrebbero messo in croce, e sono state le più alte autorità religiose a farlo. Dice: "Il padre non giudica". Dio è Padre. Volete che un Padre punisca, giudichi, condanni per l'eternità i suoi figli? "Il Padre non giudica. Al Figlio ha rimesso ogni giudizio". Ma aggiunge: "Il Figlio non giudica. Perché non sono venuto nel mondo per giudicare il mondo, ma per salvarlo". Allora come saremo giudicati? Lo dice Cristo: "Chiunque ascolta la mia parola e la rifiuta, non io lo giudicherò, non io lo condannerò, perché non sono venuto per giudicare il mondo, ma per salvarlo. Ma chi non ascolta la mia parola, avrà chi lo giudicherà. La parola che io ho detto: ecco chi lo condannerà nell'ultimo giorno". Ognuno di noi si giudica da sé con la sua reazione alla parola di Dio: vi si apre o vi si chiude. E il Vangelo dice anche: "Il giudizio è già avvenuto: la luce risplendette nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta". Il giudizio avviene continuamente; Dio vi si offre e voi scegliete.
Cristo nell'Apocalisse dice: "Ecco, sto alla porta, e busso. Se qualcuno mi aprirà, entrerò da lui e cenerò con lui". È bello: non siamo noi che serviamo Dio, ma è Dio che serve noi. Non siamo noi che invochiamo Dio ma è Dio che invoca noi. Non siamo noi che cerchiamo Dio, ma è Dio che cerca noi. Non siamo noi che nutriamo Dio ma è Dio che nutre noi. Non chiediamo perdono a Dio, ma è Dio che ci chiede di accettare il suo perdono. Ecco il Dio che potrebbe entusiasmare il mondo, se venisse predicato, il Dio che sarebbe nuovo negli anni 2000 di questo secolo XXI com’era nuovo nel 33. Sarebbe una rivelazione un Dio simile: non se ne è mai sentito parlare. Si è fatto di Dio uno cui non si vorrebbe somigliare, tanto è temibile, oppressore, severo, e così triste che chiunque ha il gusto della gioia, della dignità umana, dell'uomo in piedi si allontana da lui...
Dio non ci ricompenserà, non ci punirà? Dio ci eternerà. Dio ci darà di essere per l'eternità quel che abbiamo scelto. Dio rispetterà per l'eternità la nostra libertà. Dio si offrirà a noi per tutto, la nostra vita e per l'eternità. Solo e sempre noi potremo decidere la nostra sorte. Anche nell'inferno la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non vorranno saperne.
Se si predicasse questo Dio, non ci sarebbero molti atei. Ma un Dio che giudica, che punisce, che danna, che si vendica, che ci fa del male, mentre lui è invulnerabile... Se non si è atei di un Dio così, significa che non si ha niente nel cuore. L'ateo che rifiuta un Dio di paura, di oppressione, di punizione, è tanto più cristiano, nel fondo del suo cuore, del cristiano che se ne contenta, del cristiano che crede in un Dio che punisce i cattivi, in un Dio che condanna per l'eternità delle persone che non chiederebbero di meglio che andare verso di lui, in un Dio che si vendica, che fa del male, che manda la malattia, la morte. Quel che si scrive su certi biglietti cristiani di partecipazione: "E' piaciuto a Dio chiamare a sé il suo servo..." è in realtà una bestemmia. Credete proprio che Dio abbia piacere a uccidere qualcuno, a separare un padre dai suoi figli, un merito dalla moglie? Dovreste essere atei, se aveste un po' di coraggio. A un Dio simile vi rifiutereste di somigliare: sareste migliori di lui.
Ma il Dio cristiano è un Dio che non vuole il male, che non permette il male. Non bisogna dire che Dio permette il male. Se Dio permette la sofferenza di un solo bambino mentre potrebbe impedirla, allora mi faccio ateo: perché sono migliore di un Dio così. La verità è, piuttosto, che Dio soffre talmente del nostro male che non ha saputo resistere ed è venuto a soffrire insieme a noi. Dio non permette il male. Lotta con tutte le sue forze contro il male; Dio ispira tutti quelli che lottano contro il male, che cercano di lenire il male, di liberare l'umanità dal male. Ispira tutti i rivoluzionari. Ispira tutti coloro che hanno del cuore e inventano forme sociali nuove, che lavorano per una più grande giustizia, per una maggior verità, per un amore più grande... Questo è un Dio che amo, questo è il mio Dio, è Gesù Cristo che muore sulla breccia. La cosa più bella che ho sentito di recente su Cristo: "In definitiva, la morte di Cristo è un tragico incidente di lavoro". Ci meraviglia! Cristo non ha mai voluto morire, non ha mai cercato di morire. Vi sembra che l'operaio cerchi l'incidente di lavoro? Sarebbe un vigliacco! No, Cristo ha fatto la sua parte, ha sostenuto i deboli, ha protetto i peccatori contro quelli che volevano lapidarli. È quando si fa un lavoro così, di verità e di giustizia, che capitano gli incidenti di lavoro! Pensate (…) a tutti gli operai, studenti e preti (…) imprigionati per la libertà sindacale, pensate ai cristiani d’America, a Martin Luther King e a quelli che sono stati in prigione perché erano contrari alla guerra del Vietnam. Quando si fa un vero lavoro da cristiani, ecco che capitano gli incidenti di lavoro!
Siete per questo Dio o per il Dio che è della parte dell'ordine? Perché bisogna sapere molto bene di che Dio si è atei e a chi si crede. E ripeto: gli atei che rifiutano un Dio di oppressione, di paura, di tristezza, di vigliaccheria, sono più cristiani, nel fondo del loro cuore, dei cristiani che se ne contentano.
Dovrei continuare a farvi un bagno d'ateismo, perché, quando si comincia a riflettere, quel che é meraviglioso è che le critiche degli atei ci costringono ed andare al Vangelo, a leggerlo più in profondità e a scoprirlo come mai lo si era letto. Ecco il servizio che ci rendono gli atei.
Ecco una domanda che dovremmo farci: com'è per noi la carta d'identità di Dio? Da che cosa riconosciamo Dio? Come vogliamo che Dio ci declini la sua identità?
L'idiota del villaggio - ma da per tutto ha molti fratelli e molte sorelle - risponde così: "Riconosco il mio Dio dal fatto che mi fa paura". Se venisse un terremoto, un lampo, una scossa, qualche fumigazione puzzolente, se l'oratore cadesse fulminato per le sue bestemmie, tutti direbbero: "Dio l'ha punito. Ben fatto!". "Ho paura. Dio è qui". Spesso, al sentire un tuono o se un lampo squarcia il cielo, delle brave donnette si fanno il segno della croce! Riconosciamo Dio dalla paura che ci fa? Che umiliazione, per Dio! Un padre, una madre che vedono che i loro figli hanno paura di loro si sentono umiliati. Immaginatevi di andare verso vostro padre o vostra madre coprendovi il viso, per timore di essere schiaffeggiati!
La maggior parte dei cristiani crede che Dio si riconosca sul piano dell'onnipotenza, della forza, del braccio forte. A cosa pensiamo, quando diciamo: "Dio Padre onnipotente"? Novantanove volte su cento, ecco cosa ci passa per la testa: “E’ vero, Dio è Padre; senz’altro, Dio sorride; certo, Dio si mostra amabile e in Gesù Cristo Dio è dolce e umile di cuore. Ma, nonostante tutto, è onnipotente. Cerca di prenderci col sorriso, col fascino, ma dietro la schiena nasconde il bastone della sua onnipotenza, se cerchiamo di resistere al suo fascino, al suo sorriso, allora tira fuori il bastone e ci fa sentire la sua forza". "E' Padre, ma è anche onnipotente".
E diciamo di adorare un Dio crocifisso!
Si diventa cristiani quando si giunge a capire che non bisogna separare Padre e onnipotente. Bisogna unirli e comprendere che Dio è una onnipotenza paterna, una onnipotenza di amore, una onnipotenza di generazione. Credere in Dio, il Padre onnipotente, significa credere che Dio è capace di suscitare in noi un padre, una madre che gli somigli. Che da noi, perfino da uno così debole, così peccatore come me, è capace di suscitare un figlio, una figlia che gli somigli. Allora, veramente crederemo nella onnipotenza di Dio. Crediamo che la onnipotenza di Dio sia una potenza di forza o una potenza di amore? Tutto sta qui. Crediamo che la onnipotenza di Dio sia una potenza di costrizione o una potenza di fedeltà e di tenerezza?
Sulla croce, Dio si è rivelato come perfetta debolezza di forza e onnipotenza di amore, ma i cristiani hanno ristabilito le distanze, hanno rimesso Dio al suo posto e hanno detto: "Ha finto di essere debole, ma è onnipotente". Quando Cristo si è incarnato, quando Dio si è rivelato, ha dovuto scegliere fra un certo numero di valori umani, lasciando cadere proprio i valori che i nostri preti gli hanno attribuito: ha lasciato cadere la ricchezza, la forza, l'autorità, la potenza, la violenza e cosa ha scelto? La dolcezza, l'umiltà, la povertà, il perdono, la fraternità, il servizio e la sofferenza. E noi, cristiani, abbiamo detto a Gesù Cristo: "Per trentatré anni, Signore, ti sei mostrato dolce povero, umile, amante, debole. Hai dovuto fare una bella fatica. Ma ormai è finita. Ora ti rimetteremo al tuo posto e ti copriremo di oro di argento. Signore, ti facciamo ostensori, cibori, statue, chiese meravigliose. Ti daremo la potenza, l'autorità, il prestigio, l'incenso, la gloria".
E abbiamo coperto il povero Gesù Cristo di tutte quelle cose di cui non ha voluto sapere: "Noi, li conosciamo i veri valori, Signore. Non sono la povertà, l'umiltà, la dolcezza; il perdono, la sofferenza. Macché! E' il contrario...".
Al Concilio, la Chiesa ha detto di voler ritornare a essere serva e povera... Significa dunque che era ricca e oppressiva. Quando Cristo mandò i suoi discepoli, disse loro: "Non prendete con voi bastone né denaro". Significa: né paura né interesse; cioè, non fate paura alla gente e non comperatela.
Ma la Chiesa per secoli si è imposta con la paura e con l'autoritarismo. Ciò che ha provocato l'anticlericalismo è stato il clericalismo. Rileggevo di recente gli Atti degli Apostoli e ho trovato questa magnifica narrazione. Sulla porta del Tempio, san Pietro incontra uno storpio che chiede l'elemosina e gli tende la mano sperando che gli dia qualcosa. E Pietro, il primo papa, gli dice: "Oro argento non ho. Ma quel che ho te lo do. In nome di nostro Signore Gesù Cristo, levati e cammina".
Ecco! Quando la Chiesa non ha oro né argento mette l'umanità in piedi, è un soffio rivoluzionario. Ma quando ha oro e argento, schiaccia l'uomo e gli dice: "Mettiti in ginocchio, giù a terra, prosternati, ubbidisci, umiliati". Quando la Chiesa dirà all'uomo moderno: "Levati e cammina, sii un uomo in piedi?". Quando non avrà più oro né argento né bastone.
Sono state fatte delle belle dichiarazioni, al Concilio. Ma il mondo si aspetta che la Chiesa faccia un gesto. Come quello del cardinal Léger, che è andato fra i lebbrosi... Quando si liquideranno le ricchezze della chiesa? È molto bello fare delle dichiarazioni sui paesi sottosviluppati, ma quando si venderanno i tesori della chiesa? Nostro Signore Gesù Cristo ha amato solo la paglia della mangiatoia e il legno della croce. E noi lo copriamo d'oro e di diamanti! Pensiamo forse che un padre o un amico possa essere felice in mezzo alle ricchezze, quando i suoi figli muoiono di fame? Dio preferisce che gli costruiamo delle chiese o che facciamo delle case per i suoi figli che non l'hanno? È un problema che riguarda tutti i cristiani, non solo le gerarchie. Siamo tutti responsabili.
Dunque la carta d'identità di Dio non è la paura. Com'è per me la carta d'identità di Dio? Da cosa riconosco il mio Dio? Non dalla potenza, non dalla forza. Credo che Dio è ciò che c'è di più debole al mondo. Tutto solo con il suo amore contro la forza, contro il danaro, la violenza, l'ingiustizia e la potenza. Dio è ciò che c'è di più debole al mondo, ma non c'è forza più grande che l'osare di essere deboli così. Bisogna cambiare totalmente le nostre idee su Dio, smettere di pensare in termini di potenza e cominciare a pensare in termini di amore. Perché sono cristiano?
- Anzitutto, perché Dio si è mostrato a noi come un bambino. Perché Dio è uno tanto offerto, tanto consegnato, così vulnerabile come un bambino. Cos'è un bambino? Uno a cui si può fare tutto il male che si vuole e che non ci farà del male mai. Allora mi chiedo: conosciamo una rivelazione di Dio più necessaria, più urgente, più adatta a frantumare l'immagine che da sempre ci siamo fatti di Dio? Di un Dio che può farci tanto male ma al quale non si può rendere la pariglia? Sapremmo consigliare a Dio una manifestazione migliore di questa? Mostrarsi bambino... e dire: "Io, Dio, non ti farò mai del male, ma tu sì, tu puoi farmi tanto male"...
- Seconda immagine: il crocifisso e la crocifissione esprimono esattamente la medesima impotenza dell'infanzia. Un crocifisso è uno cui sono state inchiodate le mani, da non temerne più gli schiaffi, perché non si possa più estorcergli dei soldi o un successo agli esami, un buon matrimonio, una guarigione... Uno che si è lasciato inchiodare i piedi perché non se ne debbano più temere i calci. Un crocifisso è uno cui puoi fare tutto il male che vuoi e che non ti farà mai del male.
Si può ancora dire qualcosa anche più forte. Se hai bisogno di sputare sul tuo Dio, per provare che dopo non se la prenderà con te... se hai bisogno di schiaffeggiare il tuo Dio, per vincere la miserabile paura di lui che ti attanaglia, sputa, schiaffeggialo. Liberati dalla paura di Dio, per scoprire che siete amici e che puoi amarlo stando in piedi. Storicamente è stato necessario. L'umanità ha dovuto sputare sul suo Dio, schiaffeggiarlo, crocifiggerlo, per liberarsi della paura di Dio è perché i cristiani osassero amarlo in piedi ed essere fieri di lui.
- La terza immagine di Dio è questo boccone di pane che il prete ci mostra alla messa. È possibile che Dio sia così buono come il pane, offerto come del pane, indifeso come del pane, servizievole come del pane? Non ci dice niente? Non crediamo che Dio possa rivelarsi, qui in mezzo a noi, come l'ultimo fra tutti, e il servo di tutti? Preferiamo delle manifestazioni più spettacolari? Cos'è un boccone di pane, se non qualcosa di totalmente offerto e indifeso? Possiamo farne ciò che vogliamo. Possiamo buttarlo via, sputarci sopra, ma possiamo anche nutrircene. Può essere che il nostro Dio sia qualcosa di altrettanto servizievole, di tanto umile di tanto amante, di tanto dolce, di tanto nutriente, in grado di popolare la nostra solitudine, di fortificare la nostra debolezza che si mette per sempre al nostro servizio?
È questo il mio Dio. Per questo, sono cristiano. Non perché adoro un qualche Giove tonante. Quello? Gli resisterei e, se dovesse impormi tariffe e costrizioni, le subirei, perché è il più forte, ma dopo se ne ritenga soddisfatto. E non venga più a reclamare la mia simpatia.
Ma il mio Dio non è così. Gesù Cristo è incredibilmente inventivo, immaginativo, creatore. Ama i suoi nemici, fa del bene a quelli che gli fanno del male. È capace di fare di ognuno di noi uno che gli somigli.
Dobbiamo fare tutti una tappa di ateismo. Dobbiamo rifiutare un Dio "giusto". Non è vero che Dio è giusto. Dio non ricompensa i buoni, non punisce i cattivi. È molto più che giusto: giustifica i cattivi, li rende giusti. È un lavoro degno di Dio, fare di un cattivo un buono, di un peccatore un santo. A che servirebbe un Dio che si limitasse a dichiarare: "I buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi"? Dio non è giusto né onnipotente al modo che intendiamo noi. Dopo aver creato l'uomo libero e le leggi della natura, Dio li rispetta. Non è lui la causa del male nel mondo, e tuttavia non è stato impassibile a guardare il male, ma è venuto a soffrire, a lottare, ad amare e a ispirare ognuno di noi perché lotti contro il male. Dio non è "potente". È solo amore... Cristo crocifisso è la rivelazione di Dio. Ma nessuno ci crede. Ognuno corregge Gesù Cristo secondo la sua filosofia e dice: "Dio è un motore immobile, il Signore onnipotente". Per niente! Dio è l'amore offertosi a noi. Il mio Dio non è il Dio degli scienziati e dei filosofi, ma il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. L'amore dell'uomo:
1. È una religione passata attraverso l'ateismo.
2. È una religione in cui i cristiani collaborerebbero con gli atei al servizio dell'uomo, alla liberazione dell’uomo.
L'uomo moderno non ama Dio, non pensa molto a lui. Quasi non gli interessa Dio. Se volete interessare l'uomo moderno, dovete porvi sul piano di ciò cui è sensibile: il bene dell'uomo, il servizio all’uomo, la dignità dell'uomo. Tutti i diversi movimenti moderni - esistenzialismo, marxismo, socialismo, - si interessano dell'uomo. Tutti gli ateismi moderni sono dottrine di salvezza. Cosa si può fare per l'uomo? Come giustificare il lavoro, la società, l'avvenire dell'uomo? E pensano di dover diventare atei perché la religione - ritengono - è tutta centrata su Dio, è il culto di Dio.
Può meravigliare ma il cristianesimo, in realtà, è tutto centrato sull'uomo.
Cristo è il Copernico della religione. Prima di lui, la religione ruotava tutta attorno al culto di Dio: come trovare grazia davanti a lui, come rappacificarlo, come conciliarselo. La risposta di Dio è fantastica, sconvolgente, rivoluzionaria! Vuoi trovare grazia presso Dio? Trova grazia presso il tuo fratello, sii gentile con lui. Tutto quello che avrai fatto per il tuo fratello; l'avrai fatto a Dio. Dio ti riserverà una ricompensa eterna per un bicchiere d'acqua che avrai dato a uno dei suoi figli. "Sono Gesù che tu perseguiti" nei tuoi fratelli. Dio si è incarnato!
È la grande novella che i cristiani non hanno ancora sentito!
Le tue relazioni con i tuoi fratelli sono la rivelazione delle tue relazioni con Dio. "Se uno crede di amare Dio che non vede e non ama i suoi fratelli che vede è mentitore". La religione è il luogo di tutte le ipocrisie. È facile mettersi d'accordo con Dio che non si vede. Ma la sola prova che sei d'accordo con Dio che non vedi, eccola: se sei d'accordo con il fratello che vedi. Quale rivoluzione!
Per questo è stato crocifisso: non aveva la religione di tutti, non parlava come tutti.
La grande rivoluzione cristiana: la tua condotta verso il tuo prossimo è l'essenziale dei tuoi doveri religiosi. Non verrai mai giudicato sul tuo culto. Non ti verrà mai chiesto se sei andato alla messa la domenica, se avrai detto le preghiere, se ti sarai confessato. Ti sarà chiesta una cosa sola: tutto questo ti ha fatto amare il tuo prossimo? Hai nutrito chi aveva fame, in tutti i sensi della parola - perché si ha soprattutto fame di amicizia, di considerazione -? Recentemente un insegnante di liceo assegnava un tema. Erano in quaranta. L'argomento era a scelta… Sapete quale hanno scelto ben trentasette? La solitudine. Hanno spiegato la loro solitudine. Ciò di cui le persone hanno bisogno è amore, amicizia, rispetto, sentire che si conta agli occhi di qualcuno.
"Quello che farai per il più piccolo fra i miei, l'avrai fatto a me". Ecco la rivelazione cristiana. Ma i cristiani non l'hanno digerita. Professano metà del cristianesimo ammettendo che Cristo è Dio. Ma l'altra metà, che Cristo è uomo, la rifiutano ancora. Già i profeti accusavano un sacerdozio stabilito, sclerotizzato, una religione chiusa, che rimasticava se stessa perché non mordeva su niente. I profeti dicevano: "Credete che Dio ami i vostri digiuni, i vostri canti? Il diritto, la giustizia, fate scorrere come acqua". Dividi il tuo pane con chi non ne ha, da un vestito a chi manca, solleva il giogo di chi è stanco, aiuta chi non ce la fa più nel lavoro, negli studi, e invece di vantarti di aver preso il tuo diploma sii fiero di aver aiutato un altro a ottenerlo. Allora piacerai a Dio, allora Dio ti considererà suo figlio!
Cristo ha unito indivisibilmente l'amore di Dio e l'amore dell’uomo, perché Dio si è fatto uomo e Dio si trova solo nell'uomo e perché tutto quello che fai a un uomo lo fai a Dio.
Se i cristiani sapessero rendersene conto... Rileggiamo la storia di Mosè. Mosè venne allevato al palazzo del faraone dalla figlia del re, fu coccolato, protetto, viziato, proprio come i giovani cattolici moderni. Ma la prima frase interessante su Mosè è questa: "Quando Mosè divenne grande, andò a visitare i suoi fratelli. Lasciò il palazzo del faraone e se ne andò dagli israeliti costretti a duri lavori". Gli egiziani li opprimevano: i proletari israeliti dovevano fabbricare dei laterizi. Quando Mosè divenne adulto, andò dai suoi fratelli e fece conoscenza con la miseria del mondo.
Seconda frase interessante: quando Mosè vide un egiziano battere un israelita, "i suoi reni furono turbati". Non poté sopportarlo e si compromise. Non è magnifico? Si impegnò nella lotta rivoluzionaria, si schierò contro la guerra nel Vietnam; se fosse stato americano, o contro il sindacato unico, se fosse stato spagnolo. Si schierò come Camillo Torres, questo prete dell'America latina che è andato a combattere con i partigiani e si è fatto uccidere ed era l'unica cosa che potesse fare per il popolo che amava.
Terza magnifica frase su Mosè. Dio gli parla: "Da ciò conoscerai che sono Jahvé. Quando avrai liberato il tuo popolo, verrai a offrirmi un sacrificio sulla montagna...". Prima di tutto, libera il tuo popolo! "Se stai per offrire il tuo sacrificio sull'altare e ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te...", che non è felice, che non ha cibo a sufficienza, "lascia il tuo sacrificio, allontanati dall'altare e va' a riconciliarti con tuo fratello". Va' prima verso il vero Dio, che è tuo fratello, poi ritornerai a fare delle cerimonie.
È un linguaggio rivoluzionario. Ma non è anche un linguaggio cristiano?
E quando Mosè fuggì (perché siamo tutti vigliacchi) cosa gli disse Jahvé? "Va' a trovare il faraone". Cioè, va' ad affrontare il mostro di cui hai paura... Va' a trovare il tuo preside... Va' a trovare il tuo parroco... Va' a far visita alle autorità del tuo paese e chiedi loro che diano possibilità alla gioventù di organizzarsi, di unirsi, di dire il proprio parere. "Va' a trovare il faraone". Cosa significa, per te? Va' a fare quello di cui hai paura, abbi un po' di iniziativa, prenditi una responsabilità in mezzo ai fratelli, organizza un aiuto, fa' qualche cosa! Perché i tuoi rapporti con i fratelli sono dei veri rapporti con Dio. Non è perché vai a messa che piaci a Dio ma perché, quando ne esci, ami un po' di più gli altri.
È il secondo punto del nostro argomento. Il punto su cui coincidiamo con gli atei: l'amore dell'uomo, il rispetto per l'uomo. Ma è stato Cristo a portarci a questo!
In che cosa siamo diversi dagli atei? Chi è un cristiano?
Il cristiano è uno che ha un'esperienza religiosa, è uno che ha incontrato Gesù Cristo. Ma la differenza fra un ateo e un cristiano è che per il cristiano Gesù Cristo è qualcuno vivente, qualcuno che l'ispira, lo anima, lo abita.
Si è cristiani solo quando si è incontrato Cristo. Dio, in questo inizio di secolo come nel 33, lo Spirito Santo, attraverso una voce interiore con qualcuno che ci parla come nessuno ci ha mai parlato, che ci ispira come mai siamo stati capaci di parlare o di amare, che ci fa felici come mai siamo stati, che rende feconda la nostra vita, generosa, allegra, coraggiosa come mai avremmo creduto possibile.
"Non sono io che vivo, ma Cristo vive in me" quando faccio cose simili.
Il cristianesimo non è una religione sociologica, una religione trasmessa dai nostri genitori, dai nostri educatori: il vero cristianesimo non è mai trasmesso, non si impara a scuola, non si insegna. Ogni volta, lo si scopre. Il cristiano non è una persona particolarmente virtuosa, istruita, capace. È uno che è abitato, uno che sa che abita in lui un altro. Siamo abitati o siamo soli? Compiangiamo la nostra solitudine o viviamo con una presenza?
"Sono con voi tutti giorni, non vi lascerò orfani. Verrò da voi... Come il Padre vivente ha mandato me, e come io vivo del Padre, così chi mangia me vivrà in me... Ritornerò da voi, il mondo non mi conosce, ma voi mi conoscerete perché io vivo e voi vivrete". Voi, lo conoscete, oppure fate parte del mondo che non lo conosce perché non ne vive?
Cristo era abitato. Diceva: "Non sono mai solo... Il Padre che è in me, lui fa le sue opere... Come ascolto, giudico. Non faccio niente da me stesso. Le cose che dico, le dico come il Padre mi dice. Chi vede me, vede il Padre”.
Tutto il problema cristiano è qui: chi vede noi, chi vede? Il nostro volto imbronciato, triste, annoiato, disgustato, stanco, O forse anche seducente, grazioso, affascinante che sia? Oppure chi vede noi vede colui di cui viviamo? È costretto a dirsi: è impossibile che sia sempre aperto, gioioso, attento, rispettoso degli altri, coraggioso, paziente, e fiducioso a questo modo, se non vive di un altro? Di chi viviamo? Di noi o di un altro? Essere cristiano è aver scoperto che si vive di un altro. San Paolo volendo dare un argomento apologetico, per far scoprire ai suoi cristiani che erano nella vera religione, sapete cosa diceva: "Mettetevi alla prova per vedere se siete nella fede. O non saprete neanche riconoscere (è questione d'esperienza) che Gesù è in voi? A meno che siate dei reprobi! Spero però che riconoscerete che noi non siamo dei reprobi". "Non io vivo, ma Cristo vive in me".
Conclusione
La cosa, più importante che ho cercato di inculcare è questa nozione di Dio. Cristo ha trasformato, ha rivoltato la nozione di Dio. Cristo è ateo di tutti i falsi dei che c'erano prima di lui. Ecco quel che voglio dire: la frase più vera, sulla religione, l'ha detta Voltaire: "Dio ha creato l'uomo a sua immagine, a sua somiglianza; ma l'uomo l'ha ben ripagato". Cioè, Cristo ci ha rivelato che Dio era povero, umile, amante, sofferente, vulnerabile, paziente, che sapeva perdonare che era misericordioso. Ma l'uomo continuamente corregge la rivelazione secondo la sua filosofia, secondo il suo istinto, e si immagina un Dio forte, ricco, potente. La frase più rivelatrice della teologia moderna è stata pronunciata da un protestante, Bonhoeffer: "Nella sua miseria, l'uomo sempre si immagina un Dio che sia il suo opposto, come la compensazione delle sue debolezze: perché è povero si immagina un Dio ricco; perché è debole si immagina un Dio forte; perché è dipendente si immagina un Dio indipendente, autosufficiente; e perché soffre si immagina un Dio invulnerabile, isolato su nel cielo suo, rifugiato nella sua torre d'avorio".
E così, a causa di quest'idea di Dio, che è poi l'idea che di Dio si fa la maggior parte dei cristiani, l'uomo si rende schiavo delle sue più basse avidità, delle sue ambizioni più sozze. Crede che per diventare Dio debba diventare ricco, forte, potente, invulnerabile, autonomo, indipendente; autosufficiente.
Cristo ha liberato l'uomo, rivelandogli che per diventare Dio non deve diventare ricco, non deve diventare forte, non deve diventare oppressore o potente o indipendente. Per diventare Dio deve cominciare ad amare e a servire gli altri, diventare un po' più servizievole, un po' più fraterno, un po' più solidale con gli altri e allora diventerà subito Dio. Perché Dio si è rivelato come l'essere più umano, più indifeso, più vulnerabile. Dio ci fa paura. Se Dio fosse solo un uomo non sarebbe magnifico? Avete paura di ciò, che Dio sia un uomo?
Ma Dio ha fatto l'uomo a sua immagine. L'uomo è la più bella immagine di Dio, e quando Dio si è manifestato, si è fatto uomo. Quando comprenderemo che Dio è il solo essere umano? L'uomo non è umano. Dio è il solo a essere umano, perché è amore, e non c'è niente di più umano che amare. Ma anche, non c'è niente di più raro.
Il nostro ideale è imparare ad amare come lui, a essere fedeli fino alla croce, a servire quelli che ci crocifiggono?
Allora comprenderemo che anche noi possiamo diventare un Dio così. Ed è quanto di più bello c'è al mondo.
Quando parlo così, sempre c'è qualcuno che mi obietta che parlo sempre dell'immanenza di Dio, e non della sua trascendenza, di quanto ci supera. Secondo me, Cristo è trascendente perché ha trasceso tutte le nostre cattive maniere di trascenderci. Noi vorremmo trascenderci diventando indipendenti. Cristo ha rivelato che c'è una sola trascendenza: quella per cui si diviene più amanti, più servizievoli, più responsabili degli altri. È la sola trascendenza che Dio ha voluto.
È duro da accettare, perché è difficile essere cristiani!