Se non ti senti al sicuro in una regione pacifica,
che farai nella boscaglia del Giordano?
(Ger. 12, 5)
L’ufficiale uncinato m’insegue ogni notte fin dentro il baratro dell’angoscia. Ed anche se gli pongo incessantemente la medesima domanda – Com’è stato possibile? – sghignazzando mi risponde che basta eseguire gli ordini. «E’ facile» prosegue «non bisogna mai fare domande, pensare che chi comanda ha sempre ragione, darsi da fare perché si realizzi quanto è stato comandato. Ed anche se sono soltanto tenente, ho ancora davanti una brillante carriera. Sono giovane ed avrò la possibilità di raggiungere le più alte cariche.
Tu, invece, sei uno sporco ebreo. Uno zingaro. Un negro. Una imperfezione della natura. Un errore da correggere. Per fortuna noi possiamo sanare il mondo. Eliminare l’atavica anomalia. Voi non siete la progenie né vi può appartenere un suolo né potete continuare a contaminare le altre razze né conoscete il valore del sangue. Per questo ad ogni generazione si ergono quanti hanno a cuore la purificazione, quanti - attraverso pogrom, devastazioni e soluzioni definitive – liberano la propria patria dall’abominio della contaminazione. Difensori dell’onore, della famiglia, della proprietà e delle tradizioni locali. Tu, meschino, non puoi capire queste cose. Sei soltanto un verme e come un verme devi essere schiacciato». E con la suola degli scarponi mima il gesto di schiacciare.
L’ufficiale uncinato ora ha cambiato divisa. Veste abiti moderni, dal taglio accattivante – in pelo di kashmir – panni democratici. Ha raffinato il suo linguaggio. Evita di stuzzicare le suscettibilità. Indica i nuovi nemici con discrezione – attraverso una martellante campagna mass-mediatica mostra gli atroci delitti commessi dai barbari. Insinua l’idea dell’infiltrazione, del prossimo stato d’assedio, della decadenza. Chiede sicurezza. Vuole la certezza della pena per i delitti legati al suolo, al sangue ed alla razza. Si mostra stupito quando qualcuno svela gli aspetti del suo razzismo. Ora è pulito - veste panni democratici – in puro pelo di vigogna. Chi può accusarlo di pensieri che non ha? Infatti, è democratico: chiede maggiore libertà per sé e per i propri amici. Basta con la giustizia massimalista! Esige che la propria privacy venga rispettata. Basta con l’invadenza delle intercettazioni telefoniche! Applica le inoppugnabili regole del mercato. Basta con le barriere doganali ad impedire la libera circolazione dei prodotti!
L’ufficiale uncinato – ora che veste panni democratici in puro pelo di alpaca – cerca di persuadere la propria generazione che nel mondo s’aggira uno spettro pronto a colpire. Si tratta di controllare – con telecamere, con video e satelliti-spia, con microfoni, con miriadi di reti informatiche e di Echelon disseminate fin dentro le alcove e le tazze dei bagni – per scoprire il crimine. L’ufficiale uncinato conosce già preventivamente dove s’annida il male e perché vada represso. Azione di polizia, repressione del crimine, azione preventiva, pulizia sanitaria, vasta operazione di controllo: tutte espressioni del suo nuovo linguaggio democratico. L’ufficiale uncinato ha bisogno di buoni sorveglianti che collaborino alla sua messa in opera: ronde di vigilantes, camicie colorate e guardie private. Tutte animate da un buon senso civico per tutelare la sicurezza nelle proprie città.
Quest’ufficiale – che ha conosciuto la metamorfosi – ora celebra anche il giorno della memoria. Commemora i morti ammazzati per strage. Sorride stringendo la mano agli avversari politici. Usa un linguaggio forbito, ama la citazione e la buona musica. Tuttavia sarà sempre pronto a punire ogni lesa maestà nei confronti del suolo, del sangue e della razza. Contornato da un’assordante silenzio – così simile a quello con cui si chiusero gli ultimi giorni di Weimar.
Faustino Ferrrari