Parte II
Maria e la Chiesa una sola madre
MARIA NELLA NASCITA E NELLA EDIFICAZIONE DELLA CHIESA
Il rapporto Chiesa-Maria, colto prima in modo globale, va ora contemplato più attentamente nei vari momenti della avventura di fede che Maria ha vissuto. Lo sguardo deve anzi spingersi ancora più in là: perché prima ancora che Maria esistesse, era presente al pensiero di Dio. E lì, nel divino progetto, appare giù la sua situazione unica.
1. Dio l’ha pensata da sempre
Questo è espresso dal lezionario mariano attraverso alcune pagine sapienziali (Prov 8, 23-31; Sir 24 passim) e attraverso un denso brano della lettera ai Romani (8, 28-30). Dio l’ha conosciuta da sempre e le ha assegnato un destino esaltantante prima di chiamarla all’esistenza e di colmarla di doni in vista della gloria. Già Dio la pensava quando non c’era ancora nulla, “prima che fossero fissate le basi dei monti “. E quando Dio pone mano alla creazione, “quando fissa i cieli “, lei è là. Il testo parla immediatamente della Sapienza divina, poeticamente personificata come archetipo delle cose create. La liturgia, con una trasposizione ardita, con quel tema canta Maria come punto di avvio de grande disegno di salvezza Ella è un pensiero fisso nella mente di Dio, perché quando si tratterà di ricostituire il paradiso perduto, la prima cellula di questo mondo nuovo sarà appunto lei.
Perciò, associata a Cristo, Maria è il punto di gravitazione della storia salvifica. Nelle letture mariane vediamo sfilare tutta una serie di profezie pregnanti, in cui Dio proietta nel futuro il suo disegno: le promesse fatte ai progenitori (Gen 3, 9-20: “Porrò inimicizia tra la stirpe del serpente e quella della donna “), ad Abramo (Gen. 12, 1-7: “ In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”), a Davide (2 Sam 7 passim: “Una casa farà a te il Signore”) e le grandi prospettive messianiche del profeta Isaia (7, 10-14: “Una vergine concepirà”; 9-16: “Un bambino è nato per noi”). Il disegno di Dio ha nel Cristo il suo fulcro: in lui Dio dice la Parola definitiva e compie il gesto più meraviglioso. Ma il Cristo senza la Vergine Madre non l’avremmo avuto: per quam meruimus Auctorem vitae suscipere; quando ripetiamo queste parole immense nella divina liturgia, misuriamo la situazione unica che essa ha nel piano di Dio e nel tessuto della storia sacra che lo traduce in atto. Insieme a Cristo, maria è il “punto omega” verso cui la storia cammina.
2. E’ la “figlia di Sion” che realizza la vocazione di Israele.
si raccoglie in un piccolo “resto”: sono gli “anawim”, i poveri che tutto aspettano da Dio e si aprono confidenti ai suoi doni. Un versetto del salterio sembra definire la pietà: “Stà in silenzio davanti al Signore e spera in Lui” (Sal 37, 7). Ora la più pura religiosità degli “anawim” si concentra in Maria: un’anima libera e immensamente aperta, in cui tutte le fibre attendono il Signore. per questo, Dio si donerà a lei come a nessun altro. Sarà la terra - quasi un angolo del paradiso primitivo - in cui avverrà l’appuntamento meraviglioso del Redentore con l’umanità in attesa.
Lei è la vergine fedele che riscatta tutte le infedeltà di Israele; distaccata da tutto, ha desiderato solo la grazia e ne è stata piena; accettando che il suo cuore si allargasse alle estremità del mondo, ha fatto sfociare la razza israelitica nell’umanità.
Si può dire in definitiva che la missione di Israele era di produrre Maria: e dal momento che dal ceppo di lesse sboccia questo fiore, tutta la vicenda di Israele è riscattata dal fallimento. Basta lei ad assicurare il successo del piano divino. Per questo Luca la personifica discretamente con la “figlia di Sion”.
Il saluto che l’angelo le rivolge nell’Annunciazione (“Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te” : Le 1,28) è una eco patente, specie nell’originale greco, di testi profetici di Zaccaria di Sofonia (Zac 9, 9; Sof. 3, 14-15), in cui la “figlia di Sion” è esortata a giubilare perché il Signore va a lei per salvarla e per abitare in mezzo a lei. Questi testi sono ripresi da Maria. Sono testi che si capiscono solo nella prospettiva messianica: la grande attesa che lievita tutta la vicenda di Israele. L’angelo invita Maria alla gioia messianica, perché Israele è tutto raccolto nel suo cuore. Lei ne è la ”incarnazione” . E’ la “figlia di Sion”, nel cui parto la beata speranza verrà alla luce, nel cui seno Dio verrà ad abitare come in una nuova Arca (15). Le premesse della Chiesa in lei sono poste. Maria è il punto di arrivo dell’antica comunità messianica; e insieme è il punto di partenza della Chiesa, Popolo di Dio secondo lo spirito.
3. Nella sua concezione e nel suo “fiat” nasce la Chiesa.
senza riserve che scaturisce dal fondo dell’essere, nella libertà dell’amore.. Quel”sì” Dio lo attendeva, perché è suo stile offrire i suoi doni e proporre il suo piano, non imporlo. Drammatizzando, Bernardo vede tutta l’umanità sospesa al labbro di Maria: dillo, o vergine, il tuo “sì”. Al di là della retorica, c’è qualcosa di molto vero in quella pagina; è a nome della Chiesa e dell’umanità intera che Maria accetta la divina proposta. E’ difficile esagerare la portata ecclesiale di quel momento, a cui era sospesa la stessa esistenza della Chiesa. Maria incarna il disegno divino di associare l’uomo all’opera della sua salvezza. E questo non ci porta nel cuore del mistero della Chiesa?
Ha ragione in fondo Karl Barth di vedere in Maria la chiave del dogma cattolico, a partire dal quale si illuminano tutte le altre posizioni teologiche. La Madre di Dio – egli dice – è semplicemente prototipo, il riassunto della creatura umana che coopera alla propria salvezza, servendosi della grazia che la previene; e come tale è anche il prototipo, il riassunto della Chiesa” (16). Maria e la Chiesa fanno dunque un unico problema teologico: se nella fede soggettiva crollano, crollano insieme. E non è illuminante questo su tante cose che accadono ai nostri giorni? Quando si impoverisce la pietà mariana, si impoverisce automaticamente il pieno senso ecclesiale.
Mi piace citare a questo punto un autorevole mariologo, il Laurentin: “Nel giorno dell’Annunciazione il consenso di Maria impegna tutti gli uomini. La sua parola sale dalla terra e il Verbo scende dal cielo. Ella gli apporta la carne e il sangue degli uomini, e il Verbo si dà agli uomini prendendo da Maria la sua carne e il suo sangue. Maria, da questo momento, è la Chiesa in germe, la Chiesa nel suo primo membro. Da quel momento essa e, più quello che non lo sarà la Chiesa, un solo corpo e un solo spirito con Cristo-Capo” (17). Verissimo: nel seno materno di Maria nasce la Chiesa. E’ lei la terra vergine da cui prende l’avvio del Regno. In questa prospettiva non sorprende più che parecchi calendari medievali cominciassero l’anno civile il 25marzo: come dire che il “sì” di Maria inaugura l’era nuova. In attesa che la sposa di Cristo venga compiutamente formata dal fianco aperto del Cristo pasquale, la Chiesa vive già raccolta e nascosta in Maria. E viene quasi da pensare che mai come in questo periodo la Chiesa è stata santa, pura e fedele.
4. A Cana e sotto la Croce: pienamente associata al Redentore
Qualcuno ha notato che la lex orandj non ha ancora incorporato e tradotto in forma di culto l’attuale lex credendi della Chiesa, sul posto di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Due sono in particolare le carenze lamentate: a) nelle celebrazioni pasquali viene passata sotto silenzio la compartecipazione di Maria alla passione del Figlio; b) non è rilevata la sua operosa presenza a Pentecoste, agli albori della Chiesa nascente (18). Il rilievo è degno di attenzione. Va detto tuttavia che nel complesso dei testi mariani, la presenza di Maria a Pasqua è illustrata nella festa del 15 settembre, e quella a Pentecoste nel VI formulano del Comune (19). Ma sarebbe certamente auspicabile che il ricordo della Vergine si affacciasse anche nelle celebrazioni pasquali e pentecostali.
Il Vangelo, al riguardo molto più esplicito, ci viene incontro con due incomparabili pagine di Giovanni: il racconto delle nozze di Cana e la consegna di Giovanni alla Madre e della Madre a Giovanni dall’alto della Croce. Senza dubbio i due momenti sono collegati: lo dice la menzione della sua “ora” nella cornice festosa Cana: l’ora è quella decisiva della sua elevazione sulla croce. Cana segna un culmine nel vangelo di Giovanni: Gesù vi compie il primo “segno” e “da quel giorno i discepoli credettero in lui”: nasce la fede. Poteva mancare Maria in un momento così decisivo? “C’era la Madre di Gesù”, annota Giovanni (2, 1). I tre temi delle nozze, del banchetto e del vino sono tipicamente messianici. Il banchetto è un segno della venuta del Regno. Il vino è il segno della benedizione di Dio ed è segno del mondo nuovo che Cristo inaugura. Tutto evoca irresistibilmente le parola dell’Apocalisse: “Sono giunte le nozze dell’Agnello; la sposa è pronta” (Ap. 19,7).
La presenza di Maria in questa cornice assume rilievo da due fatti: non è confusa nel gruppo dei discepoli, ma sta a parte; non passivamente come i Dodici, ma interviene con un ruolo decisivo. Quando chiede il segno, ottiene dal Cristo una risposta misteriosa: “Che ho da fare con te, o donna?”. Comunque lo si intenda, il testo precisa una distanza tra Cristo e Madre. Inoltre l’appellativo di “Donna”, che ritroveremo alla Croce, e che sostituisce quello familiare di “madre”, assume, un tono solenne ed enfatico. Maria è invitata a uscire dalla sua situazione umana di mamma di Gesù, per assumere un ruolo ben più grande nella comunità dei credenti. Il Signore mette in secondo piano i legami della parentela umana, per indicare a Maria la sua funzione definitiva di Donna credente e di Madre spirituale nel seno della Chiesa.
Per questo soggiunge: “Non è ancora giunta la mia ora”. Quando quest’ora suprema giunge, ai piedi della Croce, allora questa funzione di Maria appare in piena luce:: “Figlio ecco tua Madre”. Vi è un mistero - annota S. Ambrogio”(20) - nel fatto che Maria viene affidata a Giovanni…. Si tratta qui del mistero della Chiesa…. Ecco che tu comincerai ad essere figlio della Chiesa, quando vedrai Cristo vittorioso sulla Croce”. E più tardi Ruperto completa bene il pensiero quando scrive: “Così soffrendo qui veramente le sofferenze del parto nella passione del suo unico figlio, la Beata Vergine ha generato la nostra salvezza universale; per questo è la Madre di tutti noi” (20 bis)
Si noterà che scocca qui l’ora solenne in cui la Chiesa è formata. L’acqua e il sangue che sgorgano dal cuore squarciato sono simbolo trasparente del Battesimo e dell’Eucaristia, attraverso i quali la Chiesa dovrà esercitare la sua funzione materna, rigenerando gli uomini alla vita del Risorto. E Maria, in piedi “icona”. E’ là a cogliere i frutti della Redenzione, per gli uomini di tutti i tempi. “Venuta l’ora” la. figlia di Sion, che aveva partorito il Cristo senza doglie, genera nel dolore (“associata alla passione del Cristo” : colletta del 15 sett.) i figli della Chiesa. Per questo Gesù la guarda e le dice: “Donna, ecco tuo figlio”. In quel momento decisivo, Maria scruta fino in fondo la sua vocazione nuova: quella di Madre spirituale nella Chiesa-Madre”. Colei che quanto al corpo era la madre del nostro Capo, potè divenire quanto allo spirito madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di dolore e di gloria”: così Pio XII (21). Lì più che mai Maria non solo accetta passivamente la salvezza, ma vii coopera come “generosa socia Redemptoris”. Ecosì incarna la Chiesa, che è insieme salvata e salivante: una Chiesa che “completa nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (22).
Per questo nell’arte carolingia spesso la figura di Miaria ai piedi della Croce è sdoppiata: accanto ad essa è. posta la figura della Madre Chiesa, di cui Maria inizia e adombra la missione.
Nel momento in cui la Chiesa, cosciente della sua missione e forte dei doni dello Spirito inizierà la sua opera, ancora una volta Maria è presente: “Ai tuoi apostoli, riuniti nel cenacolo con Maria, Madre Gesù, hai donato lo Spirito Santo...” (23). E’ in comunione con lei che prende l’avvio lo slancio missionario della Chiesa.
Questa rapida scorsa attraverso il N.T., che si riflette nella liturgia, ci mostra Maria puntualmente presente in tutti i momenti costitutivi della Chiesa. Bisognerà guardare anche all’oggi della Chiesa, dove essa non è certo meno presente. Ma prima il mistero dell’Assunta ci invita a proiettare lo sguardo profeticamente in avanti.
5. Maria è “già” quello che la Chiesa aspira ad essere.
Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in marcia, no a quando non verrà il giorno del Signore” (cfr. 2 Pt 3, 10) (LG 68).
Per cogliere la portata di questi testi bisogna comprendere il dramma della Chiesa che è in tensione tra il già e il non ancora. Nata dalla Pasqua di Cristo, essa vive del Risorto; è il “Christus praesens” attraverso il tempo (Tillich); agisce in suo e reca agli uomini il suo vangelo e la sua grazia. E’ già “il Regno”, ma solo “in germe”: il Regno in essa si sta costruendo, ma non è ancora compiuto. La sua identità con Cristo non è totale; la forza della risurrezione non la impregna ancora completamente. E’ santa e insieme peccatrice, perché appesantita da tutti i nostri peccati: non potrebbe essere altrimenti se la Chiesa è il “noi” dei cristiani (S. Girolamo). La nostra è ancora una esistenza “nella carne” (cfr 2 Cor 5, 6-10): siamo in esilio lontano dal Signore e camminiamo nella fede. Chi cammina non ha ancora raggiunto la mèta.
Questa è l’antinomia più radicale della Chiesa. Ma in Maria non ce n’è traccia. Era cosi totalmente di Cristo, che nulla ritardava la sua assimilazione finale a lui, ed egli l’ha associata a sé nella piena redenzione anche del corpo. E così diventa ponte di congiunzione tra la Chiesa che cammina e lotta, e la “beata pacis visio” della Gerusalemme futura. Lei è “già” quel “mondo nuovo” verso cui la Chiesa faticosamente cammina, guardando a lei, per conformarsi al suo Sposo. Nel punto più verginale del proprio essere (Maria è suo membro), la Chiesa scorge già la sua vittoria definitiva. Dice bene la Marialis cultus (n. 28) che “come dal fiat dell’umile Ancella l’umanità ha iniziato il cammino del ritorno a Dio, nella gloria della Tuttasanta vede la mèta del suo cammino”. Tutto lo sviluppo del Regno si trova così incluso nel destino di Maria.
Sì, a lei deve guardare la Chiesa per avere davanti agli occhi il suo “typus” o la sua figura, come già amavano dire Ambrogio e Agostino (24). Un anonimo del sec. XI dice che Maria è lo “stampo” su cui la Chiesa si modella(25). Come nell’uomo si adunano tutte le perfezioni dell’universo, così in Maria è lo “stampo” su cui la Chiesa; ecome “un uomo vale più di tutto l’universo” (lo dice Pascal) così “nella a Chiesa la Vergine da sola è più la Chiesa che tutta la Chiesa stessa”: e questo lo scriveva Ch. Journet (26). E noi, con un salmo usato volentieri nella liturgia mariana, “danzando cantiamo: Sono in te tutte le mie sorgenti” (27) . Per questo la. Chiesa ama porsi alla sua ombra e coprirsi del suo manto: “Sub tuum praesidiurn confungimus” è la più antica invocazione mariana giunta a noi, trovata su un papiro del III secolo.
Mariano Magrassi
Note
(15) Cfr. Max Thurian, Maria Madre del Signore e immagine della Chiesa, Brescia 1965, pp- 25-31.
(16) Karl Barth, Die Kircliche Dogmatik, I, 2 (1938), p. 157.
(17) R. Laurentin, Marie, l’Eglise et le sacerdoce, II, 117-118.
(18) Le feste mariane: valore teologico e pastorale, in La Madonna (rivista di cultura mariana), XXIV (1976), n. 2-3, p. 24-25.
(19) Ed ecco il testo delle collette rispettive:
“O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio,
Innalzato sulla croce,
fosse presente la sua Madre Addolorata:
fa’ che la tua santa Chiesa,
associata con lei alla passione del Cristo,
partecipi alla gloria della risurrezione” (15 settembre).
“O Dio, che ai tuoi Apostoli
riuniti nel cenacolo con Maria, Madre di Gesù, hai donato lo Spirito Santo,
concedi anche a noi, per intercessione della Vergine,
di consacrarci pienamente al tuo servizio
e annunziare con la parola e con l’esempio
le grandi opere del tuo amore” (Com. B. M. V., form. 6° coll.).
(20) Ambrogio, Expl. Lc. X, 134 ; ed. G. Tissot, Sourc Chrét. 52, Parigi 1958, p. 201
(20 bis) Ruperto di Deutz, De Trinitate: de Sancto Spiritu, I, 8; PL 167, 1577D-78°.
(21) Pio XII Enc. Mystici Corporis, epilogo.
(22) Col. 1, 24: si legge alle lodi del 15 settembre.
(23) Comm. B. M. V., form 6°, colletta.
(24) Ambrogio, Expl. Lc. II, 7, ed. Cit. Sourc. Chrét. 45 bis, p. 74: “Bene desponsata, sed virgo quia est Ecclesiae typus quae est immaculata sed nupta. Concepit nos virgo de spiritu, parit nos virgo sine gemitu»; Agostino, De Symb, ad cathec. 1 ; P.L. 40,661: «…Mulierem illam (Ap. 12) Virginem Mariam significasse quae caput nostrum integrum integra peperit, quae etiam ipsa figuram in se sanctae Ecclesiae demonstravit: ut quomodo Filium pariens virgo permansit, ita et haec omni tempore membra eius pariat, virginatatem non amittat ».
25) Anonimo sec. XI ; PL 96, 269 D : «…ad vicem matris eius, matris nostrae Ecclesiae forma constituitur».
(26) Ch. Journet, Les paroles du Christ en Croix, p. 63.
(27) Salmo 86: viene usato nell’Ufficio delle letture del Comune della Madonna e in qualche altra festa mariana.