Nazaret, un villaggio senza importanza per la storia e la fede ebraica, dove la storia e la fede cristiana sono chiamate ad aprirsi alla novità di un Dio che si fa uomo. Qui, nel grembo accogliente di una donna di questo villaggio, inizia la vita di Colui che passerà sulle strade degli uomini facendo del bene (cf At 10,38). Coinvolta improvvisamente nel piano misterioso di Dio, Maria è il Sì che riceve, incontra, porta il Sì di ogni promessa di Dio (cf 2 Cor 1,19-20).
«Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola». Maria accetta di entrare nel mistero di Dio, tutte le «parole», che lo hanno portato, si ritraggono, ed il mistero, indicato e lasciato intatto, è ora presenza viva. Lo Spirito e l’Altissimo si piegano su Maria e le affidano il Figlio: nel silenzio, Maria accoglie (incontra) il «piccolo» che nasce in lei.
Nella novità della propria «identità personale» rivelatale dall’angelo-Dio, e nel modo più imprevisto e inaspettato, Maria incontra il Figlio di Davide tanto atteso dal suo popolo. Nell’incontro, nell’alterità più assoluta e nella comunione più stretta, si creano a vicenda: Maria accoglie e dona a Gesù la realtà di figlio, il figlio dona a Maria la realtà di madre.
Chiamata ad essere madre
Maria incontra il figlio generato in lei con una consapevolezza nuova di sé e della vocazione ricevuta. Partendo, infatti, dalla propria relazione con Dio, Maria arriverà all’incontro col figlio dopo l’incontro con l’angelo-Dio che irrompe nella sua vita. Ciò che ha appena vissuto accompagnerà Maria e qualificherà il suo rapporto col figlio.
Verso la gioia...
Le parole dell’angelo «Rallegrati, piena-di-grazia, il Signore è con te», rimangono in Maria come supporto sicuro per il presente e come ricordo positivo di un turbamento e di un interrogativo superati. Quelle parole (non l’entrare dell’angelo presso di lei), infatti, l’avevano riempita di timore e di perplessità, l’avevano turbata piuttosto che rallegrata, nonostante il loro suonare così favorevole nei suoi riguardi.
Ora sa che un messaggio, un fatto «venuto» da dio può suscitare, per un tempo, dubbi e timori, ma che, poi, Dio stesso, assicurando la sua vicinanza, toglie fondamento al temere. «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio».
Senza timore, confermata nel dono della grazia di Dio – piena-di-grazia, totalmente bella agli occhi di Dio che in lei si compiace e opera con amore – Maria aveva potuto ascoltare il compito che Dio intendeva affidarle.
L’angelo aveva presentato a Maria la sua missione di madre di un figlio che avrebbe chiamato Gesù, il Figlio dell’Altissimo destinato a regnare per sempre sul trono di Davide.
La sua intelligenza aveva potuto farle comprendere di essere chiamata a generare il Messia, ma i termini usati dall’angelo l’avevano lasciato nel vago. Qualcosa mancava: il come attuare questo volere di Dio non le era stato esplicitato. Consapevole della propria situazione presente di vergine e nello stesso tempo di fidanzata, non aveva voluto ritenere evidente la paternità di Giuseppe col futuro compiersi del matrimonio. Maria era stata, allora, capace di esprimere con semplicità, senza rifiuti o pregiudizi, il suo desiderio di maggiori spiegazioni. Ricevendo la risposta, Maria aveva sperimentato non solo che la sua domanda era stata accettata, ma che Dio desiderava colmarla di fiducia andando oltre la sua normale esigenza di comprensione. La spiegazione datale l’aveva messa di fronte all’operare creativo di Dio che le avrebbe donato, nel suo presente di vergine, la capacità di far nascere al mondo il Figlio stesso di Dio. Poi, l’angelo le aveva dato un segno non richiesto, il dono della maternità per Elisabetta sterile e anziana, e le aveva ricordato che «nulla è impossibile a Dio», inserendo, così, anche lei e la sua missione, nei grandi fatti di Dio a favore del suo popolo. Maria aveva «dovuto» prendere sul serio la propria realtà di vergine e la richiesta di dio, vederne «l’assurdità umana» e, abbandonandosi fiduciosamente a Dio, riportarla a Dio per il suo adempimento.
...nell’accettazione libera e amorosa della missione...
Maria, aveva, allora, sperimentato l’atto del decidere, l’atto più importante per un uomo, quello di determinarsi come «persona» e porsi nel mondo in modo responsabile. In piena libertà aveva saputo prendere la decisione di essere-agire, inequivocabilmente e senza la possibilità di ritorno, solo in relazione a Dio e alla sua parola. Con la sua risposta si era legata per sempre a dio come «serva» sua: «Ecco, la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola». Questo era ormai il suo desiderio che solo Dio avrebbe potuto esaudire. Come persona che ha preso coscienza di aver tutto ricevuto – il suo essere persona umana, il suo essere donna, la pienezza della benevolenza di Dio che opera in lei – Maria ridona tutto, mette tutto questo volontariamente a disposizione di Dio: «Ecco la serva del Signore». In un certo senso, nulla è più suo, e la sua realtà più bella e profonda appare nel suo esistere-in-relazione a Dio. Se la creazione era uscita bella-buona dalle «parole» di Dio, ora, come donna, creata, Maria è totalmente bella-buona nel suo completo aderire alla parola di Dio e la parola di Dio opere in lei.
Maria, che nel presente-appena-passato era la fidanzata-sposa di Giuseppe, riceve il Figlio di Dio che lo Spirito e la potenza creatrice di Dio le hanno dato di concepire. Serva di Dio, Maria inizia il suo servizio come madre del suo Signore (cf Lc 1,43).
Maria e Gesù nel loro primo incontro
Maria incontra Gesù. Sa che Gesù è presente in lei, e il figlio, come ogni persona appena concepita, non le «dice» nulla, è lì. Il suo essere-lì, in lei, è silenzio che nasconde e svela una realtà divina infinitamente grande nella piccolezza più piccola.
Maria, che ha già tutto ricevuto da dio, è colmata con la stessa presenza di Dio, Dio in lei si fa piccolo per donarsi a lei: Gesù è lì. Maria lo incontra nella sua domanda inespressa di lei come madre. In lui Maria vede spalancarsi la grandezza di dio che si attua nella dipendenza, nell’obbediente entrare e sottomettersi alla realtà umana. Nel figlio riconosce misteriosamente il Signore: quel figlio, che ha già un nome e una missione, è il suo Signore, benché ora sia solo progetto, apertura alla speranza.
Maria in questo primo incontro con Gesù gli risponde come madre, come promessa di impegnarsi con tutta la propria persona, affinché anche lui viva e cresca come persona. Maria si offre a Gesù come luogo di accoglienza, come prima abitazione, dove poter vivere, essere nutrito e crescere. Questa prima accoglienza è la più silenziosa, dove tutto è donato nella speranza. Maria spera di poter donare a Gesù tutto ciò che gli è necessario per svilupparsi fisicamente. Ma non solo questo. Maria desidera di impiegare per lui la capacità di dono di sé che, come donna, ha ricevuto e la caratterizza. Desidera passare a gioia che proviene da Dio, la grazia di cui è stata riempita, la vicinanza di Dio, la sua stessa missione di «servizio» di dio, il Sì amoroso e totale alla sua vocazione (cf Lc 2,40.52; 3,22; 10,21; 22,26.42). Maria tocca Gesù nel suo mistero. Chi è Dio che si impegna nella nascita di un uomo che chiama Figlio suo, dandogli, nello stesso tempo una «origine» così semplice (Maria di Nazaret) e una missione così alta di re messianico? Maria guarda ancora Gesù: è sua mamma. Non può capire il mistero, ma portarlo con semplicità.
Adesso l’angelo può lasciare Maria; il Signore è con lei e lei col Signore.