il tempo della preparazione e della prefigurazione (AT); il tempo del compimento in Cristo, specialmente nella sua morte e risurrezione (NT); il tempo della Chiesa, che va dalla Pentecoste al ritorno di Cristo. La liturgia si inserisce proprio in questo terzo tempo, quale manifestazione privilegiata della salvezza che la Chiesa porta ad ogni uomo, proprio tramite le azioni liturgiche, prevalentemente attraverso quelle sacramentali, di cui l’Eucaristia è il culmine (SC artt. 5-7). E poi? Quando e come finisce questa "storia"? L’art. 8 ci dice che "nella liturgia terrestre noi partecipiamo, pregustandola, a quella che si celebra nelle sfere celesti". La liturgia, come complesso di segni, non ci sarà in cielo, perché lì, la realtà sarà manifesta; la liturgia, in quanto "santificazione dell’uomo", non avrà più ragion d’essere, perché solo i salvati entreranno in quella Gerusalemme celeste. Però in quanto "glorificazione di Dio" essa non solo sarà presente, ma sarà tutta la nostra "occupazione": il paradiso consiste solo nella contemplazione e nella glorificazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Questa realtà è già presente, perché il cielo esiste già ed è popolato di miriadi di angeli e di santi. Per noi, ancora pellegrini sulla terra, essa è però "futuro": noi l’attendiamo nella speranza, ma abbiamo qui, proprio nella liturgia, una caparra, un pegno, una pregustazione, attraverso i segni.
Il libro dell’Apocalisse ci descrive la vita dei beati come una celebrazione, e precisamente come una partecipazione al banchetto di nozze dell’Agnello.
L’eucaristia domenicale (e quotidiana), nei suoi testi, e principalmente nella preghiera eucaristica, esprime chiaramente che noi, già qui in terra, partecipiamo a questa liturgia celeste. L’art. 8 citato ricorda che nella messa noi cantiamo insieme agli angeli: Santo, santo, santo…
Dopo aver raccontato l’istituzione dell’eucaristia (racconto che ha una tale forza evocativa che rende presente il passato!), nell’acclamazione l’assemblea dichiara: "Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunciamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta".
Facendo poi la sintesi del memoriale, dopo il racconto dell’istituzione, ricordiamo la "beata passione, la gloriosa risurrezione e ascensione al cielo" e "nell’attesa della tua venuta, ti offriamo…".
Ildebrando Scicolone