Famiglia Giovani Anziani

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 126

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

Venerdì, 23 Novembre 2012 08:21

Riconoscere il dolore del diventare grandi

Vota questo articolo
(2 Voti)

I più quotati personal trainer dei figli, i veri promoter dello sviluppo del Sé e della sua affermazione, rischiano di essere proprio i genitori che fin dalla più tenera età del bambino prodigio vanno proclamando l'importanza dell'essere veramente sé stessi, suggerendo che l'obiettivo più importante della vita sia la felicità e l'appagamento personale, non tanto l'obbedienza etica. La spudoratezza connota piuttosto bene il modo in cui l'adolescente figlio e cultore del narcisismo vive la sua epoca e la sua crescita. Spudorato nell'abbattere il convenzionalmente noto, le attribuzioni di base, anche quando riguardano il galateo tradizionale della sessualità, delle relazioni con gli amici, con la coppia, dei valori convenzionali propri della sua identità di genere.

 

Agli esperti in materia di adolescenza che ogni giorno incontrano genitori e figli nel trambusto delle vicende evolutive adolescenziali, sono cari i temi della protezione e dell'emancipazione, concepiti come due facce della stessa medaglia. Due quesiti su cui i genitori si interrogano con modalità differenti e spesso originali. Sì tratta di due bisogni-fondamentali degli adolescenti: essere protetti ma allo stesso tempo incoraggiati ad andare avanti, a fare esperienze ed emanciparsi. Ma si tratta anche di un duplice compito che spetta ai genitori assolvere: svolgere una funzione protettiva che non sia troppo ingombrante o dì ostacolo alla necessità di favorire l'autonomia e l'evoluzione.

Qualche anno fa ci sembrò utile capire quali potessero essere le ragioni in base alle quali alcuni adolescenti rifiutavano di fare la prova dello "spinello". Sapevamo infatti da ricerche precedenti che, nel contesto di crescita attuale, quasi tutti i ragazzi entrano in contatto con la proposta di "provare" tanto per vedere l'effetto che fa: non glielo propone uno spacciatore in un vicolo buio, di notte, nella nebbia, ma un coetaneo, un amico, il gruppo, la ragazza, il ragazzo con cui esce, per ciò si tratta di una proposta che non si può rifiutare. Invece ci sono ragazzi che dicono no: volevamo capire perché.

Scovare gli antidoti

Ci apparve necessario, per una corretta conduzione delle campagne preventive, provare a identificare gli antidoti di cui sono dotati gli adolescenti che escono immuni dall'epidemia di droghe "leggere". Ne abbiamo scovato un piccolo numero, con difficoltà, ma alla fine hanno confessato che non I'avevano mai fatto e sono venuti a parlarne. Ognuno aveva le proprie ragioni, ma ci è sembrato che la maggior parte di loro riconducesse le ragioni del "no" al fatto che nel momento della scelta era come se ricordassero quell'istante, prima di uscire di casa, in cui il loro sguardo aveva incrociato quello del padre e s'erano intesi; avevano un patto di fiducia, un'alleanza, un progetto condiviso. Hanno detto di "no" non per paura del castigo, non per un sentimento di colpa, ma per non rovinare una relazione che su quel punto andava bene, dove c'era intesa; non erano queste le loro parole ma era chiaro che si riferivano all'etica della responsabilità affettiva e relazionale.

Questa minuscola "ricerchina personale" si è rivelata di grande utilità soprattutto nella relazione con tanti altri ragazzi che invece hanno ampiamente superato la "prova" e non riescono più a smettere. Sapevamo già da tempo che la funzione del padre in adolescenza è cruciale, e che il problema è come svegliarlo quando invece è lontano, e del fumo nemmeno si accorge o finge di nulla. Mi è sembrata interessante l'ipotesi che l'obiettivo educativo, durante l'adolescenza dei figli, possa essere quello di essere presenti nel momento della decisione; partecipare al processo decisionale pur essendo fisicamente assenti.

Una funzione dissuasiva

La testimonianza dei ragazzini astinenti ci sembra documenti l'importanza di riuscire a svolgere una funzione dissuasiva nei confronti dei comportamenti a rischio non mediante la paura dell'eventuale castigo ma col ricordo della relazione che si attiva proprio quando si tratta di decidere quanti rischi è necessario accollarsi se si vuole crescere ed emanciparsi. Ci sembra interessante lavorare sull'ipotesi che con i ragazzi che crescono nel contesto socioculturale attuale la presenza protettiva del padre non si faccia sentire più col vocione interiore del vecchio "Super Io" che dissuade attraverso la minaccia di castighi, ma mediante la voce sobria e serena del "nuovo padre" che funziona più come protesi del "Vero Sé" del ragazzo che come istanza superiore, ricordandogli chi veramente è, da dove viene, con chi ha una relazione importante, quali sono i suoi valori e la sua più profonda verità affettiva nei confronti della quale sarebbe giusto che mantenesse saldo il vincolo etico che dichiara di voler avere, assumendosene tutte le responsabilità.

Le decisioni che gli adolescenti sono costretti ad assumere, generalmente in gran fretta e sotto la pressione delle grandi potenze che governano la loro vita e il processo di crescita, sono quasi sempre esposte all'eventuali-tà di rivelarsi rischiose, o perché troppo precoci, o perché esagerate rispetto alle competenze, o perché le conseguenze non possono essere calcolate, ma ciononostante l'adolescente deve decidere e sarebbe davvero un buon risultato educativo se i genitori potessero partecipare al fulmineo dibattito e far sentire, nel clamore delle voci che sospingono in tutte le direzioni, anche la propria che poi sarebbe quella che il figlio in quel momento mette a repentaglio.

I fattori di rischio che possono complicare il percorso di crescita adolescenziale sono troppi per poterli enumerare e qualsiasi genitore potrebbe fornirne un elenco specifico. Crediamo che la famiglia possa essere di grande aiuto ai propri figli se riesce a costruire una cintura sanitaria educativa attorno alla loro mente nei confronti di tutto ciò che nel contesto sociale allargato li illude di poter realizzare i compiti evolutivi in modo indolore e accelerato. È nei confronti dei grandi spacciatori di illusioni che la famiglia può e deve combattere la propria impari battaglia educativa e svolgere un'essenziale funzione protettiva cercando di smascherare la truffa del magliaro che vuol far credere che esistano stupefacenti scorciatoie, magiche accelerazioni del processo di affermazione del sé, indolori apprendimenti che consentono di conquistare il diploma della celebrità.

Tanto più la sottocultura mass mediale e le ingiunzioni pubblicitarie vogliono costringere a credere che la bellezza coincida con la magrezza per le femmine e con il modellamento delle masse muscolari per i maschi, tanto più cocciuta può essere la guerra delle mamme e dei papà intenti a proteggere la mente dei figli dall'intossicazione di modelli che sono convincenti per chi ha fretta e vuole sapere come si fa. Tanto più internet, la comunicazione digitale e le relazioni virtuali illudono sull'efficacia del ritiro dalle relazioni concrete per imparare ad amare e farsi amare nell'universo virtuale, tanto più la famiglia può documentare quanto la relazione virtuale possa essere la palestra dove i timidi e i vergognosi si allenano ad avere relazioni senza corpo per poi debuttare alla grande nel mondo di quelli che il corpo lo portano sempre con sé e sono ben contenti che non sia solo un'icona o un nickname.

Tanto più il gruppo dei coetanei istiga a filosofeggiare sulle droghe leggere e sulle nuove sostanze che si lasciano addomesticare facilmente e non ti costringono a dipendere da loro per ottenere la magia dell'effetto, tanto più la famiglia protegge e tutela i figli dalla dipendenza dalla cultura del gruppo sostenendo le ragioni della natura incontaminata, del corpo e dei pensieri naturali, delle emozioni spontanee, della bellezza non artefatta, delle buone ragioni del limite.

La protezione più importante è quella che riesce a tutelare i figli dall'impatto micidiale fra il legittimo narcisismo individuale dell'adolescente e il maligno narcisismo della società in cui è costretto a crescere, che promette la visibilità a costo etico tendente a zero, che illude sulla possibilità di rompere col passato e che sancisce la morte del futuro organizzando il gran carnevale dell'eterno  presente, senza crescita, senza differenze, senza etica, sotto il governo incontrastato dell'estetica senza qualità.

Proteggere senza ansia

Nel lavoro di consultazione con le madri e i padri che chiedono al nostro Consultorio per adolescenti quale sia la strada più percorribile per svolgere una reale funzione protettiva senza cadere nel controllo ansioso e controproducente, cerchiamo di rispondere incoraggiandoli ad accettare loro per primi l'idea che sia doloroso crescere. Ci sembra che si lavori educativamente in modo più efficace se si riesce a condividere il dolore dei figli dovuto ai molti lutti che l'adolescenza comporta di elaborare: fine dell'infanzia, dell'onnipotenza, della tutela, del gioco creativo e di finzione per affrontare invece la grande solitudine, la sfida della costruzione di nuove relazioni di amicizia e di amore, col rischio di molti insuccessi.

Le madri e i padri che "sanno" che la crescita comporta lo sviluppo della capacità di elaborare il dolore, non ridicolizzano la fatica dei figli e la loro ricerca di anestetici, di illusioni, di scorciatoie ma li sostengono nella ricerca delle nuove verità affettive, tollerando loro per primi il rischio che la separazione dal conosciuto comporta. L'identificazione e la valorizzazione del dolore della crescita non è facile per gli adulti perché la rappresentazione prevalente dell'adolescenza è di un'età radicalmente alla ricerca del piacere, in esenzione delle tasse che si pagano quando si cambia tutto e si affronta da soli la costruzione della nuova identità. La funzione protettiva dei genitori diventa credibile e ricercata da parte dei figli se sono loro a garantire una discreta elaborazione del dolore e la motivazione a farlo diventare una risorsa per lo sviluppo dell'attività creativa; altrimenti i figli si rivolgono altrove e con i genitori fingono di crescere in anestesia emotiva. Alle madri e ai padri consigliamo di tener duro, se vogliono proteggere i figli dalle seduzioni del contesto narcisistico e dalla società dell'annullamento dei valori etici a favore dei valori estetici, sull'etica della responsabilità. Lo sviluppo della responsabilità svolge un'essenziale funzione protettiva nei confronti dei rischi di arruolamento del figlio nel casting dei ragazzi alla ricerca della visibilità a tutti i costi, compreso quello del tradimento del mandato familiare. La responsabilità che consigliamo di sviluppare è quella che si rivolge al Sé, alla sua cura, sviluppo e veridicità: i ragazzi responsabili si incaricano di non inquinare la loro mente e il loro corpo perché hanno rispetto della loro intima essenza e vocazione e non vogliono essere pilotati dalle sostanze o dalla pubblicità, hanno un intimo patto ideale con un Sé futuro in nome e per conto del quale si allenano e non accettano di compromettere la sua realizzazione con un cedimento alla tentazione di tradire a buon mercato l'impegno assunto. Nella nostra esperienza di consultorio per genitori in difficoltà appare evidente l'importanza nel lavoro educativo con figli adolescenti di ammettere di non sapere e di non conoscere le ragioni delle mode, dei nuovi comportamenti, degli idoli bizzarri e quindi il bisogno di chiedere senza pretendere che la memoria della propria adolescenza serva a capire la complessità della nuova adolescenza e degli imprevedibili cambiamenti di contesto che la caratterizza.

Per poter dialogare con i figli e farsi spiegare cosa stia realmente succedendo nella loro mente e nelle loro nuove relazioni è necessario tenere aperto un canale di dialogo e ciò significa tenere basso il livello del conflitto all'interno della famiglia: se il conflitto si innalza troppo si odono solo rumori e non si capiscono più le parole e i silenzi.

Se si combattono frontalmente le temporanee ideologie della crescita si rischia di non riuscire a svolgere l'essenziale funzione di donare senso, di garantire l'esistenza del tempo futuro, di far capire che si può ammettere l'importanza della bellezza, che si è in grado di familiarizzare il gruppo degli amici e il partner di coppia, svolgendo così anche nei loro confronti una utile funzione protettiva.

Una linea sottile

Riuscire ad annettere questi aspetti all'interno della relazione, senza farci la guerra, significa legittimare il percorso di sviluppo del proprio figlio adolescente, garantendosi così non solo la propria presenza e la possibilità di partecipare senza essere tagliati fuori, ma addirittura un posto a sedere tra le prime file dello spettacolo che riguarda la loro crescita.

Spesso le maggiori difficoltà educative e affettive, i più acclamati scontri tra genitori e figli adolescenti si condensano proprio attorno a quella linea sottile e spesso impalpabile che separa i confini esistenti tra la funzione protettiva e la spinta all'autonomia, alla crescita, all'emancipazione che ogni genitore sente di dover esercitare, a cui sente di dover dare ascolto. I figli tutto a un tratto fanno trovare in giro le novità che parlano di come stiano crescendo inesorabilmente, lasciano tracce inequivocabili che a volte però terrorizzano, fanno sentire sbalorditi e frastornati. Miscelare e dosare le due componenti risulta impresa assai ardua e complessa per qualunque genitore si appresti a esercitare il proprio mestiere di questi tempi.

Può essere utile allora provare a definire quali siano gli aspetti che caratterizzano l'attuale modalità di interpretare e di ricercare l'emancipazione da parte dei ragazzi, e quali possano essere delle soluzioni intelligenti che consentano ai genitori di favorirla, tenendo a bada i rischi a essa correlata, esercitando contemporaneamente una funzione protettiva da questi. Sembra difficile e in effetti Io è.

Il tema dell'emancipazione apre evidentemente questioni altrettanto complicate e controverse quanto quelle che ruotano attorno al concetto di protezione, da cui a rigor di logica dipende. Si protegge infatti un figlio adolescente che vive in un contesto sociale caratterizzato da sue specificità, intriso della cultura del narcisismo e dei suoi rischi, ma soprattutto che ineludibilmente, per sua natura, scalpita per crescere, per diventare grande, perché sono il tempo e il ciclo della vita a imporglielo, anche se lui non l'ha chiesto, né ha deciso che avvenisse in quei tempi, attraverso quei modi e soprattutto portasse i risultati con cui si trova a dover fare i conti. L'adolescente mentre cresce nel corpo, nella mente e nello spirito parallelamente cerca di emanciparsi, di prendere le distanze da qualcosa che ha vissuto prima e che ora, per l'età che ha, gli sta stretto e non può più tollerare.

Per poter aiutare i propri figli a crescere e a emanciparsi davvero dalle antiche dipendenze infantili, senza esagerare e tenendo conto dell'assetto narcisistico che li caratterizza è utile scendere a patti con esso e capirne la mentalità, ma senza aver l'ambizione o lo scopo di abbatterlo. Comprendere la mentalità, intercettare i codici attraverso cui prende parola e forza la spinta alla crescita dei moderni figli adolescenti, costituisce il principale fattore protettivo e insieme emancipa-tivo, ovvero in grado di dare maggiori garanzie che si possa crescere senza troppi e gravi intoppi.

Costruire il Sé sociale

Ma com'è questa mentalità, che faccia ha? E soprattutto quali sono in linea di massima gli aspetti che ormai sono entrati a far parte di questa moderna fisiologia? Ciò che ora sembra normale, o che molti lasciano passare che lo sia, un tempo sarebbe stato tacciato dì insana immoralità se non peggio. Questo è un fatto. Ci sono senza alcun dubbio delle importanti novità che tuttavia è utile osservare, alcune delle quali sono entrate a far parte della costituzione dell'adolescenza contemporanea.

Crescere per un adolescente contemporaneo significa innanzitutto riuscire a costruire un Sé sociale dalla forma accettabile, meglio ancora se ammantato di un riflesso splendente in grado di garantire consistenti quote di successo. Un Sé sociale quindi in grado di attivare il plauso degli adulti e dei coetanei che abitualmente incontra a scuola, nello sport, nei vari gruppi e sottogruppi sociali con cui si trova a confrontarsi. Abituato e spinto dai genitori molto presto alla socializzazione, l'adolescente contemporaneo inizia precocemente il proprio cammino di emancipazione sviluppando una notevole propensione a relazionarsi con gli altri, scongiurando così il rischio di restare solo e invisibile agli occhi del mondo. Ha bisogno di tanti specchi sociali quante sono le persone che incontra, solo così potrà ottenere conferme della sua straordinaria unicità e del suo valore. Le aspettative e le promesse che sente pendere sopra il suo capo sono nebulose ma grandiose, governate da rappresentazioni ideali del Sé e dei modi di svolgere e assolvere ai compiti evolutivi. I ragazzi per raggiungere questi obiettivi devono allestire una palestra rifornita di tutti i più avanzati strumenti per l'allenamento alla seduzione: le arti espressive, linguistiche e creative sono le più adeguate a soddisfare tale necessità di riconoscimento e di ammirazione.

I più quotati personal trainer dei figli, i veri promoter dello sviluppo del Sé e della sua affermazione, rischiano di essere proprio i genitori che fin dalla più tenera età del bambino prodigio vanno proclamando l'importanza dell'essere veramente sé stessi, suggerendo che l'obiettivo più importante della vita sia la felicità e l'appagamento personale, non tanto l'obbedienza etica. La spudoratezza connota piuttosto bene il modo in cui l'adolescente figlio e cultore del narcisismo vive la sua epoca e la sua crescita. Spudorato nell'abbattere il convenzionalmente noto, le attribuzioni di base, anche quando riguardano il galateo tradizionale della sessualità, delle relazioni con gli amici, con la coppia, dei valori convenzionali propri della sua identità di genere.

Tutto si può interpretare, tutto funziona meglio se la lettura delle trame relazionali e sociali assume il carattere dell'originalità e dell'imprevisto. Amici usati come partner di coppia e partner di coppia come amici, l'amore e il desiderio non hanno sempre una caratterizzazione sessuale definita o univoca. L'aspetto fondamentale da tener presente però è che, nonostante tutte queste cose siano lontane dal modo di essere che ha caratterizzato la propria ormai lontana storia di adolescenti, oggi i ragazzi non crescono "contro" ma "a favore" degli affetti e della relazione che unisce genitori e figli. Non c'è necessità di sovvertire regole, abbattere barriere o confini, come era stato per i genitori ultraquarantenni che oggi hanno un figlio di circa 16 anni, avuto dopo la laurea e la stabilizzazione della carriera.

I ragazzi sanno anche di aver acquisito un potere interlocutorio circa la correttezza e l'adeguatezza delle regole familiari. In linea di massima, alle origini, di fare la guerra non ne hanno minimamente intenzione né bisogno. L'emancipazione e la crescita avvengono seguendo regole stabilite e concordate in maniera unica e assolutamente riducibile, a seconda delle esigenze personali dei singoli membri che compongono un nucleo familiare. La concezione del divieto, del limite e del paletto sono riviste in virtù dell'esigenza suprema di capire cosa veramente si desidera, chi veramente si è, e cosa si vorrà diventare in futuro. Questa è una delle principali novità di cui si deve tener contò per comprendere la mentalità che accompagna il percorso di crescita e l'approccio educativo all'adolescenza.

Gli investimenti affettivi

Ci vuole la capacità di sostenere il delicato compito di definizione del Sé, insieme a quella di riconoscere e accogliere i nuovi investimenti affettivi diretti verso il gruppo e l'oggetto d'amore senza sentirsi dimenticati o scartati. A fianco a questi avvenimenti ed esperienze in effetti è difficile che compaiano remore etiche, lo scontro avviene infatti quando da adulti-genitori si teme che l'esperienza e la sperimentazione ricercata dai figli vada contro la possibilità di comprendere ed esprimere l'autenticità del proprio desiderio, la propria verità affettiva.

La precocizzazione di certe condotte ed esperienze è uno dei risvolti critici, dei rischi, con cui spesso i ragazzi si scontrano. A guidare tali comportamenti c'è in parte un'intrinseca bassa tolleranza all'attesa e alla frustrazione, ma soprattutto la collocazione di certe condotte e stili di vita nell'olimpo dei desideri comuni a tutti attuata proprio dagli adulti. Sono loro infatti a stabilire sul mercato cosa costituisca oggetto del desiderio, o a suggerirlo con il loro esempio. Il fatto che certe cose che i ragazzi ricercano siano di pertinenza adulta e che nonostante ciò abbiano l'ardire di confrontarsi con esse, è strettamente collegato a degli apprendimenti precoci.

Molto precocemente infatti ai bambini, futuri adolescenti, è stato insegnato che con l'adulto si può stabilire un rapporto di pariteticità, che nei suoi confronti non bisogna avere un timore reverenziale ma anzi bisogna parlare. Con i grandi si può inoltre sviluppare un potere contrattuale mai visto prima, con la conseguenza che le distanze affettive e relazionali così come quelle relative ai modelli di riferimento si possono tranquillamente accorciare se non addirittura annullare.

L'impatto della vergogna

Un altro dei rischi più gravi ma dì segno opposto al precedente, alla corsa in avanti, è l'impatto che può avere l'incontro con il sentimento della vergogna. La pervasività e la forza che talvolta questo sentimento riesce ad avere possono essere talmente violenti da lasciare paralizzati e senza più fiato per proseguire oltre. Spesso ci capita di incontrare dei ragazzi che all'apparenza sembrano mettere in atto comportamenti che portano a pensare a tutto, tranne al fatto che stiano prendendo la via dell'emancipazione.

Tutt'al più si potrebbe ragionevolmente ritenere che siano posseduti da una forza tenace e potentissima che rende disposti a giocarsi qualunque cosa, a combattere con le unghie e con i denti, purché tutto si fermi o torni addirittura indietro, a come era prima. C'è chi nel compiere questa impresa si chiude in casa tutto il giorno senza più andare a scuola, o senza partecipare più agli allenamenti in modo da non correre il rischio di incrociare lo sguardo assassino dei coetanei; c'è chi attacca il corpo con scioperi della fame a oltranza e si affama in nome del mito di una magrezza che in realtà talvolta sembra più prestare un alibi alla morte.

In questi casi si è sorpassata la soglia di rischio, evidentemente, si è andati oltre. Da qualche parte tuttavia deve riprendere vita la speranza, la possibilità di pensare al futuro, anche se non se ne vedono tracce perché si sono nascosti, travestiti e resi irriconoscibili perché la paura e la vergogna hanno avuto la meglio.

Il compito dei genitori diventa ancora più delicato e più decisivo perché sono chiamati a prendere parte a un grave scacco del percorso di crescita e a dover rimettere in discussione tutto ciò che è stato fatto fino a quel momento.

Forse qualcosa non ha funzionato all'interno del lessico familiare degli affetti, qualcosa può essere andato in corto circuito nella relazione, non si è capito o forse si è capito male. La funzione protettiva ed emancipativa possono essere incappate in un fraintendimento che va scoperto e chiarito al più presto.

 

Gustavo Pietropolli Charmet, Loredana Cirillo

 

 

Letto 2865 volte Ultima modifica il Venerdì, 23 Novembre 2012 08:35

Search