L'anno pastorale 2011-2012 sarà caratterizzato anche dall'attenzione verso la famiglia. Dal 30 maggio al 2 giugno 2012 si celebrerà a Milano il VII incontro mondiale delle famiglie. Il Pontificio consiglio della famiglia e la diocesi di Milano hanno presentato il 24 maggio a Roma il documento preparatorio La famiglia: il lavoro e la festa, costituito da dieci catechesi preparatorie (cf. Regno-doc.13,2011,393).
Sul tema si stanno muovendo diversi episcopati, fra cui quello francese. Il segretariato generale della Conferenza episcopale ha pubblicato in Documents Episcopat (n. 5, 2011) una riflessione suggestiva e compiuta dal tema Le famiglie, specchio della società.
Il lavoro è frutto di un comitato che fa capo al "Consiglio Famiglia e società" della Conferenza episcopale francese, presieduto da mons. Jean-Charles Descubes, arcivescovo di Rouen, e diretto da Monique Baujard.
Il tutto è stato preparato attraverso diversi colloqui sia in sede locale che nazionale, da un blog e da 35 audizioni con altrettante personalità rappresentative o direttamente coinvolte nel lavoro con le famiglie.
Conquiste e malattie
Il titolo nasce dal fatto che le famiglie sono costruite a immagine della società in cui vivono e ne riflettono sia le conquiste come le fragilità e le contraddizioni. Possibilità e difficoltà del vivere assieme in famiglia rimandano a possibilità e difficoltà del vivere insieme in società.
La prima parte ("Una società individualista innamorata di libertà e d'uguaglianza") racconta gli elementi che caratterizzano la società francese, in particolare quelli che influiscono più direttamente sulla vita dei nuclei familiari. A partire dal primato dell'individuo, che si presenta come il tratto più caratteristico della cultura sociale odierna.
La rosa delle relazioni sociali ha come riferimento il singolo e la famiglia stabile può apparire a molti come un freno indebito alla libertà di scelta.
Anche a livello giuridico il singolo ha maggiori garanzie di quanto ne abbia il nucleo familiare. Nella concezione diffusa, la famiglia è intesa a servizio dello sviluppo del singolo, fino a giustificare un certo scetticismo sulla possibilità di essere felici insieme a tempi lunghi. Sono i diritti personali, più dei doveri, a caratterizzare non solo la vita familiare d'oggi, ma l'intero diritto. Diritti dell'uomo, diritti dell'infanzia, diritti fondamentali - con esiti condivisibili e apprezzabili - stanno caratterizzando una lunga stagione storica. Un percorso che tuttavia pone qualche domanda sia alla tenuta del vivere civile sia della famiglia.
A ciò si aggiunga il mutamento dei valori. La società dei consumi e dello scambio di merci tende a inglobare tutto, famiglie comprese, con un'autentica rivoluzione dell'ordine familiare tradizionale.
La perdita del potere paterno e maritale ha avuto effetti positivi come il rifiuto di matrimoni forzati, di rapporti sessuali forzati (anche fra coniugi), ma anche l'esplosione dei modelli familiari: dal matrimonio civile alle famiglie ricostruite, dai Pacs (convivenze riconosciute) alle convivenze omosessuali.
L'uguaglianza è diventata un motore sia nelle relazione fra sposi, sia in quelle fra genitori e figli con la giusta estensione del rispetto non solo dei figli ai genitori, ma anche viceversa e fra i coniugi. «Il diritto di famiglia assicura meno la stabilità coniugale dell'apprendimento del rispetto dell'altro; cosa che non è trascurabile perché il rispetto è fondato sulla dignità della persona umana».
Ma l'espansione dell'uguaglianza e della libertà non ha contestualmente favorito la fraternità, fino a mettere in serio pericolo il valore dell'alterità. Vi è un «obbligo» di riuscita personale che sopravvaluta la vita affettiva. E tuttavia, «malgrado l'instabilità coniugale e lo scetticismo ambientale, il matrimonio d'amore ottiene sempre un plebiscito».
Importante anche la riformulazione delle relazioni fra uomo e donna. La parità dei coniugi ha rafforzato il legame affettivo, ma ha anche trasformato le relazioni familiari in un negoziato permanente.
La crescita positiva dell'indipendenza di ciascuno viene rafforzata dal lavoro che, per quello che riguarda le donne, favorisce un tasso elevato di natalità, a causa delle molte garanzie sociali che la legislazione francese prevede.
Un quarto elemento è la pressione del tempo. La perdita di sequenze cronologiche stabili nella vita sociale mette in forse il tempo necessario per costruire la famiglia. La società non dà alcun riconoscimento al tempo consacrato alla vita familiare. Ma i credenti che conoscono la differenza dei tempi (fra tempo continuo e tempo santo, fra crònos e kairòs) sanno apprezzare la famiglie come «isole di decelerazione», necessarie alla mutua crescita dell'amore.
Infine, la separazione fra il privato e il pubblico. Per il timore di essere succubi del familismo tradizionale, vi è scarso investimento della politica sulla famiglia, al massimo custodita con una legislazione a protezione del più debole. Con l'esito paradossale che il tema familiare esplode in pubblico nella discussione sui Pacs e mostra le contraddizioni di una relazione la cui fine non dà garanzie al più debole.
In tutti i casi la politica familiare è ancora costruita sugli aspetti materiali e non sulle condizioni necessarie perché la famiglia possa esistere.
Famiglie forza e debolezza
La seconda parte ("Forze e debolezze delle famiglie") ricorda l'isolamento delle famiglie, l'assenza delle relazioni come un'autentica povertà per molti nuclei. «Per affermare la propria autorità, per legittimare il proprio ruolo, i genitori hanno bisogno che la loro autorità sia riconosciuta da altri adulti, in relazioni sia istituzionali che personali». Il reciproco riconoscimento fra scuola e famiglia e la celebrazione dei riti di passaggio rappresentano aiuti importanti. Così come di grande sostegno sono i nonni. Sono in particolare le famiglie povere di soldi o di relazioni ad essere esposte alle ferite più profonde dell'individualismo, dando la stura a precarietà affettive nei giovani, in particolare nelle famiglie monoparentali (17%).
L'individualizzazione dei percorsi caratterizza le famiglie contemporanee, ma ne mette in tensione l'unità e la stabilità. Ci si sposa più tardi e sovente solo l'arrivo del figlio costituisce l'avvio reale della famiglia. Il tratto culturale accennato giustifica in forma crescente il perseguimento di un figlio al di fuori del matrimonio («il diritto al bambino») e la carriera femminile (che spaventa i giovani maschi). Persino fra i pensionati si ritrova il riferimento al «proprio percorso» come giustificazione della rottura e della separazione.
L'individualizzazione dei percorsi è un tratto della società con aspetti assai positivi, ma il privilegio connesso al singolo mette in sofferenza la relazione familiare; Prevedibili le ripercussioni sull'educazione. Il bambino viene segnato dalla divergenza di modelli educativi fra casa, scuola e media. «Succede che i genitori abbiano l'impressione di non essere stati formati per questa delicata missione e che solo gli esperti sarebbero oggi in grado di guidare il compito formativo»; ne è un segnale la crescente difficoltà a dire dei "no".
Vi sono tuttavia importanti e belle competenze nascoste delle famiglie. Come la creazione dei legami (coniugale, parentale, fraterno), la formazione a superare le contrarietà e i fallimenti, la possibilità offerta a tutti di essere riconosciuti per quello che ciascuno è, un'esperienza inarrivabile di solidarietà e di resistenza, una vera scuola di vita collettiva. La famiglia è il luogo in cui un bimbo può diventare adulto, in un processo creativo nell'amore. Luogo «stabile» in un mondo instabile.
La parte della Chiesa
La terza parte porta il titolo: "Le attese rispetto alla Chiesa". «Si domanda anzitutto alla Chiesa di riaffermare con voce alta e forte il suo ideale di matrimonio d'amore, indissolubile e vissuto nella fedeltà. La Chiesa è oggi la sola istituzione a promuovere un tale ideale, la sola a valorizzare la coppia uomo/donna in quanto tale, la sola ad offrire una risposta alla sete di assoluto che abita i giovani fidanzati. Gli uomini politici non credono più a un simile ideale e non osano avventurarsi su questo terreno per ragioni elettorali. Ma molta gente ha voglia di darvi credito, in particolare i giovani. E' necessario un orizzonte che vada oltre il quotidiano».
Si chiede inoltre alla Chiesa uno sguardo più positivo sulla vita. Questo significa: discernere gli elementi strutturanti delle relazioni più che confidare nelle norme, riconoscere il valore di relazioni anche non perfette, ammettere che il matrimonio cristiano non è necessariamente destinato a «riuscire», accompagnare i giovani, valorizzare quanto aiuta le famiglie, sostenere le coppie, avviare una pastorale per i separati, celebrare - anche se in forme non sacramentali - unioni anomale.
È importante che la Chiesa sia presente nelle povertà relazionali, che dia ascolto a chi ha bisogno di consolazione e di conforto.
Vi sono molti elementi positivi nelle esperienze delle famiglie di oggi, in particolare sul piano della libertà e dell'uguaglianza. «Ma c'è necessità di un bilanciamento che conviene introdurre. Rispetto ad una società in cui tutto era regolato e in cui la libertà individuale nell'ambito familiare era quasi nulla, siamo passati ad una società dove niente è soggetto a regole e ove la libera scelta informa anche l'ambito familiare. Simile libertà, in una società pluralista e mercantile, ha oggi qualcosa di vertiginoso. Essa non è una vera libertà se non per quanti dispongono degli strumenti necessari per operare un discernimento. Tutta la scommessa del sostegno alle famiglie si gioca in questa educazione alla libertà. La fragilità delle famiglie riflette la difficoltà della società a gestire questa libertà riacquisita» .
Davanti alla pluralità delle scelte è opportuno ricordare e mostrare il fascino dell'ideale familiare cristiano, ma anche saper accompagnare cammini che sono del tutto nuovi o assumono andamenti caotici o sono soggetti a mutamenti anche in età avanzata. «I cristiani hanno l'opportunità di avere come "bussola" Cristo. Tocca a noi testimoniare quella libertà a cui Cristo ci ha condotto».
Lorenzo Prezzi; da: settimana anno 2011, n. 31, pg. 5