D'ora in poi, invece, saranno per diritto parenti dei parenti di entrambi i loro genitori e dovranno poterli frequentare. Per la gioia dei nonni «illegittimi» che da tempo lamentavano l'ingiustizia reclamando questo riconoscimento.
La suggestiva e abbastanza inattesa novità consiste, tuttavia, nel fatto che gli articoli del disegno di legge parlano di amore.
Amore e assistenza che ai figli — tutti i tipi di figli — spetteranno per diritto, esattamente come già spettavano loro l'educazione e il mantenimento. Il che non è un fatto così ovvio come potrebbe sembrare, visto che esistono non pochi genitori, in genere padri ma non mancano nemmeno le madri, che, rifattasi altrove una vita sentimentale, magari lontano e con nuovi figli, provvedono al mantenimento e all'educazione (scolastica) dei loro bambini e ragazzi di primo letto, assai meno, però, all'assistenza e all'amore. Sempre ammesso che una legge, peraltro in tutto e per tutto coincidente con quella istintiva e naturale, esistente fin dalla notte dei tempi, riesca davvero a insegnare l'amore o, in mancanza, a imporlo a certi, malauguratamente recalcitranti, genitori.
Il disegno di legge prevede però anche — di nuovo adeguandosi ai mutamenti della società — che i figli abbiano a loro volta dei doveri: dovranno, cioè, se già hanno un lavoro e ancora vivono in famiglia, contribuire al suo mantenimento. Come dire, insomma, che i bamboccioni — là dove esistano — saranno d'ora in poi obbligati a darsi una mossa, a non più considerare la casa famigliare come una pensione gratuita, la mamma come una governante tuttofare e il papà magari, alternativamente, ora come fattorino ora come bancomat.
Isabella Bossi Fedigrotti, CORRIERE DELLA SERA, Venerdì 29/10/2010, Estratto da pag.1.