In Inghilterra, la patria del più antico servizio sanitario nazionale europeo, due terzi dei medici ritengono che lo Stato non possa più garantire cure gratuite a tutti e che alcune categorie di pazienti dovrebbero contribuire di tasca propria. Secondo un medico su tre, agli anziani dovrebbero essere assicurate solo le prestazioni essenziali, quelle veramente capaci di migliorare qualità e prospettive di vita. Tutti gli altri trattamenti dovrebbero essere a pagamento, almeno parziale.
L'ex premier Gordon Brown aveva a suo tempo promesso una grande riforma: l'introduzione di un National Care Service per fornire assistenza socio-sanitaria a tutti gli anziani fragili, alleggerendo così i carichi della sanità pubblica, il governo di Cameron seguirà un'altra strada: incentivi fiscali a privati e terzo settore (volontariato). In altri Paesi europei (Francia, Germania, Austria e Olanda) gli schemi pubblici a sostegno della non autosufficienza sono però già una realtà da molti anni. Essi rappresentano anche la soluzione di gran lunga preferita dai cittadini: più del 90% degli europei pensa che la cura degli anziani fragili sia responsabilità dello Stato.
Insieme alla Germania, lltalia è il Paese europeo che registrerà nei prossimi decenni l'invecchiamento più rapido e marcato. L'opinione pubblica è preoccupata, ma anche disorientata. Nei sondaggi di Eurobarometro, gli italiani sono i più impauriti dall'idea di perdere l'autosutficienza e di trovarsi a dipendere dagli altri. Ma sono anche i più tiepidi nei confronti di ogni riforma che comporti costi o sacrifici. Il 52% è contrario all'idea di posticipare il pensionamento, anche su base volontaria (un'ipotesi appoggiata invece da due terzi di intervistati in media UE), mentre l'eventuale introduzione di uno schema assicurativo che comporti contributi individuali incontrerebbe il favore di una maggioranza davvero risicata.
La gran parte degli italiani sembra ancora affezionata a soluzioni «familistiche», imperniate sulle solidarietà filiali econiugali (e soprattutto sulle badanti). E difficile però che questa soluzione possa reggere l'onda d'urto della demografia. Teniamo presente che in futuro vi saranno molti più anziani da assistere, ma anche molti meno giovani (donne) per prendersi cura di loro, dato il calo della natalità. La buona volontà delle famiglie italiane è una risorsa da apprezzare e valorizzare. Serve però uno sforzo collettivo, anche sotto il profilo finanziario, non solo da parte dello Stato ma anche dei vari attori del cosiddetto «secondo welfare»: aziende, fondi integrativi, assicurazioni private, fondazioni, regioni ed enti locali. Senza tale sforzo il nostro Paese rischia di farsi davvero sopraffare dalle dinamiche di invecchiamento. E di trovarsi di fronte a dilemmi di solidarietà inter-generazionale molto antipatici sul piano etico e difficili da gestire sul piano politico.
Maurizio Ferrera