Infatti in tutte le culture e religioni, anche prima dell'Erode cristiano, noi troviamo dei re, dei vecchi dei, delle persone potenti o dei genitori noti - come nella cultura greca la figura di Medea – che uccidono i figli per ragioni diverse, ma dietro alle quali c'e sempre il rifiuto di donarsi ad una nuova vita che andrà avanti dopo di te, anche grazie al tuo sacrificio.
Non accettare il nuovo significa "imbalsamare" un vecchio che prima o poi crollerà, sia a livello individuale che sociale. Nella vita della persona porta ad una malinconia che fatalmente si impadronisce di tutto. Nella vita sociale invece s'innesta la stessa fragilità che favorisce il crollo delle strutture ormai vecchie e incapaci di rinnovamento a livello comunitario, sociale e storico.
Ciò che io vedo nel mio lavoro di psicanalìsta è che spesso il malessere che il paziente porta non richiede semplicemente un "adattamento" alle circostanze, ma un rinnovamento profondo. Questo non può avvenire se lo stesso terapeuta non è consapevole del significato profondo delIa nascita e rinascita psicologica nella vita umana.
Nel mio libro La crisi del dono presento l’assoluta forza che nella vita degli uomini ha l’immagine di nascita/rinascita, un passaggio obbligatorio richiesto dal corpo e dalla psiche delle persone per il loro benessere e per il compimento del loro destino e della loro felicità.
E’ un punto essenziale che la psicologia contemporanea ha molto meno chiaro di quanto I’avesse la stessa psicanalisi all'inizio del ‘900. Perché negli ultimi 50 anni si è molto lavorato sull'adattamento o sull’adeguarsi alle domande della società e molto poco sulla realizzazione del sé e del destino personale. Si è quindi arrivati a legiferare I'aborto perché la cultura contemporanea, al contrario di come si presenta, è una cultura profondamente conservatrice, per certi versi anti-vitale e ostile all'autentico rinnovamento.
Claudio Risé