Il quadro complessivo della situazione è ben noto e i vescovi si limitano a richiamarlo nelle sue linee generali: un tasso medio di fertilità che è ormai assai ridotto (
Nell'attuale momento di svolta (se non di crisi) questa "funzione pubblica" rimasta a lungo in stato di latenza è chiamata a uscire allo scoperto. La divaricazione tra famiglia e società si è andata sempre più accentuando e i cammini della politica, e della stessa politica europea, sembra si stiano sempre più allontanando dal reale vissuto familiare. Senonché - ed è questa una domanda alla quale non ci si può sottrarre - "fino a quando" questa divaricazione potrà continuare? Che ne sarà del futuro di un'Europa privata di quella robusta struttura di sostegno a lungo rappresentata dalla famiglia monogamica stabile? A questi interrogativi è possibile dare una risposta in termini religiosi e pastorali, come da sempre la Chiesa ha cercato di fare nel lungo servizio esercitato a favore della famiglia e dell'educazione dei giovani, ed è certamente questo il campo privilegiato di azione della comunità cristiana. Ma è doveroso dare una risposta anche in termini di "scelte di politica sociale" ed è su di esse, senza invasioni di campo che i vescovi richiamano la Comunità europea e i singoli Paesi che di essa fanno (o faranno) parte. La questione famiglia non è un ambito di riflessione di sociologi, psicologi o antropologi culturali, ma un "caso seno" per l'Europa, perché dalla sua soluzione dipenderà il suo futuro (come è dipeso il suo passato). Un'Europa popolata dì uomini e di donne che non amassero più la vita, che non fossero capaci di relazioni stabili e durature che non sapessero prendersi cura dei giovani e insieme degli anziani, sarebbe un'Europa più povera: spiritualmente ma alla fine anche economicamente, perché sviluppo e progresso non nascono soltanto dall'apprendimento di nuove tecnologie, ma anche dall'assunzione di nuovi valori (insieme alla fedeltà agli antichi). Quell"'inverno della vita" che nel loro documento i vescovi paventano come un rischio incombente sulla vecchia Europa rischia dì essere non soltanto un inverno degli affetti e dei sentimenti ma anche un inverno della cultura dell'economia, della politica, dato che "tutto si tiene". La famiglia è un centro e insieme un "crocevia": non essere più capaci di transitare da essa, e dunque di farne un essenziale punto di riferimento anche dell'azione politica, significa porre le premesse di un inesorabile declino.
Giorgio Campanini
Storico e sociologo
Su JESUS giugno2OO4